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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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La lotta <strong>di</strong> liberazione delle donne partigianero <strong>di</strong>fferenze» non erano né migliori né peggiori dei maschi, erano <strong>di</strong>versee non avevano mai avuto il maschio come modello e, quasi presaga, parlavanon <strong>di</strong> eguaglianza ma <strong>di</strong> equivalenza dei due sessi.Avvenne allora una sorta <strong>di</strong> rivolta delle ex partigiane che non sopportarono<strong>di</strong> non essere riconosciute proprio dalle giovani sessantottine, e chequin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>edero a raccogliere testimonianze orali dalle loro compagne edamiche con cui avevano lottato nella Resistenza: cosi tra la metà degli annisettanta e i primi degli ottanta furono dati alle stampe libri che mi hannopermesso la ricerca e fornito gran quantità <strong>di</strong> testimonianze, citerò soloCompagne, <strong>di</strong> Bianca Guidetti Serra, uscito nel 1977, La Resistenza taciuta,dell’anno precedente, e L’altra metà <strong>della</strong> Resistenza <strong>di</strong> Lidya Franceschie Isotta Gaeta, del 1978, e ma i testi sono tanti e in genere regionali,Marche, Toscana, Lazio; le donne ricercarono e fecero tesoro delle storie <strong>di</strong>partigiane che finalmente riprendevano voce.Anche la celebrazione <strong>della</strong> Resistenza, nel 1995, fu una spinta a narraree a tramandare la memoria delle donne partigiane. Sentii i racconti <strong>di</strong>Tina Anselmi e, come ho detto, quelli <strong>di</strong> Marisa Conciari Rodano, che sidoleva <strong>di</strong> non avere parlato prima e esortava amiche e compagne a lasciarememoria <strong>di</strong> sé e delle loro azioni.Fu così che mi misi al lavoro, ma c’era un altro ostacolo da aggirare: neiloro racconti le donne non parlano mai <strong>di</strong> date, possono descrivere i luoghi,i fiori che riempivano i prati o le nevi che ostacolavano il loro cammino,ma solo le intellettuali, come Bianca Ceva o Ada Gobetti lasciano qualchetraccia temporale, per esempio <strong>di</strong>cono che il proclama <strong>di</strong> Alexander funel novembre del 1944.Di fronte a questa caratteristica delle testimonianze femminili, ho dovuto<strong>di</strong>videre i racconti per «mestieri», ho parlato cioé <strong>di</strong> infermiere, staffette,fattorine, donne con le armi, ragazze dei Gap, ma bisogna stare attenti,lo <strong>di</strong>co agli storici e in genere ai lettori, occorre pensare alla vita realedelle donne, le nostre, le loro donne cosa fanno in casa? Sono cuoche, ocameriere, spazzine o madri, infermiere o amanti; fanno e facevano allora<strong>di</strong> tutto e <strong>di</strong> più; ecco, le donne parteciparono alla lotta <strong>della</strong> Resistenzaper lo più facendo tutto ciò che c’era da fare, cioè tutto quel che al momentooccorreva, tranne qualche ragazza che fu solo staffetta, cioè ufficiale<strong>di</strong> collegamento addetta a un capo partigiano o qualche altra che era nellaformazione partigiana ed era capace <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>otrasmettere, ma per la maggiorparte le donne fecero la Resistenza esercitando soprattutto il loro solito la-227

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