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Aprile 2013 - CNA Emilia Romagna

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Numero 2, aprile <strong>2013</strong>MA CHI HA DETTO CHE IL SSNNON È SOSTENIBILE?Il Servizio sanitario nazionale èrealmente non sostenibile? Oppurec’è chi sta soffiando sul fuocodella crisi per smantellarlo? Sonoormai in mol a dubitare degliallarmi reitera sul rischio default.Le professioniste che hanno aderitoal movimento “Se non oraquando Sanità” (tra cui chi scrive),che si bae per la tutela del Ssn edel modello universalisco, stannosollecitando un’operazioneverità. E il 31 gennaio, al San Camillodi Roma, hanno invitato perfare chiarezza Giovanni Bissoni,presidente Agenas ed ex assessorealla Sanità in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>, eNerina Dirindin, docente di Economiapubblica all’Università diTorino ed ex assessore alla Sanitàin Sardegna (che è anche candidataPd per il Senato in Piemonte).Gli equivoci sono tan. «Nellafamosa leera della Bce al Governoitaliano non si parlava di Sanità»,ha esordito Bissoni. «Le tabelledell’Ocse ci dicono chiaramenteche l’Italia spende menodei Paesi europei con cui siamoabitua a confrontarci. La Cortedei con ha cerficato che la spesasanitaria non è più fuori controlloe che il Ssn è il seore dellaPa che più si è organizzato pergovernare la spesa. Il problemadella sostenibilità non nasce dada oggevi interni al sistemasanitario, ma dall’equilibrio complessivodei con dello Stato».Qui sta il punto. Se certamente«ogni seore è chiamato a dare ilsuo contributo», dietro la streasulla Sanità (circa 31 miliardi inmeno soltanto dal 2010 al 2015)«c’è altro: soffiando sulla crisi,qualcuno spinge sull’idea che l’Europadebba ripensare i propri modellidi welfare. C’è un pensieroforte, nell’ambito del mercato, secondocui lo Stato deve liberarsi diuna parte della spesa pubblica, Sanitàcompresa». Sulla stessa lunghezzad’onda Dirindin, che ironizza:«Rispeo alla Germania lospread è posivo: per la Sanitàspendiamo 2,5 pun sul Pil in meno.Ma questo significa anche oltre 35miliardi di euro l’anno di minorefaurato in meno per l’industriadella salute, che forse sono unaragione sufficiente per dire che ilsistema va cambiato. E poi l’intermediazionefinanziaria e assicuravanon si dà pace di non potercimeere le mani sopra». Leura nonconfortante, che rende la partadella salute decisiva per il prossimoGoverno. «La storia e le evidenze -ha deo l’esperta - ci dicono checedere porta a una Sanità a duebinari: uno per i ricchi e uno per ipoveri. La nostra generazione haavuto in dono un Ssn finanziatodalla fiscalità generale: non possiamolasciare ai nostri figli un sistemapiù iniquo».Considerare quanto meno allarmisci,se non strumentali, i monisull’insostenibilità del Ssn aiuta arivedere la quesone soo una lucediversa. Si prendano l’invecchiamentodella popolazione e le nuovetecnologie, agita come prove dellafutura insostenibilità: «Possiamoinnovare il sistema e governarlo - èconvinto Bissoni - per rendere l’impaodi ques cambiamen menodirompente di quello che vorrebberofarci credere». E se pure il giudiziosul federalismo, foriero di disuguaglianze,diverge - Bissoni contestasemmai la cava applicazionedella riforma del Titolo V in alcune(Connua a pagina 2)Sommario:Ma chi ha deo che il SSN non è sostenibile?Colpa lieve depenalizzata 2Sanità privata, “no” ai lacci 3Mancata sollecitazione consenso informatoe anamnesiPersonale del SSN in calo connuo 4Terme, la crisi incide sulle cure.L’esperto: serve più ricerca<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>, approvate le linee diintervento sulla sanitàL’approfondimentoIl censimento 2012 degli oci italianiPiù salute nel fondo sociale UE 7Il doppio canale formavo del massofisioterapistaIntesa fisioterapis-laurea scienze motorieAntrust, istruoria su farmaci oalmici 9Carenza di marcatura CE: c’è violazionedegli art. 515 e 517 codice penalePagamen-lumaca, un nodo ancora dasciogliereAi contra tra ASL e struure sanitariesi applica il D.Lgs. 231/02 sugli interessida ritardato pagamento135568891010Pagamen, direva in salita 11Le nuove competenze degli infermieri 12


Pagina 2 Numero 2, aprile <strong>2013</strong>COLPA LIEVE DEPENALIZZATAn. 4 del 5 febbraio <strong>2013</strong>Salvi i medici che seguono linee guida ebuone prache accreditateNon ha più rilevanza penale la condoadel medico connotata da colpa lievequando si colloca «all’interno dell’areasegnata da linee guida o da virtuoseprache mediche, purché esse sianoaccreditate dalla comunità scienfica».Lo ha stabilito la quarta sezione penaledella Cassazione (presidente Carlo Brusco)con una «nozia di decisione» (lasentenza, del 29 gennaio, non è ancorastata depositata).La quesone sooposta alla SupremaCorte era se l’arcolo 3 della legge Balduzzi(n. 189/2012) abbia determinatola parziale abrogazione delle faspeciecolpose «commesse dagli esercen leprofessioni sanitarie». E la risposta diPiazza Cavour è stata affermava, con laconseguente applicazione del principiodel “favor rei” (art. 2 Cp): le nuove normesi applicano cioè anche ai casi penden.La Cassazione ha così annullatocon rinvio la condanna per omicidiocolposo inflia a un chirurgo che,effeuando un intervento di ernia deldisco, aveva leso i vasi sanguigni delpaziente provocando un’emorragia fatale.Al giudice di merito è stato chiesto diriesaminare il caso per verificare se esistanolinee guida o prache medicheaccreditate relave all’ao chirurgico inquesone, se l’intervento si sia mossoentro i confini segna dalle direve e,in caso posivo, se nell’esecuzione vi siastata colpa lieve o grave. La pronuncia èstata salutata con favore dal mondomedico, anche se sono in mol a chiederedi più. Per il presidente Fnom,Amedeo Bianco, e per il segretarioAnaao, Costanno Troise, ad esempio,si pone il problema da un lato di accreditarele linee guida e, dall’altro, di definirein modo unitario il conceo di«virtuose prache mediche». Non solo:sia l’Anaao sia il Sumai sollecitano unalegge che regolamen la responsabilitàmedica «in una logica di sistema». E laFp Cgil medici minimizza: «La decisioneè soltanto un ao dovuto che non risolveil problema vero: l’aumento esponenzialedelle denunce strumentali alimentatedalle campagne pubblicitarie dichi vuole speculare sulla salute dei ciadinie sulla professionalità dei medici».Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi,si prende la rivincita nei confron deidetraori della legge e gongola: «È ilprimo passo verso una maggiore serenitànello svolgimento delle prestazionisanitarie». Più diversificata la leura dei“tecnici”. Il penalista Luigi Isolabella èconvinto che la sentenza, rimarcando ilvalore delle linee guida, permee diuscire dalla «discrezionalità totale» e«consente di non strumentalizzare l’azionepenale» nei confron dei mediciper oenere risarcimen. Più restrival’interpretazione di Gianfranco Iadecola,ex giudice di Cassazione, secondo cui«la depenalizzazione vale soltanto per ilvizio di imperizia, sempre che non siagrave, e non anche per imprudenza onegligenza (come la dimencanza di unagarza), per le quali connua a rilevareogni po di colpa: se così non fosse lanorma si esporrebbe a censure di incostuzionalità».L’impao sul contenzio-so e sui cos assicuravi è comunque davalutare, dice Dario Focarelli, direoregenerale Ania. E Maurizio Maggioro,presidente di Amami, l’associazione peri medici accusa ingiustamente di malpracce,mee in guardia dall’“effeoboomerang”: «Ora che è stata introdoala disnzione tra colpa grave ecolpa lieve gli avvoca tenteranno didimostrare in tu i casi la colpa gravedel medico ospedaliero e in questo casoi medici eventualmente condanna sarannochiama dalla Corte dei con arisarcire l’Erario per impor enormi».Manuela PerroneConnua da pagina 1MA CHI HA DETTO CHE IL SSN NON È SOSTENIBILE?n. 4 del 5 febbraio <strong>2013</strong>(Connua da pagina 1)Regioni; Dirindin invece riene necessarioun ruolo più forte del Governo centrale- entrambi concordano su un punto:se ci si rimbocca le maniche perauare quanto è già scrio nelle leggi enella Costuzione il più è fao. Se vincela polica che sa programmare, che saavvalersi delle competenze dei tecnici,che risponde dei suoi comportamen,allora la musica può cambiare. «Maserve un po’ di schiena dria da parte ditu», ha ammonito Bissoni. «E bisognameere in piedi una generazione dipiani di rientro diversi da quelli auali,che sono taglia unicamente per averela massima resa finanziaria nel minortempo possibile».Insomma: le strade ci sono, se c’è lavolontà di percorrerle. «Di fronte allacrisi - dice Maura Cossua, del comitatofondatore di Snoq Sanità - le scelte ope-rate fin qui rilegimano ricee fallimentarie svuotano princìpi, diri econquiste che sembravano irrinunciabili.Ma il modello pubblico e universaliscoè una conquista che non dobbiamoperdere e che ci possiamo permeere.Se non ora, quando?».Manuela Perrone


Numero 2, aprile <strong>2013</strong>Pagina 3n. 4 del 5 febbraio <strong>2013</strong>SANITA’ PRIVATA,“NO” AI LACCINon si può negare l’autorizzazioneall’esercizio di avità sanitarie senzaverificare il fabbisogno di assistenza.Altrimen il “no” si traduce in un dannoalla libertà d’impresa. La terza sezionedel Consiglio di Stato (decisionen. 550/<strong>2013</strong> del 29 gennaio) ha accoltol’appello di una casa di cura privatache aveva chiesto alla Regione Laziol’autorizzazione per creare un nucleoAlzheimer con ven pos leo nonchéper ampliare e aprire al pubblico servizidi diagnosi e cura ambulatoriali.Il Tar Lazio aveva giudicato illegimoil silenzio-inadempimento della Regione.Il commissario ad acta aveva poirespinto la richiesta sostenendo cheper i servizi di diagnosi e cura«sussisteva la sufficienza delle struureprovvisoriamente accreditate acorrispondere al fabbisogno regionale»e che per il nucleo Alzheimer unadelibera del 2010 aveva sospeso gliadempimen relavi alla verifica dicompabilità con il fabbisogno. Movazionibocciate dal Consiglio di Stato.La norma di riferimento è l’arcolo 8-ter del Dlgs 502/1992, in base al qualel’autorizzazione è condizionata allaverifica di compabilità da partedell’amministrazione. Ma questa regola,alla luce degli arcoli 32 e 41 dellaCostuzione, non può risolversi «in unostrumento ablatorio delle prerogavedei sogge che intendano offrire, inregime privasco mezzi e strumen didiagnosi, di cura e di assistenza sul territorio».La decisione richiama il rischio, segnalatodall’Antrust, che «una polica dicontenimento dell’offerta sanitaria» sipossa tradurre «in una posizione di privilegiodegli operatori già presen sulmercato ». Traandosi di mere autorizzazioni,definisce «irrilevan» i criteri dicontenimento della spesa. Conta altro.E infa un regolamento del 2007 imponealla Regione una cadenza trimestralenell’esame delle richieste di autorizzazione.Cadenza non rispeata dal Lazio.Il provvedimento va quindi annullato.Ma «non si potrà poi sostenere - ammoniscePalazzo Spada - che per effeodella conseguita autorizzazione la parteinteressata acquisisca alcun tolo oaspeava a partecipare alla riparzionedel budget del servizio pubblico».M.Per.MANCATA SOLLECITAZIONE CONSENSOINFORMATO E ANAMNESIREFERENTI<strong>CNA</strong> BENESSERE E SANITÀEMILIA ROMAGNA SULTERRITORIO:BREVIGLIERI CRISTINA (<strong>CNA</strong> Bologna)Tel. 051 299287CAVINI SALVATORE (<strong>CNA</strong> Imola)Tel. 0542 632611FREGNI AZIO (<strong>CNA</strong> Modena)Tel. 059 418573GHIRETTI GIULIA (<strong>CNA</strong> Parma)Tel. 0521 227280IOLI LUCA (<strong>CNA</strong> Rimini)Tel. 0541 787967ROBBONI FRANCESCO (<strong>CNA</strong> Ferrara)Tel. 0532 749111RUFFILLI REMO (<strong>CNA</strong> Forlì-Cesena)Tel. 0543 770285SALVINO TERESA (<strong>CNA</strong> Reggio <strong>Emilia</strong>)Tel . 0522 356395SUZZI ROBERTA (<strong>CNA</strong> Ravenna)Tel. 0544 298634TAGLIAFICHI GIUSEPPINA (<strong>CNA</strong> Piacenza)Tel. 0523 572211Il faoLa Corte d'Appello di Bologna, in riformadi una pronuncia del Tribunale diPiacenza, ha assolto dal delio di lesionipersonali, il medico che, secondo l'imputazione,per colpa consista in negligenzaimprudenza e imperizia, all'esitodell'intervento chirurgico maxillofacciale,si riteneva avesse procuratoalla paziente lesioni personali gravissimequali la deformazione permanentedel viso e della respirazione, secondoquanto ritenuto dal Giudice di primogrado, in difeo di una correa valutazionedegli esi dell'operazione chirurgicae con omissione di una correa informazionecirca le possibili conseguenzenegave del traamento poi effevamenteintervenute.La sentenza assolutoria è stata impugnataagli effe civili.Il dirioIl giudizio sulla sussistenza della colpanon presenta differenze di sorta a secondache vi sia stato o no il consenso informatodel paziente, con la precisazioneche non è di regola possibile fondare lacolpa sulla mancanza di consenso, perchél'obbligo di acquisire il consensoinformato non integra una regola cautelarela cui inosservanza influisce sullacolpevolezza, essendo l'acquisizione delconsenso preordinata a evitare non giàfa dannosi prevedibili (ed evitabili),bensì a tutelare il dirio alla salute e,soprauo, il dirio alla scelta consapevolein relazione agli eventuali danni chepossano derivare dalla scelta terapeucain auazione dell'art. 32 del la Costuzione.E ciò salvo che la mancata sollecitazionedi un consenso informato abbiafinito con il determinare, mediatamente,l'impossibilità per il medico di conoscerele reali condizioni del paziente e di acquisireun'anamnesi completa; in questocaso, il mancato consenso rilevacome elemento della colpa non direamente,ma come riflesso del superficialeapproccio del medico all'acquisizionedelle informazioni necessarie per il correoapproccio terapeuco.Esito del giudizioLa sentenza è stata annullata agli effecivili.Avv. Ennio Grassiniwww.diriosanitario.net


