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Sentieri della Ricerca 4.indb - Centro di Documentazione Del Boca ...

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<strong>Ricerca</strong> storica e politiche <strong>della</strong> memoria nelle commemorazioni <strong>della</strong> Resistenzaporre gagliardetti e ban<strong>di</strong>ere <strong>della</strong> pace senza soluzione <strong>di</strong> continuità, senzaun’interpretazione complessiva in grado <strong>di</strong> dar conto delle asperità <strong>della</strong>storia. L’affermarsi <strong>della</strong> società post-militare 17 ha tolto qualsiasi capacità<strong>di</strong> comunicazione ai miti <strong>della</strong> guerra e ai valori militari. Diventa <strong>di</strong>fficiletrovargli una spazio nella costruzione <strong>della</strong> memoria se sono troppoesibiti e troppo centrali. La seconda riguarda il rapporto con gli eventi luttuosie la <strong>di</strong>mensione del martirio associata al loro ricordo 18 . L’insistenzasu questi aspetti, senza l’elaborazione <strong>di</strong> un percorso che li contestualizzie li apra ai significati che possono avere per la costruzione del futuro, staschiacciando l’immagine <strong>della</strong> Resistenza inesorabilmente sul passato. Naturalmentesi tratta <strong>di</strong> tenere nella giusta considerazione i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> sentiredelle famiglie, dei compagni dei caduti e <strong>di</strong> chi ha vissuto quelle tragichecircostanze, o ad esse si sente legato, ma il rispetto <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione privata19 deve essere collocato in una <strong>di</strong>mensione pubblica aperta al futuro.Quello che non funziona più, però, e che sta <strong>di</strong>ventando ad<strong>di</strong>rittura dannoso,è il vero e proprio luogo comune «sono morti per noi», «sono mortiper regalarci la democrazia». Innanzitutto perché attribuire motivazionidel genere, e qualsiasi tipo <strong>di</strong> motivazione, alle vittime che si commemoranoè largamente arbitrario - quanti percorsi <strong>di</strong> vita i più <strong>di</strong>versi sono statibrutalmente unificati e fissati per sempre dalla morte violenta! - e poi perchéè una modalità <strong>di</strong> argomentazione sempre più <strong>di</strong>stante dalla sensibilitàcontemporanea, proprio in virtù dell’affermarsi <strong>della</strong> società post-militare20 . È in<strong>di</strong>spensabile mettere in primo piano la <strong>di</strong>mensione costruttiva<strong>della</strong> Resistenza e trovare un linguaggio che sia in grado <strong>di</strong> dar conto <strong>della</strong>violenza e dei lutti meno funzionale a placare l’angoscia dei vivi trovandoloro un senso glorioso e più attento alla riflessione sulla catastrofe cheha luogo ogni volta che si interrompe una vita umana. Quando si muore,si muore. Quando si è uccisi, si è uccisi. Non ci sono significati in grado<strong>di</strong> riscattare una morte per chi è morto. Anche se questi episo<strong>di</strong> fossero ingrado <strong>di</strong> aiutarci a costruire un mondo più umano, cosa per altro estremamentedubbia, i morti non ne beneficeranno mai. Meno eroi e più uomini,con i loro percorsi casuali e le motivazioni mai così chiare e tetragone.Davvero negli anni si è e<strong>di</strong>ficato «un monumento infamante all’Antiresistenza»21 , più che costruire una memoria <strong>della</strong> Resistenza come forza <strong>di</strong>namicadell’identità democratica.Riflessioni <strong>di</strong>verse, invece, richiedono le commemorazioni del 25 aprile.Nella maggior parte dei casi la festa <strong>della</strong> Liberazione viene vissuta co-115

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