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Nr 54 Marzo 2008 - Diocesi di Roma

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È la croce la vittoria sul male.12o rimanerci sotto, schiacciato e paralizzatodal suo peso. Meraviglioso è vedere (nonostantela mia fragilità, paura ed incapacità<strong>di</strong> resistere alla sofferenza fisica) <strong>di</strong> esserecapace <strong>di</strong> portare la mia croce, avendo capitoche alla fine è la croce che mi portava.Quarta parola <strong>di</strong> vita: “Quin<strong>di</strong> se un membrosoffre, tutte le membra soffrono insieme”(1 Cor. 12,26). L’esperienza della croceè venuta a ricordarmi che nessuna relazionevera può essere costruita se non nellacon<strong>di</strong>visione dei pesi come delle gioie in unoscambio incessante e questo l’ho visto a cominciaredalla mia famiglia, chiesa domestica,in mia mogliecostantemente presente;con i miei genitorie familiari. La con<strong>di</strong>visioneha datoprofon<strong>di</strong>tà, verità,gioia, ai nostri rapporti,con l’esercizio dellapazienza, dell’impegno,della fedeltà,dell’ascolto; è stataquesta una vera viacrucis, il camminodella croce che portaalla vita. Poi la grazia<strong>di</strong> poter far parte dellaChiesa, <strong>di</strong> avere unacomunità fatta <strong>di</strong> fratelliche Dio ha chiamatoa stare insieme,non perché si sonoscelti l’uno con l’altroa proprio piacere masi sono trovati e, nonostantele fragilità emiserie <strong>di</strong> ciascuno, si sentono un solo corpo,che durante la mia sofferenza ha pregatoe ha sofferto con me e con mia moglieGiu<strong>di</strong>tta.Quinta parola <strong>di</strong> vita: “E chi <strong>di</strong> voi, perquanto si <strong>di</strong>a da fare, può aggiungere un’orasola alla sua vita? E perché vi affannateper il vestito? Osservate come crescono i giglidel campo: non lavorano e non filano”(Mt. 6,27-28). Questo tempo <strong>di</strong> sofferenzaha parlato alla mia vita <strong>di</strong> prima in cui anchese cercavo <strong>di</strong> mettere sempre Dio al primoposto, era una vita vissuta nella frenesia,correndo appresso alle cose, con<strong>di</strong>videndoquasi per nulla le cose quoti<strong>di</strong>ane, ritmi <strong>di</strong>lavoro esagerati che in fondo facevano vederecome io avevo sempre voluto essere ilDio della mia storia e non vivevo da creatura,sapendo che c’è un Padre che ha cura <strong>di</strong>me e provvede Lui a tutte le mie necessità.Oggi bene<strong>di</strong>co Dio per questo tempo <strong>di</strong> sofferenzache ho vissuto, ogni giorno ho vistopresente a fianco a me Gesù, che ha con<strong>di</strong>visoe sorretto le mie croci e non mi ha lasciatomai solo.Ringrazio Dio per il cappellano don Antoninoche ogni giornomi donava una parolae non mi lasciava senzail corpo <strong>di</strong> Gesù.Ringrazio Dio per i <strong>di</strong>versicompagni <strong>di</strong>stanza che mi ha donatotra cui Sergio,Onofrio e Mauro incui si è mostrato comeun Gesù sofferente,ma vittorioso.Ringrazio Dio per gliangeli che mi ha mandato:l’arcangelo Raffaele(Prof. D’Amelio)che il Signore lo ricolmi<strong>di</strong> beni per la generositàche ha mostratonel dare la vita per imalati e per la sua capacità<strong>di</strong> parlare alcuore delle persone;l’angelo Bruno Laganàcon la sua solarità;gli angeli Loredana e Maria infermierealla risonanza magnetica.Oggi vivo con la certezza che questa sofferenzache ho vissuto porta frutti <strong>di</strong> vitaeterna nel mio matrimonio e con la consapevolezzache “Ciò che è stoltezza <strong>di</strong> Dioè più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza<strong>di</strong> Dio è più forte degli uomini”.(1 Cor. 1,24-25).Gianmarco Capra(marito <strong>di</strong> Giu<strong>di</strong>tta)

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