Francesco Filippini - Bollettino d'Arte

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Affreschi dell'abside di S. Agostino in Rimini. - Parete di fondo. - Madonna con Bambino in trono (particolare).GLI AFFRESCHI NELL'ABSIDE DELLA CHIESA DIS. AGOSTINO IN RIMINI E UN RITRATTO DI DANTE11 terremoto che nel 1 91 6 devastò le ridentispiaggie della Romagna e della Marca, aprendoprofondi squarci anche nell'abside della chiesadi S, Agostino in Rimini, rivelò sotto lo scialboun ciclo di affreschi, la cui importanza fu subitoavvertita dagli studiosi del luogo, maSSImedel dottor V, Belli edal dottor Tosi, ispettoredei monumenti,Per il loro vivo interessamento il Ministerodella P, Istruzione impartì gli ordini alla RegiaSopraintendenza di Ravenna affinchè curasse ilrestauro della chiesa e lo scoprimento delle pitture,le quali, così, vennero in gran parte restituitealla luce, Il conte Malaguzzi Valeri, direttoredella R. Pinacoteca di Bologna, in unarticolo pubblicato nel « Marzocco » , 5 maggio1918, diede per primo notizia dell' importantescoperta, richiamando soprattutto \' attenzione sopraun supposto ritratto di Dante, che apparivaraffigurato in una scena degli affreschi. Questaopinione non ottenne \' unanime consenso, anzIsuscitò discussioni e riserve tra critici dell' artee della letteratura (I),Per comprovare l'ipotesi e venire a conclusioniconvincenti era necessario procedere ad unostudio più completo degli affreschi, per compren-3

Affreschi dell'abside di S. Agostino in Rimini. - Parete di fondo. - Madonna con Bambino in trono (particolare).GLI AFFRESCHI NELL'ABSIDE DELLA CHIESA DIS. AGOSTINO IN RIMINI E UN RITRATTO DI DANTE11 terremoto che nel 1 91 6 devastò le ridentispiaggie della Romagna e della Marca, aprendoprofondi squarci anche nell'abside della chiesadi S, Agostino in Rimini, rivelò sotto lo scialboun ciclo di affreschi, la cui importanza fu subitoavvertita dagli studiosi del luogo, maSSImedel dottor V, Belli edal dottor Tosi, ispettoredei monumenti,Per il loro vivo interessamento il Ministerodella P, Istruzione impartì gli ordini alla RegiaSopraintendenza di Ravenna affinchè curasse ilrestauro della chiesa e lo scoprimento delle pitture,le quali, così, vennero in gran parte restituitealla luce, Il conte Malaguzzi Valeri, direttoredella R. Pinacoteca di Bologna, in unarticolo pubblicato nel « Marzocco » , 5 maggio1918, diede per primo notizia dell' importantescoperta, richiamando soprattutto \' attenzione sopraun supposto ritratto di Dante, che apparivaraffigurato in una scena degli affreschi. Questaopinione non ottenne \' unanime consenso, anzIsuscitò discussioni e riserve tra critici dell' artee della letteratura (I),Per comprovare l'ipotesi e venire a conclusioniconvincenti era necessario procedere ad unostudio più completo degli affreschi, per compren-3