Pagina 4 Numero 2, aprile <strong>2013</strong>PERSONALE DEL SSN IN CALO CONTINUOn. 1 del 15 gennaio <strong>2013</strong>In un anno 6mila dipenden in meno - Imedici si riducono di 1.741 unità, i primaridi 426In un anno - tra il 2010 e il 2011 - il Serviziosanitario nazionale ha perso 6.044unità di personale, di cui 5.849 uomini e“solo” 195 donne. A ridurre di più gliorganici sono sta in valori assolu glioperatori del comparto (-3.891), seguidai medici (-1741). Ma in percentuale ilvero “crollo” si è avuto per i dirigen atempo determinato: -31,17% tra i medici,-66,67% tra i veterinari.I primari medici in esclusiva in un soloanno perdono 435 unità, ma ne guadagnano9 tra le fila di quelli non esclusivi.E la non esclusività è l’univa voce che,seppure con numeri piccoli, cresce percentualmente.Il calo è comunque quasituo concentrato sugli uomini, mentrele donne, medici compresi, sono quasisempre in aumento, anche se il saldofinale è negavo di poche unità.Per il personale non dirigente il calo ègeneralizzato per i maschi di tu i profili,mentre aumentano le donne, trannetra gli infermieri (in calo quasi come gliuomini) e nel ruolo amministravo.Il management aziendale, invece,“taglia” solo i direori amministravi,mentre tue le altre posizioni aumentano,soprauo proprio tra i direorigenerali in crescita di 21 unità tra il2010 e il 2011, il +7,12 per cento.E il personale del Ssn resta tra i più numerosidel pubblico impiego: assorbeinfa da solo il 20,94% di tu i dipenden(solo la Scuola fa di più) dei 21compar in cui è divisa la pubblica amministrazione(16,42% gli uomini,24,65% le donne). Ma diverso è il peso alivello di singole Regioni. Il personale delSsn in generale pesa infa per il 26,89%del totale dei dipenden pubblici dell’<strong>Emilia</strong><strong>Romagna</strong> (oltre il 6% in più dellamedia nazionale, quindi), il 26,75% inUmbria e il 25,26% in Piemonte, mentreassorbe solo il 12,32% dei dipendendel Lazio, il 15,81% di quelli della Pugliae il 16,28% dei dipenden campani.È tuavia proprio nelle Regioni con pianidi rientro (Lazio e Campania, ma anchein quasi tue le altre) che il personaleregistra il calo maggiore confrontandogli organici 2006 (ulmo annosenza piani di rientro) e il 2011. A perderedi più in cinque anni sono Molise eCampania (rispevamente -20,81% e -20,18% unità di personale nei Ssr). Matra le Regioni aualmente in piano dirientro si registrano cali anche per Lazio(-16,21%), Calabria (-11,67%), Sicilia (-11,56%) e Piemonte (-0,40%). Ridoanche gli organici della Liguria (-4,86%)che da piano di rientro è uscita nel 2010ma non ha fermato i tagli al personale edella Basilicata (-1,56%). Aumentanoinvece nei cinque anni i dipenden sanitaridi tue le altre Regioni.Per le Regioni in piano di rientro l’aumentopiù elevato è il 3,36% della Pugliarispeo al 2006, ma la Regione nel 2009ha fao registrare un’inversione di tendenzariducendo il personale. Stessodiscorso per la Sardegna, che tuavianon è più in piano di rientro dal 2010,mentre in Abruzzo il calo si è fao senrerispeo al 2006, ma gli organici sonoaumenta di nuovo nel 2009 con unrisultato complessivo del +0,97 per cento.Tra chi non è in piano di rientro, l’incrementomaggiore è quello di Trento(+12,98%), ma la media di crescita delleunità di personale nelle Regioni senzapiano di rientro (escluso Trento, appunto)è di circa il 4 per cento con il valoreminore a Bolzano (1,21%) e in Umbria(1,96%) e il maggiore in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>(5,76%), Friuli Venezia Giulia (5,58%) eToscana (5,50%).Paolo Del Bufalo


Numero 2, aprile <strong>2013</strong>Pagina 5TERME, LA CRISI INCIDE SULLE CURE.L'ESPERTO: SERVE PIÙ RICERCAdel 8 marzo <strong>2013</strong>Un calo del 10% nel numero delle personeche nel 2012 hanno fao ricorsoalle cure termali è indice di una crisi delseore in Italia, laddove in Francia èstato al contrario registrato un aumentodel 5%. Basta questo dato, secondoUmberto Solimene, direore della Scuoladi Specializzazione in Idrologia Medica/MedicinaTermale all' Università diMilano, per fotografare la situazioneitaliana. Secondo il docente milanese,che ha promosso un workshop sul termalismoalle Terme della Fraa, i problemisono dovu sostanzialmente allacrisi economica di ques anni e all amancanza di invesmen in ricerca,inseri in una generale carenza della"cultura termale" in Italia. Anche tra imedici. «In gran parte delle Regioni -dice Solimene, che è anche segretariogenerale della Federazione mondialetermalismo e climatoterapia delle terme(Femtec) - non si fa informazione sulleterme; solo l'<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong> finanziaun corso di formazione/informazionerivolto ai medici». In Italia sono 350 leaziende termali (il 14,6% in Toscana e il10,3% in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>), con 17 milaadde, un faurato di 380 milioni dieuro, di cui circa 200 a carico del Serviziosanitario nazionale (sono il 72% ipazien convenziona), ma creano unfaurato indoodi circa4,5 miliardi(seore turisco-alberghieroe altro) con 73mila adde. Lemalae piùcurate sonoquelle di naso egola (29,4%), leartroreumache(29%) equelle dell'apparatodigerente(22,2%). «Ma la debolezza della culturatermale - secondo Solimene - &egrave; anche dovuta alla mancanza di unapolica verso il turismo termale (salute/benessere) e alla carenza di invesmen- in ricerca. Solo negli ulmi anni Federterme,che da poco ha creato la Fondazioneper la ricerca termale (Forst), hacominciato a finanziare studi secondo icriteri della ricerca scienfica più avanzata,sull' efficacia del termalismo».Cosa che in Francia da anni contribuiscea rilanciare il seore. Solimene cita adesempio lo studio "Thermarthrose"sull'artropaa delginocchio, coordinatodal