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RISVEM: D3 - REVISIONE CRITICA DELLO STATO DELL’ARTE DELLA RICERCA Data: 31/03/2004Documento: RS_01_D3-1.1 Pagina 52 di 238• siano piante con caratteristiche simili a quelle locali, selezionate attraversoricerche, studi in laboratorio o serra.Per quanto riguarda l’apparato radicale quello che meglio si presta per la bonifica è ditipo fibroso, esteso, che presenta numerose fini radichette a stretto contatto col suolo.La profondità delle radici può variare molto tra specie e specie, ma ci possono essereanche differenze all’interno della stessa specie dovute alle condizioni locali, quali laquantità di acqua e la sua profondità nel suolo, la struttura, la densità e la fertilità delterreno, la pressione della massa vegetale ed altri fattori. La maggior parte della massadelle radici si trova nella zona superficiale del terreno, mentre una parte menoconsistente si spinge più in profondità. La zona di suolo da bonificare generalmentenon dovrebbe superare la profondità delle radici; un’eccezione può essere fatta se siverifica che i contaminanti subiscano un movimento verso l’alto e che gli essudatiradicali possano essere trasportati più in profondità. L’effettiva profondità difitorimediazione della maggior parte di piante erbacee sembra essere solo di 30-60centimetri, mentre per quanto riguarda specie legnose si arriva anche fino a 3-6 metri.L’andamento della crescita di una pianta è direttamente connesso con le sue capacità dirimediazione e varia a seconda della tecnica di fitorimediazione che si intendeutilizzare. Per la rizodegradazione, rizofiltrazione e fitostabilizzazione, per esempio, èauspicabile avere una crescita veloce in termini di profondità radicale, densità, volumeed estensione laterale. Per la fitoestrazione, invece, si preferisce avere una veloceespansione della parte aerea. Un grande sviluppo radicale ed un’ampia biomassa sonodesiderabili per aumentare l’assimilazione, l’accumulo e l’eventuale metabolizzazionedei contaminanti, per avere una più abbondante traspirazione e per la produzione diquantità più consistenti di essudati ed enzimi. Una crescita veloce, inoltre, diminuisceil tempo richiesto per ottenere un ampio sviluppo della biomassa della pianta e quindiuna più veloce rimediazione del suolo. Le piante iperaccumulatrici di metalli sonocapaci di accumularne alte concentrazioni; tuttavia la loro normalmente ridottabiomassa e la crescita piuttosto lenta, hanno il risultato di rimuovere in definitiva solobasse quantità di inquinanti. Nella fitoestrazione è quindi importante considerare sia laquantità di metalli accumulati nella pianta sia la quantità di biomassa prodotta in un

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