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Nr 54 Marzo 2008 - Diocesi di Roma

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ola mi trovava in una situazione <strong>di</strong> inadeguatezza,vedevo come ancora non mi sentivopronto alla venuta <strong>di</strong> Gesù, a partecipareal suo banchetto nuziale, ero “comeuna vergine stolta”, credevo che per con-Dio mi ha fatto sempre sentire la sua tenerezzaattraverso l’amore <strong>di</strong> chi mi era accanto,compresi molti dottori e professori conosciutiin ospedale.Ogni mattina era meraviglioso ritrovare ilsorriso <strong>di</strong> Gianmarco nel suo letto <strong>di</strong> sofferenzeed io che avevo voglia <strong>di</strong> piangere sulsuo petto, come avevo sempre fatto, avevola forza invece <strong>di</strong> rispondere con un altro sorriso,<strong>di</strong> sostenerlo.Mio marito ha vissuto la malattia soffrendoed offrendo tutto a Dio, senza mai <strong>di</strong>rmelo,ma testimoniandolo con il suo esempio. Iolo guardavo e vedevo in lui un angelo.Mi sono spesso chiesta perché Dio abbia permessotutto ciò, la risposta non la posso dare,ma ho sperimentato che anche attraversola croce, può realizzarsi un bellissimo progetto<strong>di</strong> salvezza <strong>di</strong> Dio per la nostra famiglia,sentivo che Dio permetteva tutto ciò peril nostro bene.Dio ci ha fatto fermare, ci ha fatto vederedove la nostra vita stava andando, quali fosserole nostre priorità, i nostri obiettivi. Ciha donato occhi nuovi e la grazia <strong>di</strong> ricominciarea vivere per una seconda volta. Siperché io mi sento rinata e lo stesso Gianmarco.Ringrazio Dio perché mi ha dato la possibilità<strong>di</strong> capire che non ci devono essere piùfrasi non dette, abbracci e gesti non fatti orimandati... mi ha insegnato a vivere l’oggi,la vita or<strong>di</strong>naria in maniera straor<strong>di</strong>naria.Dio dandoci questo grande dolore, ci ha donatoun bellissimo regalo, magari incartatomale, ma vi assicuro un meraviglioso dono!!!Giu<strong>di</strong>tta Capra(moglie <strong>di</strong> Gianmarco)vertirmi ci sarebbe stato ancora tempo nellamia vita e invece forse era giunta l’ora.Passato il primo periodo <strong>di</strong> grande sofferenzafisica e a volte <strong>di</strong> sconforto, nel qualecon fatica riuscivo ad invocare il Signore[la forza veniva dai piccoli vasi <strong>di</strong> olio(Mt. 25,4) che avevo conservato], iniziavaun tempo <strong>di</strong> grazia in cui tutto mi parlavadell’amore <strong>di</strong> Dio e illuminava la storia cheLui voleva realizzare con me.Seconda parola <strong>di</strong> vita: “voi fratelli, nonsiete nelle tenebre, così che quel giorno possasorprendervi come un ladro: voi tutti infattisiete figli della luce e figli del giorno”(1 Ts 5,4-5). Se era giunta la mia ora, Diomi dava un tempo <strong>di</strong> purificazione, nel qualepotevo prepararmi a questo meravigliosoincontro, consapevole che Dio nella miavita aveva fatto sempre tutto bene; cominciaia vivere tutte le piccole cose della giornatacome doni <strong>di</strong> Dio; ogni giorno il Signoremi faceva tanti regali che anche prima<strong>di</strong> questo tempo mi donava, ma che nonavevo mai riconosciuto ed apprezzato.Terza parola <strong>di</strong> vita: “Se uno viene a mee non o<strong>di</strong>a suo padre, sua madre, la moglie,i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propriavita, non può essere mio <strong>di</strong>scepolo. Chinon porta la propria croce e non viene <strong>di</strong>etro<strong>di</strong> me, non può essere mio <strong>di</strong>scepolo”(Lc 15,26-27). In passato avevo potuto pregare,aderire e vedere come era vera questaparola nella mia vita, ma in quel momento<strong>di</strong> sofferenza Dio me la illuminava in maniera<strong>di</strong>versa, proprio in considerazione <strong>di</strong>quello che stavo vivendo. Il mistero dellacroce <strong>di</strong> fronte al quale tante volte anchenella con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> altri fratelli avevo abbracciatoper fede, per obbe<strong>di</strong>enza, per amore,ora mi si rivelava in maniera <strong>di</strong>versa; lacroce che inizialmente è sempre un misteroincomprensibile, quando l’abbracci, pocoa poco, ti si rivela e ti apre un mondo meraviglioso.Ma l’esperienza che ho fatto, èche la croce, è stata una via e quin<strong>di</strong> qualcosache conduce da qualche parte e noncertamente contro un muro. L’invito <strong>di</strong> Gesùè stato per me <strong>di</strong> portare la croce, e quin<strong>di</strong>a camminare e nonostante fossi paralizzatoin un letto, sdraiato, potevo avere losguardo rivolto al cielo, non certo a subirla11

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