derne bene il significato e precisare quando e peropera di qual pittore e di qual committente fosserostati eseguiti.Gli affreschi costituiscono uno dei più interessantisoggetti di studio per la pittura romagnoladella fine del '300 e del principio del '400.Essi ricoprono, o, per dir meglio, ricoprivano tuttal'abside quadratadella chiesa. dallozoccolo alIa crociera,nonchè le duecappelle laterali,aperte verso \' internodel tempio.O!Jella di destra,sopra la quale siinnalza il campanile,apparve ancorainteramente rivestitadi pitture,le quali, peraltro,per essere statemolto ritoccate adonna in trono, in perfetto stato di conservazione,perchè un pesante ahare di legno, che siinnalzava fin quasi alla sommità del coro, protessela pittura. La Vergine, maestosa, con occhigrandi e placidi, è vestita di un ricchissimo manto,arabescato di fogliami e di fiori, come in rilievo;un doppio filo di grosse perle le circonda il capo,Affreschi dell'abside di S. Agostino in Rimini: Padre Eterno benedicente.secco andarono più facilmente in rapido deperimento,tanto da essere oggi quasi irriconoscibili.S'intravedono, tuttavia, una grandiosa scena della« Natività », e, nella parete di contro, la scenadella « Morte della Vergine» con la sua Assunzionein gloria tra gli angioli musicanti, gliApostoli e i Santi. La cappella di sinistra è,invece, del tutto priva d'intonaco. Nell'absidecentrale, nella fascia inferiore ad altezza d'uomo,correva un fregio decorativo a quadrati e circoli,che fu poi ricoperto da immagini votive, per operadi varI autori e committenti. Si distinguono ades. un S. Nicola da Tolentino, una S. Veronica,una Madonna col Bambino, un S. Giobbe. Senzaconfronto più interessanti appaiono gli affreschidelle zone superiori, opera di un artista più evolutoe di spiccata personalità.Nel centro della parete di fondo, tra duelunghissime finestre ogivali, fu scoperta una Ma-scendendo sugli orlidel manto;"una collanadi perle e pietrepreziose le_fasciail collo e scende sulpetto, come un rosario,che il Bambinocarezzevolestringe con una manina,mentre,alzandola testa ricciuta,fissa amorosamentela madre.Dietro al trono èdisteso un tappetomeraviglioso, trapuntodi foglie di palma e fiori di cardo. In altouna gloria di angioli si sporge cantando. Sopra laMadonna, occupando anche tutta una vela dellacrociera, appare un colossale Padre eterno, sedutoin trono, avente alla sua destra S. Giovannievangelista ed alla sinistra il Battista. Questagrandiosità delle figure del fondo, ben visibili dalbasso per chi entrava in chiesa, ricorda subitole antiche decorazioni bizantine a mosaico nelletribune e negli archi trionfali. Sotto il trono dellaVergine è dipinto Cristo dinanzi alla Maddalena,con figure di grandezza più che il naturale, nonimmuni da qualche ritocco.Nelle pareti laterali sono affrescate scene dellavita di S. Giovanni evangelista, al quale la chiesa eradedicata, fin dalla sua fondazione, nel '200, primache passasse ai frati Eremitani di S. Agostino.Le scene sono descritte con novità di motivi,sicchè anche per questo riguardo appaiono4


Affre"hi dell'abside di S. Agostino in Rimini. Zona inferiore - S. Nicola da Tolentino.interessanti, e, si può dire, insolite nella storiadel)' arte. Le due ogive, dove probabilmente incominciavanole rappresentazioni, furono ridipintecon affreschi del Bigari, quando la chiesa goticafu voltata in stile barocco.Nella zona mediana, parete sinistra, è affrescatauna grande scena in cui si vedono gliedifici di una città precipitare infranti; ciò dapprincipiofece pensare ad una rappresentazionevotiva, per ricordo di qualche terremoto accadutoin Rimini.Ma le statue degli idoli, che cadono, fannocapire che si è di fronte ad un miracolo diS. Giovanni per convertire gli eretici.Si vede, infatti, S. Giovanni, coi capelli lunghi,tunica azzurra e manto roseo, inginocchiato a pregare,mentre dallo squarcio di una nube apparel'Eterno; dietro l'Evangelista si veggono altri duesanti, con l'aureola, in piedi, forse S. Pietro eS. Giacomo maggiore, che spesso la leggendaunisce insieme nell'apostolato in Oriente.Narra dunque la storia che S. Giovanni, predicandonella città di Efeso, fece ruinare, permiracolo, il tempio di Diana, per cui ebbe acontrastare col filosofo Cerinto, gran sacerdotedegli idoli e capo di una setta (2).Nel mezzo di un tempio, di cui si vedonole colonne e gli archi spezzarsi, la statua diuna divinità precipita dali' alto di una colonna; ipagani fuggono terrorizzati, lasciando di ascoltarela predica del filosofo Cerinto, c,he si vede, sedutosotto un baldacchino, col capo avvolto dibende, al modo orientale, stendendo la manoin atto di parlare.Appresso è rappresentato il martirio di S. Giovanninella caldaia, piena di olio bollente (3) • Se-5


