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ORATORIO DI SAN LORENZO - la Notizia

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<strong>ORATORIO</strong> <strong>DI</strong> <strong>SAN</strong> <strong>LORENZO</strong>


Parte storica: Prof. Franco MondadoriRe<strong>la</strong>zione tecnica: Arch. Francesco CappaBiografia dei Santi: don Dario Ge<strong>la</strong>tiFotografie: Studio fotografico Dal PratoProgetto grafico: C<strong>la</strong>udia Dal PratoSi ringraziano per <strong>la</strong> preziosa col<strong>la</strong>borazione:Simona CanicossaMassimo CauzziEnzo Caval<strong>la</strong>raFranco CigognettiCristina DelmenicoC<strong>la</strong>udio LugoboniCesare MoniciDonatello NoceraGraziano PelizzaroSergio Roverselli2


<strong>ORATORIO</strong> <strong>DI</strong> <strong>SAN</strong> <strong>LORENZO</strong>Dalle origini al restauro del 1999coordinatore e realizzatore dell'operaAndrea Dal PratoEditoreCentro Culturale “San Lorenzo” - Guidizzolo, giugno 19993


Pubblicazione promossa nel ricordo di Franco Bombanache tanto amò <strong>la</strong> terra dove era nato e tutto quanto erapertinente al<strong>la</strong> sua storia, soprattutto l’Oratorio di SanLorenzo che riassume in sé, anche per il luogo dov’era sorto,<strong>la</strong> preistoria e <strong>la</strong> storia, <strong>la</strong> spiritualità e <strong>la</strong> fede del<strong>la</strong> genteche è qui vissuta e vive.4


San Lorenzo in Bosco. Ricordi di bambino.Ricordi di estati afose, trascorse all'ombra dei maestosi tigli che circondano<strong>la</strong> chiesetta, quasi volessero nasconder<strong>la</strong> agli occhi indiscreti deicuriosi, protegger<strong>la</strong> dalle gesta brutali dei vandali.Fra quel fogliame ricco e verdeggiante, leggermente mosso dagli alitidel vento, là albergano i ricordi più belli: le gite festose delle sco<strong>la</strong>resche,le merende all'aperto, le corse a perdifiato che terminavano inenergiche arrampicate sugli alberi e quell'inesauribile fontanel<strong>la</strong> che ciaspettava per dissetarci. E, ancora, <strong>la</strong> ruota del mulino che catturava inostri sguardi ammirati e riempiva l'aria dell'inconfondibile frusciodell'acqua che veniva portata via.E, tutt'intorno, un senso di pace avvolgente.Ricordi che l'incedere inarrestabile del tempo e l'incuria dell'uomohanno “sporcato”, gettando questo edificio d'impostazione romanicain uno stato di profondo abbandono.Per lunghi anni, quasi un decennio, <strong>la</strong> Chiesa di San Lorenzo è rimastachiusa ai fedeli, ma <strong>la</strong> sua aureo<strong>la</strong> di sacralità, <strong>la</strong> profonda storia ereligione, <strong>la</strong> peculiarità dei suoi interni non hanno perso di valore.Poi, una manciata di uomini, mossi da un amore vero per questoluogo, ha toccato l'anima di quanti già amavano quest’angolo diGuidizzolo.Ecco, dunque, i <strong>la</strong>vori di restauro, eseguiti nel pieno rispetto dei dettamistorico-artistici che hanno saputo riportare questo nostro preziosoedificio all'indimenticato splendore.San Lorenzo risorge, come l'Araba fenice.Ed ancor oggi, al<strong>la</strong> fine di quel<strong>la</strong> stradina sterrata e tortuosa che viconduce, ritrovo quel<strong>la</strong> parte di me che il trascorrere degli anni non èriuscito a scalfire; avverto l'indescrivibile sensazione che nul<strong>la</strong> è cambiato,come se le <strong>la</strong>ncette del tempo avessero arrestato <strong>la</strong> loro pazzacorsa per concedermi, ancora una volta, di poter respirare il profumodel passato.Andrea Dal Prato5


PrefazioneTra memoria e futuroAvviene nel<strong>la</strong> vita delle comunità, come nelle famiglie. Il ritrovamentod’una lettera, d’una fotografia, d’un oggetto dimenticati da chissàquanti anni in fondo ad un cassetto apre gli orizzonti al ricordo, alrimpianto, al<strong>la</strong> riproposta d’un impegno forse negligentemente trascurato.Così è accaduto a Guidizzolo. Una chiesetta, abbarbicata ad antichisassi di murazioni romane, che si eleva su di un leggero dosso nelcontesto d’una vasta proprietà feudale, dalle linee architettoniche semplici,ma che tradiscono tracce di più nobile origine e che racchiudeall’interno una ricca decorazione pittorica, si ripresenta oggi monumentopiù interessante, per l’arte, <strong>la</strong> storia, <strong>la</strong> pietà d’un popolosopaese non ricco di pa<strong>la</strong>zzi o di edifici notevoli, se si esclude <strong>la</strong> bel<strong>la</strong>Chiesa parrocchiale e vil<strong>la</strong> Rizzini.Il merito di questa rivisitazione, non certo occasionale, va ascritto adun gruppo di cittadini partico<strong>la</strong>rmente sensibili ai valori del<strong>la</strong> tradizione,dell’arte, del<strong>la</strong> fede.Li sentivano vibrare nel loro spirito e seppero comunicare quest’entusiasmoall'intera comunità, così da indurre l’Amministrazione civica afarsi operatrice solerte dell’acquisto, del restauro architettonico, del<strong>la</strong>valorizzazione condegna del vetusto edificio.La presente pubblicazione, dovuta a varia e coordinata col<strong>la</strong>borazione,vuol presentare ai propri cittadini le linee fondamentali di taleprogetto, nell’illustrare <strong>la</strong> preziosità dell’edificio nel<strong>la</strong> sua storia, nel<strong>la</strong>tradizione seco<strong>la</strong>re d’un culto devoto, nell’importanza artistica del<strong>la</strong>decorazione pittorica, nell’aperta progettualità ed il suo possibile reimpiego.Le indagini, che vorrebbero giungere ad una risposta persuasiva sullesue origini, si arrestano, per mancanza di documenti d’archivio, atempi recenti e si limitano a supposizioni fondate su valutazioni dicarattere estetico-tipologico. Ma ciò non ha importanza. Il sacellosorge appartato nel<strong>la</strong> lussureggiante corona di alberi seco<strong>la</strong>ri, comeun minuscolo cenobio. Forse Chiesetta plebana, forse modestoOratorio eretto dal<strong>la</strong> spontanea pietà d’un piccolo gruppo di coloni,forse tempietto votivo d’un ricco feudatario e che, nel susseguirsi deisecoli, si rende residenza d’una minusco<strong>la</strong> comunità di Eremiti, conglobatanel<strong>la</strong> grande congregazione benedettina degli Olivetani, perfinire come cappel<strong>la</strong> funeraria di un'aristocratica famiglia.7


Sorprendentemente <strong>la</strong> sacralità dell’edificio si è conservata nonostantel’usura del tempo, <strong>la</strong> trascuratezza degli uomini, <strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazionedelle rivoluzioni sociali. E ciò, credo, per lo straordinario, folto corteggiodi Santi che popo<strong>la</strong> le sue pareti. Ecco <strong>la</strong> Vergine Madre, ecco ilgiovane martire S. Lorenzo difensore dal fuoco e tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> chiesa,S. Rocco protettore dal<strong>la</strong> peste, S. Antonio Abate patrono delle stalle edegli animali domestici, il Vescovo S. Nico<strong>la</strong> propiziatore del matrimonioonorato e S. Maria Maddalena richiamo al<strong>la</strong> penitenza ed al perdono.Su tutti si eleva il Cristo crocefisso assistito dal<strong>la</strong> Madre e daldiscepolo prediletto S. Giovanni. Sono i Santi che <strong>la</strong> storia e <strong>la</strong> pietàcollocano in umana partecipazione ai momenti tristi e lieti del<strong>la</strong> nostravita. Possiamo dire che qui è raccolta l’anima semplice e devota delpopolo guidizzolese, aperta ad un lungo dialogo orante che vicendestoriche e sociali hanno poi interrotto per mutarsi nel sommerso bisbigliodi preci mortuarie che <strong>la</strong> pietà familiare dei succeduti proprietariha rispettosamente conservato.Potrà questo dialogo essere ripreso? I Santi ricondotti al primitivocolore e gli ignoti committenti, effigiati ai loro piedi in serena contemp<strong>la</strong>zione,potranno rivedere fedeli devoti? O solo curiosi visitatori d’unsilenzioso museo d'arte cristallizzata in un tempo lontano, quando ilpennello del Mantegna, di Leombruno, del Costa suscitava rusticheemu<strong>la</strong>zioni in questi disadorni sacri edifici d’un contado agricolo?Certo, non vi è “arte povera” quando essa par<strong>la</strong> di Dio, del<strong>la</strong> Vergine,dei Santi. Arte, storia, cultura: cose tutte, non c’è che dire, bellissime,purché il primo servito resti sempre il Signore. Ecco perciò, l’auspicioche il ritorno funzionale dell'Oratorio di S. Lorenzo avvenga in lineacon <strong>la</strong> sua origine e <strong>la</strong> sua tradizione.Col<strong>la</strong>terale e sussidiario al<strong>la</strong> Chiesa madre, senza dubbio, ma sacelloaperto al<strong>la</strong> preghiera, al<strong>la</strong> meditazione, all’incontro con Dio e con inostri Santi. L’incontro con Dio nel<strong>la</strong> preghiera immette nelle pieghedel<strong>la</strong> storia una forza misteriosa che tocca i cuori, che induce al rinnovamentoe proprio per questo diventa una potente forza storica chetrasforma le strutture sociali e le rende più umane, più giuste, più fraterne.Il rinnovato S. Lorenzo potrebbe far rivivere l’anima antica e devota diGuidizzolo fedele, aperta alle alte suggestioni d’un nobile passato,eredità impegnativa per un presente ancora intessuto di grazia, di bellezza,di civica operosità.Mons. Ciro FerrariPresidente del<strong>la</strong> fondazione d'Arco e del Museo Aloisianoe del<strong>la</strong> Commissione diocesana per l’Arte Sacra8


PARTE PRIMALa StoriaProf. Franco Mondadori9


Cenni storiciLe vicende storiche documentabili risalgonoal<strong>la</strong> fine del ‘400, quando arrivarono al<strong>la</strong>Chiesa di San Lorenzo i Preti Eremiti di SantaMaria di Gonzaga e fu loro affidato il servizioreligioso. Ciò avvenne per interessamento delmarchese Francesco Gonzaga il quale, nel 1498,confermava a don Gero<strong>la</strong>mo Redini, fondatoredegli Eremiti e suo intimo amico “il castello diGuidizzolo e <strong>la</strong> Chiesa di San Lorenzo” 1 . Taleconferma fa supporre anche <strong>la</strong> donazione di proprietàe diritti <strong>la</strong> cui estensione ed entità nonsono note o, almeno per ora, documentabili. Ilverbale o re<strong>la</strong>zione di una visita pastorale del 22maggio 1566 annota <strong>la</strong> presenza di un Eremita“che ivi celebra e gode <strong>la</strong> rendita di alcuni benistabili”.Al<strong>la</strong> fine del ‘700, a seguito del<strong>la</strong> soppressione diordini religiosi voluta sia dalle leggi austriache cheda quelle napoleoniche, anche i Preti Eremiti<strong>la</strong>sciarono Guidizzolo 2 ed i conti Rizzini poteronoacquistare il fondo di San Lorenzo e l’annesso1975 L'Oratorio di SanLorenzo immersonel<strong>la</strong> natura.Disegno delle terre diragione del sig.Federico Danieli postenel territorio diGuidizzolo, fatto nelmese di ottobredell’anno 1790.1- A Gonzaga, nell'anno1488, il marcheseFrancesco subì unincidente cadendo dacavallo: Giro<strong>la</strong>moRedini era al suoseguito e subito invocòl'aiuto del<strong>la</strong> Vergine,di cui era dipinta l'immaginesu di un murovicino, e fece voto che,se il signore fossesopravvissuto, avrebbe<strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> corte pervivere da eremita inquello stesso luogo.Il marchese si salvò esaputo del voto feceedificare nel luogo <strong>la</strong>Chiesa di S. Maria.Nacque così unanuova congregazionereligiosa, voluta dalRedini ed approvatada Papa Alessandro VI.La Congregazione deiPadri Eremiti di S.Maria di Gonzagaconobbe agli inizi unacerta prosperità,aprendo nuove case econventi, tra cui S.Maria a Castiglionedelle Stiviere, dall'armoniosologgiato.11


L'Oratorio sorge su diun dosso artificiale delterreno, circondato davegetazione.A ridosso vi è <strong>la</strong> casacolonica.Oratorio che essi si impegnavano a curare e sovvenzionare3 . Così <strong>la</strong> Chiesa divenne proprietà privata,officiata in alcune circostanze quali l’annualefesta del 10 agosto o l’anniversario dei defuntidel<strong>la</strong> nobile famiglia, sepolti nel<strong>la</strong> cripta sotterranea.Negli anni recenti l’abbandono ed il degrado siaggravarono. Polvere, ragnatele, pareti rigatedall’acqua filtrante impediscono al visitatore diapprezzare adeguatamente sia l’architettura che lepitture e gli arredi. Il danno maggiore è imputabileal trascorrere del tempo. Ma fortunatamente l’opinionepubblica, grazie all’interessamentodell’Amministrazione Comunale e di persone private,si è fatta più sensibile ed ha ottenuto risultaticoncreti. Nel 1995, il Comune ha acquistato <strong>la</strong>chiesa dai signori Diana, eredi dell'estinta famigliaRizzini.2 - E' da precisare che<strong>la</strong> Congregazione ebbepresto un periodo didecadenza. Già nel1577, per volere delduca Guglielmo, ilconvento di Gonzagapassò ai Carmelitani.Non si conosce quandoesattamente i PadriEremiti <strong>la</strong>sciaronoGuidizzolo.L'officiatura del<strong>la</strong>chiesa di San Lorenzopassò allora agliOlivetani cui era affidatadal 1508 <strong>la</strong>Parrocchia.3 - Nel 1860 l'arcipretedon Andrea Irmaottenne dal VescovoMons. Corti “l'invocatafacoltà di ridonareall'esercizio del Cultodivino l'Oratorio diSan Lorenzo, ridottoin stato officiabile dalNobile Signor ConteRizzini”.12


La cripta funeraria del<strong>la</strong> famiglia Rizzini.Luigi Rizzini, che predispose <strong>la</strong> cripta nel 1808, non è sepolto aSan Lorenzo, essendo morto a Mantova nel 1817.E' sepolto a San Lorenzo il nipote Geronimo, morto nel 1813.Di lui non c'è <strong>la</strong>pide.In ordine cronologico risultano sepolti in San Lorenzo, daidocumenti dell'Archivio parrocchiale e come appare dalle <strong>la</strong>stretombali:Francesco Rizzini, nel 1867; <strong>la</strong> moglie, Anna Braghi, nel 1880;<strong>la</strong> nuora, Virginia Pignatelli, nel 1886, prima moglie di Italo;Italo Rizzini, nel 1898; Ippolito d'Oliva, nel 1907;Maria Montalto, vedova di Italo, nel 1941.Le <strong>la</strong>pidi riportano solo i dati essenziali, ad eccezione di quel<strong>la</strong>di Virginia Pignatelli, benefattrice del paese, che riporta <strong>la</strong>seguente epigrafe, un testo esemp<strong>la</strong>re dall'ispirazione romantica:<strong>DI</strong>LEGUATA IMMAGINE D'INFINITI AFFETTIVIRGINIA PIGNATELLI CONTESSA RIZZINILO SPIRITO IMMORTALETROPPO ANZI TEMPO RIPORTANDO AL CIELODELL'AVANZO TERRENOCHE QUESTA PIETRA CUOPREMONUMENTO D'INESAUSTO PIANTOITALO CONSORTE SUO CHE LA COMPOSE IN ESSAVOLLE CUSTODESIA PACE IN QUESTA OMBRAFIN CHE NE RISORGA IL SORRISO ANTICO______________13 MARZO 1886______________13


Finestra a formaogivale, postain facciata.14


Le originiL'Oratorio di San Lorenzo, detto anche SanLorenzo in Bosco perché eretto nel folto di anticheboscaglie, sorge su di un rialzo artificiale diterreno, forse sull'area di una sepolta terramara,come proverebbe il fossato che circonda l'avval<strong>la</strong>mentodel<strong>la</strong> collinetta. Che il luogo sia stato abitatonel periodo preistorico, finora non è stato provato.E' però vero che, a qualche centinaio dimetri dal dosso, durante <strong>la</strong>vori di sterro per rego<strong>la</strong>relo scolo delle acque dei campi adiacenti, sonostati trovati reperti ora custoditi nel museo archeologicodi Cavriana.La chiesetta si appoggia ad un rudere informe diciottoli e <strong>la</strong>terizi creduto avanzo di un castello,anche perché in antichi documenti l'Oratorio ècitato come “Ecclesia Sancti Laurentii in castro”.Un'ipotesi azzardata lo ritiene edificato sull'area diun tempietto di Diana.Il paesaggio intorno, meno fitto di vegetazione adalto fusto in confronto al passato, conserva tuttaviail carattere del romitaggio che invita al raccoglimentoed al<strong>la</strong> meditazione.L'Oratorio e <strong>la</strong> casacolonica adiacente.L'esternoLa casa colonica, costruita a ridosso del<strong>la</strong> chiesa,disturba l'occhio del visitatore. Astraendo da essa,l'edificio sacro si presenta in linee semplici e raccolte.La forma, a capanna, ricopre una so<strong>la</strong> navatacon campaniletto pensile incorporato.15


L'Oratorio visto“dall”abside”attualmente a piantarettango<strong>la</strong>re.Nell'ultimo interventoè emersa <strong>la</strong> sottomurazionea formasemicirco<strong>la</strong>re.Un fregio comune a dentelli decora il sottogronda.Gli spioventi non troppo marcati ed il barbacane,addossato per un metro al suolo, conferisconoall'insieme una massiccia solidità.Poco sopra il portale a sesto acuto (mt. 3.20 x1.30) tondeggia un rosoncino che il Portioli descriveva“a fiorami con cornice sostenuta da mensolesagomate in terracotta, fattura del sec. XIII”.Lo affiancano due finestrelle lobate al vertice.La porticina a sesto acuto, incavata nel<strong>la</strong> parete disinistra (mt. 2.24 x 0.86), è quasi rasente all'arcotrionfale e risale al sec. XIV. Del medesimo stilesono <strong>la</strong> porta principale, le finestre di facciata el'arco trionfale. Un altro oculo fa luce dal presbiterio,a destra del quale si apre una porticina rettango<strong>la</strong>reche comunica con <strong>la</strong> casa colonica, ma cheanticamente immetteva nell'abitazione di uno opiù Preti Eremiti ivi residenti. Un terzo oculo, nel<strong>la</strong>parete di destra e protetto da grata lignea finementeintagliata, serviva da spiraglio ad un retrostantematroneo o comunque alle stanze del monastero.Lo spessore murario, riferito alle strutture del<strong>la</strong>navata, misura cm. 50; nel presbiterio cm. 70,mentre, dal piede sino all'altezza di circa mezzometro, si di<strong>la</strong>ta alquanto per un sovrappostorinforzo di mattoni. La sezione presbitero-absidale,quadrata, potrebbe essere successiva ad un'altrache va immaginata ad emiciclo. La modifica sarebbeavvenuta quasi certamente quando <strong>la</strong> chiesa fusottoposta ad un “restauro molto importante”. Si16


potrebbe definire lo stile del<strong>la</strong> costruzione, nel suocomplesso, come un romanico campestre cheaccoglie già elementi gotici, oppure definire <strong>la</strong>struttura architettonica di fondazione indubbiamenteromanica con qualche rifacimento gotico,struttura che comunque appare assai manomessa.Osserva il Matteucci che “l'architettura del tempioa causa dei molti restauri si può chiamare indefinibile”.L'internoL'interno è ad un'unica navata, coperta dal tettocon capriate a vista. Un ampio arco ogivale poggiantedirettamente sul pavimento, senza pi<strong>la</strong>stri esenza capitelli, separa il presbiterio e l'abside dalresto del<strong>la</strong> chiesa. Il pavimento in cotto è a duelivelli, separati da tre lunghi gradini che vanno dauna parete <strong>la</strong>terale all'altra, a circa metà navata. Ilpiano che parte dall'ingresso principale è a livellodell'area esterna, mentre il piano più alto ricordale sopraelevazioni proprie dell'architettura romanicae comprende uno spazio <strong>la</strong>stronato di <strong>la</strong>pidisulle tombe dei conti Rizzini. Le sepolture nonsono corrispondenti alle <strong>la</strong>pidi, ma ristrette in unacripta sottostante ad arco 4 . L'area presbiterialenon comunica direttamente con l'abside, ma èinterrotta da un altare le cui murature, fornite diportali, si collegano ai muri perimetrali, ottenendouna specie di coro che tuttavia soffoca il liberorespiro del vano.La lunghezza complessiva del<strong>la</strong> navata è di metri20 (metri 8 fino al piano rialzato), <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza è dimetri 8.L'altare, in origine l'unico del<strong>la</strong> Chiesa, è abbellitoda un paliotto ad olio su te<strong>la</strong> rappresentanteS.Lorenzo in piedi, con palma e gratico<strong>la</strong>, entrouna fitta decorazione floreale con due vasi e racemial<strong>la</strong> grottesca. Il paliotto (cm. 95 x 195) risale alprimo settecento, in sostituzione di un precedentepaliotto in corame.Dal fondo dell'abside, entro una nicchia, domina ilsimu<strong>la</strong>cro del Tito<strong>la</strong>re: è una statua in legno policromodel sec. XV (alt. m. 1.40), <strong>la</strong> gratico<strong>la</strong> inferro battuto appartiene allo stesso periodo. Lascultura è menzionata in un inventario del 1670 5 .4 - La cripta venneadattata a sepolturanel 1808.5 - ArchivioParrocchialeGuidizzolo: Carteggiantichi.Inventario dei beni del1670.17


