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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Riti e simboli <strong>della</strong> guerra partigiana nel Piemonte nord-orientalena in stato <strong>di</strong> gravidanza, uccisi dai tedeschi all’alpe Meccia, in valle Anzasca,e fatti trasportare a Macugnaga. Agli occhi degli abitanti, l’immagine<strong>di</strong> quel mesto corteo <strong>di</strong> corpi legati mani e pie<strong>di</strong> a lunghe pertiche e portatia spalla da venti valligiani precettati, evoca gli esiti <strong>di</strong> un safari, piuttostoche un atto <strong>di</strong> pietas del vincitore. Infatti, anziché essere deposti al cimiteroper la sepoltura, vengono allineati come trofei <strong>di</strong> caccia all’ingresso delpaese e lì lasciati bene in vista 116 .La pratica <strong>di</strong> segnare il territorio con l’esposizione <strong>di</strong> cadaveri, non pareperò una norma co<strong>di</strong>ficata e l’atteggiamento muta a seconda delle circostanzee degli umori degli esecutori. Ciò vale per i <strong>di</strong>eci fucilati <strong>di</strong> Ghemmeil 6 marzo 1945: «Portare via subito i corpi – or<strong>di</strong>na il comandante tedesco–. Portarli al cimitero con un carro. Provvedere le bare. Sotterrarliimme<strong>di</strong>atamente, senza lacrime, senza rito, senza preghiere e senza nessunaccompagnamento», altrimenti, «in caso <strong>di</strong> trasgressione, impiccheremo<strong>di</strong>eci persone al balcone del Municipio» 117 . Anche per i sette uccisi incombattimento a Casalino il 30 marzo ’45, viene or<strong>di</strong>nato al segretario comunale:«Adesso provvedete al seppellimento dei morti ma senza fare alcunacerimonia. Ne va <strong>della</strong> vostra vita e <strong>di</strong> quella del prete, se fate <strong>di</strong>versamente»118 .Un’altra consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> carattere pedagogico adottata durante le esecuzioni,quella <strong>di</strong> far presenziare la popolazione al fatto, è in qualche caso<strong>di</strong>sattesa. Prima <strong>della</strong> fucilazione degli otto partigiani e del personale me<strong>di</strong>cocatturato a Forno, il tenente De Filippi <strong>della</strong> «Tagliamento» or<strong>di</strong>na alparroco: «Ora chiami la popolazione che venga ad assistere all’esecuzione».Al rifiuto del curato, l’ufficiale ribatte: «Allora assista lei per tutti» 119 . Anchele conclusioni del macabro rituale, l’inumazione dei cadaveri, non siattiene a identiche procedure. In occasione <strong>di</strong> questo ecci<strong>di</strong>o, a fucilazioneavvenuta, il comandante dell’operazione, tenente Fabbri, or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> lasciareesposti i cadaveri fino a sera e dopo <strong>di</strong> darvi sepoltura. Don Zolla annotasul suo <strong>di</strong>ario: «Dal tenente Fab[b]ri ottenni <strong>di</strong> far loro un semplice funeraleche poi fu solenne. Alle mie insistenze per i funerale il Fab[b]ri <strong>di</strong>ssemi:“Dei cadaveri non mi curo”» 120 . Altra cerimonia funebre che si cerca<strong>di</strong> celebrare in forma solenne, con numerosa folla nonostante il <strong>di</strong>vieto,è quella, già citata, per Nar<strong>di</strong>no Bariselli, uno dei caduti <strong>di</strong> Chesio. Solol’intervento all’ultimo momento del repubblichini impe<strong>di</strong>sce l’accesso <strong>della</strong>popolazione al cimitero <strong>di</strong> Crusinallo per le esequie. Altri episo<strong>di</strong> testimonianola riottosità verso le prescrizioni. I corpi dei do<strong>di</strong>ci trucidati <strong>di</strong>179

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