Centroospedaliero universitariodi Grenoble,su 462 paziendi tre famosicentri termali epubblicato su Annalsof rheumacdiseases, secondole cui conclusioni,un ciclo di 18 giornidi fanghi edesercizi fisici inacque termali, a tre, sei e nove mesi didistanza fa aumentare del 50% circa,rispeo alla terapia farmacologica, ilnumero dei pazien che migliorano inmodo significavo in termini di dolore edi funzionalità.EMILIA ROMAGNA, APPROVATE LELINEE DI INTERVENTO SULLA SANITA’del 7 marzo <strong>2013</strong>Anche l'<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong> è alle prese conla scure della spending review che imponetagli pesan alla Sanità pubblica.Le «linee di programmazione e finanziamento»approvate dalla Regione comporterannorisparmi complessivi di 260milioni di euro nelseore, intervenendoprincipalmente su trepun: la riduzione delbudget per l'acquisto dibeni e servizi, i tagli aicos del personale e lariconversione dei piccoliospedali. Gli acquisdei beni sanitari e nonsanitari, effeua dalleaziende in modo collevo,dovranno consenreil recupero di 64milioni, a cui si pr evededi aggiungerne altri 66 con il taglio diservizi non sanitari, dalle spese di lavanderiaalle mense. Il risparmio sui cosdel personale dovrà raggiungere i 45milioni. Si agirà in primo luogo sul turnover, sostuendo solo un quarto deidipenden che lasceranno il servizio,dando comunque priorità alle professionicliniche rispeo aquelle amministrave.Inoltre, i contra dilavoro flessibile sarannorido e sarà necessaria,per ogni richiesta disostuzione temporaneadi personale, lapresentazione di pianidi assunzione, che ladirezione generale Sanitàdovrà approvare solodopo una valutazionespecifica. Anche i contraintegravi di medicidi famiglia e pediatri saranno pesantementeridimensiona, con un taglio di20 milioni su un valore complessivo di80. Le tariffe di degenza verranno ridoe,consentendo un risparmio di 30milioni tra ospedali pubblici e priva;ques ulmi subiranno un'ulteriore diminuzione del budget per 3 milioni.Infine, come in altre regioni italiane,anche in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong> si procederà ariconverre le piccole struure ospedaliere.Saranno in tuo 30 e si trasformerannoin centri in cui verrà fornita un'assistenza,in prevalenza di po infermierisco,a pazien che soggiornerannopicamente per una o due semane,fino a un massimo di sei. Dopo l'approvazionedelle linee di intervento, si avvierannonei prossimi giorni incontri trai direori delle Ausl e la Regione.


Pagina 6 Numero 2, aprile <strong>2013</strong>L’APPROFONDIMENTOIL CENSIMENTO 2012 DEGLI OTTICI ITALIANIUn nuovo ritrao degli oci italianidisegnato dall'edizione 2012 del CensimentoOci di Markeng & Telemaca.Dopo l'indagine 2011 pubblicatasu Oca Italiana 4/2012), lanuova panoramica mee in evidenzacome il seore si è aggiornato ed ècambiato nel corso di un anno.La metodologia esclusiva adoata daM&T per realizzare il suo CensimentoMMAS Oci vanta due peculiaritàfondamentali: la prima è l'ampiezzadel campo di indagine, poiché noncoinvolge solo un campione rappresentavodell'universo di operatori,ma l'intero insieme di essi. La secondaè il connuo aggiornamento, cherende l'indagine sempre viva e auale.Un lavoro che permee di avereun quadro preciso, puntuale e completodel seore.Il reportIl Censimento MMAS Oci 2012 haindividuato in Italia poco meno di11mila operatori, profila in manierada oenere informazioni quantave,sulla loro struura, e qualitave,sulla loro avità, che vanno a costuireuna base stasca ampia e sempreaccurata su cui ogni azienda delseore può costruire una strategiacommerciale mirata. Gli operatoriintervista sono ubica per il 26,8%nelle regioni del Nord Ovest (A1). peril 19,4% in quelle del Nord Est (A2),per il 20,2% nel Centro (A3) e per il33,5% al Sud e nelle Isole (A4).Fonte: Censimento MMAS Oci 2012GLI OTTICI IN ITALIAFonte: Censimento MMAS Oci 2012UbicazioneFonte: Censimento MMAS Oci 2012Il 68,7% dei centri oci italiani sorgein centro storico, il 25,6% in cià, mafuori dal centro, mentre il 5,7% hascelto luoghi di grande passaggio comei centri commerciali. La quota dicentri oci in pieno centro è sostenutadal valore del Sud (75%, in aumento),mentre il Centro Italia segna ilvalore più contenuto (61,8%): il NordOvest si ferma al 66,5% circa e il NordEst al 68% (in aumento). Nelle areesemicentrali/periferiche delle cià èpiù facile imbaersi in un centro ocose ci si trova nel Centro Italia(31,5%, +6% oltre la media), e menose ci si trova al Sud (21%, 4% soo lamedia). La quota di oci ubica inluoghi ad alta frequentazione di pubblicoè pari al 6,5% circa in tua Italiatranne che al Sud, dove non arriva al4%.Il numero di addeIl 39,1% dei negozi di oca in Italiadispone di 2 risorse umane e il 29,6%di una sola (dato in aumento); a contare3 adde è solo il 18,6% deglioperatori e solo il 13% circa ne ha dipiù.Fonte: Censimento MMAS Oci 2012Analizzando le fasce dimensionali inrapporto alle macro aree del nostroPaese emergono alcune differenze.Nella fascia 1 addeo il dato è soste-nuto dal Sud, poiché oscilla infa dal24% del Nord Est al 34,7% del Mezzogiorno.Nella fascia 2 adde solo ilNord Ovest si allontana dalla media diarea, fermandosi al 37,6%. Il Nord Estspicca per l'alta incidenza di operatoricon 3 risorse (23%, oltre 4 pun percentualioltre la media, in aumentorispeo alla rilevazione di un annofa), all'opposto del Sud (16%, in diminuzione).La superficie del centro ocoAnalizzando la superficie delle avità,il Censimento M&T mostra cheoltre nove oci su dieci dispongonodi negozi di estensione massima di100 mq, mentre solo il 5,6% arriva a150 e soltanto l'1,5% va oltre. Ma,rispeo alla rilevazione di un anno fa,si nota un aumento di consistenzadella fascia 50-100 mq rispeo aquella più piccola. Si traa di un aumentoleggero, dal 42,2% al 43,6%, dicirca 1,5 pun percentuali, ma comunquesignificavo.Quanto alle differenze territoriali,nella fascia dimensionale fino a 50mq il peso degli operatori resta maggioreal Sud (4% oltre il dato medionazionale), al contrario di quanto accadenella fascia successiva (da 50 a100 mq) in cui il Sud esprime il datopiù basso, che resta invariato, mentreil più alto (3,3 pun oltre la media)spea al Nord Est. Salendo di dimensione,il Nord Ovest è l'unica area oveil dato è sopra la media ed è anchel'unica in cui sia cresciuto nell'ulmoanno.Nel 77% dei casi, poi, nel centro ocoè presente anche un laboratorio,ma il dato oscilla dall'82% del NordItalia al 67% del Centro, passando peril 76% del Mezzogiorno. In nove casisu dieci l'ampiezza di tale laboratorioè inferiore ai 25 metri quadra.Presenza di vetrineIn Italia solo il 6% degli oci ha sedein locali senza vetrine, mentre il 33%ne ha una (valore che oscilla dal 29%del Nord Ovest al 38% del Sud), il41,6% due (solo il Sud è al di soo diquesta media), l'11% tre (dato soste-(Connua a pagina 7)