Vista dal presbiterio.In primo piano, apavimento, s’intravedonole <strong>la</strong>pidi funerarieappartenenti al<strong>la</strong>famiglia Rizzini.Copertura a capriatescoperte.Sul<strong>la</strong> parete destra sinota l'ancona in legnoscolpito, dorato e <strong>la</strong>ccato,risalente ai primidel 1600.Vista dal<strong>la</strong> portaprincipale.Interno ad unica navata.A metà, il pavimentosi alza di tre gradini,a livello dei quali siinnestano i piedrittiche sostengono l'arcoogivale. L'altare èaffiancato da porteche chiudono <strong>la</strong> zonaabsidale.6 - La costruzionedell'Altare del<strong>la</strong> Pietà èprobabilmente coevoad alcuni restauri promossinel 1739 nel<strong>la</strong>Chiesa parrocchiale,ad iniziativa dell'abatedi S. Maria delGradaro. Forse inquell'occasione vennerimossa dall'altare diS. Carlo “'ancona inlegno dorato con soprail Padre Eterno,costruita intorno al1616 dal M.R. PadreDon Aurelio daMantova, al<strong>la</strong> qualefabbrica concorseromolte elemosine delpopolo”.Al<strong>la</strong> parete sinistra del<strong>la</strong> navata sorge l'Altare del<strong>la</strong>Pietà, del<strong>la</strong> prima metà del '700, con uno spazioantistante delimitato da ba<strong>la</strong>ustra in legno.L'ancona in legno dorato con sopra il PadreEterno proviene dal<strong>la</strong> Chiesa parrocchiale 6 .L'arredo incornicia un Trionfo del<strong>la</strong> Croce dipintosu muro. Sotto, una scena del<strong>la</strong> Pietà, pregevoleaffresco rinascimentale, dove l'Addolorata colcorpo esanime del Figlio tra i Santi GiovanniEvangelista e Maria Maddalena si stagliano sullosfondo di una Gerusalemme turrita e cintata (o ilpittore si è ispirato al<strong>la</strong> Guidizzolo del '500? analogoscenario sul<strong>la</strong> parete destra: lo sfondo del<strong>la</strong>Crocifissione fa pensare che l'anonimo artista18


abbia voluto liberamente rappresentare <strong>la</strong> panoramicalocale). Vicino all'ingresso si trova un'arcaicaacquasantiera marmorea. Notevole, ma assai deteriorata,una picco<strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada di bronzo dalle fattezzegotiche.Tra gli altri arredi sono da ricordare tre cartegloriae quattro reliquiari d’intaglio barocco ed altri quattro,a palme incrociate, di stile neoc<strong>la</strong>ssico.Le pitture muraliSvariati riquadri a fresco decorano le pareti del<strong>la</strong>Chiesa. Ecco i soggetti delle pitture, iniziando dasinistra del<strong>la</strong> porta d'ingresso: Madonna colBambino, San Sebastiano, San Bernardino daSiena con un devoto, Madonna col Bambino,Cristo che porta <strong>la</strong> Croce, <strong>la</strong> Pietà citata in precedenza,una Santa Maddalena, Santo Vescovo, picco<strong>la</strong>testa di Santo, nello sperone di muro che fada piedritto al grande arco ogivale: S. AntonioAbate, Madonna col Bambino nell’abside. Edancora: Santo Vescovo, San Rocco, San Martino,San Sebastiano, Madonna col Bambino, SanRocco, San Lorenzo, San Sebastiano, San Rocco,Madonna col Bambino ed altri Santi.Gli affreschi, eseguiti negli ultimi anni del ‘400 enel<strong>la</strong> prima metà del ‘500, sono buoni, anche senon eccezionali, meritevoli d’essere conservati cosìcome sono giunti a noi.Lungo <strong>la</strong> fascia di affreschi si possono leggereanche iscrizioni: alcune si riferiscono alle operepittoriche con date come agosto 1506, 1505 e1564, altre sono graffiti riguardanti notizie di cronaca,di risonanza e curiosità popo<strong>la</strong>re. Una, amodo di esempio e sciogliendo le abbreviazioni,riferisce: “Addì 15 marzo 1617 il duca Ferdinandodi Mantova sposò <strong>la</strong> principessa di FirenzeCaterina de' Medici. Allora gran guerra a Casalecon il Duca di Savoia.” 7 .Un’altra: “Addì 28 marzo 1569 venne <strong>la</strong> signoraDuchessa di Mantova” 8 .Una terza informa: “Ferdinando III tolse permoglie <strong>la</strong> figlia del Duca di Guastal<strong>la</strong> addì 15 aprile1671” 9 .Iscrizioni e graffiti presentano gravi difficoltà ditrascrizione e d'interpretazione.7 - Ferdinando, figliodi Vincenzo I, nascenel 1589, rinuncia alcardina<strong>la</strong>to per succedere,nel 1616, comeduca al defunto fratelloFrancesco IV. Sioppone al matrimoniodel fratello più giovaneVincenzo, confinandoloa Goito comeun recluso. Sposa aFirenze Caterina de'Medici, figlia delGranduca. Nessunodei fratelli ebbe figli eciò provocò <strong>la</strong> guerradi successione sia alducato di Mantovache a quello delMonferrato, possedimentogonzaghescofin dal 1532. AlMonferrato aspiravanoanche i duchi diSavoia.La “gran guerra aCasale” è citata piùvolte anche dalManzoni nel suoromanzo “ I promessisposi”.8 - La SignoraDuchessa di Mantova,Eleonora d'Asburgo,figlia dell'Imperatored'Austria Ferdinado I,aveva sposato nel1561 il ducaGuglielmo.Non sono noti i motividel<strong>la</strong> sosta a SanLorenzo. Forse eradiretta o proveniva daCastiglione delleStiviere, dove era feudatarioil cuginoFerrante Gonzaga,padre di Luigi, il futuroSanto, nato l'annoprima. La visita ècomunque testimonianzadel legame trai Padri Eremiti e <strong>la</strong>famiglia Gonzaga.9 - Ferdinando CarloGonzaga Nevers è ildecimo ed ultimo19


Vista dal presbiterio.Si può notare <strong>la</strong>fascia con gli affreschiche ”corre” lungo tuttele pareti.Scritta graffita sulmuro al<strong>la</strong> sinistra del<strong>la</strong>porta d'entrata.duca di Mantova. Lamoglie è Anna Isabel<strong>la</strong>del ramo Gonzaga diGuastal<strong>la</strong>.Il duca Ferdinandoperde il potere a causadel<strong>la</strong> sua politica filofranceseed il ducato,feudo imperiale, depostoFerdinando per“fellonia”, scomparenel 1710 dagli statid'Italia e viene compresonei dominidell'Impero d'Austria.Nelle intricate vicendeche segnano <strong>la</strong> finedel potere gonzaghesco,Anna Isabel<strong>la</strong> sidimostra più avvedutadel marito: in assenzadi questi governa saggiamenteil ducato.Muore il 19 novembre1703.20


PARTE SECONDARe<strong>la</strong>zione per il restauroArch. Francesco Cappa21


IL RESTAUROObiettivi dell'interventoL'Amministrazione comunale si prefigge il recuperodell'Oratorio di San Lorenzo e del suo contestoambientale.Il complesso monumentale del dodicesimo secolo,d’inestimabile valore per <strong>la</strong> comunità diGuidizzolo, è insediato su di una probabile sepolta“terramara” ed è ornato da cicli pittorici e daarredi sacri, databili tra <strong>la</strong> fine del 1400 e quel<strong>la</strong>del 1600.Dopo averlo finalmente acquisito dagli eredi del<strong>la</strong>Nobile Famiglia Rizzini, (l'Amministrazione comunale)intende restaurarlo e metterlo a disposizionedel<strong>la</strong> cittadinanza quale “museo di arte sacra”.Fruibilità attuale e potenzialeGià a partire dagli inizi degli anni '50, poco dopo<strong>la</strong> sepoltura del<strong>la</strong> Contessa Maria Rizzini Gazzini,l'Oratorio non è più stato riaperto al<strong>la</strong> comunitàlocale e, recentemente, addirittura ne sono statemurate le porte esterne.L'ultimo proprietario, Ingegner Diana, per impedireil ripetersi di atti vandalici, le ha fatte tamponare,<strong>la</strong>sciando come unico collegamento l'accesso alRilievo p<strong>la</strong>nimetricodel<strong>la</strong> chiesetta, del<strong>la</strong>casa colonica e dell'areaesterna, con evidenziata<strong>la</strong> piantumazioneesistente.La porta <strong>la</strong>terale,murata negli anni '80.La porta d'ingressoprincipale, muratanegli anni '80.Le porte furonomurate per impedire icontinui atti vandalici.23


presbiterio dal<strong>la</strong> contigua casa colonica.La sua collocazione, nel contesto comunale ed inquello più ampio dell'Alta Pianura Morenica delGarda, ne consentirà <strong>la</strong> massima valorizzazione,quale esempio di antico luogo di preghiera e raccoglimento.Inoltre, <strong>la</strong> vicinanza con altre analoghe realtà, disseminatenei contermini centri collinari diCavriana, Solferino, Castiglione delle Stiviere, VoltaMantovana o nelle vicine Goito, Ceresara eMedole, ne permetteranno <strong>la</strong> piena fruizioneanche a livello sovraccomunale, consentendo <strong>la</strong>creazione di un ideale circuito museale, favoritodal<strong>la</strong> presenza di una capil<strong>la</strong>re rete di vie di comunicazionee di servizi agrituristici, oltre che dal<strong>la</strong>prossimità dei nodi di raccordo autostradale diDesenzano e di Peschiera del Garda.Infine, <strong>la</strong> presenza in loco di un Istituto Stataled'Arte ne promuoverà altresì l'utilizzo come centrodi ricerca e di studio permanenti.Questo Ente didattico, infatti, ha tra i propri corsipropedeutici il restauro degli affreschi e degli arredi.Sorto nel 1932 come Scuo<strong>la</strong> festiva di disegno, periniziativa del Professor Alessandro Dal Prato, insigneArtista ed Accademico Virgiliano, che l'hacreata e condotta sino al 1974, nel tempo è statotrasformato prima in Scuo<strong>la</strong> d'Arte applicata e poiappunto in Istituto Statale.ANALISI STORICANotizieL'Oratorio di San Lorenzo è un piccolo complessodi aggregati architettonici che si erge iso<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong>verde campagna al<strong>la</strong> periferia sud di Guidizzolo.Un tempo veniva chiamato anche San Lorenzo inBosco, in quanto eretto nel folto di antiche boscaglie.Sorge su di un piccolo rialzo artificiale di terreno,forse sull'area di una sepolta “terramara”, comeproverebbe un fossato che circonda <strong>la</strong> collinettaed altresì il fatto che, poco distante, siano stati trovatireperti preistorici con resti di utensileria e dipa<strong>la</strong>fitte.24


StoriaLe vicende storiche documentate risalgono al<strong>la</strong>fine del XIV secolo quando arrivarono al<strong>la</strong> Chiesadi San Lorenzo i Preti Eremiti di Santa Maria diGonzaga e fu loro affidato il servizio religioso.Negli anni recenti l'abbandono ed il degrado sisono aggravati portando il tutto sull'orlo del disfacimentoirreversibile, ma, per fortuna, <strong>la</strong> sensibilitàdei Guidizzolesi e l'interessamentodell'Amministrazione comunale si sono fatti piùattenti e fattivi portando a risultati concreti: nel1995, infatti, il Comune ha acquisito l'immobile.Il contesto paesaggistico ambientale dell'Oratorio,pur essendo trascorsi ormai sette secoli dall'insediamentoed essendo ridotto a pochi (ma stupendi)alberi, il fitto “Bosco” che per molto tempo hadenominato il luogo, sono rimasti ancor oggiun'oasi iso<strong>la</strong>ta, solitaria e serena così come bene <strong>la</strong>descriveva lo storico Vittorio Matteucci nel<strong>la</strong> suapubblicazione dei primi del secolo - Le chiese artistichedel Mantovano - riferendosi proprio a SanLorenzo di Guidizzolo: “<strong>la</strong> Chiesa è nel più completoabbandono... ma il bosco è sonante, il cieloè pieno di voli, l'ombra invita al riposo e al<strong>la</strong> poesia:se nei secoli lontani esistè nel luogo medesimoil tempio pagano, credo che i sacerdoti gentilivi debbano aver trascorso felicemente <strong>la</strong> vita”.Oggi, certo, come detto, il paesaggio circondario ècambiato: al<strong>la</strong> fitta selva si è sostituita <strong>la</strong> distesadel<strong>la</strong> pianura arabescata dai campi coltivati e daParte del viale di accessocon boschetto.(<strong>la</strong>to nord)25


Durante gli scavi perle nuove opere diconsolidamento dellesottomurazioni, sonostati trovati dei resti di“pa<strong>la</strong>fitta”.lontane cascine, ma l'atmosfera è ancora magica,surreale, al limite del metafisico e ciò tanto piùinvade e coinvolge con il ricordare che questo è illuogo dove sono vissuti i guidizzolesi del<strong>la</strong> preistoria,come inequivocabilmente testimoniano inumerosi ed interessantissimi reperti venuti al<strong>la</strong>luce in scavi occasionali.L'insediamento preistorico, che si ritiene qui esistito,è stato ipotizzato da molti storici come una stazionepa<strong>la</strong>fittico<strong>la</strong> di grande rilevanza, tanto chenegli anni sessanta, allorché il Soprintendente aiBeni Artistici Storici ed Architettonici di Verona,allora competente per territorio, Architetto PietroGazzo<strong>la</strong>, nel prendere visione di quanto emerso inun ennesimo ritrovamento, ebbe a dire:“L'Oratorio di San Lorenzo con l'inesplorato terrenoche lo circonda, potrebbe rive<strong>la</strong>rsi uno deipunti focali del<strong>la</strong> preistoria e del<strong>la</strong> storia dell'AltoMantovano in generale e di Guidizzolo in partico<strong>la</strong>re”.Nul<strong>la</strong> tuttavia è mai stato fatto di sistematico averifica delle ipotesi avanzate; di concreto vi sonoi reperti d’imponenti pa<strong>la</strong>fitte e rozza utensileriaritrovati ed oggi, in parte, conservati al MuseoArcheologico di Cavriana, <strong>la</strong> cui datazione parrebbefarli risalire alle prime fasi del<strong>la</strong> civiltà delbronzo, epoca contemporanea a quel<strong>la</strong> delle stazionipa<strong>la</strong>fitticole di Po<strong>la</strong>da e di Solferino.Le caratteristiche geologiche e climatiche ambientali,valutabili quali componenti significative diinterazione e determinazione del vissuto del com-26


plesso artistico in oggetto, sono in generale assimi<strong>la</strong>bilial<strong>la</strong> tipologia padana, anche se, nel casodel<strong>la</strong> specifica ubicazione, sono riscontrabiliaccentuazioni delle peculiarità essendo stata <strong>la</strong>zona, in origine, una palude e risultando tuttora,in parte, una sacca rispetto all'andamento altimetricodel territorio circostante.In specifico si riscontra che, geologicamente, aiterrazzamenti superiori del suolo, staticamente stabili,si sovrappongono, in superficie, stratificazioniParte del<strong>la</strong> facciatacon alberi d'alto fustoche circondanol'Oratorio.27


Pianta dell'edificio conindicati:1 altare maggiore2 altare <strong>la</strong>terale3 <strong>la</strong>pidi a ricordo deidefunti4 <strong>la</strong>pide d’accessoal<strong>la</strong> cripta; vi è incisolo stemma del<strong>la</strong>famiglia Rizzini.5 porte d’ingressoprincipale e <strong>la</strong>tonord, muratemeno stabili, soprattutto al<strong>la</strong> compressione, composteda: torba, argil<strong>la</strong>, limi, sabbia, con spessoramentidiversificati da zona a zona, in quanto materialedi risulta dal fluire e rifluire delle acque di unpreistorico scaricatore dei ghiacciai che a monteandavano sciogliendosi, dopo l'ultima g<strong>la</strong>ciazione.Rilievi geologici confermerebbero l'esistenza nelterreno di una crenatura riconducibile ad un antichissimopaleoalveo che viaggiava nord-sud, disegnandoin parte il primo tracciato del<strong>la</strong> più recentePredosa e Sario<strong>la</strong>, che <strong>la</strong>mbiva in luogo il versanteoccidentale dell'attuale dosso dell'Oratorio,paludando anche tutto il territorio circostante.Climaticamente si registra pure, nel<strong>la</strong> specificazona, un’accentuazione delle caratteristiche termoigrometrichetipiche del<strong>la</strong> Padania, soprattutto13524528


per quanto concerne <strong>la</strong> componente umidità e ciò,in parte, proprio per le peculiarità del<strong>la</strong> conformazionee natura del suolo.Come detto infatti, <strong>la</strong> zona è in una conca e le faldefreatiche risultano molto alte, tanto da produrre innumerevolicasi di fontanili naturali.Inoltre il terreno, per <strong>la</strong> sua natura spugnosa, hagrande capacità di ritenzione idrica, che lo scarsodeclivio del territorio non aiuta nello scolo ed aldeflusso, nonostante <strong>la</strong> fitta rete di canali di bonifica.Stante questa situazione ambientale, è da rilevareche, geologicamente, il suolo di superficie erare<strong>la</strong>tivamente stabile, tanto che nelle costruzioniantiche locali, dove non si era potuto impiantarele strutture su strati solidi del suolo in quanto troppoprofondi, si era ovviato costruendo senza fondazioni,ma al<strong>la</strong>rgando notevolmente lo spessoreal piede delle murature, dotandole di contrafforti odi barbacane e talvolta anche palificandole.Visti dall'interno:- una finestra di stilegotico.- <strong>la</strong> grata dell'oculomatroneo.Tutto è in grave statodi degrado.Descrizione generaleLa Chiesetta, pur ascrivendosi per epoca e per stileal Romanico, è certamente da ricondurre ad unatipologia edificatoria locale, caratterizzata da lineearchitettoniche essenziali e compattata con unatecnica costruttiva semplice e povera, dove venivanoesplicate con sapienza le metodiche tradizionalie soprattutto utilizzati i materiali morenici delluogo, di facile disponibilità e soprattutto di pococosto. Le strutture, infatti, risultano eseguite in29


sassi alluvionali, facilmente reperibili nelle campagnelimitrofe e frammenti di cotto, legati insiemeda una malta di calce e sabbia estratta da cave delposto, usata naturale, non <strong>la</strong>vata o setacciata.Come detto, l'Oratorio si presenta oggi accorpatoad un complesso strutturale di aggregati tipologicamentee cronologicamente tra loro estranei.Sul <strong>la</strong>to Est, con l'angolo frontale, esso appoggiasu di un rudere informe e, di seguito, sullo stesso<strong>la</strong>to, si addossa al<strong>la</strong> casa colonica.Poco si può dire di questo rudere, se pure diversesono state le ipotesi, anche molto interessanti per<strong>la</strong> ricostruzione del<strong>la</strong> storia del luogo; <strong>la</strong> possenzadel manufatto, <strong>la</strong> tipologia costruttiva medioevalee soprattutto <strong>la</strong> dislocazione su di un'altura al limitedi una palude fanno propendere per resti di unbastione fortilizio.La casa colonica, a sua volta, è un insieme compositodi limitato significato artistico, del quale non èpiù possibile individuare il nucleo iniziale e neppureorientativamente le date d'esecuzione, perchéoggetto di numerosi rimaneggiamenti.E' desumibile comunque, per logica, che una strutturadi supporto funzionale esistesse contemporaneamenteall'Oratorio.Passando al<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> Chiesetta va premessoche anch'essa, nel tempo, ha subito numerosetrasformazioni più o meno consistenti e decifrabili.L'edificio sacro, orientato con <strong>la</strong> facciata ad Ovest,esternamente presenta linee semplici e raccolte; <strong>la</strong>forma a capanna ricopre una so<strong>la</strong> navata con campanilettopensile incorporato; un fregio a dentelliin cotto orna il sottogronda.Gli spioventi, non troppo marcati ed il barbacane,addossato per oltre un metro dal suolo, conferisconoall'insieme una massiccia solidità.La facciata presenta un alto portale a sesto acutosovrastato da un oculo, oggi appena vetrato, ma incui un tempo tondeggiava un rosoncino che ilPortioli descriveva “a fiorami con cornice sostenutada mensole sagomate in terra cotta, di fatturadel XIII secolo”; lo affiancano due finestrelle adarco ogivale, delle quali però è da verificare se equanto corrispondano all'originale; pare infatti che30


<strong>la</strong> forma ogivale medesimamente a quel<strong>la</strong> del portalesia una modifica molto tarda, addirittura neogotica.Esistono sui rispettivi fianchi, all'altezza dell'arcopresbiteriale, altre due piccole aperture archivoltateche mettono in comunicazione con <strong>la</strong> casa colonical'una e con il boschetto l'altra; sul<strong>la</strong> parete difondo si apre, specu<strong>la</strong>re a quello di facciata, unsecondo oculo.L'edificio oggi presenta una pianta rettango<strong>la</strong>reabbastanza allungata, ma probabilmente non èquel<strong>la</strong> dell'impianto iniziale; questa, si divide indue corpi delimitati dall'arco di trionfo ogivale e sipone su due diverse altimetrie.Il presbiterio, ora rettango<strong>la</strong>re, ma un tempo probabilmentead emiciclo con volta a catino, è appenarastremato ai <strong>la</strong>ti rispetto all'au<strong>la</strong> dei fedeli ed èstrutturato su di un piano rialzato di tre gradini; almedesimo livello si protrae anche al<strong>la</strong> prima partedel<strong>la</strong> navata dove costituisce copertura per unacripta, anche questa con tutta probabilità non originale,o quantomeno riadattata nel tempo.II pavimento, certamente rimaneggiato più voltenei secoli, attualmente presenta una tramatura intavelline settecentesche di cotto nel<strong>la</strong> zona più altaed in cemento nel<strong>la</strong> navata.Nello spazio rialzato prospiciente l'arco di trionfosono inserite a pavimento, giuste allineate, sette<strong>la</strong>pidi funebri epigrafate; <strong>la</strong> centrale, appena piùlunga, è <strong>la</strong> più antica e commemora “AlojsiusRizzinius - MDCCCVIII”.Attiguamente, a medesima guisa, centrata nel<strong>la</strong>Prospetto ovest con:1 facciata del<strong>la</strong> chiesa2 <strong>la</strong> casa adiacentecon i resti di unantichissimo muro.2131


Facciata dal<strong>la</strong> forma acapanna, con le finestreogivali aperte inepoca tarda.Il muro in primopiano è di antichissimacostruzione.zona bassa del<strong>la</strong> navata, è inserita <strong>la</strong> pietra di sigillodel<strong>la</strong> cripta, incisa con lo stemma del<strong>la</strong> FamigliaRizzini. Ad essa si accede attraverso una scalettache scende in un vano centrale, rettango<strong>la</strong>re,appena archivoltato; le sepolture non corrispondonoal<strong>la</strong> verticale delle <strong>la</strong>pidi soprastanti, ma sonocomposte in bare di legno allineate ai <strong>la</strong>ti perimetralie rialzate su sacelli.Il tetto strutturalmente di legno, nel<strong>la</strong> zona navata,è costituito da capriate con orditure secondarie edassito mentre, nel<strong>la</strong> zona presbiteriale, è compostoda una trave centrale, da due <strong>la</strong>terali intermedie,da travetti trasversali e tavelline in cotto; su questeorditure poggiano le tegole in coppi.Le orditure secondarie e l'assito del<strong>la</strong> navata sonodi recente costruzione.32


Gli arredi immobili dell'edificio sono costituiti davari elementi.Una semplice nicchia emiciclica a calotta emisferica,locata al centro del<strong>la</strong> parete di fondo del presbiterioè destinata ad accogliere l'interessante statualignea del Patrono San Lorenzo.L'altare maggiore, posto a pavimento al centrodello spazio presbiteriale, è raccordato alle pareti<strong>la</strong>terali da due portalini in muratura (di fatturaposteriore) con due porte in legno che dannoaccesso ad un vano adibito a coro-sacrestia.Una predel<strong>la</strong> in legno rialza il piano dell'officiante.La composizione, estremamente semplice, è costituitada una mensa e da un fondale, culminantecon due gradoni per gli arredi, raccordato ai fianchida volute modanate; il tutto è eseguito inmuratura in parte rasata a marmorino, con qualchecenno di ornato dipinto a finta tarsia marmorea.Molto interessante invece, almeno per alcunecomponenti, è l'altare <strong>la</strong>terale del<strong>la</strong> navata postocentralmente a ridosso del<strong>la</strong> parete di sinistraentrando.Questo è il risultato dell'aggregazione di tre diversecomponenti: il corpo mensa del tardoSettecento, eseguito ex-novo in luogo, secondo lostile dell'epoca; <strong>la</strong> pregevolissima ancona di legnoscolpita, intagliata e dorata, databile al XVII secolo;<strong>la</strong> pittura del fondale consistente in un affrescocon il Compianto di Maria, parte già esistente eparte completato appositamente.Nel<strong>la</strong> navata non si notano altre partico<strong>la</strong>rità strutturali,ma piuttosto due curiosità: un piccolo oculocon ghiera in cotto e grata in legno traforata che,posto in alto al<strong>la</strong> parete destra dell'entrata sottouna mensolina a capanna in pietra, quasi certamenteassolveva al<strong>la</strong> funzione di mettere in comunicazione<strong>la</strong> Chiesa con l'abitazione, dal<strong>la</strong> qualeassistere, non visti, alle funzioni; ed ancora altroelemento singo<strong>la</strong>re si rileva nel<strong>la</strong> controfacciata suentrambi i <strong>la</strong>ti dell'entrata dove trova collocazioneuna zocco<strong>la</strong>tura in muratura con risega, del<strong>la</strong>quale non si conosce <strong>la</strong> funzione, ma che, vistal'altezza, potrebbe essere stata semplicementequel<strong>la</strong> di sedili, oppure <strong>la</strong> continuazione del contiguorudere medioevale.33