condo la leggenda, infatti, l'imperatore Domiziano,adirato per la predicazione di S. Giovanniin Oriente, lo fece condurre a Roma emartirizzare. Nella scena si vede S. Giovanniignudo, immerso nella caldaia, con le mani~giunte,mentre due angiolilo sostengono perle braccia; uncarnefice con unlungo ferro sta attizzando. il fuoco;a destra siede introno il governa-'tore circondato dasoldati romani, unodei quali tiene altouno stendardo, doveè dipinto un corvo.Le storie seguitanonella zona difronte, parete destra.San Giovanni,uscito illeso dallacaldaia di olio bollente,fu rdegatodall' imperatoreDomiziano nell' i­sola di Patmos dove,nutrito dagli angioii,stette tre annied ebbe la terribilechia, mentre i revisione,che narròneJl' Apocalisse.Nella scena, presso all' arco trionfale, è rappresentato,appunto, S. Giovanni, seduto suldeserto scoglio, in atto di ~criverela penna nella destra, e nella sini~traAtlretchi dell'abside di s. Agostino in Rimini . Parete di fondo.s. Giovanni evangelista.il libro; haun raschiatoio;un angiolo, sceso dal cielo, lo conforta,mentre altri angioli, in alto,con le trombe, annunzianola visione; in basso , si vedono alcunistrani animali; a sinistra una specie di idra consette teste e corone, uscente dal mare; a destraun animale a guisa di vitello con due teste.Morto Domiziano, l'imperatore Nerva, conun editto di amnistia, liberò dall' esilio and~eS. Giovanni, e perciò i suoi fedeli lo andaronoa prendere nell' i­sola e lo ricondusseroin Efeso.Questo ritornodel santo dal luogodi esilio è qui rappresentatocome untrionfo; in una barcasta seduto SanGiovanni, col libroaperto sulle ginoc­. matori fanno forzasui remi; in un'altrabarca stanno i maggioridignitari di E­feso,come scortadi onore, seduti odin piedi, avvolti inricchissimi manti diporpora e di ermellino,con cappelli divarie fogge, a cornoo rotondi; anchequi i trombettieridanno fiato alle lunghissimetube. AppenaS. Giovanniè sbarcato sul lidodi Efeso col suo seguito, compie il miracolodella resurrezione di Drusiana; questa scenaè, senza dubbio, la principale di tutto il ciclo.Il corteo che accompagna Drusiana, portata nelcataletto a seppellire, muove dali' interno dellacittà, come una processione sacra; passa attraversouna porta, e sfila sotto le mura di circonvallazione;qui s'incontra con S. Giovanni,6


sbarcato sul lido, che leva la mano in atto dibenedire; Drusiana si alza a sedere e tende lemani dinanzi a sè, come estatica; la folla, chesi accalca intorno al cataletto, dimostra col risoe coi gesti la sua sorpresa e la sua gioia, mentrei trombettieri annunzianoil miracolo;alcuni curiosi sisono arrampicati finsopra la porta dellacittà, per meglio vedere.Da un balconedi un palazzoal di là delle mura,proprio nel centrodella scena, un personaggioecclesiastico,con cappuc­CIO,rocchetto eveste pavonazza, siprotende a guardare.Subito, dietroil cataletto, vieneil gruppo di cinquepersonaggi distinti,con ricchissime vesti,che, appena furonoscoperti, attrasserol'ammira-'sentata \' Assunziozionedei presenti.Il primo, incoronato di alloro, con un gesto significativodel pollice della mano destra, addita lascena ad un altro poeta, anch'esso cinto di alloro,che, cogli occhi fissi e sorridenti, contempla ilmiracolo; con la mano destra tiene le pieghe dellaveste, mentre alza la sinistra in atto di lieta sorpresa.Dietro a questi due poeti, in seconda linea,appare un terzo personaggio, laureato; a sinistra,in prima linea, seguono altri due gentiluomini, unocon berretto rotondo in testa, l'altro, visibile soloin parte, perchè rovinato da una larga fendituradella muraglia, con tracce di corona di alloro.Affre,ehi dell'abside di S. Agostino in Rimini. - Parete di fondo.'S. Giovanni Evangelista (partieolare).Le rappresentazioni seguitano anche nella zonainferiore, ma, per essere in gran parte guaste, nonriescono pienamente comprensibili. Tuttavia, nellaparete sinistra, dove si scorge nel mezzo un tronocon baldacchino, par d'intravedere raffigurata unagrande scena di disputadi filosofi, conla risurrezione di alcunimorti.Forseera qui ricordata ladisputa vittoriosache S. Giovanniebbe col sacerdoteAristodelo, e laprova del veleno,che S. Giovannibevve senza ricevernemale, e il miracolodel\' apostolo,che fece daAristodelostesso, conla sua gonnella, risuscitaredue giovani,morti per veleno.Nella: zona dellaparete dirimpetto ècertamente rappre­ne di S. Giovannial cielo; è visibile, infatti, in alto una gloria diangioli musi canti e di santi intorno alla figuradel Salvatore, che sta per accogliere S. Giovanni,portato su dagli angioli; in basso c' è unafolla di persone meravigliate, di cui alcune guardanoverso il luogo della sepoltura, altre levanogli occhi al . cielo.Nel\' arco trionfale, oggi invisibile dal basso,perchè coperto dalla nuova volta barocca deltempio, è affrescato il «Giudizio Universale».Nel centro appare la figura di Cristo, giudice,lO trono; a destra e a sinistra il sole e la luna7


