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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Fascismo, afascismo, Resistenza nel Cuneesesieri e dei costumi, dalle intromissioni moleste <strong>di</strong> idee «foreste » che minacciasserogli antichi pilastri <strong>della</strong> convivenza senza strappi e senza impennate<strong>di</strong> koiné conta<strong>di</strong>ne ripiegate su sé stesse a <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> uno spazio <strong>di</strong> garanzia<strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> sopravvivenza nel mezzo dei tormenti del mondo. Quanto<strong>di</strong> fattivo vi si realizzava (ed una pratica indefessa e gravosa del lavoro erada sempre nel conto e veniva svolta con sudata caparbietà) non doveva essereinsi<strong>di</strong>ato da teoremi avveniristici, da pulsioni verso egualitarismi idealisticio da ipotesi <strong>di</strong> traguar<strong>di</strong> che oltrepassassero i benefici subito tangibilidegli abitanti <strong>di</strong> quello spazio e si ponessero fuori dalle logiche praticonedei suoi occupanti. Nel rifiuto quasi fisiologico dei temi e delle mobilitazionifasciste, parecchio <strong>di</strong> questi depositi secolari aveva avuto una funzionedecisiva e forniva spiegazioni corrette alla estesa estraneità cuneese ai richiamied alle imposizioni del regime.Il rigetto del fascismoÈ fuori <strong>di</strong> dubbio che appelli, meto<strong>di</strong>, obiettivi ed eccitazioni aggressivedel regime mussoliniano caddero su gran parte dell’universo cuneese incontrandovi<strong>di</strong>ssensi taciti ma <strong>di</strong>ffusi, risultando nulla più che vani tentativi<strong>di</strong> accalorare cervelli ed animi, rimanendo sulla superficie <strong>di</strong> una societàaliena dall’assimilarli e dal farsene ban<strong>di</strong>trice. Se ne lamentava con rancoree <strong>di</strong>sprezzo il quadrumviro Cesare Maria De Vecchi e ne riferirannoa getto continuo durante il ventennio le fonti fiduciarie delle spionaggiopolitico <strong>della</strong> <strong>di</strong>ttatura, come si ricava dai depositi archivistici. Un Cuneesesenza slanci guerreschi, senza prosopopee imperiali, sordo ai doveri <strong>di</strong>marciare impettito <strong>di</strong>etro le parole d’or<strong>di</strong>ne truci e muscolari dei «ra<strong>di</strong>osidestini» nazionali da perseguire. Un Cuneese ripiegato sulle proprie cureproduttive, con celati rimpianti per l’età giolittiana (la stagione illustre <strong>di</strong>una «grande compaesano» antibellicista - anche quando era stato promotoredell’avventura tripolina -, civilmente e borghesemente alieno dai clamori<strong>di</strong> piazza, <strong>di</strong>messo quanto accorto gestore dei consensi locali). L’esplorazionedegli organigrammi politici e amministrativi del ventennio rivela laquasi assenza <strong>di</strong> squadrismi da sciarpa littorio, <strong>di</strong> emuli dei Bran<strong>di</strong>marte eancor più degli Arconovaldo Bonaccorsi, attesta la miseria degli inquadramentigerarchici <strong>di</strong> partito: i federali in camicia nera sono per lo più cameratidell’ultima ora, i podestà dei comuni provengono in larga misura dalvecchio notabilato, arresosi, per spirito <strong>di</strong> servizio verso la comunità o per197

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