Stemma del<strong>la</strong> famigliaRizzini, inciso sul<strong>la</strong>pietra a sigillo del<strong>la</strong>criptaScavo esterno per lesottomurazioni, convista dell'originariafondazione a semicerchiodel<strong>la</strong> parte absidale.34


In prossimità vi è anche un piccolo basamentocon l'impronta di un’acquasantiera al momentonon rintracciabile.La componente indubbiamente più interessantedell’Oratorio, oltre al<strong>la</strong> dislocazione nel suggestivocontesto paesaggistico, già ampiamente descrittonei cenni storici, è il consistente ciclo pittorico adaffresco che orna tutte le pareti interne dell'edificio.Degli arredi mobili, allo stato attuale, dopo tantianni di abbandono, incuria ed anche di spogliazioni,sono rimaste poche cose, anche se è difficiledire quanto in origine ci fosse.Di molto interessante, come già accennato, è rimasta<strong>la</strong> statua lignea del Santo Patrono: scolpita inVeduta dell'altare,con <strong>la</strong> statua lignea diSan Lorenzo,gli arredied il paliotto dipinto atempera.Il tetto a capriate inlegno35


tuttotondo mostra ancora tracce delle antiche cromieed è di fattura abbastanza ingenua, ma diforte espressività.Nel<strong>la</strong> navata a delimitare in quadratura <strong>la</strong> zonadell'altare <strong>la</strong>terale vi è una prestante ba<strong>la</strong>ustra-inginocchiatoiocon colonnine seriali, eseguita inlegno di noce e composta da due elementi aforma di “L” contrapposti specu<strong>la</strong>rmente, databilial XVIII secolo.Inoltre, vi sono anche due banchi per i fedeli inlegno d'abete, poveri di esecuzione e miserevolmenteridotti.CONTESTO AMBIENTALEDescrizione analiticaDal<strong>la</strong> vecchia Piazza del Mercato (ora Pezzati) sigiunge all'Oratorio di San Lorenzo percorrendo ilViale intito<strong>la</strong>to ai Martiri del<strong>la</strong> Libertà e, poi, unasinuosa carrareccia che, dopo aver appena toccatol'entrata di questo eremo, aggira in oriente <strong>la</strong> presunta“terramara” per arrestarsi nel<strong>la</strong> corte delMulinello.Dopo aver varcato il cancello, per quasi duecentometri si cammina in leggera salita lungo l'argine diquesto innaturale rialzo, protetti da un doppio fi<strong>la</strong>redi svettanti tigli, prima d'immergersi, seguendo<strong>la</strong> destra, nel piccolo bosco che avvolge <strong>la</strong> Chiesa.La trama di quest’angolo verde sembra riecheggiareschemi ottocenteschi di Haussmanniana memoria;impostata su quattro fi<strong>la</strong>ri ortogonali al viale siestende, secondo un rigido schema geometrico dicinque metri di <strong>la</strong>to, sin quasi a <strong>la</strong>mbire il fossettoche ne delimita i versanti nord-occidentali.L'essenza prevalente di tiglio e <strong>la</strong> dimensione deitronchi fanno supporre che l'impianto sia coevo aquello di Via Circonval<strong>la</strong>zione e Via IV Novembredel Capoluogo, effettuato agli inizi di questo secolo.Ben poco dell'originale è rimasto, forse solo ilpoderoso ed iso<strong>la</strong>to gelso che fa da sentinel<strong>la</strong> tra<strong>la</strong> casa colonica e <strong>la</strong> dismessa stal<strong>la</strong>.Un abete prossimo all'ingresso dell'edificio sacro equalche altro tiglio sparso lungo il corso d'acqua“completano” l'orditura alberata.36


L'altare <strong>la</strong>teralespoglio di tutti gliarredi e <strong>la</strong> sovrastanteancona in legnoscolpito doratoe <strong>la</strong>ccato.Stato conservativo e criteri d'interventoIl sottobosco è ormai inesistente e lo strato erbosoche ammanta il declivio è costituito solo da essenzeinfestanti.Così come è accaduto al<strong>la</strong> macchia, anche buonaparte degli alberi che costituivano il reticolo ortogonaleè andata perduta, qualche ceppo ne rimanea memoria, i restanti, inoltre, necessitano diimmediate quanto adeguate cure.L'intervento di recupero più appropriato sembraquello tendente a ricomporre lo schema perdutoche, seppur lontano dall'originale, rappresenta unmomento del<strong>la</strong> storia del luogo; tuttavia non siesclude <strong>la</strong> possibilità di reinserire qualche albero,37


Il viale del<strong>la</strong> “barriera”che porta verso SanLorenzo. Sullo sfondosi nota il portale neoc<strong>la</strong>ssico.La facciata dalle severeed armoniose linee.in modo meno rigido, per completare gli spazilungo il fossetto.Inoltre, per garantire l'accesso al<strong>la</strong> Chiesetta ènecessario creare un percorso illuminato che, staccandosidal viale, giunga sino al<strong>la</strong> porta ogivaledel<strong>la</strong> navata.Il fondo in mista naturale e <strong>la</strong> finitura in ghiaiettofavoriranno anche un rapido smaltimento delleacque meteoriche, contribuendo a ridurre indebitirecuperi di umidità delle murature.MASSE MURARIE,PAVIMENTAZIONI,COPERTO E SERRAMENTIStato conservativoDell'Oratorio di San Lorenzo, in questo momento,non si conoscono ancora le precise caratteristichedel suolo di appoggio e, per quanto esposto nelleprecedenti note bibliografiche, si suppone che lefondazioni siano appena accennate.La strutturazione delle murature appare impostatapoco sotto il piano campagna con piede al<strong>la</strong>rgatoal<strong>la</strong> base, per un rinforzo esterno a barbacane, indeclivio per oltre un metro d'altezza; gli spessori38


Il portale neoc<strong>la</strong>ssicodel<strong>la</strong> “barriera” chedelimitava <strong>la</strong> fine delpaese con l'iniziodelle proprietà Rizzini.Un tempo meta preferitadelle passeggiatedei guidizzolesi.medi sono di circa 70 centimetri al piede e di circa50 centimetri oltre il barbacane fino al tetto.L'orditura è composta, al<strong>la</strong> partenza, preminentementeda grossi ciottoli e massi di pietra e dimarmo (botticino) più o meno squadrati, cocci dicotto e qualche mattone, stabilizzati con malta disabbia delle locali cave moreniche usata al naturale(non setacciata o <strong>la</strong>vata) e calce spenta di fornace(idrossido di calcio); i mattoni sono più frequentiverso l'alto e nel<strong>la</strong> formazione degli spigoli.I paramenti murari, non sempre ordinati, sonostati risarciti in andamento portando in superficie arasare le medesime malte di orditura.I segni di dissesto e degrado sono consistenti.Fessurazioni prolungate e profonde si notano inpartico<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> facciata orientale e su quel<strong>la</strong> occidentale,oltre che sulle pareti presbiteriali e sull'arcodi trionfo ogivale che delimita questo ambitoverso <strong>la</strong> navata.La presenza di tiranti in ferro piatto, evidenti sopraintonaco o segna<strong>la</strong>ti da chiavi di serraggio esterne,hanno evitato infauste conseguenze.L'elevata umidità ha causato notevoli fenomenidisgreganti di salinazione e di solfatazione, nonchémuffe e licheni.Questi fenomeni hanno intaccato anche <strong>la</strong> pavimentazionein <strong>la</strong>terizio del presbiterio, che risultamaggiormente aggredita in corrispondenza deigradini.40


Il coperto dell'au<strong>la</strong> presbiteriale appare discretamenteconservato, mentre quello del<strong>la</strong> navata èstato maldestramente sostituito di recente, probabilmenteperché quello originale era ormai distrutto.La cornice di gronda a nord è dotata di canale in<strong>la</strong>miera in pessime condizioni.I serramenti, a prevalente struttura lignea, sembranoin accettabile stato di conservazione; quellivetrati hanno subito danni provocati da atti vandalicie dalle conseguenti infiltrazioni d'acqua.Criteri d'interventoPer stabilire una precisa metodologia d'interventoche porti ad un corretto recupero strutturale e adeliminare i fenomeni di risalita capil<strong>la</strong>re dell'umidità,sarà indispensabile eseguire approfonditeindagini preliminari.Uno scavo perimetrale, esterno ed interno all'edificio,esteso sino al piano d’appoggio delle fondazionied effettuato per tratti alterni, permetterà diverificare <strong>la</strong> reale consistenza di queste ultime e,di conseguenza, le cause che hanno prodotto ipericolosi dissesti accertati nelle masse murarie.L'inserimento in punti strategici di contrafforti inmuratura di ciottolo e <strong>la</strong>terizio, protratti sotto imanufatti murari, <strong>la</strong>ddove <strong>la</strong> poca consistenza delterreno di appoggio lo richieda, bloccherà le spinteverso l'esterno evidenziate dalle fessurazioni.L'accurata pulizia dai residui terrosi ed il successivorinzaffo consolidante con malta antisale dellemurature restituiranno loro <strong>la</strong> necessaria stabilità;mentre, <strong>la</strong> seguente protezione con strato separatoretipo DeltaMS. e con abbondante vespaio inciottolo, impedirà il ripetersi del<strong>la</strong> risalita capil<strong>la</strong>redell'umidità, in questo aiutati anche dal<strong>la</strong> posa inopera di un marciapiede a canale di marmo, lungol'intero perimetro esterno del<strong>la</strong> Chiesetta.Nei casi in cui le cause del dissesto delle massemurarie richiedano <strong>la</strong> parziale ricostruzione dellestesse o l'occlusione degli interstizi, si potrà procederecon operazioni di cuci e scuci o d’iniezionedi boiacca di calce.Lo scavo interno e <strong>la</strong> limitata estensione del presbiterioimporranno anche <strong>la</strong> preliminare totalerimozione del pavimento in cotto, ma il beneficio41


Scavo per il consolidamentodei muri perimetrali;sono visibili lenuove sottomurazionie <strong>la</strong> tombinatura per ildrenaggio dell'acqua.che deriverà dal<strong>la</strong> conseguente formazione di unvespaio aerante compenserà ampiamente questosacrificio.Allo stesso modo si dovrà intervenire sul<strong>la</strong> pavimentazionedel<strong>la</strong> navata, peraltro senza partico<strong>la</strong>ricautele perché, come detto, è di calcestruzzo.Nel ripristino dei pavimenti si userà il materialeoriginale nel presbiterio e si poserà cotto nuovonel<strong>la</strong> navata, riproponendo in entrambi i casi ildisegno attuale del primo.Il coperto dell'au<strong>la</strong> dei fedeli dovrà essere ricostruitosalvaguardando le capriate originali e sostituendole travi secondarie e l'assito da ponteggioattualmente in opera.L'operazione potrà essere effettuata utilizzandoancora manufatti di legno (travi ed assito), ovveroribadendo l'ordito del presbiterio con travi secondariee travetti di legno e supporto in tavelline dicotto nuove.Per evitare infiltrazioni sarà poi opportuno inserire,sotto i coppi, una barriera in carta catramataondu<strong>la</strong>ta.42


Crepe presenti sul<strong>la</strong>facciata:sul <strong>la</strong>to sinistro vicinoal tettoe destro vicino ai restidelle antiche mura.Sezione verticale del<strong>la</strong>parete a nord conindicato:1 nuove sottomurazionidei muri perimetrali2 cripta con le tombedel<strong>la</strong> famigliaRizziniQualora da una verifica strutturale del tetto delpresbiterio emergessero carenze statiche si dovràintervenire con metodiche poco invasive.Per proteggere le murature dallo scolo delle acquemeteoriche si dovranno dotare le gronde <strong>la</strong>terali diappositi canali di raccolta.I serramenti dovranno essere restaurati ricostruendole parti mancanti o marciscenti e sostituendo ivetri rotti.Dalle inferriate e dalle parti metalliche dovrà essererimossa <strong>la</strong> ruggine e steso un idoneo strato protettivo.21243


1- Crepa interna cheparte da terra2- Scavi interni per lesottomurazioni ed ilrisanamento dei muri.3-4 Crepe esternesul<strong>la</strong> parete nord.INTONACIStato conservativo e criteri d'interventoL'interno dell'edificio conserva ancora, in granparte, i suoi intonaci originali che indubbiamentesono da mantenere, in quanto componenti fondamentalinel<strong>la</strong> caratterizzazione materica ed esteticadell'ambiente.Sono costituiti in primo strato dalle medesimemalte delle murature.Sopra detto rinzaffo è stato applicato un intonacofinale costituito da calce e sabbia selezionata,appena più fine, steso in andamento con spessoramentidisomogenei (2-6 cm.) e finito a pennellocon grassello di calce diluito.Nel tempo, molti sono stati i ripristini e le ritinteggiature,soprattutto nelle zone più basse in conseguenzadell'insalubrità strutturale più volte citata.Invece, al di sopra del<strong>la</strong> linea di salubrità, gli intonacisono complessivamente stabili ed anche lesovracoloriture sono stratigraficamente ridotte.Il loro recupero dovrà soggiacere ad un piano partico<strong>la</strong>reggiatoda definire sul<strong>la</strong> scorta di una mappaturaprecisa degli esistenti e delle loro caratteristiche(originali e d'epoca); dopo di che si dovràdecidere quali mantenere e soprattutto dove ecome effettuare le integrazioni.A livello operativo, dopo i fissaggi delle zone piùdecoese ed a rischio, saranno da asportare le intonacaturecementizie di rappezzo e, di seguito,tutte le sovracoloriture.Il risanamento murale dovrà essere eseguito conaccurata pulitura ed applicazione di un antisolfatanteper bloccare i sali e renderli inerti.Il risarcimento delle <strong>la</strong>cune dovrà essere mirato inbase al valore materico-cromatico da produrre edalle caratteristiche di salubrità delle diverse zoneove intervenire.Così, in funzione del<strong>la</strong> casistica, potranno essereutilizzati prodotti sperimentati a base di calce perriempimento delle brecce e dei volumi mancanti,con iniezioni a bassa pressione e calci specificheper il riempimento di tasche e l'incol<strong>la</strong>ggio d’ into-44


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Lo scavo per il rifacimentodel pavimento.Si nota <strong>la</strong> volta in mattonidel<strong>la</strong> cripta ed iteli a protezione degliaffreschi.Ponteggio per ispezionareil tetto e ripararele numerose crepepresenti sui muri.Il muro presenta moltie”preoccupanti rigonfiamenti”dell'intonaco.naci scol<strong>la</strong>ti, nonché di malte ed intonaci concalce idraulica per zone con presenza di umidità edi degrado.La definizione dei materiali da usare e delle metodicheda attuare saranno definite ed adeguate insede di stesura del progetto di restauro esecutivo,in re<strong>la</strong>zione anche alle indicazioni fornite dal<strong>la</strong>Soprintendenza.AFFRESCHIDescrizione analiticaL'Oratorio del San Lorenzo di Guidizzolo, conformementead altri analoghi edifici medioevali, raccogliesulle sue pareti interne innumerevoli pitturevotive che, aggregandosi nel tempo e spessoanche sovrapponendosi, costituivano dei veri epropri cicli pittorici con riscontri devozionali, storicie non raramente anche artistici.Diversi erano nei dintorni gli edifici sacri simi<strong>la</strong>ri,ma molti sono stati demoliti, altri sono stati spogliatie soltanto pochissimi sono rimasti a testimoniareil loro tempo.Appare paradossale, ma vera risulta <strong>la</strong> constatazioneche sono giunti a noi più facilmente integri gliedifici più umili e dimenticati per secoli dal<strong>la</strong> storia.L'Oratorio di San Lorenzo è uno di questi, assiemeai limitrofi e coevi del<strong>la</strong> Madonna di MezzaCampagna di Cereta e quello di San Pietro inVincoli di Massimbona, dove soltanto da pocosono venuti al<strong>la</strong> luce cicli pittorici interessantissimie con molti riscontri con quelli di Guidizzolo.All'interno di San Lorenzo gli affreschi sono dislocatiin tanti riquadri affiancati che costituisconouna fascia ininterrotta, staccata dal pavimento (cm.80 ca.), che si protrae in altezza per non meno di170 centimetri e si sviluppa lungo tutte le paretidel<strong>la</strong> navata, compresi i piedritti dell'arco presbiteriale;altri riquadri si trovano alti sopra <strong>la</strong> primafascia nel <strong>la</strong>to destro e sulle pareti <strong>la</strong>terali del presbiterio.I riquadri visibili sono una trentina, per un totaledi mq. 45 circa di pitture, ma altri si intravedonosotto-intonaco o sotto-scialbatura.46


Partico<strong>la</strong>re di muro incui si notano:due strati diversi diintonaco dipinti eduna parte di murosenza intonaco, cadutoa causa dell’umidità.Difficile è stabilire l'epoca di queste pitture, alcunedelle quali, pur ancora impostate su schemimedioevali, rive<strong>la</strong>no contemporaneamente ancheechi delle innovazioni rinascimentali.Orientativamente si potrebbe ipotizzare un periodocomprendente gli anni che vanno dal<strong>la</strong> fine delXV secolo a quelli dell'inizio del XVII.Non esiste un ordine distributivo in successionecronologica, anche se un'analisi approfonditapotrà in parte definirlo; si notano invece le differentimani che hanno <strong>la</strong>vorato, alcune delle qualianche ricorrenti in più soggetti.Ad un primo esame, i riquadri centrali del<strong>la</strong> fasciainferiore, assieme a quelli presbiteriali, appaiono ipiù antichi, mentre quelli del<strong>la</strong> fascia superioresono postumi.48


E' comunque da ricordare sempre il trascinamentostilistico nel tempo che avveniva per gli operatoriindigeni, attivi in zone periferiche ai centri dellefioriture stilistiche, come certamente eraGuidizzolo dove sostavano generalmente solomestieranti di passaggio, ma talvolta, anche artistiqui richiamati da qualche personalità od ordinereligioso collegati al luogo.Componente storicamente importante delle pittureè data dalle iscrizioni: alcune sono originali, riportatedagli autori e riferiscono oltre che le dedichevotive anche le date di esecuzione, quali: 1503;1506; 1564.Altre graffite, direttamente sulle pitture da ignoti,riportano notizie di cronaca di risonanza e dicuriosità popo<strong>la</strong>re.Altre iscrizioni e graffiti presentano difficoltà di letturae trascrizione allo stato attuale, ma certamente,una volta liberati da sporco ricoloriture e scialbature,potranno meglio essere decifrati.Frammenti d’intonacodipinto, caduti a terrae recuperati per essereutilizzati in fase direstauro.49


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Sezioni verticali dellepareti est ed ovest,con indicato:1 porta d'ingressoprincipale2 arco che divide ilpresbiterio dal<strong>la</strong>navata centrale3 posizione degliaffreschi4 cripta31a pag. 50Sezioni verticali dellepareti nord e sud, conindicato:1 oculo-matroneo2 altare <strong>la</strong>terale edancona in legno3 cripta4 porta d’ingressoprincipale5 porta d’ingresso<strong>la</strong>to nord6 posizione degliaffreschi327 porta di collegamentocon <strong>la</strong> casacolonica (nel periodo1995-98, stante<strong>la</strong> muratura dei dueingressi esterni, eral'unica via per accedereall'Oratorio)451


Introduzione al<strong>la</strong> “lettura”delle pitture muraliDa una re<strong>la</strong>zione del prof. Alessandro Dal Prato, chiesta nel 1990dall'Amministrazione Comunale di Guidizzolo e già pubblicata integralmentesul n° 2 (settembre 1995) de “<strong>la</strong> <strong>Notizia</strong>” riportiamo <strong>la</strong> parteriguardante gli affreschi....Nell'Oratorio di San Lorenzo, come in quasi tutti gli analoghi edificimedievali, sulle pareti interne sono conservate pitture votive promosssedal<strong>la</strong> devozione dei fedeli; affreschi, affiancati l'uno all'altro senza unorganico piano di svolgimento, realizzati in tempi diversi, qualchevolta da artisti validi e raffinati, qualche altra da artisti un po' rozzi.Qui sono presenti gli uni e gli altri. Gli affreschi sono una ventina, masotto le scialbature a calce ce ne potrebbero essere altri.Difficilissimo è stabilire l'epoca di queste pitture, alcune delle qualiancora impostate su schemi medievali, che rive<strong>la</strong>no echi delle innovazionirinascimentali. Grosso modo, si potrebbe ipotizzare un peridocomprendente gli anni che vanno dal<strong>la</strong> fine del XV secolo, a quelli dell'iniziodel XVII secolo.Notevoli sono le tre figure a metà del<strong>la</strong> parete sinistra entrando, raffigurantiin altrettanti riquadri due Sante ed un Vescovo, di salda strutturadisegnativa e di eccellente smalto cromatico.Molto vicini a questi, ma di disegno meno elegante e colori meno raffinati,si possono considerare il San Rocco ed il San Sebastiano, posti52


nel<strong>la</strong> parete a destra entrando, ed il S. Antonio Abate col fuoco nelcavo del<strong>la</strong> mano, situato in alto nel muro presbiteriale. Nel<strong>la</strong> zonainferiore prevalgono le figure iso<strong>la</strong>te su fondo generico, mentre nel<strong>la</strong>zona superiore vi sono composizioni con più figure ambientate, comead esempio il “Cristo in Croce fra <strong>la</strong> Maddalena e San Giovanni”, sullosfondo di una città. Interessantissimi i tre devoti offerenti, dipinti inginocchiatiai piedi dei loro Santi protettori, in altrettanti affreschi incui sono evidenti gli sforzi per raggiungere <strong>la</strong> somiglianza; un giovanottobiondo vestito di bianco; un barbuto uomo maturo con cuffia;un giovane con capelli castano-rossicci con attil<strong>la</strong>ti calzoni a scacchi.Nelle pitture figurano ripetutamente i Santi Rocco e Sebastiano, <strong>la</strong>Madonna col Bambino e, inoltrte, qualche Santo non identificabile.Guidizzolo, gennaio 1990.Una sezione partico<strong>la</strong>re di questo volume riguarda le pitture murali.Le note che illustrano gli affreschi, sono state eseguite nel 1979 peruna ricerca condotta da un gruppo di studentesse dell'Istituto Stataled'Arte di Guidizzolo: Renata Bettega, Rosanna Corini, FrancescaRighetti, Riccarda Pasotti e Susanna Zanni.53


Primo affresco delciclo votivo partendoda destra. Diviso in 4soggetti, dueMadonne in trono colBambino, SanSebastiano e SanRoccoInsieme i Santi Roccoe Sebastiano protettoridel<strong>la</strong> peste. Il colore èoffuscato da polvere eda muffa leggera, puòritornare bril<strong>la</strong>nte conil restauro.55


