HLa forzadella croceo passato un mese e mezzo paralizzato inun letto dell’ospedale Sant’Andrea e altrisette mesi <strong>di</strong> sofferenza, per <strong>di</strong>re forse oggi,che è passato tutto. Nella notte del 29gennaio 2007 a mezzanotte circa, mentreancora stavo nel soggiorno <strong>di</strong> casa, all’improvvisosentii una fitta in basso a sinistranella schiena, come se una spada mi penetrassedentro.Non riuscivo più a muovermi, ero paralizzato,dopo circa mezz’ora aiutandomi condei piccoli massaggi nella parte dolorante,riuscì ad alzarmi ed a fatica ad andare al piano<strong>di</strong> sopra a letto, passai tutta la notte sofferentefino alla mattina, quando all’improvvisocominciai a sentire delle scosseche dal basso della schiena si irra<strong>di</strong>avanoverso l’alto, mi sembrava <strong>di</strong> essere stato collegatoalla corrente ad alta tensione. Ognicinque minuti partivano scosse, giorno enotte, ed anche se provavo a rimanere immobile,continuavano senza sosta e nonostantefossi paralizzato con la schiena saltavoper la loro intensità, sembravano attacchiepilettici, senza sosta tutto il giorno,con le scosse saliva anche la temperaturache arrivava a 40. Dopo una settimana allettatoil giorno 3 febbraio mi recai al prontosoccorso dell’ospedale Sant’Andrea doveiniziò il nostro pellegrinaggio.In questo grande santuario ho vissutoprofonde esperienze che in passato avevocon<strong>di</strong>viso per altre persone a me care, mache mai avevo vissuto in prima persona,inoltre durante questo tempo, Dio mi ha donatodelle parole che illuminavano ogni miagiornata e che ancora oggi custo<strong>di</strong>sco nelmio cuore.Prima parola <strong>di</strong> vita: “vegliate, dunque,perché non sapete in quale giorno il Signorevostro verrà” (Mt. 24,42). Ho ripensatoa quando sono iniziati i dolori, Dio era ve-nuto a visitarmi nella notte, nel silenzio evoleva avere un incontro intimo con me.In principio l’ho sentita come una paroladura e come molto spesso mi era capitatoper altre situazioni, ho visto che questa pa-Ai pie<strong>di</strong> della29 gennaio 2007 era inverno, ma era una bellissimagiornata, faceva quasi caldo. Sembravache mio marito stesse in piena salute,ma invece stava malissimo.La vita sembrava a <strong>di</strong>r poco perfetta e scorrevafreneticamente.Dalla sera alla mattina Gianmarco si è trovatoimmobilizzato a letto ed io nel giro <strong>di</strong>poche ore mi sono trovata con il cercare affannosamenteuna soluzione per non farlosoffrire. Io che da lui sono stata sempre trattatacome una principessa, all’improvvisodovevo prendere in mano la situazione e sentivofortemente che non avevo molto tempoda perdere.Quando mi trovavo fisicamente lontano daGianmarco riuscivo a percepire quanto luistava peggio e quanto i dolori erano più forti.Ho sempre avuto una profonda comunionecon lui, ci bastava davvero uno sguardo,uno sfiorarsi per capirci.Se mi avessero detto che io avrei dovuto viveretutto quello che ho vissuto, io avrei rispostoche sarei morta e invece... invece cel’ho fatta, ma <strong>di</strong> certo non grazie alla mie piccoleforze, ma tutto è stato grazia <strong>di</strong> Dio. Hosentito una forza dentro <strong>di</strong> me che mi venivadavvero solo dal cielo. Ogni giorno, mentrepercorrevo il tragitto in salita dal parcheggioper l’auto al reparto dove stava Gianmarco,pensavo al calvario. Ogni giorno <strong>di</strong>ventavadavvero più faticoso e lungo, le gambesempre più pesanti, ma salendo pregavosilenziosamente e continuamente. Ero in comunionecon Dio così come ero in comunionecon mio marito. Chiedevo aiuto a Maria,prendevo esempio dal Suo stare ai pie<strong>di</strong>della Croce e nel fare la volontà del Padre.10
