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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Riti e simboli <strong>della</strong> guerra partigiana nel Piemonte nord-orientaleDi tanto in tanto le mitraglie s’inceppavano; qualcuno pisciava nel carrello perché erafinito l’olio. Il capitano Mattei era sempre <strong>di</strong>etro i soldati, col binocolo e la pistola inpugno come un eroe <strong>di</strong> celluloide. Gridava: «Cantate, ragazzi! Fate sentire che aveteancora fiato». I soldati attaccavano rabbiosamente:A noi la morte non ci fa pauraci si fidanza e ci si fa all’amor,se poi ci avvince e ci porta al cimiterosi accende un cero – e non se ne parla più.Ma la voce del capitano Mattei stimolava sempre e ripeteva: «Ancora, ancora ragazzi.Morite con le canzoni sulle labbra, le canzoni <strong>della</strong> vostra giovinezza!»Dalla cima del cocomero gli rispondevano risate sarcastiche e scariche che spazzavanoil declivio. La voce beffarda gridava <strong>di</strong>etro al capitano: «Cantate, cantate, coglioni!»[…]All’alba del quarto giorno si sentì cantare dalle postazioni lassù. Quelli cantavano unaloro canzone sulla musica <strong>di</strong> un canto russo. Nella canzone nominavano le stelle il cieloe il vento. Quello che faceva la controvoce <strong>di</strong>ceva: «Scarpe rotte eppur bisogna andar…».«Cantate anche voi», <strong>di</strong>sse il tenente Mazzoni. Allora il soldato Danilo, quelloche era venuto dalla III compagnia e leggeva <strong>di</strong> notte, gli rise in faccia senza pudore.Disse: «I moribon<strong>di</strong> non sanno più cantare. Abbiamo paura <strong>di</strong> perdere l’ultimo filo<strong>di</strong> fiato che ci tiene ancora in vita». Mazzoni non rispose, ma corrugò la fronte. Poiil canto cessò e non si udì altro suono venire dalle postazioni nemiche, come se anchelassù fosse scesa la morte 91 .Dal racconto <strong>di</strong> Rimanelli traspare con chiarezza una particolare circostanzad’uso <strong>della</strong> canzone. I cori non servono solo per dare senso al gruppoe cadenzare il passo lungo le vie citta<strong>di</strong>ne e neppure per rilassarsi incompagnia. Qualsiasi guerra si svolge sia con l’impiego degli armamentiche sul piano psicologico, quin<strong>di</strong> in un conflitto tra italiani lo scontroideologico raggiunge efficacia nelle trasposizioni simboliche. Si spara e sicanta da entrambe le parti: sono vere e proprie battaglie fatte <strong>di</strong> proiettili e<strong>di</strong> voci che cantano e insultano.Tracce dell’uso <strong>della</strong> canzone e nello specifico <strong>di</strong> una vera propria lotta<strong>di</strong> canti emergono anche da documenti scritti del periodo. Durante l’attaccodei garibal<strong>di</strong>ni <strong>della</strong> Volante «Loss» al presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Fara:Ad un certo momento l’in<strong>di</strong>avolata sparatoria taceva e la voce piena e calma del ViceComandante <strong>di</strong> Btg. Bufalo intimava per la prima volta al nemico la resa, a cui i fascistirispondevano con raffiche <strong>di</strong> mitraglia e con il solito canto dei corvi moribon<strong>di</strong>:«Battaglioni del Duce battaglioni...»173

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