San Lorenzo. Il Santotito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> chiesacompare una so<strong>la</strong>volta nel ciclo. La pitturagraffiata ed inparte ricoperta dacalce, è recuperabile.San Lorenzo.Partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> manoche conferma <strong>la</strong>buona pigmentazionedel colore.57


San Francesco d'Assisiche riceve le stigmate.In secondo piano frateLeone, tema svolto dapittori celebri, daGiotto ai contemporanei.Non è sicura l'identitàdel Santo; potrebbeessere San Rocco dal<strong>la</strong>mano sinistra appoggiataal<strong>la</strong> coscia.59


Madonna in trono colBambino. Il colore delmanto del<strong>la</strong> Madonnaè sempre sui tonirossi, gialli o bluastri.L'elevato costo dei<strong>la</strong>pis<strong>la</strong>zzuli sfavorival'uso dell'azzurro.San Sebastiano. In altouna conchiglia decorativa,il fondo èraschiato, ma <strong>la</strong> figurarisulta leggibile.61


San Martino a cavalloed il povero. Il dipintoin molti punti è spel<strong>la</strong>to,ma ben recuperabile;notiamo in partico<strong>la</strong>rel'uso di terraverde di Verona.San Rocco.Riconoscibile dal<strong>la</strong>mano sinistra che indica<strong>la</strong> piaga sul<strong>la</strong>coscia; <strong>la</strong> figura delSanto manca di coloreper caduta e sfregamento.63


Santo Vescovo conlibro in mano.L'umidità del<strong>la</strong> pareteha rigonfiato l'intonacoe poco basterebbeper farlo cadere. Ilcolore è solido e benconsevato.Santa non identificabile.Dipinto molto rovinato;troviamo in prevalenzaterre gialle erosse di provenienzaveronese.64


Santo non identificabile.Da alcuni elementiquali il libro ed ilmonogramma diCristo sul petto, lo sipensa San Bernardinoda Siena.Cristo in Croce fra <strong>la</strong>Madonna e SanGiovanni. Si presentaben conservato perchéposto in alto; siriscontra una ricercadell'anatomia.66


Madonna in trono colBambino. Accanto undevoto con San Pietro;notiamo il disegno delcalzare. La pradel<strong>la</strong>del trono è tipica deipittori veneti.Madonna in trono colBambino e devoto.Dei colori usati rimangonoprevalentementeil rosso ed il giallo;interessante è <strong>la</strong> testadel devoto per l'evidentericerca di rassomiglianza.68


Testa di Santo nonidentificabile.Pittura collocata suparete interna contiguaal<strong>la</strong> zona absidale;da notare <strong>la</strong> sfumaturadell'incarnato delvolto. Rileviamo graffitauna data 1564.Sant'Antonio Abate.Nelle mani del Santoben risolte, il fuoco edil bastone, in basso unporcellino. Testa bendisegnata e corpo proporzionatoconfemanol'abilità del pittore.71


Santo Vescovo. Laluminosità del<strong>la</strong> vesteè risolta con puntinibianchi; il dipinto presentaanche delleve<strong>la</strong>ture.Santo Vescovo.Primapittura orientata anord, cornici benrisolte pittoricamente,il colore è bril<strong>la</strong>nte.Alcune parti coperteda calce sono recuperabilicon sapienterestauro. Pastoralediventato trasparenteper un ritardato interventodell'artista.73


Santo Vescovo.Partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> testaben disegnata; espressionetriste.Decorazione al<strong>la</strong> basedel<strong>la</strong> mitra moltopesante.Santa Maddalena.Seconda pittura votivadel ciclo orientata anord. La Santa apparecon ritratto un devotoguidizzolese del XVsecolo.74


Santa Maddalena.Partico<strong>la</strong>re ed insiemedel busto. Si vede ilmotivo inciso del disegnodi base dell'affresco.Santa Maddalena. LaSanta tiene con manoeseguita grosso<strong>la</strong>namenteun balsamario;tutta <strong>la</strong> parte è scrostatacon raschiatura delcolore.Santa Maddalena.Volto molto stilizzatoe ben fatto; ricorda ilmodo di operare dicerti pittori del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>dei Dacemmo.76


Santo non identificabile.Eseguito sulloschema del soggettoprecedente, <strong>la</strong> letturadel<strong>la</strong> parte inferiore èresa difficile dal<strong>la</strong>mancanza di coloreFigura vista da vicino.Partico<strong>la</strong>rmente curatiil busto ed il volto.79


L’inserimento dell'altarebarocco ha interrottoil ciclo degli affreschi.Nel<strong>la</strong> cornicelignea dorata, <strong>la</strong> Pietàcon San Giovanni eSanta Maddalena.Sopra <strong>la</strong> Croce conangeli eseguiti nelsecolo scorso.Cristo sul<strong>la</strong> via del calvario.Macchie di umidità,numerose e gravicrepe ostaco<strong>la</strong>no l'identificazionedel<strong>la</strong>seconda figura; sidirebbe, dal tema trattato,<strong>la</strong> Veronica.Madonna in trono colBambino. Ultima pitturacollocata sul<strong>la</strong> paretenord. Eseguita connuovo stile, ricordal'operare dei pittoridell'Italia centrale. E'possibile rilevare ildisegno originale daisolchi dell'affresco.81


Madonna in trono colBambino. Il drappeggiomolto curato e studiatoricorda i mosaicibizantini.San Bernardino daSiena con devoto.Pittura posta sotto unadelle finestre ogivali;continua <strong>la</strong> teoria votiva.Il dipinto è partico<strong>la</strong>rmentemaloratodalle fenditure <strong>la</strong>teralie dalle superfici spel<strong>la</strong>te.83


San Bernardino daSiena con devoto.Preoccupante <strong>la</strong> crepa<strong>la</strong>terale; si notanomacchie di umidità.San Sebastiano. Afianco scritte graffite;in basso, ai marginidel<strong>la</strong> cornice, scrittadipinta in <strong>la</strong>tino, pocoleggibile.84


San Sebastiano.Partico<strong>la</strong>re che evidenziauna crepa vicinoal braccio sinistrodel Santo.San Sebastiano. Scrittaal<strong>la</strong> base del dipinto.86


San Sebastiano.Ingrandimento del<strong>la</strong>crepa dove si nota ungrave sollevamentodell'intonaco. La scritta<strong>la</strong>tina in partico<strong>la</strong>re ebuona parte del dipintorisultano rovinatidall'acqua piovana.San Sebastiano.Ingrandimento diparte di scritta concrepa.87


Madonna in trono colBambino. La testa èarmoniosa, mentremani e braccia sonosproporzionate e ma<strong>la</strong>rtico<strong>la</strong>te. Macchie diumidità e graffi compromettonoil dipinto.88


Stato conservativoE' indubbio che il degrado di queste pitture, comedi qualsiasi altra opera d'arte, è corre<strong>la</strong>to al deterioramentodei materiali che lo compongono eche, a sua volta, l'alterazione di questi materiali èlegata ad una serie di processi che sono in re<strong>la</strong>zione,oltre che con le caratteristiche chimiche e fisichedell'opera in questione, anche con quelle dell'ambientein cui questa è posta.Negli affreschi di San Lorenzo, come è emersodall'esame delle condizioni ambientali, risulta evidenteche <strong>la</strong> componente che più ha inciso neldeterminare il loro degrado attuale è certamente <strong>la</strong>presenza di acqua sotto le diverse forme; essa haprima condizionato lo stato di salute delle muraturee di conseguenza, per induzione, le soprastantipitture.Altre componenti di degrado, che spesso stannoal<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> buona conservazione delle opered'arte e degli affreschi in partico<strong>la</strong>re e che quisono negativamente presenti, sono: <strong>la</strong> non semprecorretta conduzione tecnica esecutiva originale el'impiego di materiali non idonei, od impuri.Infatti, una precaria esecuzione iniziale, spessosignifica compromissione del<strong>la</strong> buona conservazioneper <strong>la</strong> facile disposizione ad ogni sorta diaggressione.Anche <strong>la</strong> non corretta manutenzione comportagravi danni alle pitture e per queste, come piùvolte ribadito, vi sono stati lunghi periodi di assolutoabbandono.Nell'esame specifico dello stato conservativo delciclo pittorico dell'Oratorio di San Lorenzo, si devepremettere che si tratta di un complesso composito,stratificatosi nel tempo su di una realtà strutturalepreesistente, con una sua identità originalesul<strong>la</strong> quale hanno inciso trasformazioni dovute siaal naturale apporto del vissuto che ad interventi dimanutenzione od anche di vere e proprie trasformazioni.Le diverse pitture pertanto, pur originate ed accomunateall'interno del medesimo edificio, presentanocaratteristiche diverse per epoca, carattereartistico, tecnico e stato conservativo.89


E' perciò evidente che in sede di esame diagnosticoe di stesura del progetto esecutivo di restauro,ciascuna opera, pur vista nel contesto di denominatoricomuni, dovrà essere considerata in mododistinto per proprie peculiarità.Uno dei denominatori comuni alle pitture che haavuto grande influenza sul<strong>la</strong> conservazione delleopere è indubbiamente <strong>la</strong> struttura muraria giàampiamente descritta in precedenza.All'interno delle zone perimetrali agli affreschi,appaiono numerosi i riporti d’intonaco riferiti probabilmentea ripristini sia per il di<strong>la</strong>tarsi delleriquadrature preparatorie, sia per il risarcimentodel degrado, ma anche per alcuni riquadri di affreschiricoperti sottointonaco.Solo dopo una corretta mappatura stratigraficasarà possibile definire <strong>la</strong> reale situazione.Le caratteristiche tecniche esecutive degli affreschi,come detto, sono abbastanza eterogenee, anchese, riguardo al<strong>la</strong> preparazione del fondo di appoggio,le osservazioni nei pochi rilievi stratigraficiattuati fino a questo momento, sfruttando brecceesistenti, sembrano molto simi<strong>la</strong>ri e semplici; inpratica, quasi sempre l'allestimento del “letto” perl'intonachino si riduce ad una semplice puntaturadegli intonaci sottostanti per ottenere delle tacchedi aggancio.Pochi sono i riquadri dove si nota <strong>la</strong> presenza diuna diversa preparazione con rinzaffo ed arriccio,ad agganciare il paramento murario; quasi sempresi nota invece il mantenimento degli intonaci esistenti,questo forse per sfruttare una superficie giàben stabilizzata o, forse più semplicemente, persbrigare speditamente il <strong>la</strong>voro, senza però valutareche gli antichi intonaci degradati avrebberocontagiato le pitture soprastanti.Re<strong>la</strong>tivamente agli intonachini o veli finali, suiquali sono state stese le cromie, questi presentanotipologie diversificate per componenti e metodiapplicativi; alcune sono composte da impasti dicalce con sabbia, talvolta, viva di fiume e, piùspesso, alluvionale di cava a granulometria più omeno fine e più o meno raffinata dai limi argillosi;raramente si riscontra nel composto anche <strong>la</strong> presenzadi polvere di marmo; più spesso, questa è90


usata come scialbatura di superficie a finire <strong>la</strong> preparazioneprima del<strong>la</strong> spalmata a dorso di cazzuo<strong>la</strong>.Gli spessori, che vanno da un minimo di 2-3 mm.fino a 7-8, sono dati quasi sempre in unico strato,in andamento con giunture delle giornate di <strong>la</strong>voroben visibili; <strong>la</strong> matericità di superficie è generalmenteben lisciata, qualche volta a pennello od adorso di cazzuo<strong>la</strong> e talvolta tirata quasi a marmorino.Solo in alcuni riquadri i contorni del<strong>la</strong> raffigurazionesono incisi nell'intonaco, altre volte riportati apennello.La componente cromatica, normalmente sobrianell'affresco, per <strong>la</strong> limitata gamma di pigmenticompatibili con <strong>la</strong> tecnica, qui lo è partico<strong>la</strong>rmente,essendo ridotta, in pratica, all'impiego delleterre, con esclusione di tutti i colori più pregevoli,quali gli azzurri; ciò probabilmente per il caratterepovero degli interventi e <strong>la</strong> conseguente impossibilitàdi usare colori molto costosi, abitualmenteriservati ai grandi maestri, per Committenti facoltosi.Tuttavia, oltre <strong>la</strong> presenza di terre assai belle e raffinate,si nota un verde molto luminoso.L'esecuzione tecnico-pittorica degli affreschi, ingenerale, è condotta su di un disegno preparatorioper lo più abbozzato direttamente sull'intonacofresco, talvolta riportato anche a spolvero e poigraffito.Il colore è steso prevalentemente a corpo, conpennel<strong>la</strong>te non sempre curate e precise nelle finiture,soprattutto nei panneggi e nei fondali; diverso,invece, per gli incarnati, quasi sempre luminosiin quanto prodotti a ve<strong>la</strong>ture anche su fondomonocromo di terra verde, proprio come eracostume nel pre-rinascimento.Alcuni affreschi sono stati eseguiti in un'unica porzione(giornata), altri invece presentano più ripresee ciò a seconda del<strong>la</strong> cura e del<strong>la</strong> <strong>la</strong>boriositàche richiedevano le raffigurazioni; non sempreperò le giunture sono state fatte con perizia.Molte pitture, o meglio parte di esse, sono statecompletate fuori dal tempo del “buon fresco”,compromettendo <strong>la</strong> corretta carbonatazione e <strong>la</strong>conseguente conservazione; alcune sono state finitea tempera con legante organico.Le condizioni conservative dei dipinti, in questo91


momento, sono molto precarie, anche se noncompromesse, ma certamente in uno stato di predeperimentoirreversibile; <strong>la</strong> zona più ammalorataed a rischio è indubbiamente quel<strong>la</strong> prossima al<strong>la</strong>base delle murature, in special modo nelle vicinanzedel<strong>la</strong> cripta.Per quanto sin qui detto, è facile ricondurre granparte delle cause agli apporti di umidità dovutialle caratteristiche di queste strutture.Il carattere raccogliticcio e poco selezionato deimateriali di costruzione delle murature contenentisali, argille e residui bitumali, assieme ai nitraticonfluiti dai reflui del<strong>la</strong> cripta, tramite l'umiditàambientale assorbita capil<strong>la</strong>rmente dal terreno,hanno costituito sub-strato fertile per l'innesco diuna serie di reazioni chimiche e fisiche dagli effettidevastanti.Infatti, i sali contenuti nelle sabbie non <strong>la</strong>vate esciolti a contatto dell'umidità sono trasmigrati conessa verso l'esterno, ricristallizzandosi in fase diasciugatura.L'aumento di volume delle efflorescenze ha prodottoun effetto dirompente e disgregante dellestrutture materiche interessate da questo fenomenoche, ricreatosi in modo ripetitivo ad ognibagna-asciuga, ha sfaldato gli intonaci sconnettendolidai paramenti murari, provocando scato<strong>la</strong>turee tasche sottointonaco, nonché sgreto<strong>la</strong>menti sfaldandamentie polverizzazione di superficie.All'azione di scol<strong>la</strong>mento degli intonaci (non solodi basamento, ma anche affrescati), ora in gravepericolo di caduta, hanno indubbiamente contribuitole sovraintonacature di ripristino, ma anchequelle degli affreschi stessi che sono andate inricarico degli esistenti, costituendo un corpo spessoratoche, con il tempo, i tensionamenti matericie le diverse sollecitazioni statiche termo-igrometrichehanno, via via, distaccato e reso sempre piùautonomo dal<strong>la</strong> struttura di appartenenza.Certamente sarebbe opportuno stabilizzare quantoprima, con ancoraggi provvisori, le zone più arischio poiché potrebbe anche succedere chequalche ampio strato si stacchi e si frantumi aterra, dato che attualmente <strong>la</strong> crosta d’intonaci ècome appesa, essendo <strong>la</strong> parte bassa ed interna92


priva di coesione ed ancoraggi; anzi, questa, friabilizzandosi,produce materiale di risulta che confluiscein sacche che spingono il tutto all'esterno,quindi al distacco.A carico delle superfici affrescate e delle colorituresi riscontrano sfaldature e friabilizzazione d’intonaco,polverolenza ed esfoliazione di pigmenti, nonchémicro-crettature ed un velo di patina biancastrain superficie; questo in partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> zonainferiore del<strong>la</strong> fascia affrescata ed ai fianchi dell'altare<strong>la</strong>terale ed ancora negli angoli ed in prossimitàdel<strong>la</strong> cripta; in pratica nei punti di maggiorsfogo dell'umidità convogliata anche da corpi inridosso.Nel tempo, infatti, sono stati innescati diversi processidegradanti che hanno prodotto effetti diversinelle varie zone, talvolta con risultati contradditori.L'effetto del<strong>la</strong> solfatazione, ad esempio, trasformandoil legante delle pitture (carbonato di calcio),in pratica in gesso (solfato di calcio) per unareazione con acidi, ha causato il distacco del<strong>la</strong> pitturanelle zone più alte dove il fenomeno era piùaltalenante, mentre, nelle zone dove più ha persistito,i distacchi non si sono verificati perché sisono ricreate, in associazione con altre reazioni,delle ricarbonatazioni in superficie che hannochiuso in un sandwich le cromie originali, ammantandolein una coltre di difficile rimozione.Oltre a quanto esposto, altri gravi danni si sonoperpetrati a carico delle pitture, anche irreversibili,perché hanno comportato <strong>la</strong> perdita di originale.Alcune di queste cause sono risultate congenitenelle specifiche opere, od anche di parte di esse,allorquando l'imperizia o <strong>la</strong> trascuratezza esecutivadell'autore, <strong>la</strong>vorando “fuori tempo”, ha compromessoun'adeguata carbonatazione e l'ancoraggiodei pigmenti, esponendoli nel tempo al faciledistacco.Anche <strong>la</strong> cattiva manutenzione, il pessimo uso dellocale e l'abbandono hanno comportato notevoliguasti con consunzioni, di<strong>la</strong>vamenti, graffiature,scalfitture, ammantamenti di polvere, fumi, imbibizionidi olii, cere e quant'altro può derivare dall'incuriapiù assoluta.Pure le buone intenzioni, non supportate dal<strong>la</strong>93


Partico<strong>la</strong>re del murocon patina bianca insuperficiecompetenza, hanno <strong>la</strong>sciato tracce deleterie, comequando, nell'intento di liberare le pitture dallosporco, queste sono state spazzo<strong>la</strong>te energicamentee <strong>la</strong>vate con acqua; indisconoscibili sono rimastele tracce di pigmenti smossi e riportati da unaffresco all'altro.Tuttavia, si può dire che, complessivamente, ilciclo pittorico dell'Oratorio di San Lorenzo, nonostantegli insulti del tempo e dell'uomo, sia giuntoa noi con una sua unitarietà complessiva apprez-zabile, sia d’impianto che conservativa, non facilmenteriscontrabile in analoghi complessi; inoltre,tale ciclo, pur appartenendo ad un'arte semplice epopo<strong>la</strong>re, è testimone di storia e di cultura diindubbio valore che non può ritenersi di significatosolo locale.Criteri d’interventoE' indubbio che i criteri d’intervento da seguireper il restauro degli affreschi debbano risultareunitari e sovrapponibili con quelli adottabili per ilrisanamento strutturale dell'edificio e debbanotenere conto oltre che del<strong>la</strong> tipologia e dello statoconservativo acquisito dalle diverse componenti,anche del<strong>la</strong> nuova destinazione al<strong>la</strong> quale il beneverrà adibito.Stante tale presupposto, l'intervento di restaurodelle pitture può essere più risolutamente orientatoad un recupero di carattere prioritariamente94


conservativo, senza accanimenti di riproposizioniestetiche artefatte del perduto, non sussistendo piùesigenze devozionali o di culto.Quest'ultime, infatti, talvolta inducono a considerarel'opportunità di risarcire le <strong>la</strong>cune con un ripristinoestetico ricostruttivo (seppure in vari modidifferenziati) delle raffigurazioni mancanti, privilegiando<strong>la</strong> funzionalità dell'immagine sacra all'ortodossiadel puro e semplice salvataggio dell'originaleesistente.Nel caso specifico, trattandosi di pitture che hannosuperato tali esigenze, sembra opportuno adottaredei criteri di restauro preminentemente conservativi,orientando il recupero estetico al<strong>la</strong> rimessa inluce di quanto di originale e di significativo deltempo-vita è sopraggiunto a noi, senza aggregareapporti ricostruttivi di neo-formazione che, bene omale, diverrebbero arbitrari e condizionanti.Il tipo di restauro proposto e da adottare, comunque,non dovrebbe essere neppure rigorosamente“archeologico” perché, schematizzando e ritagliandoquanto rimasto, si rischierebbe di esacerbarneil carattere di reperto, frazionando l'unitarietà parzialedi ogni singo<strong>la</strong> opera e globale dell'interociclo.Nel contesto del recupero dovranno convivere inmodo unitario, ma distinto, tre realtà sovrappostesicol trascorrer degli anni: l'originale rimasto, le<strong>la</strong>cune ed i segni del tempo-vita più significativi,divenuti memoria storica dell'edificio e non solo.Di questi, partico<strong>la</strong>rmente interessanti e meritevolidi essere mantenuti e posti in evidenza, sono alcuneporzioni di affreschi sotto scialbatura, separatida sovraintonacature e da inserti strutturali edancora, numerose scritte epigrafate a marginedelle pitture o graffite sul tessuto pittorico stesso.A livello operativo, le tre diverse realtà sono daricondurre a giusti valori distinti, armonizzandoleed adeguandole alle specifiche appartenenze conneutri modu<strong>la</strong>ti a ve<strong>la</strong>tura sottotono.La stabilizzazione ed il risanamento degli intonaciseguiranno e saranno condizionati, nei tempi enelle metodiche, dagli effetti e dall'assestamentoprodotti dalle medesime operazioni realizzate sullestrutture portanti.95


