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Nr 54 Marzo 2008 - Diocesi di Roma

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Saluto ad un cappellano che va in pensioneGrazie don Lino.Voglio iniziare con questa semplice parola, forse troppo ermetica e concisa,ma che racchiude in sé il significato profondo <strong>di</strong> questa mia lettera.Questa volta, caro Lino, non basta un semplice augurio natalizio. Dalprofondo del cuore sgorga questo accorato saluto ad un amico che si accingead andare in pensione.don Lino BrazzoVolevo anzitutto <strong>di</strong>rti grazie per la tua presenza costante e silenziosa all’Ospedale CTOfin dal 1992 che mi ha sorretto e accompagnato per tutti questi anni, sostegno forte carico<strong>di</strong> "humanitas" cristiana. Ho sempre trovato in te quell'impulso a non arrendermi mai,nella gioia della famiglia come nel lavoro quoti<strong>di</strong>ano, e a portare passo passo il fardellodella croce <strong>di</strong> Gesù. A te volgo il mio sguardo ogni giorno, quando indosso il camice biancoed entro in corsia, scorgendo un amico, un uomo umile; l'umiltà è la gioia nello svolgereil proprio lavoro, una missione che il Signore Dio ci ha affidato e che bisogna realizzarefacendo fruttare i nostri talenti.Tu ne hai tanti Lino e li hai <strong>di</strong>spensati, in maniera gratuita e generosa a tutti noi, tutti igiorni.Dio è presente, anche quando non ci pensiamo, è fedele anche quando lo ripu<strong>di</strong>amo, proprioperché è fedele a sé stesso ed al suo amore. Tu ne sei stato il testimone silenzioso efattivo, spesso <strong>di</strong>menticato, troppe volte bistrattato. Solo il Signore conosce quanti cuorihai confortato e quante lacrime hai asciugato con la tua pazienza, la tua parola e la tuapreghiera.Tu sei stato, figlio della famiglia paolina, il missionario <strong>di</strong> Cristo; e noi, che cerchiamo<strong>di</strong> esserlo, con <strong>di</strong>fficoltà ed approssimazione, de<strong>di</strong>chiamo noi stessi al prossimo con caritàe sacrificio, trovando riparo, conforto nella preghiera e nella reciproca virtù dell'amiciziapiù vera.Sei stato il mio “Virgilio” quando mi “ritrovai per una selva oscura”, faro nei momentipiù bui, più <strong>di</strong>fficili, saggio consigliere e amico fidato, mano invisibile che mi ha sempreguidato.Colgo l'occasione per augurarti, insieme alla famiglia del CTO, un tempo lieto e caricod'amore cristiano, perché il messaggio della Parola, luce <strong>di</strong> Verità, prolifichi nel terrenovivo e fecondo dei cuori.Con profonda stima ed affetto.Dott. Dante PalombiAlla III <strong>di</strong>visionedell’Ospedale CTOCiao, mi chiamo Desirè Santori, sono unaragazza <strong>di</strong> 20 anni. È trascorso l’anno dallaprima volta che ho messo piede in questoreparto.Ricordo bene quel giorno: entrai qui, nellaterza <strong>di</strong>visione, con molti dubbi e poca speranza.Avevo infatti una forte infezione al femoree i postumi <strong>di</strong> una operazione andatamale. Era passato un anno dal mio brutto incidenteun anno <strong>di</strong> dolore e preoccupazioninel quale non vedevo nessun miglioramento.Parlando con i dottori le sensazioni <strong>di</strong> abbonandoe <strong>di</strong> paura si fecero più lievi.Mi spiegarono nei dettagli la lunga strada dapercorre insieme.Grazie alla bravura del dottor Cammaranoe della sua equipe ho affrontato tre operazionie sono andate tutte a buon fine.Non mi sono mai sentita abbandonata, mihanno sempre assistito dal primo giorno finoalla guarigione avvenuta a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> unanno. Hanno saputo risolvere ogni tipo <strong>di</strong>complicazione e sono rimasta molto colpita14

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