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Nr 54 Marzo 2008 - Diocesi di Roma

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2. Salmo 13 “Fino a quando?”Nella sua brevità il Salmo 13 è un modelloesemplare dei temi dei salmi <strong>di</strong> malattia, anchese propriamente è catalogato nella formagenerica <strong>di</strong> “lamentazione in<strong>di</strong>viduale”.Il testo mostra una stesura sobria, forsefrutto <strong>di</strong> uno sfoltimento, fino alla formulazioneessenziale, <strong>di</strong> un ampio campionario<strong>di</strong> parole e situazioni presenti nei testipiù elaborati.Ciò che colpisce imme<strong>di</strong>atamente in aperturaè la quadruplice domanda, parola lanciataa Dio, che mostra lo sfinimento del doloree la ricerca <strong>di</strong> un evento che possa interromperela sequenza del tempo <strong>di</strong> sofferenza:“Fino a quando?” (vv. 2-3).Le prime due domande sono <strong>di</strong>rette a Dio,là dove il dolore del sofferente, secondo ilsuo universo religioso, quello del teoremadella retribuzione – che lega la malattia aduna colpa o peccato particolare commesso– può avere origine: “Fino a quando, Signore,continuerai a <strong>di</strong>menticarmi?”,“mi nasconderai il tuo volto?”. Il lamentarsisgorga da una relazione, quella conDio, che per l’orante è ragione <strong>di</strong> vita, èsenso del vivere umano e dunque è il sensomesso in luce dalla sua vita precedenteche, in questo drammatico frangente, sem-Parlami ancora o Dio dal tuo monte santo.La tua parola Signore è la scalaper salire la vetta del dolore.bra definitivamente compromesso.La terza domanda, sempre rivolta a Dio, faparlare il corpo dell’uomo ammalato: “Finoa quando proverò affanni, tristezza nelcuore ogni momento?”, suggerendo il temadel rapporto che intercorre tra l’uomo ela sua patologia rivelata dai segni del corpo.La quarta domanda, “Fino a quando su <strong>di</strong>me trionferà il nemico?”, introduce unaterza categoria: il malato e gli altri, attraversola messa in scena della figura del “nemico”,un “personaggio” che copre in modopervasivo il salterio del malato.Il dolore <strong>di</strong> cui si parla in questo testo nonè solo quello sintomatico, percepito da sensiresi più acuti dall’irrompere e dal permanerenella malattia, ma come ricorda Westermannè “il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne in un essere sano,considerato in tutto il suo insieme, chesi manifesta in primo luogo […] nei rapporti<strong>di</strong> un essere vivente: nei rapporti <strong>di</strong>colui che si lamenta con Dio, con se stessoe con gli altri”.La domanda espressa nel lamento è seguita(vv. 4-5) dall’invocazione e dalla preghiera,che colma la <strong>di</strong>stanza tra l’uomo e il suo Dio.Nello sviluppo della preghiera al v. 4 JHWHè apostrofato dall’orante, nella sua fede personalee in<strong>di</strong>viduale, come “mio Dio” – cosìin una quarantina <strong>di</strong> passi del salterio – edunque viene svelato il carattere estremo del-8

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