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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Il <strong>di</strong>ario partigiano <strong>di</strong> Nino Chioviniva capire cosa facessimo colà; fossimo stati almeno armati, ma le poche armiche avevamo le dovevamo tenere accuratamente nascoste e dovevamopassare per innocui renitenti, poiché se «quelli del basso» si fossero accorti,ci avrebbero «sbaraccati» alla prima puntata. «Sbaraccare» è un terminepartigiano. Se poi qualche raro alpigiano notava la presenza <strong>di</strong> armi, quellonon voleva aver più a che fare con noi, poiché vedeva già la sua casa, lesue baite in fiamme.Erano ancora i tempi in cui la gente era terrorizzata dai primi proclaminazi-fascisti, erano i tempi in cui non ci capiva e non capiva niente <strong>di</strong> noi econseguentemente era l’epoca in cui noi tutto chiedevamo fuorché l’ospitalitàin case civili: sarebbe stato chieder troppo. Era l’epoca in cui nascondevamole armi anche a duemila metri <strong>di</strong> quota. Prelevamenti, requisizioni,fucilazioni avrebbero destato orrore se qualcuno ne avesse parlato.Non eravamo partigiani nel significato <strong>della</strong> parola. Forse lo eravamoteoricamente.Giunse il Natale che ci portò il bel tempo e una notizia tanto bellaquanto inaspettata: a Busto Arsizio si era costituito un Comitato il qualeci avrebbe fornito armi, viveri e uomini. Dopo il <strong>di</strong>scorsetto che ci fece ilrappresentante <strong>di</strong> questo Comitato, la parola «comitato» ebbe un significatomeno oscuro ma nemmeno chiaro. Eravamo ancora <strong>di</strong>ffidenti e fortunatamentescettici. Avevamo più fiducia nelle valigie che portavano i nostriparenti i quali non si chiamavano «comitato».Il mattino <strong>di</strong> Natale mi trovò arrancante e sudato sulla salita che daCossogno porta ad Alpe Aurelio, nostra nuova e vecchia <strong>di</strong>mora, con lespalle gravate dal peso <strong>di</strong> un gerlo contenente una stufa, un sacco <strong>di</strong> patatee una damigiana <strong>di</strong> vino. Facevo «Babbo Natale»; infatti nella nostra «villa»trovai un albero <strong>di</strong> Natale, ma un albero veramente partigiano: in luogodelle candeline e dei soliti aggeggi, sui suoi rami erano appesi caricatori,bombe a mano, salamini <strong>di</strong> gelatina e simili. In cima troneggiava una letterada casa: sentivamo già la nostalgia delle nostre case!Nei giorni successivi giunsero le prime reclute mandate da quel tal Comitatoe giunsero anche una <strong>di</strong>ecina <strong>di</strong> coperte. Belle coperte, vivacementecolorate, pesanti, fin troppo pesanti, ma avevano una proprietà che facevaa pugni con l’uso a cui avrebbero dovuto essere destinate: quella <strong>di</strong> non lasciardormire per il freddo delizioso che attiravano. Sergio Papi si accaparròsubito quella dei colori più sgargianti, perché voleva farsene un cappottoquando sarebbe finita la guerra. Povero Sergio! Ho ancora a casa il tuo19

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