E' indubbio, tuttavia, che saranno da privilegiaretecniche il più possibile poco invasive, preferendomateriali con caratteristiche simili agli originali.I rilievi diagnostici attuati fino al momento, eseguitiunicamente a vista, seppure supportati da esperienza,certo dovranno essere suffragati da opportunirilievi tecnico-scientifici per poter formu<strong>la</strong>reun progetto di restauro definitivo e dettagliato.Progetto di restauroUna volta effettuato il risanamento statico dellestrutture portanti, sarà neccessario attuare unaricerca delle risalite dell'umidità da eseguire conl'ausilio del<strong>la</strong> banda termica per individuare ipunti di “pescaggio” ed i processi di veico<strong>la</strong>zionee diffusione, rilevando, nei tempi ritenuti opportuni,i dati di un reticolo di riferimento di 50 cm. di<strong>la</strong>to, esteso a tutte le murature.Saranno anche da effettuare preliminarmente delleanalisi chimiche su di una campionatura sistematicaper distribuzione e casistica tipologica, atta averificare <strong>la</strong> presenza di sostanze inquinanti chesono state e sono al<strong>la</strong> base dei degradi.I rilevamenti delle indagini sopradescritte, opportunamentemappati, saranno da confrontare esovrapporre con <strong>la</strong> mappatura dei degradi rilevatia vista in superficie; <strong>la</strong> comparazione dei refertipermetterà una lettura diagnostica efficace del<strong>la</strong>tipologia dei degradi e quindi delle metodiche direcupero da attuare.L'intervento a livello operativo sulle pitture dovràessere protratto, dopo le operazioni di risanamentostrutturali, il tempo necessario per una completastabilizzazione degli interventi eseguiti per unagraduale asciugatura dell'umidità.Uno dei primi problemi da affrontare sarà certamentequello del<strong>la</strong> ricoesione degli intonaci alparamento murario; questi ultimi, già in pericolostatico, potrebbero risentire degli assestamentidel<strong>la</strong> fase di asciugatura.E' questa una delle fasi più importanti che necessitadi attente considerazioni sul<strong>la</strong> situazione delleopere su cui intervenire, in quanto metodichetroppo invasive potrebbero introdurre nuove forzeche porrebbero a rischio gli equilibri acquisiti ed96


oramai stabilizzati, anche se diversi da quelli originali.L'introduzione di nuovi materiali coesivi, soprattuttose costituiti da prodotti con tendenza a “filmare”,alterano l'areazione delle zone in cui divengonooperativi, sconvolgendo gli equilibri anchedelle zone limitrofe.Per <strong>la</strong> stabilizzazione degli intonaci decoesi dalparamento murario, uno dei sistemi che hannodato buoni risultati è quello dei chiodi di maltinache ricollegano le due componenti senza vinco<strong>la</strong>rlein modo rigido e senza caricarle di materialiestranei.L'operatività del metodo consiste nell'eseguire deipiccoli fori che con ango<strong>la</strong>zioni diverse, partendoda punti già <strong>la</strong>cerati del<strong>la</strong> superficie pittorica, raggiungano<strong>la</strong> struttura muraria sottostante, in dettifori viene poi inserita una picco<strong>la</strong> armatura difibre naturali, od artificiali e quindi iniettate dellemaltine di calce naturale simili alle originali, solorinforzate con aggiunta di un minimo di resinaacrilica per meglio legare ed e<strong>la</strong>sticizzare i nuoviinserti.Con questo sistema si ripristina un collegamentoefficace e soprattutto non si alterano gli equilibridi areazione e di carichi esistenti che potrebberoinnescare altri processi di degrado.Anche nel recupero del<strong>la</strong> coesione degli intonacifriabilizzati e dei pigmenti che spolverano, in partico<strong>la</strong>redove il problema è causato dal<strong>la</strong> presenzadi sali cristallizzati, è opportuno intervenire concarbonato di ammonio e bario, ricreando il legantealterato con un processo già ampiamente sperimentato.Il carbonato di ammonio, infatti, trasformando icristalli salini dei solfati, in solfato di ammonio,produce una riduzione di volume del<strong>la</strong> massa incui detti sali erano inglobati ed agevo<strong>la</strong> il recuperoin sede del<strong>la</strong> materia in degrado; dopo di che, conl'apporto dell'idrato di bario si produce il solfatodi bario: prodotto stabile, non più disponibile aperpetuare i cicli salini degli iniziali solfati.Col trascorrer del tempo, inoltre, il solfato di bario,per reazione con l'anidride carbonica dell'aria sitrasforma in carbonato di bario: un consolidante97


simile all'originale carbonato di calcio.Per le zone più umide possono essere utilizzateanche maltine di calce idraulica naturale che, all'elevatatraspirabilità, uniscono <strong>la</strong> tipica capacità diconsolidare pure in presenza di umidità.Nel recupero delle pitture, le operazioni di pulituranon dovranno prevedere solo l'asporto deidepositi di superficie, ma anche l'arresto dellecause che li hanno prodotti: spesso si tratta dicause elementari, ma più frequentemente di unacombinazione di processi deterioranti che debbonoessere focalizzati e quantificati prima di ogniintervento, attraverso analisi chimiche di campionatureopportunamente individuate.Con tali indagini, tuttavia, non si dovrà analizzarein modo ossessivo ogni minimo partico<strong>la</strong>re, mapiuttosto si dovranno ricavare indicazioni sui fenomeniavvenuti e su quelli in atto, per meglio metterea punto <strong>la</strong> metodica d’arresto e di risanamentomaterico, di ripristino estetico e di profi<strong>la</strong>ssi dimantenimento.Tra le principali cause di deterioramento delle pitturein esame, si rileva, anche se in modo noneccezionalmente invasivo, <strong>la</strong> presenza di solfatazionicon gli indisconoscibili fenomeni che neltempo si sono perpetuati in causa ed effetto semprepiù serrati e devastanti.L'alveo<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong> crettatura, <strong>la</strong> friabilizzazionedegli intonaci e delle cromie, nonchè l'umidità dicortina sono <strong>la</strong> risultante di un ciclo continuo cheha fatto da supporto ideale per depositi di ognigenere di sporco che, a sua volta, si è rive<strong>la</strong>tosubstrato perfetto per processi biologici di proliferazionedi batteri, funghi, alghe e così via.Un prodotto mirato, per <strong>la</strong> pulitura di tale casisticadi materia, è costituito dal carbonato di ammonioapplicato mediante impacchi a mezzo di un supportantedi polpa di legno con interposizione dicarta giapponese.Tale metodo ha il vantaggio di consentire <strong>la</strong> rimozionedi una vasta gamma di sostanze attraversoun'azione fisica, più che per reazione chimica, connotevoli vantaggi sia perché si evitano combinazionie processi reattivi nei confronti del substratopittorico (malta, colore, leganti), sia perché il98


materiale da asportare viene semplicemente rigonfiatoe mantenuto in sospensione dal potere assorbentedel supportante, evitando che un’eccessivafluidificazione possa portare detto sporco all'internodel<strong>la</strong> porosità del<strong>la</strong> pittura, offuscando<strong>la</strong> inmodo irrecuperabile.La metodica dovrà essere gestita con attenzionesoprattutto <strong>la</strong>ddove i pigmenti delle cromie risultanopartico<strong>la</strong>rmente polverulenti od in degrado; inquesto caso sarà da valutare anche l'opportunità diattuare un pre-fissaggio che, similmente, potrebbeessere parimenti opportuno per ambiti finiti a tempera.Le zone con depositi di cere saranno da trattarecon l'ausilio di micro-getti di vapore acqueo che,emulsionando e coaugu<strong>la</strong>ndo in superficie dettesostanze, le scorpora dal tessuto pittorico, rendendoleasportabili.Non essendo presenti colori a base di rame qualil'azzurrite o <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>chite, non dovrebbero essercipartico<strong>la</strong>ri controindicazioni all'uso del carbonatodi ammonio quale pulente.L'uso invece del<strong>la</strong> mista AB57, pur restando validaper le zone con presenza di efflorescenze di carbonatodi calcio (trasudazioni dagli intonaci sottostanti),è da control<strong>la</strong>re rigorosamente nei tempi,in quanto <strong>la</strong> natura acida, soprattutto per <strong>la</strong> presenzadel EDTA, può facilmente intaccare il residuolegante delle pitture.E' indubbio che l'azione più radicale per <strong>la</strong> neutralizzazionedei sali nelle strutture e dei conseguentieffetti sulle pitture sta, fondamentalmente e perquanto possibile, nell'iso<strong>la</strong>mento delle fonti inquinantied ancor più nel<strong>la</strong> limitazione del<strong>la</strong> presenzadi acqua in qualunque forma fisica, in quanto,questa è l'elemento portante e supportante deiprincipali fenomeni di degrado.Infatti, considerato che è impossibile eliminaretutte le contaminazioni da sali, in partico<strong>la</strong>re diquelli già presenti nelle spesse murature, nonasportabili con <strong>la</strong>vaggi o bloccabili con impermeabilizzazioni,poiché si produrrebbe il risultato contrario,riinnescando processi di efflorescenze eforze di spinta dall'interno all'esterno veramentedeleteri; il rimedio più efficace, come detto, resta99


quello di “conge<strong>la</strong>re i sali” facendo loro mancarel'elemento dissolvente e veico<strong>la</strong>nte: cioè l'acqua.Vi sono in commercio dei prodotti specifici antisaleche aiutano ad “incapsu<strong>la</strong>re” i sali e quindi arenderli inattivi, pur restando accorpati alle murature.Comunque, una delle metodiche per interromperegli effetti in superficie delle salinazioni in atto erimediare, in parte, ai danni arrecati al legante dicarbonato di calcio, resta indubbiamente quellodell'impiego dell'idrossido di bario.Tale sistema d'intervento risulta utile anche nelrecupero delle micro-crettature del velo di carbonatodi calcio di superficie usurato e sbiancato.Il recupero p<strong>la</strong>stico dell'unità di superficie dovràessere eseguito con partico<strong>la</strong>re diligenza perché,oltre che colmare le <strong>la</strong>cune (perdite, fenditure,increspature, erosioni, ecc.), assolve anche al<strong>la</strong>funzione di stabilizzare gli intonaci e di eliminaregran parte di quelle “ferite” del tessuto del<strong>la</strong> pittura,attraverso le quali facilmente si potrebberoinserire, con il tempo, nuovi processi contaminantie degradanti.I risarcimenti dovranno essere gestiti in mododiversificato per matericità e livello di superficieda raggiungere, le specifiche soluzioni da adottaredovranno essere determinate una volta assuntauna precisa mappa dello stato delle opere, intesenel contesto globale dell'intero ciclo.I materiali da usare dovranno essere scelti traquelli già presenti e cioè: idrossido di calce, sabbia,polvere di marmo, in granulometrie adatte,non trascurando di prendere in considerazioneanche le malte di calce idraulica, ottime se usateopportunamente; ciò dovrebbe garantire unamigliore amalgama ed assonanza con quelli originali.Come già accennato nei criteri d'intervento,obbiettivo finale dell'integrazione pittorica dovràessere quel<strong>la</strong> di contribuire a ricondurre ad uncorretto rapporto quel<strong>la</strong> sequenza di valori formalie pittorici alterati o perduti per le consunzioni deltempo, ripristinando <strong>la</strong> lettura unitaria ed omogeneadelle opere, secondo gli originali impianti.Le integrazioni non dovranno tuttavia risultare100


invasive degli originali e, tanto meno, produrreinvenzioni formali nell'intento di colmare le <strong>la</strong>cuneo nel voler cancel<strong>la</strong>re, a tutti i costi, i valori che iltempo ha <strong>la</strong>sciato inciso sul tessuto pittorico e chesono divenuti ormai caratteri e testimonianze deltempo-vita.Precise finalità e limiti pertanto, dei risarcimentipittorici dovranno essere quelli di alleggerire edamalgamare l'impatto delle <strong>la</strong>cune nel contestodell'originale circostante, recuperandole in modopiù o meno ricostruttivo in funzione del<strong>la</strong> lorotipologia materica (perdita, abrasione ecc.), delleloro caratteristiche formali (ampiezza, dislocazione,incidenza, deducibilità del perduto, ecc.).Limiti inderogabili restano comunque: <strong>la</strong> differenziazionedelle integrazioni dagli originali, con possibilitàdi distinzione per trattazione e per distanzae l'utilizzo di pigmenti temperati con legantereversibile.Nello specifico, a livello operativo, nelle microperditeed abrasioni limitate, si potrà intervenirecon semplici ve<strong>la</strong>ture di colore, intonate alle cromieoriginali, mentre, per zone con perdite totali,si potranno eseguire delle tinte neutre sottotono,sensibilizzate ai valori cromatici circostanti.Una tipologia più mirata delle reintegrazioni daattuare sarà decisa e messa a punto con il progettoesecutivo di restauro e, ancor meglio in sede operativa,confortati anche dai dati a quel tempoassunti e dalle indicazioni dei Funzionari del<strong>la</strong>Soprintendenza, preposti all'alta sorveglianza dei<strong>la</strong>vori.ALTARE DELLA PIETA'Descrizione analiticaA metà del<strong>la</strong> navata, addossato al<strong>la</strong> parete di sinistraentrando, è locato l'altare del<strong>la</strong> Pietà.Esso venne eretto nel<strong>la</strong> prima metà del '700, quandol'Oratorio, dopo <strong>la</strong> partenza dei Padri Eremiti,era officiato dagli Olivetani del<strong>la</strong> Chiesa parrocchiale.I Conti Rizzini vennero in possesso del<strong>la</strong> Chiesettain quanto compresa nei molti beni da essi acqui-101


stati, in seguito alle soppressioni di congregazionireligiose ad opera dell'Impero d'Austria. L'idea diadibirlo a mausoleo di famiglia nacque successivamente.E' documentato che <strong>la</strong> cripta funerariavenne predisposta nel 1808 da Luigi. Non esistevaal tempo dei Padri Eremiti: non era loro consuetudineattuare sepolture di questo tipo. La eseguironoex-novo i Rizzini. Appare certo, comunque,che l'altare settecentesco intito<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> Pietà avevacome tema il suffragio dei defunti.La scena del<strong>la</strong> Madonna con il Cristo e le PieDonne era una raffigurazione ad affresco preesistentesul<strong>la</strong> parete, dislocata nel contesto del<strong>la</strong>fascia del ciclo pittorico votivo, più antico di tresecoli, ma per l'occasione adattata con l'aggiunta,nel<strong>la</strong> parte alta, sullo sfondo del<strong>la</strong> Gerusalemmeliberata, del<strong>la</strong> raffigurazione del Trionfo del<strong>la</strong>Croce; il tutto racchiuso in un’ancona ed elevata asimu<strong>la</strong>cro devozionale.L'altare è composto dal basamento, artico<strong>la</strong>to daun fondale a parete culminante con i gradoni diappoggio dell'edico<strong>la</strong> e da un più stretto corpomensa dal fronte a setto poligonale appena strombato,con antistante predel<strong>la</strong>.Il prospetto è ulteriormente movimentato da p<strong>la</strong>stichemembrature architettoniche ed impreziositoda raffinati ornati di stucco a finta tarsia marmoreache scandiscono e rimarcano il susseguirsi delleripartiture.Queste arabescano geometricamente tutte lesuperfici, accentuando <strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> mensa.Ai fianchi, ripetuti motivi di mensole con terminalia spirale serrano e disegnano l'elegante profilo,predisponendo il basamento al raccordo con l'unitàsoprastante.La strutturazione è in muratura di mattoni in cotto,legati con malta di calce e sabbia, l'esecuzione èmolto diligente, così come curata appare quel<strong>la</strong>degli stucchi a finto intarsio marmoreo.L'elemento del retro-altare, invece, è <strong>la</strong> componentepiù interessante del complesso.Costituito da un'ancona in legno scolpita ed intagliatacon decori policromi dorati e <strong>la</strong>ccati, siinnalza dai gradoni del basamento con edico<strong>la</strong> aparete, incorniciando il citato affresco.102


E' questa un'opera veramente interessante chesembra provenisse dal<strong>la</strong> locale antica parrocchiale,dal<strong>la</strong> quale probabilmente era stata rimossa inseguito ai <strong>la</strong>vori di ampliamento.L'opera, imponente per misure (cm.220x300) edeffetto scenico, è veramente splendida per concezionee fattura; strutturalmente è costituita da unordine architettonico con colonne a fusti decorati,capitelli corinzi e trabeazione con soprastante timpanospezzato (romanata), al centro del qualecampeggia il busto di Dio Padre.Stato conservativoCome per il complesso dell'Oratorio, anche l'altarepresenta problemi di conservazione del corpo inmuratura, ricalcando parimenti quelli delle strutturedell'edificio, qui aggravati dal maggior potereigroscopico dei mattoni in cotto e dalle finiture astucco in finto marmo, poco traspiranti.Gli effetti delle efflorescenze saline affiorate edesplose in superficie risultano numerosi, soprattuttoai <strong>la</strong>ti e coinvolgono, con decoesioni e sbricio<strong>la</strong>menti,gli intonaci se non addirittura parti strutturali.L'ancona lignea ha riportato danni in prevalenzacongeniti al<strong>la</strong> natura stessa dell'opera, anche se glielementi scatenanti sono da ricondurre sempreall'insalubrità ambientale.Infatti, a differenza degli affreschi che per naturasono costituiti da un corpo matericamente armonico(struttura, intonaco, colore), quindi a reazioneomogenea alle diverse sollecitazioni, l'ancona è unmanufatto composito sia per assemb<strong>la</strong>ggi strutturaliche per aggregazione tecnica e materica, quindia reazione differenziata nelle diverse componentie talvolta auto-disgreganti.La struttura in essenza di frutto, probabilmentepero, è l'insieme corretto di più elementi dispostiin modo da controbi<strong>la</strong>nciare i movimenti naturalidelle sollecitazioni esterne, come dimostra appunto<strong>la</strong> scelta di un legno in “pasta” e l'accorpamentodi più componenti per strutturare i corpi più massiccicon svuotamento degli interni.Anche le imprimiture di substrato preparatorio aidecori di superficie (dorature e <strong>la</strong>ccature) sono103


L'imponente ancona(sec. XVII) in legnoscolpito dorato e <strong>la</strong>ccatoè collocata sul<strong>la</strong>parete nord e sorrettadall'altare settecentesco.È evidente <strong>la</strong> presenzadegli arredi sacri edalcuni ex-voto, inparte ora scomparsiPartico<strong>la</strong>ri dell'anconascolpita in legno doratoe <strong>la</strong>ccato:1- La figura del DioPadre, collocata alcentro del timpano.state applicate con cura, ottenendo un validoaggancio interponendo veli di te<strong>la</strong>, in corrispondenzadelle giunture, per ammortizzare i sottostantimovimenti strutturali.Tanta cura e diligenza esecutiva poco hanno potutodi fronte al<strong>la</strong> deleteria aggressione del tempo edelle pessime condizioni ambientali.L'umidità, infatti, imbibendo i legni, li ha portati aduna serie ininterrotta di di<strong>la</strong>tazioni e restringimentiin rapporto ai ripetuti bagna-asciuga; <strong>la</strong> stessa cosasi è ripetuta per il legante di col<strong>la</strong> organica deigessi e delle imprimiture; ma, poiché i tempi tra2- Capitello ligneo riccamente<strong>la</strong>vorato.3- Parte centrale del<strong>la</strong>colonna, finementescolpita e <strong>la</strong>ccata.104


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causa ed effetto su queste componenti non coincidevano,anzi divergevano, trattandosi di materialia sensibilità e ad esposizione diverse, ne sono scaturitealterazioni degli originali equilibri, soprattuttoa carico dello strato più sollecitato e debole disuperficie.A carico degli ornati, i processi di degrado si sonoinnescati per l'azione dell'umidità sul legante checompatta i gessi delle imprimiture e le aggancia alsupporto ligneo; detto legante costituito da col<strong>la</strong>di ge<strong>la</strong>tina animale, quindi di natura organica, ha<strong>la</strong> peculiarità (e per questo era usata) di rigofiarsia contatto dell'umidità, di<strong>la</strong>tandosi assieme ai suoieccipienti (gessi, pigmenti, ecc.) ed in ciò seguendoe soprattutto ammortizzando i diversi movimentidei legni sottostanti, garantendo così unacalco<strong>la</strong>ta stabilità.Qualora però il fenomeno si ripeta in modo troppoaccentuato ed in tempi troppo serrati, si verificanodi<strong>la</strong>tazioni e restringimenti contrapposti allediverse profondità.In questa evenienza si attua un vero e propriodisarcionamento dei due corpi.L'interca<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> fase di asciugatura è il momentopiù deleterio del degrado, infatti, iniziando forzatamentedagli strati più esterni, comporta una ricompattazionedel<strong>la</strong> materia di<strong>la</strong>tata di superficie, siaper l'espulsione dell'umidità, sia per <strong>la</strong> riattivazionedel<strong>la</strong> forza di coesione del<strong>la</strong> col<strong>la</strong> <strong>la</strong> quale,contrariamente a quel<strong>la</strong> in profondità, forza ilrestringimento oltre <strong>la</strong> strutturazione originale, finoa creare, prima un'infinita ragnate<strong>la</strong> di crettatureche frazionano <strong>la</strong> crosta in tante piccole isole e,successivamente, producendo il loro scol<strong>la</strong>mentodal supporto, quindi l'arricciamento ed, infine, ildistacco e <strong>la</strong> caduta.Con l'umidità si sono innescati, soprattutto a caricodel<strong>la</strong> col<strong>la</strong> di natura organica, anche attacchi dimicrobatteri che hanno decomposto <strong>la</strong> sostanza,con perdita di potere coesivo e conseguente <strong>la</strong>ssamentoe polverizzazione degli eccipienti.Tale degrado, con il tempo, si è esteso anche ailegni promuovendo marciscenze e facilitando l'azionedi insetti xilofagi.Attualmente, le condizioni conservative generali106


dell'ancona, se pur gravi, non sono compromesse,in quanto le perdite di originale sono ancora contenutee soprattutto perché, in fondo, proprio inquesta situazione precaria ha acquisito una suastabilità.Tuttavia, il momento più critico del restauro diquesto manufatto sarà proprio il controllo del suostato nel passaggio ed adeguamento dall'ambientazionetermoigrometrica attuale a quel<strong>la</strong> che saràad ambiente risanato e che purtroppo, problemanel problema, non si può conoscere a priori peranticiparne l'adattamento.Progetto di restauroUna delle primissime operazioni da eseguire nelrestauro dell'Oratorio, dopo i rilievi termoigrometriciambientali, è quello di rimuovere l'anconadal<strong>la</strong> sua sede e, previa stabilizzazione di parti inpericolo di caduta, trasportar<strong>la</strong> in un <strong>la</strong>boratoriocon camera climatizzata dove, ad iniziali condizioniclimatiche del<strong>la</strong> primaria sede, faccia seguito unadeguamento alle condizioni che il medesimo originaleambiente, via via, aquisirà dopo il risanamento.Ciò, chiaramente, per evitare nuovi traumid’ambientazione in sede di ricollocazione.I <strong>la</strong>vori di restauro faranno seguito, paralle<strong>la</strong>mente,al<strong>la</strong> fase di assestamento climatico e sarannoorientati anche dai dati di un'indagine conoscitivavisiva e chimica dei materiali, loro condizioni efenomeni degradanti in atto.Partico<strong>la</strong>re cura si dovrà avere nel scegliere itempi ed i modi di ricondurre in sede le crostined'imprimitura con soprastanti cromie e doraturesollevate ed in pericolo di caduta.Per questa fase, dopo aver atteso che un giustogrado di asciugatura abbia ripristinato gli originalispazi di riscontro nel supporto delle croste rialzate,si attua un fissaggio mediante l'applicazione dicolletta di ge<strong>la</strong>tina animale, previa interposizionedi velina giapponese che prima ferma le croste indegrado e poi le riconduce in sede.La metodica messa a punto per altri casi analoghiè sempre risultata esemp<strong>la</strong>re per l'efficacia raggiuntain quanto sfrutta proprietà sinergetiche dipiù materiali: <strong>la</strong> col<strong>la</strong> e l'acqua di dispersione per107


ammorbidire ed agganciare le crostine e le velinegiapponesi che, restringendosi ed accorpandosial<strong>la</strong> superficie durante l’asciugatura, ricompongonogli scol<strong>la</strong>menti.Nel<strong>la</strong> fase terminale di stabilizzazione del<strong>la</strong> materia,spesso risulta molto efficace <strong>la</strong> metodica delsottovuoto praticata per settori, od anche, più semplicemente,l’azione pressoria di un termocauterio.La fase del<strong>la</strong> pulitura contemplerà l'asporto di ogniaggregato non di pertinenza dell'opera, fino ariportare in luce le cromie, le dorature e le <strong>la</strong>ccatureoriginali, senza però eccedere in profondità,anche per garantire omogeneità tra le zone più omeno segnate dal<strong>la</strong> consunzione del tempo-vita.Partico<strong>la</strong>re attenzione sarà da riservare anche alrisanamento materico e strutturale del complessosupporto, utilizzando prodotti specifici e col<strong>la</strong>udati,sia per le disinfestazioni da batteri, muffe, insettixilofagi, che per il consolidamento delle zoneinconsistenti da ricompattare con graduali e ripetuteimbibizioni di resine.Le specificità dei prodotti da impiegare saranno dadefinire in sede di stesura del piano operativo, al<strong>la</strong>luce anche dei referti di approfondimenti visivi,chimici e di campionature.Anche le parti strutturali mancanti saranno da reintegrareper le componenti indispensabili al sostegnoe stabilizzazione del complesso, mantenendoleformalmente sintetiche e matericamente differenziatedagli originali.Diversamente, le parti mancanti dei model<strong>la</strong>ti dipiccole entità dovrebbero restare tali, come segnidel tempo-vita.Il recupero estetico dei decori pittorici (dorature,<strong>la</strong>ccature, cromie), invece, sono da gestire omogeneizzandole <strong>la</strong>cune con ve<strong>la</strong>ture in sottotono aivalori di appartenenza nello stato di fatto in cui sitrovano.Così, dove le cadute di crosta sono a livello delsupporto ligneo, questo è da conservare a vistacome valore neutro; dove invece le <strong>la</strong>cune sono alivello superiore (imprimitura bolo), pur rispettandolo stato acquisito e le specifiche peculiaritàmateriche e cromatiche di appartenenza, sarannoda mediare con ve<strong>la</strong>ture sottotono là dove l'impat-108


to con gli originali soprastanti sconvolgesse il correttoordine di valori.Le consunzioni od abrasioni dei decori di superficie,dove il supporto pittorico è però ancora originale,sono da attenuare semplicemente con ve<strong>la</strong>ture,adeguate alle cromie di appartenenza o sensibilizzatea quelle circostanti, a seconda se trattasidi microperdita o di <strong>la</strong>cuna più ampia.Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> parte inferiore dell'altare strutturatoin muratura, il restauro dovrà ripercorrereparalle<strong>la</strong>mente le fasi di risanamento delle struttureperimetrali dell'Oratorio, in quanto le problematicheconservative sono identiche, anzi, forse quiaggravate per il maggior ristagno di umidità, dovutosia al<strong>la</strong> maggior presenza di materiale altamenteigroscopico (mattoni con i quali è costruito l'altare),sia per il ridosso dei due corpi (altare, muraturaperimetrale) che limita notevolmente <strong>la</strong> fuoriuscitadell'umidità.In fase di restauro strutturale, sarebbe opportunovalutare <strong>la</strong> possibilità di creare sul retro dell'altaredegli spazi di areazione che, smaltendo più facilmentel'umidità, ne consentirebbero un risanamentopiù celere ed una maggior conservazione futura.Diversamente, ogni <strong>la</strong>voro di ripristino risulterebbeinutile nel volger di poco tempo.Com’è già stato detto, l’altare ha riportato alcunegravi perdite strutturali, dovute anche ad atti vandaliciche, in un concetto di recupero, seppureconservativo, sono da risarcire in quanto menomanol'idea dell'insieme funzionale ed estetico.La ricostruzione sarà pertanto da condurre filologicamente,differenziando l'integrato dall'originale,mediante una diversa trattazione materica disuperficie.Le zone con perdita delle decorazioni in stucco afinta tarsia marmorea si integreranno, risarcendo alivello, con stucco di tinta neutra sottotono.Le microperdite, invece, saranno da risarcire amimetico, sia per <strong>la</strong> componente p<strong>la</strong>stica, che perquel<strong>la</strong> cromatica; per questa, tuttavia, si dovrannoutilizzare coloriture di superficie ad acquerello.109


