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Nr 54 Marzo 2008 - Diocesi di Roma

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E in che ospedale ha praticato lei, prima <strong>di</strong> venire qui?genovese, Meliaduce Cicala, aveva ormairaggiunto altissime cariche nell'ambito dell'amministrazionepontificia, tanto che quandomorì – a soli 51 anni, nel 1481 – fu sepoltonella stessa basilica <strong>di</strong> San Pietro. Moltopiù tar<strong>di</strong> le sue spoglie vennero invece traslatepresso l'istituzione benefica che lui stessoaveva voluto e finanziato. Quale? Unospedale in grado <strong>di</strong> fornire la più ampia assistenzaai marinai della Repubblica <strong>di</strong> Genovache sbarcavano al porto <strong>di</strong> Ripa Grandee da erigersi proprio accanto alla strutturaportuale. Il papa savonese Sisto IV, però,nel rendere operative le <strong>di</strong>sposizioni testamentarie(la costruzione iniziò fra il 1482 el'83) pensò che tale luogo – ben poco salubreper vari motivi – non fosse l'ideale perun nosocomio e pertanto lo fece allogare inposizione più riparata qualche decina <strong>di</strong> metrinell'entroterra, appena <strong>di</strong>etro il complessodel monastero <strong>di</strong> S. Cecilia.Inizialmente l'erigendo ricovero venne in<strong>di</strong>catosemplicemente come Ospedale (o ancheOspizio) dei Genovesi, in seguito fu piùnoto come Ospizio <strong>di</strong> San Sisto (forse inonore <strong>di</strong> Sisto IV), ma fu solo nel 1489 –regnando un altro papa ligure, il genoveseInnocenzo VIII – che l'ospedale assunse perdecreto pontificio l'intitolazione ufficiale aSan Giovanni Battista dei Genovesi, riservandoappunto l'assistenza ai marittimi dellaRepubblica (fra i quali anche i Corsi). Tuttavia,nei limiti delle possibilità ricettive,veniva in realtà accolta tutta la gente <strong>di</strong> marebisognosa <strong>di</strong> cure, a prescindere dalla nazionalità.L'ospedale, secondo l'uso dei tempi,assicurava solo prestazioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinagenerale, tuttavia era articolato in corsie nellequali si cercava <strong>di</strong> raggruppare i degentisecondo il tipo <strong>di</strong> patologia. L’ospedale potevacontare su una propria farmacia o spezieriainterna, assai fornita, ma era autosufficienteanche in alcuni approvvigionamenti<strong>di</strong> base come latte, frutta e verdura. Anzi v'èchi afferma che il meraviglioso chiostro –attribuito a Baccio Pontelli – servisse pureda orto per la coltivazione delle piante officinalinecessarie alle preparazioni. I ricoveratiavevano <strong>di</strong>ritto ad una <strong>di</strong>visa <strong>di</strong> pannoblu ed al trattamento sanitario comprendentei farmaci, le terapie, il vitto, il lettocon relativa biancheria. Non si ha notiziacerta circa i posti <strong>di</strong>sponibili, ma sembrache non dovessero essere inferiori ai trenta/quaranta.L'alimentazione si basava soprattutto su cereali,farro, semolino, latte, carne, mandorlee perfino uva passa, mentre non si trovamenzione <strong>di</strong> altri alimenti proteici come adesempio le uova. Il pesce era sempre presentein abbondanza, poiché il rifornimentoera assicurato dagli stessi compagni deimarinai ricoverati. Le bevande, oltre all'acquae le tisane, comprendevano anche il vino<strong>di</strong> Ischia. L'assistenza sanitaria era <strong>di</strong>prim'or<strong>di</strong>ne. Il me<strong>di</strong>co doveva visitare gliinfermi due volte al giorno e relazionare aisuperiori, ma anche ai familiari, circa l'andamentodelle terapie. Illustri clinici furonosempre ai vertici dell'istituzione, comead esempio Bartolomeo degli Emanuelli –archiatra <strong>di</strong> papa Innocenzo VIII e innovatoredella scienza me<strong>di</strong>ca – oppure CesareMacchiati da Fermo, primario dal 1668 al1675, che fu un celebrato docente universi-30

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