Numero 2, aprile <strong>2013</strong>Pagina 7PIÙ SALUTE NELFONDO SOCIALE UEn. 10 del 19 marzo <strong>2013</strong>(Connua da pagina 6)nuto dal 12,5% del Nord Est edall'11,7% del Nord Ovest) e l'8,5% unnumero maggiore (che nel NordOvest arriva al 10,5%). Rispeo allarilevazione precedente non vi sonograndi variazioni, se si esclude un leggeroincremento, di 1,5 pun percentuali,della fascia 2 vetrine e un decrementodi meno di un punto degliesercizi senza luci su strada.Fonte: Censimento MMAS Oci 2012Esami optometriciIl centro oco, generalmente, offre alpubblico la possibilità, di usufruire insede di esami optometrici. Ciò accade,infa, nell'87% dei casi, dato stabilerispeo alla precedente rilevazionedi M&T. Questo servizio resta piùfrequentemente erogato nel NordItalia, soprauo nel Nord Ovest,(90,9%) e meno spesso nei centri ociche sorgono nelle regioni del Mezzogiorno(83,5%).Fonte: Censimento MMAS Oci 2012A cura della Redazione“Oca Italiana”Eliminando disuguaglianze e sprechi ilseore diventa leva di sviluppoRidurre i ricoveri e i consul specialisci,quando non sono streamente necessari,rafforzare le cure primarie, promuoverel’uso di farmaci equivalen,valutare il rendimento economico delletecnologie sanitarie.Sono alcune delle priorità per renderepiù efficien i sistemi sanitari e“invesre” in salute. Per contribuire alraggiungimento dell’obievo di Europa20, quello di una crescita sostenibile einclusiva.È questo il cuore del documento di lavoroadoato dalla Commissione Ue il20 febbraio scorso insieme con un paccheodi misure su «Invesre nel seoresociale a favore della crescita e dellacoesione, in parcolare auando il Fondosociale europeo nel periodo 2014-2020». Le cifre in ballosono incerte. L’accordodel Consiglio europeosul bilancio Ue 2014-2020 - bocciato dall’Europarlamento- ha tagliatodell’8,4% le speseper i fondi struuralinon agricoli, tra cui ilFse, rispeo al 2007-13,portandole a 325,1miliardi. All’Italia andrebbero29 miliardi, inlinea con la dotazione auale. Ma l’accordoè ancora in alto mare.Al di là dell’ammontare delle risorse, ilseore sanitario ha comunque un ruolofondamentale nel promuovere l’inclusionesociale e combaere la povertà.La riforma dei sistemi sanitari nazionaliper garanrne efficacia e sostenibilità ela valutazione delle prestazioni hannoun doppio obievo: fornire l’accesso aun’assistenza sanitaria di qualità e usarele risorse pubbliche in modo omale.La salute viene infa definita come unprerequisito della prosperità economica,dal momento che influenza i risultaeconomici in termini di produvità,offerta di lavoro, capitale umano e spesapubblica. E il programma Ue per lasalute, il fondo di coesione, i fondistruurali e il fondo per la ricerca el’innovazione (Orizzonte 2020) possonosostenere gli invesmen nel seoredella salute in tua l’Unione europea.Il problema è che sulla testa degli StaUe connuano a pendere crisi economicae difficoltà di bilancio, oltre a unaprospeva di aumento della spesa sanitariadi un terzo entro il 2060, a causadell’invecchiamento della popolazione.Ma, ricorda la Commissione, «non èsolo la quantà di denaro che vienespeso - si legge nella comunicazione -maanche le modalità di spesa, che determinanolo stato di salute di un Paese». Conriforme sanitarie mirate, l’Ocse ha valutatoun possibile risparmio del 2% del Pilin media entro il 2017.L’analisi comparava internazionaledimostra infa che vi è un ampio marginedi guadagni di efficienza in materiadi Sistemi sanitari. Bas ricordare chelimitando errori e frodisi potrebbe evitare unaperdita annua del 5,6%dei bilanci sanitari.Altra parola d’ordine:rafforzare l’assistenzasanitaria di base. Laquota di Mmg - comepercentuale su tu imedici - varia notevolmentein tua l’Ue, dal49% in Francia al 7% inGrecia e in Polonia, con una media Uedel 29% e nove Sta membri in cui imedici costuiscono meno del 20% ditu i medici (Bulgaria, Repubblica ceca,Grecia, Leonia, Lituania, Polonia, Portogallo,Slovacchia e Svezia).Rosanna Magnano


Pagina 8 Numero 2, aprile <strong>2013</strong>IL DOPPIO CANALE FORMATIVO DEL MASSOFISIOTERAPISTASENT. 22 MAGGIO 2012, CORTE CASS., SEZ. LAV. SENT. DEL 21 MAGGIO 2012, TAR REGIONE CAMPANIADue recen sentenze, depositate a distanzadi un giorno l’una dall’altra, arrivanodalla Corte di Cassazione e dalTribunale amministravo della RegioneCampania ponendo l’accento sulla delicatamateria dell’equipollenza dei tolitra fisioterapis e massofisioterapis.Massimo comun divisore: non c’è assolutaequivalenza tra i due toli essendoquest’ulma subordinata al percorsoformavo seguito dal soggeo. Nelprimo caso una donna veniva licenziatadal Centro riabilitavo presso il qualeera impiegata perché in possesso di untolo di massofisioterapista conseguitoall’esito di un corso biennale, non validoper abilitare lo svolgimento di avità difisioterapista (necessario per la posizionerivesta). Nel secondo caso il TribunaleAmministravo Regionale si è pronunciatosul ricorso proposto da alcunisogge, tra cui l’associazione sindacaledi riferimento dei Massofisioterapis,contro il decreto del commissario adacta della Regione Campania che escludevai massofisioterapis dal novero deisogge qualifica a rendere prestazionidi riabilitazione presso presidi accredita-. Le citate sentenze offrono l’occasionedi approfondire la storica diatribache ha visto contrapporsi i massofisioterapisda un lato ai, fisioterapis dall’altro.In sintesi. Con la legge 403/’71 venivaistuita la figura del massofisioterapista,senza disciplinare l’iter di formazioneche quindi poteva essere svolta araversodiversi canali formavi. Nel 1990il Legislatore recependo istanze di provenienzacomunitaria ha ridisegnato ilquadro degli ordinamen didaci universitaried istuito le professioni sanitarie.L’art. 6, comma 3, del D. lgs.502/1992 e successive modificazioni,interveniva individuando gli operatorisanitari per i quali, a far data dal 1996,veniva istuito il relavo diploma universitariotriennale, unico canale forma-vo, fra cui quello di fisioterapista.Il passaggio dal vecchio ordinamento alnuovo regime, fondato sul previo conseguimentodel diploma universitario, èstato successivamente ufficializzatodalla legge 42/1999 che stabilisce ilprincipio di