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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Marina Ad<strong>di</strong>s Sabache modo alludendo ad una <strong>di</strong>visa, a rischio <strong>di</strong> farsi riconoscere, le donneaccentuavano la loro femminilità, talvolta imbottite <strong>di</strong> fogli clandestinisotto le gonne o nelle borse <strong>della</strong> spesa per non essere sospettate e mentrei maschi si <strong>di</strong>edero nomi «importanti», Falco, Lupo, oppure Robespierre,le ragazze o le donne si cambiavano semplicemente nome, Lucia in Mariae Carla in Piera. Taluna si chiamò Katiuscia, in onore <strong>della</strong> Russia sovietica,o Alba, o Fiamma, ma senza nessuna pretesa <strong>di</strong> ricordare eroi o animaliferoci.Ada Gobetti fu chiamata Ulisse per la sua pervicacia e Bianca Ceva Na<strong>di</strong>r,ma in genere le donne non si davano nessuna importanza, come eranel loro costume.FattorineMolte delle partigiane si occuparono <strong>di</strong> stampa clandestina, non perchéscrivessero sui giornali dei partigiani, ma solo perché battevano a macchinagli articoli, li portavano dal tipografo incaricato, ritiravano fogli egiornaletti stampati e li <strong>di</strong>ffondevano, li <strong>di</strong>stribuivano porta a porta, oppureli gettavano dal tram in corsa, o li lasciavano sulle panchine e sulle se<strong>di</strong>edei caffè.A Roma Maria Odone, medaglia <strong>di</strong> bronzo, radunò alcune giovani collaboratriciper <strong>di</strong>stribuire quarantottomila manifestini contro la leva <strong>della</strong>repubblica <strong>di</strong> Salò. Due <strong>di</strong> esse gettavano i manifestini dalla piattaformaposteriore <strong>della</strong> circolare sino a che il tranviere non gridò: «Mò basta,è mejo che smammiate!» (Mille volte no! Testimonianze <strong>di</strong> donne <strong>della</strong> Resistenza,a cura <strong>di</strong> Mirella Alloisio, Carla Capponi, Benedetta Galassi Beria,Milla Pastorino, Unione donne italiane, Roma 1965, pp.227). Queste ragazzele ho chiamate fattorine.Partigiane armateLe ragazze non fecero però solo lavori <strong>di</strong> tipo femminile. Non pocheusarono le armi e fecero vita <strong>di</strong> brigata come tutte le giovani sognavano <strong>di</strong>fare perché spesso esse <strong>di</strong>ssero la loro passione <strong>di</strong> combattere in armi i nazifascistiassieme ai compagni. La con<strong>di</strong>zione femminile tuttavia obbligòper lo più le donne sposate a restare a casa. Ma anche le ragazze per lo piùrimasero a casa e alcune fecero le partigiane senza che la famiglia lo sapes-234

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