Affreschi dell'abside di S. Agoslino In Rimini. - Parele sinislra. - La rovma de.! lempio degli idoli in Efeso.Affreschi dell'abside di S. Agoslino IO Rimini. - Parele deslra. - S. Giovanni nell' isola di Palm·os e il suo rilorno in Efeso.


che si oscurano; nella cuspide del timpano, l'angelocustode; sui lati due schiere di angioli,quelli di sinistra. recanti palme o corone o trombesquillanti, quelli di destra con le spade sguainate.Nella base del triangolo sono effigiati idodici Apostoli: nel mezzo I a Vergine con dueangioli, uno con bandiera e l'altro con la croce.Sopra gli archi goticiminori dellecappelle lateralidovevano certamenteessere rappresentatele animedegli eletti e deireprobi, risorgentidai sepolcri. T a}e,in sintesi, il complessodi questi affreschi,attestanticon le storie di SanGiovanni l'evangelistala verità e iltrionfo della dottrinacattolica.Naturalmente,dopo la fortunatascoperta, grande fula curiosità dei criticid'arte per riconoscerer autore diun' opera cosÌ pregevole;alcuniviritrovavano carat-Affreschi dell'abside di S. Agostino in Rimini. - Parete ,inistra.da luogo lontano, il miglior metodo da seguiresia sempre quello di cercare, prima di ogni altracosa, se VI sIa qualche artista del luogo o dellaregione vicina, che abbia i titoli sufficienti perla paternità di un' opera d'arte. CosÌ, del resto,ha fatto Adolfo Venturi per il ciclo di affreschidel Cappellone di S. Nicola in Tolentino, attribuendolial fabrianeseAllegrettoNuzi. (4)CosÌ gli affreschidi S. Maria in Portovanno assegnatia Giovanni Baronzioda Rimini e allasua scuola; quellidi Pomposa a Vitaleda Bologna(Sl.Quando mi recaila prima volta a vederegli affreschi diS. Agostino in RiminI,avevo giàtracciato il mio pianostorico, e prontoun nome ; ~icchè,dopo essere stato aviso a viso con lepitture su nell' impalcaturadell' abside,avendo beneimpressi negli occhie nella mente i loroteri precipuamente La rovina del tempio degli idoli in Efeso (particolare). caratteri peculiari,senesi, soprattuttonella maestosa Madonna; altri vedevano un artistaprettamente romagnolo e trecentesco; ma nessunosi arrischiò a fare un nome. lo credo che,quando i caratteri stilistici e i dati storici nonpermettono di identificare, quasi a prima vista,un pittore di scuola ben nota, tanto da doverconcludere che egli fu chiamato appositamentedifilato a vedere un'altradiscesi e quasi corsiopera che in Riminisi conservava, e, per maggior fortuna, si trovavaallora in deposito in un locale della Cassa diRisparmio, voglio dire la gran tavola d'altare,dipinta da Bitino da Faenza per la chiesa diS. Giuliano, e firmata dall' autore: Bitinus feciihoc opus; fecii fieri d. Simon abbas monasierii9