ola mi trovava in una situazione <strong>di</strong> inadeguatezza,vedevo come ancora non mi sentivopronto alla venuta <strong>di</strong> Gesù, a partecipareal suo banchetto nuziale, ero “comeuna vergine stolta”, credevo che per con-Dio mi ha fatto sempre sentire la sua tenerezzaattraverso l’amore <strong>di</strong> chi mi era accanto,compresi molti dottori e professori conosciutiin ospedale.Ogni mattina era meraviglioso ritrovare ilsorriso <strong>di</strong> Gianmarco nel suo letto <strong>di</strong> sofferenzeed io che avevo voglia <strong>di</strong> piangere sulsuo petto, come avevo sempre fatto, avevola forza invece <strong>di</strong> rispondere con un altro sorriso,<strong>di</strong> sostenerlo.Mio marito ha vissuto la malattia soffrendoed offrendo tutto a Dio, senza mai <strong>di</strong>rmelo,ma testimoniandolo con il suo esempio. Iolo guardavo e vedevo in lui un angelo.Mi sono spesso chiesta perché Dio abbia permessotutto ciò, la risposta non la posso dare,ma ho sperimentato che anche attraversola croce, può realizzarsi un bellissimo progetto<strong>di</strong> salvezza <strong>di</strong> Dio per la nostra famiglia,sentivo che Dio permetteva tutto ciò peril nostro bene.Dio ci ha fatto fermare, ci ha fatto vederedove la nostra vita stava andando, quali fosserole nostre priorità, i nostri obiettivi. Ciha donato occhi nuovi e la grazia <strong>di</strong> ricominciarea vivere per una seconda volta. Siperché io mi sento rinata e lo stesso Gianmarco.Ringrazio Dio perché mi ha dato la possibilità<strong>di</strong> capire che non ci devono essere piùfrasi non dette, abbracci e gesti non fatti orimandati... mi ha insegnato a vivere l’oggi,la vita or<strong>di</strong>naria in maniera straor<strong>di</strong>naria.Dio dandoci questo grande dolore, ci ha donatoun bellissimo regalo, magari incartatomale, ma vi assicuro un meraviglioso dono!!!Giu<strong>di</strong>tta Capra(moglie <strong>di</strong> Gianmarco)vertirmi ci sarebbe stato ancora tempo nellamia vita e invece forse era giunta l’ora.Passato il primo periodo <strong>di</strong> grande sofferenzafisica e a volte <strong>di</strong> sconforto, nel qualecon fatica riuscivo ad invocare il Signore[la forza veniva dai piccoli vasi <strong>di</strong> olio(Mt. 25,4) che avevo conservato], iniziavaun tempo <strong>di</strong> grazia in cui tutto mi parlavadell’amore <strong>di</strong> Dio e illuminava la storia cheLui voleva realizzare con me.Seconda parola <strong>di</strong> vita: “voi fratelli, nonsiete nelle tenebre, così che quel giorno possasorprendervi come un ladro: voi tutti infattisiete figli della luce e figli del giorno”(1 Ts 5,4-5). Se era giunta la mia ora, Diomi dava un tempo <strong>di</strong> purificazione, nel qualepotevo prepararmi a questo meravigliosoincontro, consapevole che Dio nella miavita aveva fatto sempre tutto bene; cominciaia vivere tutte le piccole cose della giornatacome doni <strong>di</strong> Dio; ogni giorno il Signoremi faceva tanti regali che anche prima<strong>di</strong> questo tempo mi donava, ma che nonavevo mai riconosciuto ed apprezzato.Terza parola <strong>di</strong> vita: “Se uno viene a mee non o<strong>di</strong>a suo padre, sua madre, la moglie,i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propriavita, non può essere mio <strong>di</strong>scepolo. Chinon porta la propria croce e non viene <strong>di</strong>etro<strong>di</strong> me, non può essere mio <strong>di</strong>scepolo”(Lc 15,26-27). In passato avevo potuto pregare,aderire e vedere come era vera questaparola nella mia vita, ma in quel momento<strong>di</strong> sofferenza Dio me la illuminava in maniera<strong>di</strong>versa, proprio in considerazione <strong>di</strong>quello che stavo vivendo. Il mistero dellacroce <strong>di</strong> fronte al quale tante volte anchenella con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> altri fratelli avevo abbracciatoper fede, per obbe<strong>di</strong>enza, per amore,ora mi si rivelava in maniera <strong>di</strong>versa; lacroce che inizialmente è sempre un misteroincomprensibile, quando l’abbracci, pocoa poco, ti si rivela e ti apre un mondo meraviglioso.Ma l’esperienza che ho fatto, èche la croce, è stata una via e quin<strong>di</strong> qualcosache conduce da qualche parte e noncertamente contro un muro. L’invito <strong>di</strong> Gesùè stato per me <strong>di</strong> portare la croce, e quin<strong>di</strong>a camminare e nonostante fossi paralizzatoin un letto, sdraiato, potevo avere losguardo rivolto al cielo, non certo a subirla11