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Nr 54 Marzo 2008 - Diocesi di Roma

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Dio creò l’uomo per la felicità.LA FIDUCIA IN DIO“Più grande del nostro cuore” (1 Gv 3,20)NNEL TEMPO DELLA SOFFERENZAella vita <strong>di</strong> chi soffre, come <strong>di</strong> chi gli sta afianco, ha una estrema importanza l’atteggiamentodella “fiducia”: in noi stessi, neglialtri e in Dio, ultimo fondamento <strong>di</strong> ognifiducia. La sua forza creatrice e risanantesta alla base <strong>di</strong> tutta la nostra vita in ognisua fase: vita che è cammino <strong>di</strong> maturazione<strong>di</strong> una “coscienza” che si apre alla “fiducia”.In particolare, il tempo della sofferenzafisica e morale ci spinge a lottare contro<strong>di</strong> essa per vincerla e, insieme, ci stimolaa rientrare e a raccoglierci in noi stessi: aprendere coscienza del nostro io, attraversandoi molteplici con<strong>di</strong>zionamenti interioried esteriori.COSCIENZA IN CAMMINOTutte le persone umane sono unite in profon<strong>di</strong>tàdalla “coscienza morale”, che precedeogni altra scelta, anche la stessa fondamentale“scelta religiosa”, aprendoci ad essa. Èun cammino in cui impariamo per esperienzaa <strong>di</strong>stinguere in concreto il bene dal male, comeci ricorda S. Ireneo. Il bene “morale” èciò <strong>di</strong> cui ha bisogno il nostro essere per realizzarsi,per raggiungere il suo fine veramentee adeguatamente. Da qui nasce il “dovere”,l’imperativo <strong>di</strong> compiere il bene e <strong>di</strong> progre<strong>di</strong>re“sempre più” in esso, evitando ilmale e andando verso il meglio e l’ottimo.Alla base della coscienza, unita alla libertà,c’è il nostro essere uomini capaci <strong>di</strong> aprircialla verità, all’amore, a Dio: ma allo stessotempo siamo fragili, esposti all’errore eal peccato, perché creature necessariamentelimitate e contingenti. Siamo noi a creareil peccato, o male morale – da nonconfondere con l’errore non volontario –quando non accettiamo la nostra fragilitàesistenziale e abusiamo della libertà. Ci illu<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> realizzare noi stessi in beni apparentio parziali, mettendoci in contrad<strong>di</strong>zionecon noi stessi, con gli altri e con Dio,origine e senso ultimo del nostro essere.COSCIENZA E FIDUCIA“Devi” importi <strong>di</strong> fare il bene evitando il male.Una coscienza morale autenticamenteumana non può essere innanzitutto e solamentequesto “devi”, inteso come violenzapsicologica sulla coscienza propria e altrui.Non può essere un tribunale <strong>di</strong>spotico checostringe ad agire, senza convinzione personale,facendo e inseguendo il bene, il meglio,l’ottimo in modo alienante, ossessivoper sentirci perfetti osservanti della Legge,della Norma morale e superiori agli altri.La retta coscienza è innanzitutto “fiducia”nel lasciarsi attirare dal volto positivoe persuasivo della verità e del bene, dalla“gioia” del bene, man mano che viene sperimentatanell’“appren<strong>di</strong>stato” della vita.È un cammino, che sia pure lentamente efaticosamente, ci fa maturare come uominiche non sono schiavi o sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> un sovranoceleste, rna figli <strong>di</strong> Dio che è loro Padre,Madre e Amico. Essi agiscono per convinzionee liberamente (“signori <strong>di</strong> se stessi”)vivendo l’amore come dono <strong>di</strong> sè, accoglienza,servizio, seguendo Gesù Signore-Servitore (Gv 13): sotto la guida dello Spirito,che muove dal <strong>di</strong> dentro e non sotto lapressione e la costrizione della paura, dellepassioni e dell’ambiente, come ricorda S.Tommaso seguendo S. Paolo.UNA COSCIENZA RASSERENATAIl cammino della autentica religiosità e dellavera fede in Dio non nasce primariamente22

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