Affreschi dell' abside di S, Agostino in Rimini, - Parete sinistra.Il martirio di S. Giovanni nella caldaia.Affreschi dell' abside di S. Agostino in Rimini. - P arete destra .Il ritorno di S . Giovanni dali' isola di Patmos ad Efew.sancii fu/iani sub anno domini Millesimocece VJIJI; e subito, con miacrescente meraviglia ed . allegrezza, ebbivia via a constatare la perfetta identitàdi stile tra l'autore della tavola e l'autoredegli affreschi di S. Agostino. Nonostantel'annerimento del quadro e le differenzedella tecnica e i ritocchi, vedevo benegli stessi tipi dolci e piacenti, gli stessiprofili dei volti, gote paffute, occhi neri,placidi e grandi, menti tondeggianti ericurvi in su con graziosa fossetta; vedevolo stesso colorito con toni chiari erosei, il panneggio morbido, a larghepieghe parallele, e sopra tutto il realismodi alcuni gruppi delle scene. La tavolafu già degnamente illustrata (6), ma peril luogo buio ed alto dove era posta,non potè essere sempre apprezzata comemeritava. Essa. misura m. 1,64 X 2,17,ed è divisa in tre ordini e in l 4 scompartimenti;nel mezzo v'è la figura delmartire S. Giuliano, in abito da cavaliere;ai lati le storie che a lui si riferiscono:è invitato ad adorare gli idoli,poi, coperto di serpi, gettato in mare;il suo corpo è raccolto da pescatori,che gli danno sepoltura in un' arca; poiil sarcofago di marmo ' rosso, guidato daangioli rossi, ed azzurri, con fiaccoleaccese ai vertici del coperchio, esce diterra e naviga in mare; ondeggia sulleacque in tempesta e giunge poi su d'unaspiaggia; di là è trasportato da giovenche,e accompagnato da una processione diI 2 canonici col vescovo, poi dai monacibenedettini e infine entra nella chiesa,che al santo verrà intitolata.T utt' un' aura di dolcezza illumina ilquadro; il San Giuliano è mite e senz'ombra di dolore, pur essendo strettodai serpenti, ed anche gli sgherri, cheIO


lo tengono, nulla hanno di crudele; ilche rivela il temperamento speciale dell'artista,che rifugge dal rappresentarel'orrido. Le mani del Santo, nella figuracentrale, sono lunghe e morbide, con ledita accostate e le nocche ben rilevatee sottili nervature, di un disegno identicoa quello delle mani della Vergine maestosain Sant'Agostino; il manto, ripiegatosopra un braccio e il collare diermellino si notano, identici, anche inun personaggio del seguito di San Giovanniche ritorna ad Efeso.La processione dei 1 2 monaci benedettini,che accompagnano l'arca di San Giuliano,con l'abito rituale corto e le nere cappe,è una scena ritratta dal vero. Nell'ultimo scompartodi destra nell' ordine mediano, un personaggiosi rivolge, additando la scena a un suovicino, che alza una mano a dimostrare la suameraviglia; e questi gesti ed atteggiamenti sonosimili a quelli dei due poeti che stanno in primalinea nella scena della risurrezione di Drusiana.E i confronti potrebbero continuare. Converràappena avvertire che negli affreschi il pittore,più che nella tavola, ebbe campo di sfoggiarelarghezza · e movimento di scena.Bitino da Faenza dovrebbe meglioesser chiamato riminese, perchè nella suapatria di adozione ebbe stabile dimorafin da giovane; infatti, nel 1 398 presein moglie una donna . Agata, che gliportò in dote un podere del valore diI 60 lire ravennati e gli diede più figli,Ambrogio, Bitino e T addeo (7). Il primoseguitò l'arte del padre, e il figlio suo,Lattanzio, fu anch'esso pittore non ispregevole,in principio del '500(8); e poichèanche il padre di Bitino, <strong>Francesco</strong>, inun documento è detto maestro, si puòcredere che l'arte della pittura SIsiatrasmessa in questa famiglia per più diAffreschi dell'ab.ide di S. Agostino in Rimini. - Parete destra.S. Giovanni nell' isola di Patmos (particolare).una generazione. Da un atto del 1427 SI ncavache il pittore Bitino era già morto; il' suo fiorireappartiene dunque ai primi decenni del '400.Quanto allo stile, il Lanzi (9) volle ricollegareBitino alla scuola bolognese, facendolo discepolodi Lippo di Dalmasio e aggiunse che, nel suoquadro di San Giuliano, egli si dimostrò forseil miglior pittore del tempo suo. Meglio, a miogiudizio, potrebbe essere paragonato con Gentileda Fabriano, suo contemporaneo, magnificoapparatore, aureo e fiorito, grazioso narratore distorie. Se si osserva la Madonna affrescata daGentile nel Duomo di Orvieto, cinta di rose,Affreschi de]]' abside di S. Agostino in Rimini. - Parete destra.S . Giovanni sbarca ad Efeso.Il