equipollenza al diplomauniversitario di tu i diplomi conseguiall’esito di un corso già regolamentato alivello nazionale in base alla precedentenormava.Circa i massofisioterapis della l.n.403/1971, si poneva il problema dell’eventualericonoscimento della formazioneacquisita. Preso ao di una situazionedi base caraerizzata da un’evidentedisparità di percorsi formavi è intervenuto,nel contesto normavo evidenziato,il D.M. 27 luglio 2000 che ha ritenutoequipollente al tolo di fisioterapista ildiploma di massofisioterapista unicamentese conseguito al termine di corsitriennali e ai sensi della Legge n.403/1971. Di recente poi il DPCM 26luglio 2011 ha stabilito criteri e modalitàper il riconoscimento dell’equivalenza aidiplomi universitari dell’area sanitariadei toli del pregresso ordinamento:circa tali professioni ha previsto l’esclusionedalla procedura di valutazione itoli di massofisioterapista conseguidopo l’entrata in vigore della l. 42/1999(nonché dei toli di massaggiatori, capibagnini degli stabilimen idroterapici,massaggiatori sporvi, operatori strumens,infermiera volontaria e infermierimilitari). Ne possiamo desumere,in via residuale, che con la pubblicazionein Gazzea Ufficiale del DPCM siainvece auabile per i sogge in possessodi tolo di massofisioterapista conseguial termine di corsi biennali iniziaentro il 1996 la procedura di valutazioneai fine dell’equivalenza, ove in possessodei criteri aggiunvi previs dallo stessoDPCM 2011. Ora, Corte Suprema e TarCampania hanno sostanzialmente chiaritoche la normava non prevede l’equipollenzatout court dei diplomi diMassofisioterapista al diploma universitariodi Fisioterapia, con la conseguenzache i toli rilascia all’esito dei corsi inquesone non possono fruire di alcunriconoscimento automaco (salvo quellidi durata triennale, consegui in basealla citata l. 403/1971, entro il 17 marzo1999, e inizia prima del 31 dicembre1995).Ciò non toglie che gli stessi possonoconnuare a svolger la loro avità inqualità di operatori sanitari, privi peròdell’autonomia del fisioterapista (e ovele specifiche disciplina in materia di autorizzazionee/o accreditamento nonpongano divie ulteriori).Do. Federico Breschida Leera informavaStudio Legale StefanelliINTESA FISIOTERAPISTI- LAUREATISCIENZE MOTORIEMinistero della Salute, Ministero dell'Istruzione,Università e Ricerca, Regionie rappresentanze professionali dei fisioterapise dei laurea in scienze motoriehanno raggiunto un'intesa definivasugli ambi di competenza delle dueprofessioni al fine di promuovere programmidi avità motoria, finalizzata almantenimento dello stato di salute,individuando modalità di lavoro integrato,ma non sovrapponibile. L'accordo èstato sooscrio al Tavolo tecnico dilavoro avato presso il Ministero dellaSalute. Scopo dell'intesa è quello di delinearemeglio l'ambito di competenzaprofessionale dei laurea in scienzemotorie ed evidenziare le modalità dilavoro integrato per la salvaguardiadella tutela della salute, avvalendosidell'introduzione, nella programmazionenazionale e regionale, della sperimentazionedella cosiddea"AFA" (avità fisica adaata), avitàche mira a ricondizionare lo stato disalute individuale al termine della riabilitazione,combaere l'ipomobilità, favorirela socializzazione e promuoveresli di vita più corre. L'obievo è promuoverel'avità motoria, sia per laprevenzione di problemi di salute cheper il mantenimento di uno stato disalute acceabile. Nel farlo occorreperò tenere conto dei bisogni di movimentodelle diverse categorie di personecosiddee "fragili", che necessitanodi un approccio più specifico rispeoall'avità motoria standard. Il ministrodella Salute, Renato Balduzzi, si dichiarasoddisfao per il raggiungimentodell'intesa: "Programmi di questo podevono essere sempre più presen neiPiani sanitari regionali, perché abbiamobisogno di intensificare la loa alla sedentarietàe promuovere l'avità fisicaaraverso lo sviluppo sul territorio diuna rete di struure per la'somministrazione-erogazione dell'avitàfisica presso realtà specificamentearezzate come palestre e centri sporvipubblici e priva. Ringrazio i rappresentandelle due professioni per l'impegnoprofuso e per aver saputo coglierequesta occasione per offrire ai ciadiniun ulteriore strumento ule per lapromozione di sli di vita salutari".


Numero 2, aprile <strong>2013</strong>Pagina 9ANTITRUST, ISTRUTTORIA IA SU FARMACI OFTALMICIL' Antrust ha avviato un'istruoria neiconfron di Roche e Novars. Tuonasce da una segnalazione dell'Associazioneitaliana unità dedicate autonomeprivate di day surgery e dalla Societàoalmologica italiana secondo la qualele due aziende si sarebbero accordateper escludere, nella cura della degenerazionemaculare senile, il farmaco bevacizumab(Avasn), commercializzatoda Roche, a vantaggio di ranibizumab(Lucens) distribuito da Novars, intuo equivalente al primo, ma con uncosto 50 volte superiore. A complicarele cose, secondo l'antrust, i legami tra idue gruppi, considerato che Novars hauna partecipazione azionaria in Rochementre le avità di ricerca e svilupposono realizzate da Novars insieme aGenentech, a sua volta controllata daRoche, che ha il breveo di entrambi ifarmaci.«Lucenn e Avasn sono due farmacidifferen, contenen principi avi diversi»commenta Roche in una notanella quale nega l'esistenza di un'intesaanconcorrenziale con Novars. «Sonosta sviluppa per finalità terapeuchedisnte e possono avere profili di sicurezzadifformi nell'ulizzo intraoculare».L'azienda, inoltre,precisa «dinon aver pianificatolo sviluppoclinicoper l'uso intraocularediAvasn inquanto esistegià un differentefarmacoapprovatodalle Autorità sanitarie per il traamentodelle patologie oculari, che rispondea un bisogno medico precedentementeinsoddisfao».Novars dal canto suo ribadisce che«l'azienda deene il 33,3% delle azionial portatore che rappresentano il 6,4%del capitale totale di Roche, il che nonpermee alcuna influenza sulle strategiedel gruppo Roche che è gesto, amministratoe opera in maniera totalmenteindipendente». Entrambe le aziende,comunque, si dichiarano pronte a unacollaborazione piena con le autoritàitaliane. Per arrivare alla chiusura delprocedimento istruorio bisogneràaspeare il 20 dicembre <strong>2013</strong>.CARENZA DI MARCATURA CE: C'E VIOLAZIONE DEGLI ART.515 E 517 CODICE PENALECASSAZIONE PENALE 15 NOVEMBRE 2012 – 11 GENNAIO <strong>2013</strong>, N. 1467La sentenza penale appena pubblicata èmolto interessante. Decidendo infasulle conseguenze penali della mancatamarcatura CE di unelerosmolatore perviolazione della disciplinasulla compabilitàeleromagneca(D.Lgs. 194/2007), stabilisceprincipi giuridiciche possono trovareapplicazione a tue ledireve del NuovoApproccio.IL CASOIl legale rappresentante di una societàveniva accusato di immissione in commerciodi elerosmolatori con marcaturaCE non risponden ai requisi diconformità previs dalla disciplina intema di compabilità eleromagnecae bassa tensione (Dlgs 194/2007 - dir2004/108/CE): più esaamente venivacontestata in sede penale la violazionedegli art. 515 e 517 c.p.LA DIFESAl'incolpato si difende sostenendo che,sussistendo una disciplina sanzionatorispecifica di natura amministrava (Dlgs194/2007), non apparecorrea l'applicazionedegli art. 515 e 517 c.p.LA DECISIONE DELLACASSAZIONELa Corte di CassazionePenale non è d'accordosancendo che:- il D.Lgs. 194/2007persegue la finalità di garanre la compabilitàeleromagneca del bene:salvaguarda, quindi, la conformità tecnicadel bene.