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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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Filippo Colombara<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong>ciassette anni già capivi come stavano le cose. A Gozzano c’era sempre un pattuglione<strong>di</strong> tedeschi <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci, quin<strong>di</strong>ci uomini che perlustrava le strade... e a noi vennein mente <strong>di</strong> mettere fuori una ban<strong>di</strong>era rossa. Nota che le donne che facevano dalle seialle due e dalle due alle <strong>di</strong>eci [alla Bemberg, azienda <strong>di</strong> fibre tessili sintetiche] quandopassavano davanti ai posti <strong>di</strong> blocco tedeschi o fascisti, se avevano addosso stringherosse o calze <strong>di</strong> lana segnate <strong>di</strong> rosso o un gulfìn, le mandavano a casa a cambiarsi.Filippo Colombara: C’era la paura del rosso.Sergio Campana: Allora una sera: «Ma ‘ndua ‘nduma tò ‘na bandéra rusa?» In quel cortilelì c’erano tre sorelle, che tra l’altro <strong>di</strong>stribuivano la «Stella Alpina» quando han cominciatoa farla, e ce l’hanno data loro. Non era proprio una ban<strong>di</strong>era, era uno stracciorosso. Io e ’sti due siamo partiti da ‘n Vila, abbiamo fatto un giro e siamo andati afinire al parco <strong>della</strong> Rimembranza <strong>di</strong> allora, che era proprio lì davanti al bar Serenella.E proprio lì dove c’è adesso la fermata <strong>della</strong> corriera c’erano dei pini e c’era un paloper l’alza ban<strong>di</strong>era, dove facevano tutte le feste fasciste, quella del 28 ottobre, eccetera.Siamo arrivati lì e abbiamo legato lo straccio al filo <strong>di</strong> ferro. Facciamo per tirarlosu e senti «quich, quich». Era notte, silenzio assoluto, macchine non ce n’erano a queitempi, e il rumore del fil <strong>di</strong> ferro dell’alza ban<strong>di</strong>era ti sembrava che lo sentissero chissàfin dove. Ad ogni modo l’abbiamo tirato su fino in cima, con calma eh! Il giorno dopoarrivano i tedeschi, vedono la cosa, raddoppiano le guar<strong>di</strong>e e rafforzano il pattuglionenotturno. Noi eravamo sod<strong>di</strong>sfatti, però c’era la paura, perché lo sapevamo noi e anchele tre ragazze che ci avevano dato lo straccio, bastava che a uno, anche scherzando,gli scappasse fuori qualcosa e era la fine. I tedeschi non l’hanno tirata giù, è rimasta là,e dopo otto o <strong>di</strong>eci giorni, un bel giorno qualcuno ha cambiato la ban<strong>di</strong>era rossa. Cen’era su una più bella, uno spettacolo... Io non ho mai saputo chi era stato, l’ho saputotempo dopo, era stato il Quintilio Gioria che comandava un plotone <strong>della</strong> 6ª «Nello»,era venuto giù lui una sera e l’aveva cambiata. Poi quando sono arrivati i fascisti laroba è sparita, ma i tedeschi non l’han tolta... 61 .Naturalmente, nelle brigate partigiane un bel po’ <strong>di</strong> resistenti «vedonorosso» sia nei fronzoli del vestiario che in particolari e singolari circostanze.Una religiosa, suor Lauretta, narra un episo<strong>di</strong>o avvenuto in Ossola:Data la situazione scabrosa <strong>di</strong> quei momenti (1943) a Domodossola, i Tedeschi e i nostrifascisti vigilavano sui movimenti dei partigiani. Molti <strong>di</strong> essi erano feriti all’ospedale.Le suore dell’ospedale ci fecero invito per avere aiuto. Suor Carla Francesca e SuorLauretta validamente, col permesso del Rev. P. Generale Bozzetti, si offrirono.Per confortare quei partigiani feriti, gravi e meno, una suora portò in camerone unastatuetta <strong>della</strong> Madonna, ma quei poveri ragazzi sfiduciati, paurosi perché privi <strong>di</strong> armiper <strong>di</strong>fendersi ebbero un momento <strong>di</strong> ribellione, non vollero sapere <strong>della</strong> statua.Suor Lauretta andò in giar<strong>di</strong>no, scelse dei fiori rossi e con questi presentò ai feriti partigianila Madonna comunista. Tutti quei ragazzi accettarono la Madonna con un calorosobattimani 62 .166

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