Vista interna del presbiteriocompletamentespoglio. I pochiarredi rimasti sonostati spostati al fine disalvarli dall'incuria edalle appropriazioniillecite.ALTARE MAGGIOREDescrizione analiticaSituato al centro del<strong>la</strong> zona presbiteriale è completamentedi muratura.Non dovrebbe essere l'altare originale che probabilmentesi trovava in posizione più avanzata nelpresbiterio ad abside emiciclica; lo fanno supporregli speroni nel<strong>la</strong> muratura delle pareti <strong>la</strong>terali.L'altare attuale è stato eseguito p<strong>la</strong>usibilmente nelXVII secolo.Di estrema semplicità formale, allo stato attualenon presenta alcun pregio oltre ad una scarnalinearità ed elementari decori.Da documenti, tuttavia, emerge che esisteva unpagliotto, ad olio su te<strong>la</strong>, rappresentante S. Lorenzoin piedi, con palma e gratico<strong>la</strong>, entro una fitta decorazionecon due vasi e racemi al<strong>la</strong> grottesca.Questo pagliotto (cm.195x95) risaliva al primoSettecento e ne sostituiva uno precedente in corame.110


Pagliotto dell'altareprincipale dipinto atempera su te<strong>la</strong> e raffiguranteil Santo tito<strong>la</strong>redell'Oratorio.Pagliotto dell'altareprincipale:partico<strong>la</strong>re di un vasodi fiori facente partedel<strong>la</strong> più ampia decorazionea motivi floreali.Stato conservativoE' completamente spoglio, manca pure di partistrutturali quali: il piano mensa ed il tabernacolo,oltre agli arredi dispersi.Progetto di restauroRiprendendo i criteri d'intervento esposti per ilrecupero dell'altare del<strong>la</strong> Pietà qui si deve risanare<strong>la</strong> struttura e da ripristinarne i dissesti integrandone,sia pure in modo differenziato, le perdite strutturali.111


Statua lignea di SanLorenzo, tito<strong>la</strong>redell'Oratorio.Opera molto espressiva,in origine completamentedipinta. Lapessima conservazioneha determinato leattuali precarie condizioniconservative.Tale interessantissimaopera è databile tra <strong>la</strong>fine del 1.500 e gliinizi del 1.600.112


STATUA <strong>DI</strong> <strong>SAN</strong> <strong>LORENZO</strong>Descrizione analiticaE' una scultura lignea che si trovava in un'alta nicchiaposta nel<strong>la</strong> parete di fondo del presbiterio;negli ultimi tempi, per sottrar<strong>la</strong> alle ingiurie deltempo e degli uomini è stata trasferita nel<strong>la</strong> canonicaparrocchiale; purtroppo però non è stata adottataalcuna precauzione di climatizzazione e, quindi,non si è in grado di stabilire se questa operazionesia stata di effettivo giovamento.Raffigura il Santo patrono dell'Oratorio, in piedi, amisura pressoché reale (cm. 140) che presenta l'attributodel martirio.E' un'opera piuttosto possente ed espressiva anchese di fattura non raffinata; in origine era decoratacon cromie che purtroppo però allo stato attualesono, in parte, perdute.Stato conservativoI danni a quest'opera, gravissimi ed irreversibili, ingran parte sono derivati dalle imbibizioni di acquapiovana che, perco<strong>la</strong>ndo dall'oculo posto sul<strong>la</strong> verticaledel<strong>la</strong> nicchia, ha imbevuto i legni e le muraturecircostanti di acque cariche, spesso, anche disostanze corrosive e putrescenti, inquinate da residuidi fuliggini, da guano ed altro.L'effetto è stato disastroso; infatti le cromie si sonostaccate in buona parte ed addirittura alcune zonedel<strong>la</strong> struttura lignea sono andate completamenteperdute per marcitura e successiva friabilizzazione.Criteri d'interventoI criteri d'intervento da adottare ricalcano quelliesposti per il restauro dell'ancona: in questo caso,però, non si prevedono integrazioni strutturali poichéalcune parti mancanti (es. mano destra) nonsono importanti e non incidono in modo rilevantesul<strong>la</strong> corretta lettura dell'insieme, ma rientrano inun concetto di segni del vissuto del manufatto.Progetto di restauroCome detto, purtroppo <strong>la</strong> statua è stata rimossa etrasportata in altra sede, senza programmarne un113


corretto e progressivo adeguamento al<strong>la</strong> nuova climatizzazionee ciò ha aggiunto danni piuttostogravi ai danni già esistenti.Il clima secco del<strong>la</strong> nuova ambientazione ha creatoun violento e repentino inaridimento degli stratiperiferici dell'opera, con arricciamento delle crostinedi cromie superstiti, oltre a fenditure e friabilizzazionedei legni, con situazione che, via via, si èsempre più aggravata mentre l'asciugatura scendevanegli strati più profondi. Operazioni preventive,quindi, all'intervento vero e proprio riguarderannoprioritariamente il fissaggio e consolidamentodelle parti strutturali e cromatiche in pericolo dicaduta e <strong>la</strong> contemporanea riclimatizzazione delmanufatto, secondo i dati del<strong>la</strong> sede definitiva(Oratorio). Altre operazioni preliminari all'interventoriguarderanno l'esecuzione delle analisicampione re<strong>la</strong>tive alle caratteristiche dei materialioriginali presenti, del loro stato di salute e delleaggregazioni assunte nel tempo, per mettere apunto lo specifico piano d'intervento.A livello operativo, asportati tutti gli aggregati disuperficie più evidenti senza mettere a rischio <strong>la</strong>stabilità degli originali, si inizieranno le operazionidi fissaggio con velinature protettive delle cromieresidue e colletta di ge<strong>la</strong>tina organica, onde far riadagiarele crostine rialzate, con medesima metodicae principio sopra esposti per l'ancona.Successivamente, sarà da bonificare <strong>la</strong> struttura inlegno mediante disinfestazioni e consolidamentidel<strong>la</strong> materia ed in partico<strong>la</strong>re dove ha perso consistenzae rischia di frantumarsi.I prodotti d’impiego meglio si potranno individuarein sede di stesura del progetto esecutivo, al<strong>la</strong>luce dei dati di analisi, di campionature e delleindicazioni del<strong>la</strong> Soprintendenza.Il recupero estetico riguarderà unicamente l'adeguamentodi eventuali alterazioni che possanoincidere nel contesto di una corretta lettura dell'immagine.114


ARRE<strong>DI</strong> E MOBILI VARIDescrizione analiticaGli arredi mobili rimasti nell'Oratorio sono damantenere se si vuole ricomporre un'unità storicaed estetica dell'ambiente, anche se non tutti sonodi pregio artistico.I manufatti reperibili da recuperare sono: <strong>la</strong> ba<strong>la</strong>ustra-inginocchiatoio,in legno di noce che delimitalo spazio antistante l'altare del<strong>la</strong> Pietà; due banchiper i fedeli, in legno di abete; <strong>la</strong> grata in legnotraforata ed intagliata dell'oculo-matroneo; le dueporte del presbiterio in <strong>la</strong>rice; un'angoliera inlegno di pioppo; <strong>la</strong> predel<strong>la</strong> dell'altare maggiore;tre cartegloria intagliate e dorate; due reliquiari astelo argentati; un crocefisso; tre piccoli ex-votodipinti ad olio su te<strong>la</strong>.Criteri di interventoTra questi manufatti non ci sono opere di rilevanzaartistica partico<strong>la</strong>re e neppure elementi cheabbiano peculiarità significative tali da richiederemodalità di conservazione e di recupero diverseda quelle già esposte in precedenza.Ba<strong>la</strong>ustra-inginocchiatoioLa ba<strong>la</strong>ustra in legno di noce, con dipinti fintiintarsi geometrici, è un manufatto dimensionalmentemolto consistente ed è coevo dell'altaredel<strong>la</strong> Pietà che cinge e delimita.E' composto da due elementi ango<strong>la</strong>ri lunghi complessivamentenove metri circa; è costituito da unpiano inginocchiatoio e da un frontale a giornocon colonnine doriche seriali. Globalmente si presentaancora in buono stato di conservazione, solonelle zone a terra <strong>la</strong> materia è in disfacimento; l'usuraed i maltrattamenti hanno <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong>cerazionie qualche <strong>la</strong>cuna e soprattutto sporco stratificato.Necessita di risanamento e consolidamento materico,nonché di risarcimento delle parti strutturaliatte a garantirne <strong>la</strong> perfetta stabilità.A livello estetico, dopo <strong>la</strong> pulitura non troppoprofonda, sarà da verniciare con <strong>la</strong>cca a tampone.115


Parte dell'altare <strong>la</strong>teralecon reliquiari ed exvoto.Sullo sfondo l'affrescoche raffiguraCristo sul<strong>la</strong> via delCalvario.Parte dell'altare maggiorecon Crocefisso,reliquiari in legno,cande<strong>la</strong>bri ed ex-votovari. Sullo sfondo,nel<strong>la</strong> nicchia, <strong>la</strong> statualignea di San Lorenzo.116


Uno dei banchi inlegno d’abete con <strong>la</strong>scritta dell’offerente.BanchiI banchi, in legno di abete, se pure appaiono solidi,sono in verità strutturalmente dissestati dal cattivouso, invece matericamente hanno resistitomeglio agli attacchi dell'umidità.Dopo un ripristino strutturale, devono essere pulitimantenendo i nomi degli offerenti che riportanoeffigiati e devono essere parimenti verniciati con<strong>la</strong>cca a tampone.Porte del presbiterioLe due porte <strong>la</strong>terali all'altare maggiore sono inlegno di <strong>la</strong>rice; non sono molto dissestate e dopoil ripristino strutturale sono da riportare alle cromieoriginali.Predel<strong>la</strong> dell'altare maggiorePrima di procedere al recupero del<strong>la</strong> predel<strong>la</strong> dell'altaremaggiore, sarà opportuno verificarne lostato materico e, nel caso emerga che è troppofatiscente, si potrà sostituir<strong>la</strong> con una nuova, inquanto è un elemento di esclusivo servizio funzionale.Grata dell'oculo-matroneoInvece, <strong>la</strong> grata dell'oculo-matroneo, che giacedivelta e dispersa in vari angoli del<strong>la</strong> Chiesa, acausa di improvvidi atti vandalici è da ricomporree ricollocare nel<strong>la</strong> sua originale sede.117


Reliquiari in legnoscolpito e dorato:sono molto intaccatidall'umiditàReliquiari - cande<strong>la</strong>bri - cartegloria -crocefisso - ex-votoLe tre cartegloria, i due reliquiari ed il piccolo crocefissohanno riportato gravi danni ai decori inoro, già in tempi lontani e ciò aveva indotto aripetuti ripristini con sovracoloriture di porporinaed altro; in questo momento sembra necessarioprocedere preliminarmente al consolidamento edal fissaggio dell'esistente asportando ogni aggregato,dopo di che si debbono riportare al<strong>la</strong> luce glioriginali rimasti e reintegrare le <strong>la</strong>cune con neutriin adeguamento, come previsto per l'ancona.Impianti tecnologiciLa Chiesetta attualmente è sprovvista di qualsiasitipo d'impianto tecnologico, ma <strong>la</strong> nuova destinazionemuseale e <strong>la</strong> necessità di salvaguardare leopere d'arte che vi saranno custodite richiedonoche venga dotata sia d'impianto elettrico d'illuminazione,che d'impianto di climatizzazione.Le loro caratteristiche tecnico-costruttive dovrannoessere fissate in sede di progettazione esecutiva,concordandole con <strong>la</strong> Soprintendenza aiMonumenti.118


PARTE TERZARe<strong>la</strong>zionee documentazionesui <strong>la</strong>vori di restaurodel 1998-99Arch. Francesco Cappa119


Il 26 ottobre 1998, a due secoli dall'ultimo significativo interventorealizzato dal<strong>la</strong> Famiglia Rizzini, sono iniziati i <strong>la</strong>vori di restaurodell'Oratorio di San Lorenzo.I guidizzolesi attendevano da tempo questo evento e finalmente,dopo decenni di tentativi andati a vuoto, l'Amministazione comunaleha ottenuto un primo finanziamento Regionale che consentirà il recuperostrutturale del<strong>la</strong> Chiesetta.Il gruppo che sta <strong>la</strong>vorando è tutto locale: dagli esperti e storici d'arte,Professori Franco Mondadori e Cesarino Monici, che hanno dato estanno dando un indispensabile e fattivo supporto al<strong>la</strong> progettazionee direzione dei <strong>la</strong>vori, all'Impresa dei fratelli Sergio e GiancarloRoverselli, assistiti in questa impegnativa operazione dal padre Renzo,ai Resposabili dell'Ufficio tecnico comunale, C<strong>la</strong>udio Lugoboni edAntonio Ma<strong>la</strong>gutti, che seguono con me <strong>la</strong> gestione del cantiere edelle pratiche amministrative.Nel primo mese di <strong>la</strong>voro sono state eseguite le sottofondazioni deimuri perimetrali esterni; opera assai delicata che ha fatto trascorrerealcune notti insonni sia ai Roverselli che al sottoscritto, ma indispensabileper stabilizzare l'intera massa muraria, pervasa da preoccupantifenditure verticali che ne mettevano in pericolo <strong>la</strong> stabilità.Anche i coniugi Gennari, residenti nel<strong>la</strong> contigua cascina, hannomanifestato <strong>la</strong> loro apprensione per sinistri scricchiolii notturni, matutto si è concluso nel migliore dei modi.Quest’operazione ha confermato che l'abside originale del luogo sacroera emiciclica, perché gli angoli del <strong>la</strong>to orientale poggiavano direttamentesugli strati superificiali del terreno vegetale.Nelle stesse condizioni era lo sperone posto sul<strong>la</strong> facciata occidendale,perciò, data <strong>la</strong> sua inutilità statica, in accordo con l'ArchitettoFasser del<strong>la</strong> Soprintendenza, ho deciso di rimuoverlo per ripristinare ilfronte originale.Prima di richiudere gli scavi con ciottoli, le murature sono state trattatecon intonaci traspiranti antisale e lungo il loro perimetro sono statiposizionati dei tubi forati di calcestruzzo, confluenti in pozzetti dellostesso materiale.Questa condotta, collegata al fossato che <strong>la</strong>mbisce il promontorio sulquale si erge <strong>la</strong> Chiesetta, consente un rapido smaltimento delle acquemeteoriche, ma soprattutto serve per venti<strong>la</strong>re le murature stesse chein questo modo ri<strong>la</strong>sciano più velocemente l'umidità di cui sono intrise,evitando <strong>la</strong> formazione di efflorescenze saline e lo sgreto<strong>la</strong>mento120


degli intonaci affrescati.Nel gennaio 1999, dopo <strong>la</strong> pausa Natalizia, sono ripresi i <strong>la</strong>vori con <strong>la</strong>messa in sicurezza delle masse murarie, mediante l'inserimento dicatene di ferro piatto e <strong>la</strong> ripresa delle fenditure.Le prime sono state collocate nel<strong>la</strong> parte alta dei muri <strong>la</strong>terali del<strong>la</strong>navata e del muro che separa quest'ultima dal presbiterio, per trattenere<strong>la</strong> facciata e serrare <strong>la</strong> sommità di questi elementi strutturali.Le fessure più consistenti, invece, sono state richiuse col metodo del“cuci e scuci”, rimuovendo le pietre ed i <strong>la</strong>terizi instabili per poi ricollocarliallettandoli con malta di calce naturale, incrementando ilnumero dei mattoni rispetto alle pietre.Durante questa operazione, sono state inserite anche delle piccolecannule di p<strong>la</strong>stica attraverso le quali verrà iniettata boiacca di calcenaturale per sigil<strong>la</strong>re le microfessure residue.In questa fase, sono state riportate al<strong>la</strong> luce due monofore ed unafinestra ed è stato rintracciato lo sguancio di una seconda apertura.Le monofore sono collocate al centro delle pareti <strong>la</strong>terali dell’abside:quel<strong>la</strong> a monte corrisponde al<strong>la</strong> sagoma concava presente sul<strong>la</strong> facciataesterna di questo muro, mentre quel<strong>la</strong> a valle è inserita tra i dueaffreschi realizzati tra il coro e <strong>la</strong> porta che collega al<strong>la</strong> cascina.La prima è stata riaperta e verrà vetrata, del<strong>la</strong> seconda sono state ripristinatele cornici interne di battuta di un probabile serramento.La finestra, di dimensioni consistenti, è affiancata a quest'ultimamonofora e cade nel coro; sul<strong>la</strong> strombatura inferiore destra continua<strong>la</strong> cornice che delimita <strong>la</strong> parte superiore di una riquadratura d'affresconon decifrabile.Lo sguancio del<strong>la</strong> seconda apertura, invece, era allineato al <strong>la</strong>to sinistrodi questa finestra e si estendeva per circa un metro al di sopra delpavimento in tavelle di cotto.Questa serie di aperture ed il loro orientamento consentono di stabilirecon certezza che l'abside, in origine, era staccata dal<strong>la</strong> cascina.Inoltre, il doppio ordine di finestre fa supporre che il primo pavimentodi questo ambito fosse impostato per lo meno due metri sotto l'attuale.Tale ipotesi sembra suffragata anche da un altro elemento, emerso neisuccessivi <strong>la</strong>vori di scavo eseguiti all'interno del luogo sacro: il murodi questo <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> navata è intonacato sino a detta quota e ciò significache in origine esso era fuori terra, perché non risulta che le muraturedi fondazione venissero intonacate.121


Un ultimo, ma non meno importante partico<strong>la</strong>re, apparso durante <strong>la</strong>ripresa delle fenditure, riguarda <strong>la</strong> connessione tra <strong>la</strong> muratura chesepara l'abside dall'au<strong>la</strong> dei fedeli ed i <strong>la</strong>ti esterni di quest'ultima: apartire dall'imposta dell'attuale arco ogivale e sino al tetto, le duepareti erano completamente iso<strong>la</strong>te su entrambe i <strong>la</strong>ti, <strong>la</strong> muraturaarchivoltata dell'abside era raccordata alle retrostanti con angoli realizzatiin mattoni, come se fosse <strong>la</strong> facciata di un corpo autonomo.Lascio agli storici ogni supposizione.I <strong>la</strong>vori sono quindi proseguiti con <strong>la</strong> rimozione delle pavimentazioni,lo sbancamento del sottofondo e l'inserimento lungo le pareti perimetraliinterne delle tubazioni drenanti, già descritte in precedenza edanche in questo periodo non sono mancate significative scoperte.Prima di tutto una sicura conferma: l'attuale abside, in origine, eraindubbiamente emiciclica, ne sono state rintracciate le fondazioniall'interno.Poi un’interessante sorpresa: il pavimento del<strong>la</strong> navata si estendevaall'intera abside.Questa circostanza è partico<strong>la</strong>rmente significativa perché permette distabilire, con certezza, che non furono i nobili Rizzini a squadraredetto ambito: questi si limitarono a rialzare <strong>la</strong> sua pavimentazione perricavare il presbiterio ed il coro-sacrestia retrostante l'altare maggiore.Anche quest'ultimo era precedente all'intervento dei Conti diGuidizzolo, come pure <strong>la</strong> porta di collegamento al<strong>la</strong> contigua cascina:infatti, sia il basamento del primo che i gradini del secondo si estendevanosino al pavimento sottostante.Infine, una possibile ulteriore conferma, non meno importante del<strong>la</strong>precedente, al<strong>la</strong> luce delle considerazioni prima svolte sull'indipendenzadell'ambito absidale: <strong>la</strong> conformazione del<strong>la</strong> cripta contenentele spoglie dei Conti Rizzini sembra convalidare definitivamente l'ipotesiche si trattasse di un corpo di fabbrica preesistente, adattato appuntoa tomba di famiglia; infatti, con <strong>la</strong> rimozione del pavimento incotto, è emerso che <strong>la</strong> calotta emisferica posta sopra le bare fu inseritaall'interno di murature di ciottolo appositamente ribassate o già ribassatein precedenza.A questo punto, si tratta di stabilire quale destinazione avesse questopiccolo nucleo eretto davanti all'attuale abside.Le ipotesi formu<strong>la</strong>bili sono almeno due: <strong>la</strong> prima, che si trattasse diuna picco<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> votiva, primo nucleo di un insediamento sacroevolutosi nel tempo sino a raggiungere l'attuale conformazione; <strong>la</strong>122


seconda, che fosse il portichetto d'ingresso di una Chiesetta, corrispondenteall'attuale ambito absidale.Una volta completata <strong>la</strong> posa delle tubazioni drenanti, prima di riempirei cavi con ciottoli, come all'esterno, sono state rinzaffate le muraturedi fondazione con intonaco antisale, dopo di che è stato creato ilvespaio e gettata <strong>la</strong> caldana di sottofondo del pavimento.Costruito il nuovo piano d'appoggio, sono stati posizionati i ponteggiper il ripristino e <strong>la</strong> pulizia degli intonaci interni.Contestualmente a questa operazione, il Professor Monici ha verificato<strong>la</strong> stabilità delle parti affrescate, chiudendo le crepe ed iniettandonelle sacche di stacco boiacca di calce naturale.Dopo aver instal<strong>la</strong>to i ponteggi lungo le murature esterne, sono statinuovamente sospesi i <strong>la</strong>vori in attesa di condizioni meteorologichepiù consone al rifacimento del<strong>la</strong> copertura; eseguita quest'ultima, siproseguirà con <strong>la</strong> rimozione degli intonaci cementizi e <strong>la</strong> loro sostituzionecon malta e stabilitura di calce, il consolidamento e <strong>la</strong> puliziadelle parti stabili di questi ultimi e del<strong>la</strong> cornice di gronda in mattoni.Infine, verranno ricollocati in opera i serramenti, nel frattempo restauratie muniti di vetri soffiati.Con queste opere si chiuderà <strong>la</strong> prima parte dell'intervento programmato.Un successivo lotto di <strong>la</strong>vori comprendente: <strong>la</strong> posa degliimpianti tecnologici e dei pavimenti in cotto, <strong>la</strong> sistemazione dell'areapertinenziale esterna con creazione di un percorso e di un piccolosagrato pavimentato in marmo, il restauro degli affreschi e degli arredisacri, permetterà di nuovo ai guidizzolesi di fruire di questo importantegioiello del<strong>la</strong> storia locale.123


Allestimento delcantiere.Interventi di consolidamentomedianteopere di sottomurazionein mattoni pieni edinterventi di drenaggio,interni ed esterni,a salvaguardia del<strong>la</strong>muratura perimetrale.124


125I partico<strong>la</strong>ri interno edesterno del punto diraccordo con <strong>la</strong> paretedel presbiterio evidenzianoil completodistacco tra le duemurature.