- l'art.515 c.p. tutela, invece, il lealeesercizio del commercio cioè l'interessedel consumatore a non ricevere unacosa diversa da quella richiesta;- l'art.517 c.p. tutela a sua volta l'ordineeconomico che deve essere garantocontro gli inganni tesi ai consumatori.Le norme penali in quesone tutelanoquindi sia la correezza e lealtà commercialeche il consumatore.Ne consegue che avendo la disciplinaamministrava (D.Lgs. 194/2007)obievi diversi rispeo alla disciplinapenale, possono trovare applicazioneentrambe le norme.Inoltre il sequestro originario è statoconfermato in quanto indipendentedalla sostenuta non pericolosità delbene, sussistendo il rischio della ripezionedel reato.Avv. Silvia Stefanelli


Numero 2, aprile <strong>2013</strong>Pagina 11PAGAMENTI, DIRETTIVA IN SALITAAssofond: nessuno vuole imporre i 30 giorni per more di perdere affaridel 6 marzo <strong>2013</strong>È stata una falsa partenza. Si contanoinfa sulle punte delle dita di una manole aziende che dal primo gennaio scorsosono riuscite ad applicare la direvaeuropea 2011/7 sui tempi di pagamento,fortemente voluta dalcommissario Ue all'Industriae all'imprenditoria,Antonio Tajani. Recepita dalGoverno italiano con anciporispeo ad altri Paesi Ue- e divenuta misura qualificantedell'azione del governoMon come risposta alle istanze delleimprese - la direva impone che lefaure delle transazioni commercialisiano saldate dal cliente a trenta giornidata emissione o a sessanta giorni soloper limitate eccezioni.Con il recepimento e l'applicazione delladireva, l'obievo era quello di daretempi cer di pagamento tra imprese epubblica amministrazione e tra impresee fornitori priva. Ricordiamo che l'Italia,rispeo ad altri Paesi Ue, indossa lamaglia nera per i tempi biblici con cuivengono onorate le faure - dai 90 finoai180 giorni e oltre - e vanta un ammontaredi ritarda pagamen di oltre 80miliardi di euro solo per la pubblica amministrazioneverso le imprese private.Secondo la stessa Unione Europea, inuna situazione di grande difficolta finanziariaper le aziende e con un creditcrunch ancora molto elevato, circa unterzo dei fallimen delle imprese italianeè da imputare proprio ai ritardapagamen.Dai primi riscontri effeua tra le impresedel manifauriero, sonopochissimi i casi in cui il fornitoreha emesso faura secondo inuovi parametri. Due i moviessenziali per cui l'applicazionedel 9 novembre del 2012, cherecepisce la direva europea,non ha trovato praca applicazione.Il primo: in mol casi il fornitorenon vuole o non può creare un contenziosocon la controparte, quindi acceatempi più lunghi rispeo a quanto indicatodalla direva; il secondo: la possibilitàche la legge lascia alle par di concordare,per iscrio, termini superiori aisessanta giorni, purché non siano gravementeiniqui per il creditore.«Questo aspeo del decreto - spiegaEnrico Frigerio, presidente di Assofondèproprio la chiave che ha messo in difficoltàpraca l'applicazione dei tempi dipagamento cer. Nessun fornitore vuoleimporre i trenta giorni al commientecon la conseguenza di interrompere ilrapporto commerciale, quindi di perdereil cliente. Nella prassi - aggiunge Frigerio- si ulizza ancora la leva dellosconto o della compensazione con igiorni di valuta. Soprauo per chi lavo-ra molto con i merca esteri, è consuetudinefinanziare la cassa con i pagamenesteri - ques sì a 30 giorni- perbilanciare un pagamento in Italia a 90 o120giorni».Nelle semane scorse, l'ufficio studi diAssofond ha condoo un'analisi tra ipropri associa per fare il punto sui terminidi pagamento. «Essenziale - aggiungeFrigerio - è la quanficazione delcosì deo termine iniquo nella prassicommerciale. La norma infa lasciaampio spazio alle par per concordare,sempre per iscrio, termini superiori aquelli indica, parallelamente a unaampia discrezionalità da parte dell'autoritàgiudiziaria che dovrà valutare lagrave iniquità. Cioè quan giorni possoessere considera iniqui rispeo allanormale prassi commerciale. Dalla nostraindagine interna - spiega il presidentedi Assofond - è risultato che iltermine dei 90 giorni è rispeato dal37% dei clien, mentre il termine dipagamento di 6o giorni è acceato dal32% dei commien. Da qui si desumeche per il nostro seore il termine di 6ogiorni fine mese data faura possa essereconsiderato come termine oltre ilquale, davan al giudice, potrebbe esseresollevato il principio di iniquità equindi far scaare le more di legge».Roberto IoConnua dalla pagina precedente(Connua da pagina 10)zione commerciale qualunque contrao(a prescindere dalla sua natura, sia essaprivasca o pubblicisca-concessoria)che contempli lo scambio tra l’effeuazionedi un servizio ed il pagamento diun corrispevo;- la posizione della giurisprudenza dilegimità (Cass. civ. 9 marzo 1971 n.649; Cass. civ. 10 aprile 1964 n. 835),stabilisce che la patrimonialità di unaprestazione, per effeo dell’art. 1174c.c., non si ha soltanto se la prestazioneabbia un intrinseco valore patrimoniale,ma anche quando lo riceva “di riflesso”dalla natura della controprestazione:vale a dire che ove sia pauito un compensomonetario per una certa prestazione,essa assume caraere patrimonialein quanto oggeo di valutazioneeconomica delle par;- in ogni caso l’espressione “prestazionedi servizi”, contenuta nel D. Lgs. n.231/2002, è di portata talmente ampiada poter includere tanto avità immediatamenterilevan soo il profilo patrimonialequanto avità di caraerespiccatamente non patrimoniale (comel’assistenza a persone disabili), sicché lanatura della prestazione non risultaessere decisiva ai fini dell’applicabilitàdella normava in esame;- l’interesse primario perseguito dallegislatore comunitario è stato quello discoraggiare i ritardi nel pagamento delcorrispevo per l’avità di impresa,araverso l’approvazione di una disciplinarepressiva e, quindi, dissuasivadella morosità che prescinda dalla pologiadel contrao e della prestazioneresa nonché dalla natura, pubblica oprivata, del debitore (cfr. Direva2000/35/CE, considerando n. 7, 16, 19,22).In sostanza, secondo il Giudice, il D.Lgs.231/2002 si applica in generale a tu icontra tra ASL e aziende sanitarie inquanto sussiste l’erogazione di un serviziodietro pagamento di un corrispevo.Da ulmo molto interessante il tema deldanno erariale. In forza della giurisprudenzaintervenuta gli interessi che la PAè chiamata a pagare a causa del ritardatopagamento costuiscono danno erariale(Corte dei Con Sardegna 20 dicembre2011 deliberazione 118/2011):per questo movo il giudice ha deciso diinviare gli a alla Corte dei Con competente.Avv. Silvia Stefanelli


