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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Riti e simboli <strong>della</strong> guerra partigiana nel Piemonte nord-orientaleOmegna. I tre giovani vengono rinvenuti colpiti da proiettili <strong>di</strong> mitra, ma«mostruosamente pugnalati in viso e per tutto il corpo» 128 .Brutalità del genere, sostenute dalla <strong>di</strong>sumanizzazione dell’avversariocome con<strong>di</strong>zione esiziale <strong>della</strong> guerra, si annoverano in quella sorta <strong>di</strong>«esaltazione da campo <strong>di</strong> battaglia», presente su tutti i fronti che induce isoldati, frustrati ed esasperati dal conflitto, a ven<strong>di</strong>carsi sul nemico e sullesue spoglie 129 .Oltraggi ai cadaveri si possono enumerare in un’ampia casistica: dall’irriverenzadel comandante <strong>della</strong> brigata nera «Cristina», che mentre consumaun panino dà il colpo <strong>di</strong> grazia a uno dei due <strong>di</strong>sertori fucilati a Biandrateil 23 ottobre 1944 130 ; agli sputi delle ausiliarie novaresi sui corpi deipartigiani trucidati in piazza Cavour il 24 ottobre 1944; alle pedate e aicolpi d’arma da fuoco <strong>di</strong> tedeschi e fascisti ai quarantadue fucilati <strong>di</strong> Fondotoceil 20 giugno 1944 131 ; alla brutalità con cui viene trattato il cadaveredel partigiano Peppino Beldì, ucciso con due compagni in un’imboscata aNebbiuno il 16 luglio 1944 e secondo alcune voci decapitato 132 .Un’efferatezza del genere, in quella circostanza, non dovrebbe essere avvenuta133 , ciononostante spiccare teste dei nemici è una pratica usata dagliitaliani nelle guerre fasciste e documentata dai souvenir fotografici 134 . Durantela Resistenza si annoverano altri casi del genere come quello del novaresePier Angelo Parzini, il quale, catturato dai tedeschi in provincia <strong>di</strong>Savona il 23 novembre 1944, per due ore viene «sottoposto alle torture piùatroci, poi gli hanno troncato il capo e hanno portato in giro, su una picca,la testa mozza, come un trofeo» 135 . Fatti veritieri o spesso voci <strong>di</strong> guerrache si propagano – incutendo quell’orrore e quel timore voluti da chili pone in atto – rendono più terribile la guerra e il suo ricordo. «La testaal Peppino Beldì non è stata tagliata… Una storia tremenda che ho sentito<strong>di</strong>re è successa vicino a Invorio; a un partigiano gli hanno tirato fuori ilcuore e gli hanno messo dentro una scarpa… Poi i genitori sono andati sua vedere. […] Ricordo poi quella notte che hanno ammazzato gli ebrei nellago, da qui sopra sentivamo le urla» 136 .Ultima fase dei combattimenti è la spoliazione dei cadaveri. Depredarei corpi, impossessarsi <strong>di</strong> armi, indumenti e oggetti del nemico, quale <strong>di</strong>mostrazionedel proprio valore e scherno <strong>della</strong> vittima, appartengono ai bennoti riti <strong>di</strong> guerra. In epoche antiche per i guerrieri era <strong>di</strong>sonorevole lasciarespogliare delle armi i propri caduti e non <strong>di</strong>fenderne il cadavere. Nell’Iliade,Sarpedonte, re <strong>di</strong> Licia e alleato dei troiani, colpito a morte da Pa-181

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