Il rifacimento del<strong>la</strong>pavimentazione interna,mantenendo lediverse quote, consentel'inserimento nel<strong>la</strong>stessa degli impiantied il mantenimento econsolidamento del<strong>la</strong>volta in mattoni del<strong>la</strong>cripta funeraria.126


127Partico<strong>la</strong>ri e foto d'insiemedegli internimostrano le fasi d'intervento:dalle crepepreesistenti al ripristinodel<strong>la</strong> continuità delparametro con <strong>la</strong> tecnicadel “cuci-scuci”ed al<strong>la</strong> successivaripresa dell'intonaco.


Partico<strong>la</strong>ri di facciata:sono evidenti le condizionidi dissestodel<strong>la</strong> muratura primadegli interventi di sottomurazionedel<strong>la</strong>stessa e le operarionidi “cuci-scuci” in corrispondenzadelleprofonde crepe.128


129La scrostaturadell’intonaco di facciataporta allo scopertol’antica “tessitura”del<strong>la</strong> muratura in ciottolimorenici, con ilcontrafforte ed il torrinocampanario di mattoniin cotto.


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PARTE QUARTAPresentazione degli interventi volti a sensibilizzare<strong>la</strong> cittadinanza e gli organismi prepostiper un intervento finalizzato al recuperodi questo importante monumento guidizzolese.131


Vari sono stati, negli anni scorsi, i qualificati interventi e sollecitazionivolti a salvare l’Oratorio di San Lorenzo dal degrado edall’abbandono.L'Amministrazione Comunale poi, sollecitata dalle richieste che pervenivanoda più parti del<strong>la</strong> cittadinanza, chiese dettagliate re<strong>la</strong>zioni adesperti, sul valore storico-artistico del "bene" e sul suo stato di conservazione.Riportiamo, di seguito, gli interventi più significativi chemotivarono l'Amministarazione a deliberarne l'acquisto.Il primo concreto tentativo di acquisizione fu operato nel 1990dall’Amministrazione Comunale; il 28 aprile 1990, tra il sindaco AgeoGallesi ed il proprietario ing. Massimo Diana, fu sottoscritta una promessadi vendita che non poté concretizzarsi per il cambio diAmministrazione.Infatti il proprietario, nell'agosto del 1990, interruppe le trattative aseguito di un'apertura delle pietre tombali, avvenuta senza il suo consensoe, non avendo avuto risposta dal sindaco cui si era rivolto peruna richiesta di scuse, decise di sospendere <strong>la</strong> vendita.Uguale sorte ebbe <strong>la</strong> deliberazione del Consiglio Comunale del 3maggio 1991 con cui si tentò di acquistare l’Oratorio ed il terreno circostante.Non se ne fece più niente fino al 1995, quando il sindaco prof.Giovanni Zangobbi, grazie anche all’opera di intermediazione del dr.Enzo Ferrari, ottenne dal proprietario ing. Masssimo Diana <strong>la</strong> cessionedell’Oratorio di San Lorenzo per <strong>la</strong> somma simbolica di lire 1.000.000.L’atto notarile fu stipu<strong>la</strong>to e finalmente il prezioso monumento eraentrato a far parte del patrimonio del<strong>la</strong> comunità guidizzolese.Il resto, poi, è storia recente.132


Gazzetta di Mantova 22 maggio 1980Serata dedicata ad un prezioso ed inconsueto <strong>la</strong>voro che ha vistoprotagonisti tre gruppi di giovani appassionati d’Arte, quel<strong>la</strong> dilunedì scorso al Rotary mantovano. Una serata completata, nel<strong>la</strong>sa<strong>la</strong> superiore del “Tre Garibaldini”, dal<strong>la</strong> proiezione di una bellissimaserie di diapositive, a coronamento di una re<strong>la</strong>zione tecnico-artisticadel prof. Alessandro Dal Prato ed una testimonianza di esperienze,scaturite dall’aver seguito i <strong>la</strong>vori dei gruppi di ragazzi, daparte dell’ing. Amleto Cirocco.... Ma vediamo di cosa si è trattato.Il prof. Dal Prato lo ha spiegato molto chiaramente. Due gruppi diragazze: uno del Rotarac (Elisabetta Cirocco, Eleonora Gaioni eMonica Compagnoni) ed un altro del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> d’Arte di Guidizzolo(Renata Bettega, Rosanna Corini, Francesca Righetti, Riccarda Pasotti eSusanna Zanni) guidate dal prof. Dal Prato, con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazionedell’ing. Cirocco, ogni sabato e domenica mattina andavano... “per pitturemurali in degrado”.Con un metodo di <strong>la</strong>voro sperimentato in altre occasioni, i gruppi fissavanoi loro obiettivi d'intervento nel<strong>la</strong> chiesetta di S. Lorenzo diGuidizzolo, nel<strong>la</strong> Pieve di Cavriana ed in S. Sebastiano di Cavriana.Si trattava di compiere il primo passo per un futuro recupero di decinedi affreschi che stanno miseramente andando in rovina per incuria.Sotto <strong>la</strong> guida del prof. Dal Prato, i due gruppi hanno incominciato acompi<strong>la</strong>re, per ogni pittura, una scheda analitica e sintetica: misure,crepe, colore, qualità del colore, punto di degrado con foto dell’insiemee dei partico<strong>la</strong>ri.Al<strong>la</strong> fine del paziente rilevamento, messo insieme con dati ed osservazioniprecise, qualsiasi restauratore, ora, sarebbe in grado di fare unpreventivo e quindi recuperare all’arte un patrimonio in completostato di abbandono.Le schede, corredate da ogni dato, sono state poi inviate alleSoprintendenze interessate, al Sindaco del comune di appartenenzaed ai proprietari del manufatto. Una specie di denuncia per chi èresponsabile, fatta con garbo, competenza e tempestività. Ci sembrache dai giovani ci venga un insegnamento di efficienza e di amoreper l’arte da far meditare.Inoltre, a rendere suggestivo quanto c’è da salvare, l’esecuzione diuna numerosa serie di diapositive è stata affidata ad un altro gruppodi giovani: quelli del corso di fotografia del Centro di FormazioneProfessionale “Casa del Giovane” guidati dal loro insegnante, AndreaDal Prato. Questi ragazzi, fotografando di notte affinché <strong>la</strong> luce verdedel riflesso non alterasse i colori, hanno poi sonorizzato e registrato ilcommento per ciascuna diapositiva. Il che rende perfettamente completoun <strong>la</strong>voro che può definirsi una vera “proposta di recupero” contutte le carte in rego<strong>la</strong>. Il gruppo di “fotografi” che è entrato nel<strong>la</strong>133


terza fase di questa “proposta” è composto dai seguenti ragazzi: AldoBinosi, Loris Boldrini, Bruno Chiarini, Tiziana Cima, AntonioLodigiani, Marco Marini, Benito Pelizzoni, Francesco Pirrazzo eTiziana Rizzi.E’ stato appunto durante <strong>la</strong> proiezione (che dovrebbe essere conosciutanelle scuole) che i presenti al<strong>la</strong> serata hanno potuto rendersiconto dell’efficacia di una rilevazione realizzata, oltre che con periziae precisione, con una passione e certosina pazienza animata da spiritogiovanile, pratico e puntiglioso. Bellissime diapositive di resti di affreschidel 1300 e del 1500 (suggestivi quelli di S. Lorenzo, dai tono rossigialli e bluastri), di notizie e dati sul<strong>la</strong> loro recuperabilità hanno concluso,meritando un caloroso app<strong>la</strong>uso, l’interessante serata....Una serata che è stata il bi<strong>la</strong>ncio di un’iniziativa, ma anche il puntodi partenza per continuarne un'altra: quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sensibilizzazione. Siè par<strong>la</strong>to del<strong>la</strong> possibilità di riunire foto, schede, rilevamenti in unapubblicazione affinché, chi ama l’arte e <strong>la</strong> propria terra, sappia.Un atto d’accusa per chi ha peccato di omissione, ma anche un esempiodi cosa possa fare <strong>la</strong> volontà, soprattutto quel<strong>la</strong> dei giovani.E l’esempio, come si sa, trascina.Quadrante Padano Anno IV n° 2 Giugno 1983P.Marc.Affreschi a GuidizzoloIn questi ultimi tempi s’è visto rifiorire l’interesse per <strong>la</strong> tecnica pittoricadell’affresco. Interesse tanto vivo e diffuso da spingere gliimmancabili profittatori ad etichettare “affreschi” pitture fatte sumasonite, su compensato, su te<strong>la</strong>, ecc.; mentre, come tutti sanno,l’affresco si fa unicamente dipingendo, con colori sciolti in acqua, suintonaco fresco.A questo proposito molto opportuna è stata, a Mantova, l’iniziativa delMuseo Civico di Pa<strong>la</strong>zzo Te, presa unitamente al settore scuo<strong>la</strong>-museodel Provveditorato agli Studi, di dedicare all’affresco uno dei cicliriservati alle lezioni sulle tecniche artistiche. L’affresco, si può affermare,è il genere di pittura più congeniale agli artisti italiani che l’hannopraticato da sempre, raggiungendo il vertice del<strong>la</strong> perfezione. Bastaricordare <strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> degli Scrovegni, <strong>la</strong> Sistina, le Stanze vaticane, <strong>la</strong>Camera picta, ecc.A Mantova e nel mantovano di affreschi ve ne sono molti e ogni pocone vengono scoperti di nuovi.A Guidizzolo v’è un antico Oratorio dedicato a San Lorenzo, posto suun rialzo artificiale del terreno, semicircondato da un fosso con acquasorgiva che scaturisce dal fondo stesso.134


Un luogo singo<strong>la</strong>re, da alcuni ritenuto parte di una terramara. Infattiqualche anno fa, poco distante dal dosso sul quale sorge l’Oratorio,vennero trovati interessanti reperti archeologici, poi acquisiti dalMuseo di Cavriana.Residui di una poderosa costruzione in muratura, emergenti tra <strong>la</strong> facciataed un fianco dell’Oratorio, di sicura fondazione romanica, fannopensare ad uno stabile apparato difensivo, antecedente al secolo XI.Qui sono certamente vissuti i guidizzolesi del<strong>la</strong> preistoria. Scavi sistematicinel terreno potrebbero dare grosse sorprese. Ma che a nessunovenga voglia di scavare: per farlo ci vogliono gli esperti del<strong>la</strong> competenteSoprintendenza.Nell’Oratorio di S. Lorenzo, come in quasi tutti gli analoghi edificimedioevali, sulle pareti interne sono conservate pitture votive natedal<strong>la</strong> devozione dei fedeli; affreschi, affiancati l’uno all’altro senza unorganico piano di svolgimento, realizzati in tempi diversi da artistiqualche volta validi e raffinati, ma più spesso di scarsa perizia, rozzinel disegno e nel colore. Qui sono presenti gli uni e gli altri.Gli affreschi visibili sono una ventina, ma sotto le scialbature a calcece ne dovrebbero essere altri.Difficilissimo è stabilire l’epoca di queste pitture, alcune delle quali,ancora impostate su schemi medioevali, rive<strong>la</strong>no echi delle innovazionirinascimentali. Grosso modo si potrebbe ipotizzare un periodocomprendente gli anni che vanno dal<strong>la</strong> fine del XV sec. a quellidell’inizio del XVII sec.Notevoli sono le tre figure, a metà del<strong>la</strong> parete sinistra entrando, raffigurantiin altrettanti riquadri: due Sante ed un Vescovo, di salda strutturadisegnativa e di eccellente smalto cromatico. Molto vicini a questi,ma di disegno meno elegante e colori meno raffinati, si possonoconsiderare il S. Rocco ed il S. Sebastiano, posti nel<strong>la</strong> parete a destraentrando, ed il S. Antonio abate col fuoco nel cavo del<strong>la</strong> mano, situatoin alto nel muro presbiteriale.Nel<strong>la</strong> zona inferiore prevalgono le figure iso<strong>la</strong>te su fondo generico,mentre nel<strong>la</strong> zona superiore vi sono composizioni con più figureambientate, come, ad esempio, il “Cristo in Croce fra <strong>la</strong> Maddalena eSan Giovanni”, sullo sfondo di una città.Interessantissimi i tre devoti offerenti, dipinti inginocchiati ai piedi deiloro Santi protettori in altrettanti affreschi, in cui sono evidenti gli sforziper raggiungere <strong>la</strong> somiglianza: un giovanetto biondo vestito dibianco; un barbuto uomo maturo con cuffia; un giovane dai capellicastano-rossicci con attil<strong>la</strong>ti calzoni a scacchi.Nelle pitture figurano ripetutamente i Santi Rocco e Sebastiano, <strong>la</strong>Madonna col Bambino e, inoltre, qualche Santo non identificabile.Gli affreschi di questo Oratorio, non più aperto al pubblico, sono inpessime condizioni. Se non s’interviene presto si corre il rischio diperderli irrimediabilmente.135


I proprietari abitano molto lontano. I contadini che occupano <strong>la</strong> casacolonica addossata all’Oratorio non sanno cosa fare. E sarebbe meglioche non facessero nul<strong>la</strong>, che non cercassero di pulire gli affreschi,come hanno fatto recentemente, strusciandovi sopra spugne o stracciumidi. Non sempre le buone intenzioni conseguono buoni risultati.L’Oratorio di S. Lorenzo, con l’inesplorato terreno che lo circonda,potrebbe rive<strong>la</strong>rsi uno dei punti focali del<strong>la</strong> preistoria e del<strong>la</strong> storiadell’Alto Mantovano in generale e di Guidizzolo in partico<strong>la</strong>re.Ai privati proprietari ciò non interessa granché. Ed al<strong>la</strong> comunità guidizzolese?Un bene storico ed artistico è un bene pubblico per definizione. Se ilprivato che ne è proprietario non può o non vuole salvarlo e renderlodisponibile, <strong>la</strong> legge prevede il dafarsi. Ma io sono convinto che <strong>la</strong>comunità guidizzolese ed i proprietari possano raggiungere un accordosenza ricorrere al<strong>la</strong> legge.Alessandro Dal PratoSegna<strong>la</strong>zione di degradoOggetto: Segna<strong>la</strong>zione al Comune di Guidizzolo (MN) ed alleSoprintendenze di Mantova e Brescia “Oratorio di S. Lorenzo”.Estremo degrado di Beni architettonici e di Opere mobili. Interventoconservativo urgente.Premetto di fare <strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione congiuntamente al<strong>la</strong> dueSoprintendenze, in indirizzo (Mantova e Brescia), in considerazionedel<strong>la</strong> presenza nello stesso immobile di opere interessantile competenze sia dell’una che dell’altra. Per cui l’auspicato interventocomporterà presumibilmente decisioni concordate fra le stesse.L’Oratorio in oggetto è un modesto edificio posto sopra un dosso artificialedel terreno, costruito in epoca non facilmente databile, date lemolte manomissioni di cui è stato oggetto nel corso dei secoli. Fra lepiù evidenti, di cui è rimasta traccia: <strong>la</strong> demolizione dell’abside semicirco<strong>la</strong>resostituita con altra a pianta ango<strong>la</strong>re; l’apertura di finestrearchiacute nel<strong>la</strong> facciata. Manomissioni operate probabilmente verso<strong>la</strong> metà del sec. XV <strong>la</strong> prima, al<strong>la</strong> fine del sec. XIX <strong>la</strong> seconda.Parte dei muri, concomitanti nell’angolo tra <strong>la</strong> facciata e quello <strong>la</strong>teralemeridionale del<strong>la</strong> Chiesetta, poggiano sul rudere di un grosso muroche fa pensare ad un antecedente poderoso apparato difensivo.Nelle pareti interne e nel presbiterio vi sono una ventina di pitturevotive dipinte a fresco, dovute ad artisti di varia estrazione: alcuni didiscreta capacità, altri, i più, assai mediocri, come erano per <strong>la</strong> maggiorparte i pittori di ex-voto, operanti quasi esclusivamente nellechiesette, negli oratori, in cappelle iso<strong>la</strong>te ubicate in piena campagna136


od in piccoli centri rurali. Pitture, queste di cui stiamo occupandoci,ascrivibili, grosso modo, ad un periodo comprendente gli anni chevanno dal<strong>la</strong> fine del XV sec. a quelli dell’inizio del XVII. Pitture dimedio valore artistico, come si è detto, ma di notevole valore storicopoiché esse documentano uno degli aspetti rilevanti del<strong>la</strong> nostra cultura,quel<strong>la</strong> che un insigne studioso, G. A. Dell’Acqua, chiamò “civiltàdell’affresco”.Per meglio comprendere il valore di Bene storico attribuibile agliaffreschi dell’Oratorio di S. Lorenzo, bisogna considerare che essifanno parte di quel complesso di opere analoghe, esistenti nel<strong>la</strong> circostantezona del<strong>la</strong> provincia di Mantova, comprendenti: La Pieve diMedole, <strong>la</strong> Chiesina di Mezzacampagna di Volta Mantovana, <strong>la</strong> Pievedi Cavriana, il Romitorio di S. Pietro di Redondesco, l’Oratoriodell’Annunziata di Campibonelli di Mariana, <strong>la</strong> Chiesina del<strong>la</strong>Malongo<strong>la</strong> di Casalromano, l’Oratorio del Camposanto di Marcaria.Ebbene, mentre i Beni architettonici artistici e storici delle sopracitatelocalità, dopo lunghi periodi di trascuratezza, hanno trovato chi si èpreso cura del loro ripristino e del<strong>la</strong> loro conservazione, gli affreschidell’Oratorio di S. Lorenzo di Guidizzolo, da più di un decennio, sonostati colpevolmente trascurati fino al degrado, degrado che potrebbeaver raggiunto le condizioni d'irreversibilità.Vi fu un momento, circa quattro anni fa, in cui sembrò felicementerisolta l’annosa vicenda. Un vo<strong>la</strong>ntino diffuso dall’AmministrazioneComunale, datato 28 aprile 1990, dava per certa <strong>la</strong> donazione dell’edificioda parte del proprietario ed il contemporaneo acquisto di circadiciottomi<strong>la</strong> metri quadrati di terreno circostante.Sennonché, nelle successive elezioni amministrative quel<strong>la</strong>Amministrazione non venne riconfermata e dell’Oratorio di S. Lorenzonessuno ne parlò. Se si esclude un successivo mio intervento presso ilproprietario, che non ebbe alcun esito.E’ da allora che comincia <strong>la</strong> fase più drammatica del<strong>la</strong> vita seco<strong>la</strong>redell’Oratorio. Poichè, sfortunatamente, i coloni che abitavano nei localiaddossati al<strong>la</strong> Chiesetta se ne andarono, questa rimase incustoditagiorno e notte. Profittando del<strong>la</strong> situazione, i soliti ignoti <strong>la</strong>dri e vandalifecero più incursioni. In seguito a tali incursioni i proprietari feceromurare gli ingressi prospicienti l’esterno. Tale operazione ostacolòsì le incursioni <strong>la</strong>dresche, ma fece peggiorare le condizioni climatologichedell’ambiente.Evidentemente nessuno aveva fatto caso ai vetri rotti delle finestre. Daquelle aperture potevano entrare, come entrarono, aria umida e nebbiaimpregnando di umidità gli intonaci. La mancata aerazione dalbasso, indotta dal<strong>la</strong> chisura delle porte, ha favorito l’abnorme aumentodi umidità che nei giorni e nelle notti di gelo diveniva ghiaccio.Com’è risaputo, l’acqua che diviene ghiaccio e lo stesso che torna adessere acqua, aumenta e diminuisce alternativamente di volume137


imuovendo, nel nostro caso, i pigmenti in superficie delle pitture. Daciò lo scolorimento degli affreschi. Un danno enorme che, volendo, sipuò riscontrare confrontando l’aspetto attuale di quegli affreschi conquello che gli stessi presentavano circa vent’anni fa, come risulta dallediapositive fatte in occasione di una ricerca sui beni ambientali delluogo, fatto da un gruppo di studenti dell’Istituto statale d’Arte diGuidizzolo, del quale ero il preside tito<strong>la</strong>re.Per quanto è di competenza del<strong>la</strong> Soprintendenza ai Beni artistici estorici, segnalo in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> presenza di un'ancona poggiantesopra un altare ed addossata al<strong>la</strong> retrostante parete. Ancona del<strong>la</strong>quale è rimasta <strong>la</strong> so<strong>la</strong> incorniciatura architettonica, scolpita nel legno,in parte tinteggiata a tempera verniciata e, in parte, dorata a foglia.Il dipinto che essa conteneva risulta scomparso da tempo immemorabile.Ma se dal valore dell’incorniciatura è lecito risalire al valore deldipinto che essa racchiudeva, non è azzardato pensare che tale dipintofosse di notevole valore. Valore che probabilmente ne ha causatol’alienazione od il furto.L’ancona è costituita di due semicolonne sagomate al tornio, frastagliatea scalpello con motivi vegetali e capitello corinzio. Colonne reggenti<strong>la</strong> trabeazione, suddivisa in: architrave, fregio con testa d’angeloa<strong>la</strong>ta e arfodelo stilizzato, cornice ricca di modanature e di piccolemensole. Sopra <strong>la</strong> trabeazione il timpano spezzato con, nello spaziovuoto, <strong>la</strong> figura a mezzo busto dell’Eterno Padre.L’insieme misura metri 2,60 x 1,80 circa.La Chiesetta era dotata di suppellettili di un certo pregio. E’ sperabileche siano state messe al sicuro prima delle incursioni vandaliche.A chiusura, segnalo un fatto positivo: il sindaco di Guidizzolo, geom.Bruno Mari, mi ha dichiarato che l’Amministrazione è disposta a concorrere,per quanto può essere di sua competenza, al restaurodell’Oratorio di S. Lorenzo.Questo è il momento d'intervenire per salvare il salvabile.Guidizzolo, 14 febbraio 1994L’Ispettore onorarioProf. Alessandro Dal Prato138


