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RISVEM: D3 - REVISIONE CRITICA DELLO STATO DELL’ARTE DELLA RICERCA Data: 31/03/2004Documento: RS_01_D3-1.1 Pagina 11 di 23820-40 ppb (per l’O 3 1 ppb = 1,96 mg m-3 a 20°C e 101,325 kPa). A seguito di reazioniprovocate dall’attività antropica, si può verificare un incremento sostanziale di talivalori. Come accennato, l’O 3 troposferico, annoverato tra gli inquinanti secondari inquanto non direttamente emesso nell’atmosfera da sorgenti, si origina da reazioni checoinvolgono, oltre all’O 2 , gli NO x ed i composti organici volatili derivanti da emissioniveicolari. Il processo di formazione è rappresentato da un meccanismo ciclico che, inpresenza di determinati precursori, favorisce fortemente l’accumulo del contaminante,oltre alla produzione di numerose altre sostanze reattive, molte delle quali non ancoranote dal punto di vista tossicologico. Alla luce di ciò, l’O 3 deve essere considerato nonsoltanto come un importante inquinante, ma anche come un indice quantitativo dellereazioni fotochimiche ed un tracciante della presenza di molteplici specie chimiche inatmosfera, a molte delle quali sono attribuiti ruoli tossici. Nel meccanismo diformazione dell’O 3 troposferico svolgono un ruolo fondamentale la componenteantropogenica e quella meteoclimatica. Di conseguenza, questo inquinante ècaratterizzato da una distribuzione geografica peculiare, strettamente legata allaconcentrazione dei precursori ed alle condizioni atmosferiche (intensità dellaradiazione solare, elevata temperatura e stabilità atmosferica). Spesso, i livelli più altidi contaminazione si registrano in prossimità di fonti di precursori come nelle areeurbane e/o industriali; in alcuni casi, però, le concentrazioni maggiori sono stateindividuate nelle zone suburbane o rurali sotto vento, distanti decine di chilometri dallasorgente. Il trasporto a lunga distanza della molecola e dei suoi precursori, il lungotempo di emivita nella troposfera (1-2 mesi) e la sua mancata riduzione in assenza diNO sembrano i responsabili diretti di questo fenomeno (Colbeck e MacKenzie, 1994).La dipendenza dalle condizioni climatiche (dall’intensità della radiazione solare, inparticolare) è, inoltre, alla base delle caratteristiche modulazioni temporali dei livelli diO 3 . I profili giornalieri manifestano, infatti, un ben definito ritmo circadianocaratterizzato da bassi livelli durante la notte; esiste, poi, un’ampia variabilitàstagionale con i periodi estivi maggiormente soggetti al rischio (Figura 1). Per questeconsiderazioni, il bacino del Mediterraneo è da tempo sottoposto ad un ampio marginedi rischio (Hidy e Mueller, 1986). I dati mostrano, inoltre, non solo un aumento dellaconcentrazione di O 3 durante gli ultimi decenni (ad un ritmo del 1-2% all’anno; Hough

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