Pagina 12 Numero 2, aprile <strong>2013</strong>LE NUOVE COMPETENZE DEGLI INFERMIERIn. 3 del 29 gennaio <strong>2013</strong>Nasce l’Osservatorio nazionale dellebuone prache - Il disco verde dell’IpasviÈ pronta per il vaglio finale delle Regioni eper l’adozione in sede di Conferenza Stato-Regioni la bozza di accordo sulla ridefinizione,implementazione e approfondimentodelle competenze e delle responsabilitàprofessionali dell’infermiere edell’infermiere pediatrico.Rispeo alle vecchie bozze, il testo è profondamentecambiato. Sono infa scomparsigli allega con gli elenchi delle mansioni«consente», ricompare nella suaspecificità l’area neonatologica pediatrica,viene previsto un preciso iter per ladefinizione del nuovo percorso formavoe per la valorizzazione delle esperienze edelle conoscenze già acquisite.Le aree di intervento sono sei: cure primariee servizi territoriali/distreuali;area intensiva e dell’emergenza- urgenza,area medica, chirurgica, neonatologica epediatrica, salute mentale e dipendenze.È infine istuito, presso il ministero dellaSalute, l’Osservatorio nazionale dellebuone prache professionali e organizza-ve, il cui scopo è di promuovere lo sviluppoomogeneo delle competenze professionalie dei conseguen modelli organizzavinel Ssn. Tra le funzioni dell’organismo,una novità policamente rilevante:i pareri dell’Osservatorio«costuiranno elemen propedeuci - silegge nella bozza - alla revisione deglistrumen giuridici, economici e normavinell’ambito delle traave per il rinnovodei Contra collevi nazionali di lavoro».Quest’ulma versione dell’accordo haavuto il disco verde dell’Ipasvi, dal momentoche supera le gravi cricità presen- nella precedente proposta. «La logicamansionariale che permeava la vecchiabozza - spiega il presidente Annalisa Silvestro- avrebbe messo in difficoltà i professionise contraddeo lo stesso quadrogiuridico e professionale, in cui si parla diautonomia e responsabilità ».Un secondo aspeo fondamentale sulquale l’accordo fa chiarezzasono le modalità per lo sviluppodelle competenze professionalie la formazione.A definire, all’interno del processodi accreditamento professionale,i criteri per lo sviluppodelle competenze degliinfermieri e la conseguenteridefinizione dei modelli organizzaviospedalieri e territorialisaranno Regioni e Provinceautonome, previo confronto con le rappresentanzeprofessionali e sindacali. Lestesse, entro 180 giorni dovranno definire,insieme con l’Università, i percorsiauavi e i criteri per riconoscere pregresseesperienze nonché i percorsi formavida effeuarsi in ambito regionale eaziendale, anche ai fini dei Credi formaviuniversitari (Cfu).Riguardo alla formazione, che avvienedentro le università, un successivo provvedimentodel Miur, in concerto con laSalute e d’intesa con le Regioni, fisserà gliindirizzi per la formazione dell’infermierespecialista, in auazione della legge43/06, nonché i criteri per il riconoscimentodei Cfu relavi ai percorsi pregressieffeua in ambito regionale; sarannoinoltre rivisita i piani di studio delle lauree,delle lauree magistrali e dei masteruniversitari di primo e secondo livello.«Nella bozza precedente - connua Silvestro- non si capiva dove si sarebbero formai professionis, se dentro o fuoril’università. Noi abbiamo chiesto un percorsodentro l’università, secondo quantostabilito dalla legge 43/06, che prevede lafigura dell’infermiere specialista».L’accordo, secondo l’Ipasvi, garansceanche un’omogeneità della formazionesul territorio nazionale. «Non si potevanomeere in ao situazioni formave equindi di lavoro che rischiavano di nonessere riconosciute in modo omogeneo sutuo il territorio nazionale, conun conseguente svantaggio peri ciadini ». Con il percorsoprevisto, si evita inoltre di cancellarecon un trao di pennala formazione specialiscapregressa e l’esperienza acquisitasul campo, che possonoessere valorizzate nell’ambitodei Cfu per abbreviare eventualmenteil percorso universitario.L’accordo rappresentadunque per l’Ipasvi, una vera svolta, chepone le basi per la revisione delle competenzeanche delle altre figure professionalie che cambierà gli stessi rappor tra leprofessioni . «Tue le riflessioni e i diba- soolinea il presidente - con ilMinistero, le Regioni e le rappresentanzesindacali hanno trovato un buon puntod’incontro. I tempi ora sono stre, ma senon si riuscisse ad adoare l’accordo primadelle elezioni, sarà il primo ao chechiederemo nella prossima legislatura».Anche sul ruolo dell’osservatorio, la Federazioneesprime un parere posivo:«Finalmente - conclude Silvestro - quandosi andrà a ragionare di ridefinizioni giuridiche,normave e contrauali, ossia disoldi e posizionamen, si dovrà tenereconto propedeucamente di quello chesta succedendo sul territorio nazionale,che viene reso visibile araverso l’osservatorio.Se all’interno di una sperimentazione,gli infermieri specialis hanno evidenziatouna serie di risulta posivi,bene, quella esperienza diventa il contenutoper fare una riflessione giuridicapiuosto che normava e diventa ancheelemento a cui nei contra si darà unriconoscimento economico. Un elementodi non poco conto».Rosanna MagnanoOdontotecniciOciPodologiDaniele DondariniResponsabile <strong>CNA</strong> Benessere e Sanità <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>Via Rimini, 7—40128 Bolognatel. 051/21.33.124—Fax 051/7459532E-mail: benesseresanita@cnaemiliaromagna.itwww.cnaemiliaromagna.itTecnici OrtopediciFisioterapis e MassofisioterapisSanità in generaleNormave e nozie di stampaApprofondimento

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