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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Davide Venturafinita «storiografia <strong>di</strong> partito».Conseguentemente, il tema <strong>della</strong> guerra partigiana ha vissuto stagionialterne, e, come ha giustamente osservato Clau<strong>di</strong>o Pavone, «fra l’uso “pubblico”o, se si preferisce, “civile” e l’uso “dotto” <strong>della</strong> Resistenza si è venutocreando un fitto gioco <strong>di</strong> reciproci rinvii non sempre piani e pacifici» 15 .Nell’opera <strong>di</strong> Roberto Battaglia e Giuseppe Garritano 16 , viene approfon<strong>di</strong>toil tema <strong>della</strong> scelta e si cerca <strong>di</strong> delinearne i tratti principali: la prima faseaffidata alla spontaneità, poi la presa <strong>di</strong> coscienza dei gruppi antifascistiche abbracciano la lotta armata e, grazie all’apporto dei conta<strong>di</strong>ni e deglioperai dei quali essi si sentono «coscienza storica», formano le prime bandein Veneto e in Emilia-Romagna; in seguito, la lotta all’attesismo, nato dopoil fallimento delle prime azioni partigiane e combattuto da Longo, Secchia,Parri in nome <strong>di</strong> uno slancio popolare contro il nazifascismo. Battagliariassume la scelta partigiana come sbocco inevitabile per una gioventùche aveva sopportato il peso <strong>di</strong> una <strong>di</strong>ttatura e che ora avrebbe dovutocombattere a fianco dei tedeschi. Vedremo come nella storia <strong>della</strong> brigataStella Rossa questa analisi sia vera per molti uomini ma, come abbiamo giàfatto notare, non concor<strong>di</strong>amo sull’inevitabilità <strong>di</strong> quella scelta.Una <strong>di</strong>stinzione simile a quella sottolineata da si può ritrovare nella celebreopera <strong>di</strong> Guido Quazza 17 , che per primo ha tentato <strong>di</strong> inserire la vicendapartigiana nell’ambito <strong>della</strong> storia italiana passando dal primo dopoguerrafino all’affermarsi dell’egemonia democristiana, analizzando il fenomenoa livello locale e settoriale ma anche in relazione alla situazioneinternazionale <strong>di</strong> lungo periodo. Secondo l’autore la scelta <strong>della</strong> lotta armataavviene grazie all’incontro tra due tipi <strong>di</strong> antifascismo: il primo, definitopolitico’, è quello più organizzato, <strong>di</strong> vecchia data, cresciuto all’internodel regime fascista. Il secondo, che l’autore chiama «spontaneo» o «esistenziale»,<strong>di</strong> cui fanno parte i ceti me<strong>di</strong>, gli operai e i conta<strong>di</strong>ni, nato dallecontinue delusioni derivanti dalla politica del ventennio e dalle sue <strong>di</strong>sfatte.A queste due spinte propulsive Quazza affianca un terzo antifascismo,detto «l’antifascismo dei fascisti», ovvero l’atteggiamento <strong>di</strong> quei poteri chehanno reso possibile l’ascesa del fascismo ma che poi sono saltati sul carrodei vincitori con<strong>di</strong>zionando e annullando le istanze più innovatrici <strong>della</strong>Resistenza. Ci sembra importante sottolineare come questo schema, utilizzatoperaltro anche da Bocca, sia valido anche per le vicende che ci interessano,soprattutto con riferimento alle aspettative partigiane ampiamente<strong>di</strong>sattese nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra.210

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