PARTE QUINTALa vita dei Santidon Dario Ge<strong>la</strong>ti139


San Lorenzo10 agostodiacono e martire(morto nel 258)Immagine: Bruciato vivo, <strong>la</strong> leggenda dice su di una gratico<strong>la</strong> che eglitiene di solito in mano.Un antico documento del 354, <strong>la</strong> Depositio martyrum, ricordafra gli altri Santi anche il popo<strong>la</strong>re diacono del<strong>la</strong> Chiesa diRoma, sepolto il 10 agosto presso l’Ager Veranus (l’attualecimitero grande di Roma) sul<strong>la</strong> via Tiburtina: lì vi è ora <strong>la</strong> basilica insuo onore. La sua figura, già nel IV secolo, appare aureo<strong>la</strong>ta di leggenda.Arrestato assieme a Papa Sisto II, Lorenzo non sarebbe statosubito ucciso (perché i persecutori speravano di strappargli i benidel<strong>la</strong> comunità cristiana), ma bruciato vivo alcuni giorni più tardi,dopo che egli aveva dichiarato di non possedere altre ricchezze che ipoveri affidati a lui dal<strong>la</strong> Chiesa. La sua festa era di precetto fino alsecolo scorso e gli elementi del<strong>la</strong> liturgia del<strong>la</strong> vigilia e del giornosono presenti nei più antichi Sacramentari. L’esempio di Lorenzo,caduto in terra come grano pronto per <strong>la</strong> semina, ha portato fruttiabbondanti, suscitando una schiera di generosi giovani a serviziodel<strong>la</strong> Chiesa e dei poveri.“Questi è il diacono San Lorenzo, che diede <strong>la</strong> sua vita per <strong>la</strong> Chiesa:egli meritò <strong>la</strong> corona del martirio, per raggiungere in letizia il SignoreGesù Cristo”. (Antifona d'inizio del<strong>la</strong> liturgia del 10 agosto)San Sebastiano20 gennaiomartire(inizio secolo IV)Immagine: Legato ad un albero, con il corpo trafitto di frecce.Soldato imperiale di Narbona (Gallia) o di Mi<strong>la</strong>no (secondoSant’Ambrogio) subì il martirio a Roma in testimonianza del<strong>la</strong>sua fede in Cristo ai tempi di Diocleziano. L’ininterrotto cultopopo<strong>la</strong>re mostra il luogo del<strong>la</strong> sepoltura nel cimitero del<strong>la</strong> via Appiaantica ad catacumbas (avval<strong>la</strong>mento), le Catacombe di sanSebastiano. La liturgia di Roma gli riservò sempre un posto di privilegio.L’iconografia lo ritrae nel martirio, bersagliato da frecce. Per lesue piaghe fu invocato protettore degli appestati.140


Santa Maria Maddalena22 luglio(secolo I)Immagine: Elegante signora ben vestita, con un vaso di unguento inmano (con il quale intendeva ungere il corpo di Gesù morto).Maria, oriunda di Magda<strong>la</strong>, in Galilea, si pose al servizio diGesù dopo essere stata da lui guarita (Lc. 8,2). Partecipò al<strong>la</strong>sepoltura del corpo del Signore e fu <strong>la</strong> prima a riconoscere ilRisorto (Gv. 20,11-18). Non vi sono che indizi assai tenui per identificar<strong>la</strong>con <strong>la</strong> peccatrice perdonata da Gesù in casa del fariseo (Lc 7,36-50), ocon Maria sorel<strong>la</strong> di Lazzaro e di Marta. La Chiesa orientale le ha sempreconsiderate e venerate distinte. La nuova liturgia delle ore ed eucaristicaè tutta orientata a mostrare Maria di Magda<strong>la</strong> quale prima fortunata testimonedel<strong>la</strong> risurrezione di Cristo ai fratelli, inviata a loro da Cristo stesso(Gv 20,2.11-18). “Il Signore disse a Maria Maddalena: va' dai miei fratelli,e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.Gv 20,17 (Antifona d'inizio del<strong>la</strong> liturgia del 27 luglio)Sant’Antonio Abate17 gennaio(251/252-357)Immagine: Vecchio monaco barbuto, appoggiato ad un bastone aforma di T (<strong>la</strong> Tau greca - per Theòs = Dio), con una campanel<strong>la</strong> perspaventare i demoni ed un maialino ai suoi piedi. Patrono degli animalidomestici.Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dona aipoveri... poi vieni e seguimi (Mt 19,21). Questo invito di Gesùascoltato a poco più di vent’anni, fu per Antonio il segno del<strong>la</strong>vocazione al<strong>la</strong> vita religiosa. Si ritirò come eremita nell’Alto Egitto.Presto, però, sentì i pericoli che in tale solitudine incombono su chinon vi è preparato; per questo si fece iniziatore di una forma monasticanel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> vita comune, <strong>la</strong> preghiera, <strong>la</strong> guida di un superioree <strong>la</strong> carità fraterna sono mezzi di santificazione più sicuri che noncerte pratiche austere del<strong>la</strong> vita eremitica. Col<strong>la</strong>borò con sant’Atanasiocontro l’arianesimo. Il suo influsso religioso perdura ancora nel monachesimoorientale. La vita religiosa è nata come testimonianzadell’unione dei cuori e dell’esigenza di autenticità dell’ideale evangelico.Ogni comunità che celebra l’Eucarestia riconsidera questi valorinel<strong>la</strong> loro fonte: Cristo, costituito “offerta viva” al Padre, rinnega sestesso e diviene “pane condiviso” per <strong>la</strong> vita del mondo.141


San Pietro29 giugno(secolo I)Immagine: Le chiavi del regno dei cieli (come promessa da Gesù nelfondare su di lui <strong>la</strong> sua Chiesa) ed in alcuni casi un gallo (che cantòdopo che Pietro per tre volte aveva negato di conoscere Gesù).Simone era un pescatore di Betsaida (Lc 5,3; Gv 1,44) che si erapiù tardi stabilito a Cafarnao (Mc 1,21.29). Il fratello Andrea lointroduce al seguito di Gesù (Gv 1,42), ma probabilmenteSimone era stato preparato a questo incontro da Giovanni Battista. IlCristo gli cambia nome e lo chiama “Pietra” (Mt 16,17-19; Gv 21,15-17) per realizzare nel<strong>la</strong> sua persona il tema del<strong>la</strong> pietra fondamentale.Simon Pietro è uno dei primi testimoni che vede <strong>la</strong> tomba vuota(Gv 20,6) ed ha una speciale apparizione di Gesù risorto (Lc 24,34).Dopo l’Ascensione, egli prende <strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> comunità cristiana(At 1,15; 15,7), enuncia le linee programmatiche del<strong>la</strong> Buona Novel<strong>la</strong>e, per diretto intervento dello Spirito Santo, è il primo a prenderecoscienza del<strong>la</strong> necessità di aprire <strong>la</strong> Chiesa ai pagani (At 10-11).Questa missione spirituale non lo libera dal<strong>la</strong> condizione umana, né dalledeficienze del suo temperamento (cf, ad es.: Mt 14,30; Gv 13,6; 18,10).Paolo non esita a contraddirlo nel<strong>la</strong> famosa discussione di Antiochia(At 15; Gal 2,11-14), per invitarlo a liberarsi dalle pratiche ebraiche.Pare infatti che, su questo punto, Pietro abbia tardato ad aprire lo spiritoe che egli tendesse a considerare i cristiani di origine paganacome una comunità inferiore a quel<strong>la</strong> dei cristiani di origine ebraica(At 6,1-2). Quando viene a Roma, Pietro diviene l’apostolo di tutti.Allora egli compie pienamente <strong>la</strong> sua missione di “pietra ango<strong>la</strong>re”,riunendo in un solo “edificio” i Giudei ed i pagani e suggel<strong>la</strong> questamissione con il suo sangue. (Messale dell'Assemblea cristiana, festivo)San Francesco D’Assisi4 ottobrepatrono d’Italia(1182-1226)Immagine: Abito marrone, cintura di corda bianca con nodi, stigmate,giglio e crocifisso, anche uccelli od animali. Patrono degli animali.Convertitosi a Cristo da una giovinezza gaudente e spensierata,Francesco prende al<strong>la</strong> lettera le parole del Vangelo e fa del<strong>la</strong>sua vita un'imitazione di Gesù povero e tutto proteso a compiere<strong>la</strong> volontà del Padre. In una conformazione e trasformazione142


tale che “da Cristo prese l’ultimo sigillo”, come dice Dante (Paradiso,11, v. 107): “portare le stigmate del<strong>la</strong> Passione nel suo corpo” (cf Gal6,17). Francesco si allontana dall’antica e tradizionale concezionedel<strong>la</strong> vita monastica. Egli crea una “fraternità”: i grandi ordini francescaniche da lui hanno origine - Minori, Conventuali, Cappuccini -trovano in Francesco più che una rego<strong>la</strong>, uno stile di vita. La formadi santità vissuta da Francesco si è diffusa nel mondo attraverso ilTerz’Ordine ed unisce tutti coloro che pongono lo spirito al di sopradel<strong>la</strong> lettera e l’amore prima del<strong>la</strong> giustizia. La sua azione missionaria,<strong>la</strong> predicazione evangelica di pace e bene sono andate al cuoredei popoli e delle c<strong>la</strong>ssi sociali spesso in lotta fra loro. Pochi uominihanno avuto tanto influsso nel<strong>la</strong> società del loro tempo ed oltre,come Francesco. La sua visione ottimistica del<strong>la</strong> creazione, espressanel Cantico di frate sole, il suo amore per “madonna Povertà”, il suospirito evangelico intrinsecamente e dinamicamente innovatore eriformatore, in piena adesione al<strong>la</strong> Chiesa, sono messaggi vivi per ilmondo attuale.“Francesco, uomo di Dio, <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> sua casa e <strong>la</strong> sua eredità, si fecepiccolo e povero: e il Signore lo prese al suo servizio”. (Antifona d'iniziodel<strong>la</strong> liturgia del 4 ottobre)San Martino di Tours11 novembrevescovo(317-397)Immagine: A cavallo mentre dà metà del suo mantello ad un poveromendicante.Figlio di un tribuno romano, Martino nacque in Pannonia(Ungheria) e si arruolò giovanissimo nell’esercito imperiale.Abbandonata <strong>la</strong> milizia, dopo aver ricevuto il battesimo, si recòin Gallia per divenire discepolo di Sant’I<strong>la</strong>rio di Poitiers. Condussevita eremitica nell’iso<strong>la</strong> Gallinara (A<strong>la</strong>ssio), poi, per consiglio diI<strong>la</strong>rio, fondò a Ligugé (Vienne, Poiton) il primo monastero di tuttol’Occidente. Di lì mandò i suoi monaci all’opera missionaria in tuttoil paese. Nel 373 venne scelto come Vescovo di Tours.Contemporaneo di Sant’Ambrogio, ne emulò lo zelo, divenendo unodei fondatori del<strong>la</strong> Chiesa del<strong>la</strong> Gallia. Eresse il monastero diMarmoutier in cui preparava i giovani al sacerdozio, un primo veroseminario che diede molti Vescovi al<strong>la</strong> nazione. Peregrinava di vil<strong>la</strong>ggioin vil<strong>la</strong>ggio, svolgendo un efficace aposto<strong>la</strong>to fra pastori e contadini,creando parrocchie rurali: il centro del<strong>la</strong> vita economica si spostavaallora dalle città alle campagne. Operò ad eliminare il pagane-143


simo ed a stabilire <strong>la</strong> pace religiosa turbata da errori. Fu uno deiprimi Santi non martiri ad essere onorato nel<strong>la</strong> liturgia. Il suo culto fued è ancora diffusissimo: decine e decine di comuni in Italia portanoil suo nome.San Bernardino da Siena20 maggiosacerdote(1380-1444)Immagine: Monaco francescano con il monogramma di Gesù: IHS.Bernardino Albizzéschi nacque a Massa Marittima (allora territoriodi Siena) ed acquistò precocemente una buona formazionec<strong>la</strong>ssica, filosofica, giuridica e teologica. Molto pio, a 22 anni sifece francescano. La sua predicazione divenne sempre più incisiva.F<strong>la</strong>gel<strong>la</strong>va il malcostume, le esorbitanze dei principi e dei potenti, lemode sconce, l’avarizia. Era pieno di arguzia ed otteneva grandi successi.Dal 1417 infiammò gli animi quando ebbe <strong>la</strong> trovata di raffigurareil nome di Gesù - IHS (iniziali del nome in greco) - circondatoda raggi, su tavolette e su di un gonfalone dal quale si faceva precederee che teneva presso il pulpito. Con una predicazione piena di“agganci psicologici”, diffuse questo simbolo in tutta l’Italia (ancoroggi bril<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> facciata del pa<strong>la</strong>zzo comunale di Siena), facendorifiorire fede e pietà. Accusato da teologi e calunniato da curiali, fudifeso da Papa Eugenio IV che raccomandò <strong>la</strong> sua predicazione.Morì a L’Aqui<strong>la</strong>, dove è sepolto in uno splendido tempio. E’ il patronodei pubblicisti italiani.San Giovanni27 dicembreapostolo ed evangelista(secolo I)Immagine: Giovane imberbe con i capelli chiari, vicino a Gesùall'Ultima Cena, od ai piedi del<strong>la</strong> Croce con Maria, Madre di Gesù;come evangelista è rappresentato da un’aqui<strong>la</strong>, per <strong>la</strong> maestà ed ispirazionecon le quali scrive.AGiovanni noi dobbiamo il Gesù più intimo, quello che piùprofondamente si manifesta figlio di Dio fatto uomo. Nato daZebedeo, ricco pescatore di Betsaida (Mc 1,20; Mt 4,18-22; Gv1,44) e da Salomè, una delle donne che si posero al servizio di Gesù144


e dei suoi apostoli, Giovanni fu probabilmente educato, come il fratelloGiacomo, nell’ambiente del<strong>la</strong> setta degli zeloti, come mostra <strong>la</strong>vivacità delle sue repliche (Mc3,17; Lc 9,53-56). Essendo discepolo diGiovanni Battista (Gv 1,35-41), fu indirizzato a Cristo dal suo maestro.Diventato discepolo di Gesù, Giovanni fu presto uno dei membripiù attivi del gruppo ed uno di quelli ai quali il Signore affidò ilpiù gran numero d’incarichi e confidò i segreti più intimi (Mt 17,1-8;Mc 13,3; Lc 22,8; Gv 13,23; Mt 26,37; Gv 19,26; 20,3). Partecipò alconcilio di Gerusalemme e, al termine di una lunga vita apostolica,fu esiliato nell’iso<strong>la</strong> di Patmos, al tempo di Domiziano.Giovanni ha posto al centro del suo Vangelo <strong>la</strong> manifestazione di Dioal mondo nel<strong>la</strong> persona del Cristo: Gesù è il figlio di Dio ed esso sipresenta per mezzo dei suoi grandi “Io sono” e di una molteplicemanifestazione concreta. A questa manifestazione Giovanni dà ilnome di “testimonianza” o di “missione”. Essa consiste essenzialmentein una serie di “segni” del<strong>la</strong> “gloria” di Dio; il più importante di questi“segni” è compiuto “nell’ora” del<strong>la</strong> glorificazione di Cristo nel misteropasquale. Questi segni si perpetuano nel<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> Chiesa e neisacramenti del<strong>la</strong> presenza del Signore.Le lettere di Giovanni prolungano l’insegnamento del suo vangelo:Dio che è “Amore e Luce”, gli impegni cristiani derivanti dal<strong>la</strong> carità ele precauzioni contro il peccato sono i temi principali.L’Apocalisse è essenzialmente una meditazione sul significato del<strong>la</strong>storia, redatta secondo un genere letterario molto usato nel mondoebraico e destinata a fortificare <strong>la</strong> fede dei cristiani provata dalle persecuzioni:Cristo ha già vinto il mondo e Satana; coloro che partecipanoalle sofferenze di Cristo, parteciperanno pure al suo trionfo.San Rocco16 agostoMontpellier 1350 - Angera 1378-1379Immagine: Giovane pellegrino, con il bastone in mano, <strong>la</strong> coscia scopertarive<strong>la</strong> <strong>la</strong> piaga del<strong>la</strong> peste, il fedele cagnolino (spesso con unpane in bocca) ai suoi piedi.Figura storica, San Rocco è vittima sfortunata di biografi incompetenti.Gli Acta breviora, sinceri, ma composti ma<strong>la</strong>mente e <strong>la</strong>Vita S.Rochi (1478) di Francesco Diedo, veneziano, più completa,ma cronologicamente impossibile e di dubbio valore, sono consideratioggi le migliori biografie di San Rocco. Rocco era figlio di unricco mercante provenzale e di madre lombarda. Nel 1367, quandoRocco aveva circa 17 anni, Papa Urbano V visitò Montpellier. Poichéi genitori erano già morti, Rocco decise di andare a Roma come pel-145


legrino. Divenne noto per il suo amore del<strong>la</strong> povertà e per <strong>la</strong> suacarità verso gli amma<strong>la</strong>ti. Da queste attività discende il suo dono diguarire che incominciò ad esercitare dapprima ad Acquapendente epiù tardi a Cesena. A Roma guarì il Cardinal Anglic, fratello del Papa.Lasciò Roma nel 1371 per andare a Rimini, Novara e Piacenza overimase per un certo tempo a causa di una ma<strong>la</strong>ttia. Fu arrestato adAngera, sul <strong>la</strong>go Maggiore, verso il 1374 ed ivi imprigionato sottoaccusa di spionaggio. Morì là dopo <strong>la</strong> riunione con lo zio materno.Fu onorato più tardi (dal 1410 circa) a Montpellier per <strong>la</strong> sua famadi taumaturgo. Il suo culto in Italia è associato al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> peste aFerrara, gennaio 1439, attribuita al<strong>la</strong> sua intercessione. Le reliquiefurono portate a Venezia nel 1485 ove fu eretto il suo santuario piùimportante. E' dubbio che San Rocco fosse membro di qualcheterz'ordine religioso. Se di fatto era terziario, sembra più probabileche fosse membro del Terz'Ordine di S. Domenico.Santa Veronica12 luglio(secolo I)Immagine: Rappresentata con il “velo del<strong>la</strong> Veronica - vera icona delvolto di Cristo”.Veronica, dal greco Beronica, è il nome dato anticamente aduna donna variamente identificata nel<strong>la</strong> leggenda con persone,menzionate nel Nuovo Testamento, quali: <strong>la</strong> moglie diZaccheo, Marta di Betania, <strong>la</strong> figlia del<strong>la</strong> Cananea, una principessa diEdessa o <strong>la</strong> moglie di uno sconosciuto ufficiale gallo-romano. Ilnome è connesso con un'immagine del volto di Cristo che si dicevaesser stata portata a Roma. Il nome fu usato per l'immagine stessache fu detta “<strong>la</strong> Veronica”, grazie al cambiamento da vera icona averonica. L'origine dell'immagine è variamente spiegata nelle leggende:impressa da Gesù stesso come favore al<strong>la</strong> donna che desideravaaver<strong>la</strong> come conforto quando Egli era altrove; impressa durante l'agoniadi sangue al Getsemani, o su di un panno di una donna cheasciugò il volto di Gesù sul<strong>la</strong> via del Calvario. Tuttavia il nome diSanta Veronica non si trova in nessuno dei primi martirologi e nemmenonel presente Martirologio Romano. S. Carlo Borromeo (1538-1584), a suo tempo, soppresse festa, Messa ed Ufficio per il RitoAmbrosiano.146


FONTI DOCUMENTARIEArchivio di Stato di MantovaArchivio Diocesano di MantovaArchivio Parrocchiale di GuidizzoloAtti del<strong>la</strong> visita pastorale del Vescovo Bol<strong>la</strong>ni al<strong>la</strong> Diocesi di Brescia(a cura di P. Guerrini, ed. Ancora 1940)Paul Kevin Meagher, OP, Cambridge, Inghilterra, Editore diTeologia Morale del<strong>la</strong> "Nuova Enciclopedia Cattolica"dell'Università Cattolica d’America, Washington.Jacques Cambell, OFM, Membro del<strong>la</strong> Commissione Liturgica,Pontificio Ateneo Antoniano, Roma.Messale dell'Assemblea cristiana, feriale e festivo, CentroCatechistico SalesianoArchivio di stato - Archivio Portioli busta 8 - 8bisScritti di: Professor Alessandro Dal Prato, Professor FrancoMondadori, Architetto Pietro Gazzo<strong>la</strong>LETTERATURAGrande illustrazione del Lombardo Veneto (a cura di C. Cantù,Mi<strong>la</strong>no 1859)Dizionario corografico dell’Italia -Val<strong>la</strong>ri Mi<strong>la</strong>no 1878A. Portioli: Le chiese dipinte del mantovano.V. Matteucci: Le chiese artistiche del Mantovano, 1902.A. Dal Prato: in “Gazzetta di Mantova”, 1/3/1977R. Guazza: Mantova attraverso i secoli - ed. Gam 1966G. Coniglio: I Gonzaga - Dall'Oglio ed. 1967R. Brunelli: Diocesi di Mantova - La Scuo<strong>la</strong> editrice 1986A. Dal Prato: in Quadrante Padano anno IV n° 2 - 1983P. Pe<strong>la</strong>ti: in “Gazzetta di Mantova”, 16/10/1981147


IN<strong>DI</strong>CEPrefazionePARTE PRIMALa StoriaLe originiL'esternoL'internoLe pitture muraliSECONDA PARTEIL RESTAUROObiettivi dell'interventoFruibilità attuale e potenzialeANALISI STORICANotizieStoriaDescrizione generaleCONTESTO AMBIENTALEDescrizione analiticaStato conservativo e criteri d'interventoCriteri d'interventoINTONACIStato conservativo e criteri d'interventoAFFRESCHIDescrizione analiticaStato conservativoCriteri di interventoProgetto di restauroALTARE DELLA PIETA'Descrizione analiticaStato conservativoProgetto di restauroALTARE MAGGIOREDescrizione analiticaStato conservativoProgetto di restauroSTATUA <strong>DI</strong> <strong>SAN</strong> <strong>LORENZO</strong>Descrizione analiticaStato conservativoCriteri d'interventoProgetto di restauroARRE<strong>DI</strong> E MOBILI VARIDescrizione analiticaCriteri di interventoStato conservativo e progetto direstauroBanchiPorte del presbiterioPredel<strong>la</strong> dell'altare maggioreGrata dell'oculo-matroneoReliquiari - cande<strong>la</strong>bri - cartegloria- crocefisso - ex-votoImpianti tecnologiciPARTE TERZAGazzetta di Mantova 22 maggio1980Quadrante Padano Anno IV n° 2Giugno 1983.Affreschi a Guidizzolo.Segna<strong>la</strong>zione al Comune diGuidizzolo (MN) e alleSoprintendenze di Mantova eBresciaPARTE QUARTAPresentazione vita dei santiSan LorenzoSanta Maria MaddalenaSant’Antonio abateSan PietroSan Francesco D’AssisiSan Bernardino da SienaSan SebastianoSan GiovanniSan RoccoSanta VeronicaPARTE QUINTARe<strong>la</strong>zione e documentazione sui<strong>la</strong>vori di restauro del 1998-99148


Finito di stampare nel mese di giugno 1999 da GVM Tipolitografiadi Volta Mantovana (MN)

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