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Nr 54 Marzo 2008 - Diocesi di Roma

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nel 1975 il più importante settimanale illustratobrasiliano, “Manchete” <strong>di</strong> Rio de Janeiro,gli de<strong>di</strong>cò un lungo servizio intitolato:“L’uomo più buono del Brasile”, che<strong>di</strong>ceva: “Il nostro Paese è terra <strong>di</strong> conquistaper finanzieri e industriali italiani.Molti vengono da noi ad impegnare iloro capitali allo scopo <strong>di</strong> guadagnarnealtri. Marcello Can<strong>di</strong>a, ricco industrialemilanese, vive in Amazzonia da <strong>di</strong>eci anni,vi ha speso tutte le sue sostanze, conuno scopo ben <strong>di</strong>verso: per aiutare gli in<strong>di</strong>os,i caboclos, i lebbrosi, i poveri. L’abbiamoeletto l’uomo più buono del Brasileper l’anno 1975”.Marcello Can<strong>di</strong>a (1916-1983): ha <strong>di</strong>mostratocon la vita che anche un ricco può entrarenel Regno dei Cieli. Il 12 gennaio 1991, suFiglio <strong>di</strong> un industriale milanese (nato a Portici,presso Napoli), ere<strong>di</strong>tò dal padre la fabbrica<strong>di</strong> acido carbonico fondata all’iniziodel secolo e la <strong>di</strong>resse per vent’anni con successo.Ma Dio lo chiamava ad essere “l’industrialedella carità”. Fin da giovane studente(tre lauree: in chimica, biologia e farmacologia),<strong>di</strong>videva il suo tempo fra l’industriapaterna (che potenziò costruendo altristabilimenti) e le opere <strong>di</strong> carità nella suaMilano, fra le quali il “Collegio degli studentid’Oltremare” voluto dal Card. Montinie fondato in collaborazione col prof.Giuseppe Lazzati.Can<strong>di</strong>a sentiva profondamente anche lachiamata alle missioni. Dopo la II Guerramon<strong>di</strong>ale fonda la scuola <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina permissionari presso l’Università <strong>di</strong> Milano,l’Alam (Associazione in aiuto alle missioni),la rivista trimestrale “La Missione” eMarcello Can<strong>di</strong>a: un missionariolaico sulla via della santitàproposta della “Fondazione dottor MarcelloCan<strong>di</strong>a”, l’allora Arcivescovo <strong>di</strong> Milano,Card. Carlo Maria Martini, istituiva il tribunale<strong>di</strong>ocesano per la sua canonizzazionee così lo definiva: “Marcello Can<strong>di</strong>a èun modello <strong>di</strong> laico impegnato, de<strong>di</strong>to, coraggioso,capace <strong>di</strong> prendere sul serio laparola <strong>di</strong> Gesù, creativo, capace <strong>di</strong> metterela sua professionalità a servizio degliultimi. È dunque per noi un testimonestraor<strong>di</strong>nario, un cristiano esemplare<strong>di</strong> questa fine del secondo millennio, unmodello nel nome del quale vorremmoavviarci verso il terzo millennio, per incominciarlocon speranza”. L’8 febbraio1994, chiudendo il processo <strong>di</strong>ocesano, ilCar<strong>di</strong>nale Martini <strong>di</strong>ceva: “La Chiesa ambrosianaesprime ufficialmente il desiderio<strong>di</strong> poter un giorno annoverare tra isuoi santi e beati questo suo figlio”.Chi era Marcello Can<strong>di</strong>a?appoggia vari organismi <strong>di</strong> laicato missionarioche stavano nascendo in quel tempo:l’Ummi, il Cuamm, l’Afi, il Celim, l’Afmm,l’invio in Brasile dei volontari laici <strong>di</strong> GioventùStudentesca (<strong>di</strong> Don Luigi Giussani):è stato uno dei primi e più appassionati promotoridel laicato missionario in Italia.Dopo una visita a Mons. Aristide Pirovano,missionario del Pime e Vescovo <strong>di</strong> Macapàalle foci del Rio delle Amazzoni, Marcellosogna <strong>di</strong> abbandonare tutto per seguirlo inAmazzonia e fondarvi un ospedale. Nel1964, a 48 anni <strong>di</strong> età (non si era sposatoper seguire la chiamata <strong>di</strong> Dio), vende le sueindustrie e va con i missionari a Macapàspendendo i suoi averi e la sua stessa vitaper aiutare i poveri.L’attività <strong>di</strong> Can<strong>di</strong>a era travolgente, l’ha consumatoanzitempo: ha avuto tre infarti e un’operazioneal cuore, è morto <strong>di</strong> cancro al fegatoper le sofferenze patite nello svolgere lasua opera in Brasile. In 18 anni <strong>di</strong> vita inAmazzonia fondò e finanziò, seguendolesempre da vicino, 14 opere <strong>di</strong> carità, <strong>di</strong> educazione,<strong>di</strong> assistenza ai più poveri, fra le25

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