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L'adolescenza una sfida per la psicoterapia - Università degli Studi ...

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appare bene integrato, allora l’adolescente cercherà in accordo con se stesso quelle strade in cui puòesprimersi liberamente senza essere troppo attraversato dal<strong>la</strong> vergogna o dal dubbio.In questa prospettiva l’autore coglie un rapporto tra i vari tipi di adolescenti e i problemiemersi o irrisolti negli stadi anteriori nel<strong>la</strong> costruzione dell’identità:— l’adolescente al<strong>la</strong> ricerca di un ideale;— l’adolescente caparbio;— l’adolescente che funziona nell’immaginario e nell’illusione;— l’adolescente al<strong>la</strong> ricerca di un <strong>la</strong>voro appassionante senza altra motivazione;— l’adolescente ideologo.Nell’adolescenza, <strong>la</strong> “struttura ideologica” nell’ambiente diventa quindi essenziale <strong>per</strong> l’Io,<strong>per</strong>ché senza <strong>una</strong> “semplificazione ideologica” nell’universo l’Io adolescente non sa organizzareun’es<strong>per</strong>ienza adeguata alle sue specifiche capacità e al suo crescente coinvolgimento.Identità e dis<strong>per</strong>sione sono le po<strong>la</strong>rità in cui si muovono secondo Erikson gli adolescenti; egliinfatti osserva che nel<strong>la</strong> loro ricerca di identità e di <strong>una</strong> nuova continuità debbono riaccendere dellebattaglie <strong>degli</strong> anni precedenti anche a costo di attribuire il ruolo di nemici a <strong>per</strong>sone che voglionoloro bene e scegliendo idoli o ideali che sanciscono e proteggono il senso d’identità.A differenza del<strong>la</strong> Kestemberg, Erikson sottolinea maggiormente non <strong>la</strong> discontinuità, ma <strong>la</strong>ricerca di <strong>una</strong> continuità interiore che trovi conferma nel giudizio <strong>degli</strong> altri e in questa prospettivaconsidera importante l’attenzione che <strong>la</strong> società dà o non dà alle prospettive di carriera o al<strong>la</strong>capacità di scegliere un’identità professionale.In linea con quanto già osservato in re<strong>la</strong>zione al tema delle virtù di ogni età, <strong>per</strong> l’adolescenzaErikson non a caso par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> forza emergente del<strong>la</strong> fedeltà sia come fiducia in sé e negli altri, siacome esigenza di essere degni di fiducia e capaci di impegnare tutta <strong>la</strong> propria lealtà verso <strong>una</strong>causa, qualunque sia <strong>la</strong> confessione ideologica che <strong>la</strong> sottende.Il venir meno invece di questo senso di fiducia può generare insicurezza o eccessivaspavalderia od ostinato attaccamento a cause e gruppi ugualmente spavaldi.Il compito del<strong>la</strong> società è quello di integrare le varie tappe sotto pena di vedere apparire negliadolescenti <strong>una</strong> selvaggia energia distruttrice. Appare quindi più adeguato in questa prospettivapar<strong>la</strong>re di <strong>una</strong> identità psicosociale <strong>per</strong> gli adolescenti, così come di <strong>una</strong> morotoria psicosociale chetale età evolutiva rappresenta <strong>per</strong> l’equilibrio e il funzionamento di <strong>una</strong> società.E in questo senso che Erikson ritiene che se l’adolescente sente di poter aver fiducia in uominio idee attendibili può inserirsi nel<strong>la</strong> società e <strong>la</strong> sua adolescenza sarà meno “tempestosa” e menoideologica, sebbene venga riconosciuto che <strong>una</strong> necessità di ideologia vi sia sempre. In casocontrario, cioè quello di <strong>una</strong> mancanza del<strong>la</strong> reciprocità dei modi del<strong>la</strong> comunità di identificarel’individuo e di quelli di quest’ultimo di riconoscersi in essa, vi può essere un senso diestraniamento che può assumere <strong>la</strong> forma di <strong>una</strong> confusione di identità o del<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> cosiddetta“identità negativa” nel senso di <strong>una</strong> sprezzante ostilità nei confronti dei ruoli presentati comedesiderabili dal<strong>la</strong> famiglia o dall’immediata comunità.2.6. La crisi depressiva dell’adolescenteWinnicott, come già osservato, non si schiera tra coloro che vedono l’adolescenza come<strong>per</strong>iodo esplosivo, anzi, è piuttosto severo verso coloro che <strong>la</strong> considerano un problema che irrita,non <strong>la</strong> tollerano e non ne accompagnano il naturale sviluppo raccogliendo <strong>la</strong> “<strong>sfida</strong>” che gliadolescenti portano al<strong>la</strong> società e agli adulti (Winnicott, 1961).Sebbene l’autore riprenda nel<strong>la</strong> letteratura di questo <strong>per</strong>iodo il riferimento al riemergere del<strong>la</strong>problematica edipica e del<strong>la</strong> maggiore pressione da parte dell’Es, sembra considerarlo più un17

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