Allreschi dell"abside di S. A gostino. in Rimini. - Parete destra.Dante, il Petrarca e i signori di casa Malatesta.cogli occhi dolci e pensosi, mentre il Bambinole sorride come un faunetto, si scorge chiaramenteuno stesso sentimento artistico.~anto,però, alla derivazione dell' arte deiF abrianesi da Firenze e da Siena, credo chemolto si sia esagerato, senza prove concludentinè storiche nè stilistiche. È assurdo, intanto, identificareAllegretto Nuzi da Fabriano con un AllegrettoNucci, immatricolato pittore In Firenzenel 1346 (10).Nè mi sembra che Gentile, che tanto tieneda_ Allegretto, suo precursore e conterraneo,possa dipendere dalla scuola senese e, più particolarmente,da T addeo Bartoli (II).Un solo, grandissimo maestro, illumina tuttoil '300: Giotto; e da lui veramente tutti gliartisti in vario modo attingono, per composizionee disegno, pur conservandoparticolari caratteri di espressione e disentimento, che hanno radici profondenella stirpe e non sitrasmettono perinflusso da maestro a maestro e da scuolaa scuola.Nè, d'altra parte, io saprei fare di-. stinzioni troppo accentuate tra la pitturaromagnola e quella umbra e marchigiana,e preferirei formarne una sola scuola, dachiamarsi più semplicemente umbra, perchèsi estende a tutta la regione adriatica,che più lungamente conservò letracc(della primitiva popolazione umbra,risalendo dal mare per i fiumi nelle colline;arte popolare ed ingenua, più rozzadi disegno ma verista e faceta in Bologna,più grandiosa e magnifica in Romagna,e via via più mite ed affettuosa,ma priva di sentimento drammatico, amano a mano che dalla Romagna siprocede verso la Marca e l'Umbria.Per me Bitino deriva direttamente daGiovanni Baronzio. Le figure paffute elevigate, gioconde e rosee, che appaiononegli affreschi di Santa Maria in Porto, ritornanoanche negli affreschi di Rimini con maggior graziae delicateZza. La piacevole tendenza a narrarestorie e a descrivere scene dal vero si ritrovaspiccatamente nei pittori bolognesi, Vitale, Andreae Jacopo di Paolo, come in Allegretto eGentile, e nei Sanseverinati e in Ottaviano Nel1i,qualità indigena, che deriva dalla natura del popolo,grossolano ed ingenuo, e che nulla ha davedere col modo di narrare dei Senesi, più fastosoe scenografico, nè con la lindezza e severità tuttaclassica dei Fiorentini. Bitino è forse il pittorepiù tipicamente rappresentativo della sua Romagna.La Madonna di Sant'Agostino, dal colloforte ed eretto, coi lineamenti asciutti, pur con lasoave espressione dell' affettuosità materna, ha l'a-12


spetto di una robusta e fiorente popolanaromagnola. CosÌ nella scena dellaresurrezione di Drusiana, nel gruppo deifanatici, che si accalcano intorno al catalettoe ridono di gioia, l'artista ha benespresso non solo la ruvidezza fisica dialcuni tipi romagnoli, dal viso forte esquadrato, ma l'anima stessa del popologeneroso, impulsivo ed esuberante disentimento.Notevole è, poi, in Bitino lo sviluppodegli ornati, come si vede nel mantodella Vergine, di una ricchezza orientale,che certo deri va, pel tramite diVenezia e di Ravenna, dalle stoffe damascatedi Bisanzioedi Bagdad. Levesti dei personaggi, che accompagnanoS. Giovanni di ritorno dall'isola diPatmos, sembrano imitate dai costumidi dogi e dignitari della repubblica diVenezia.Notevole è anche lo sviluppo dellearchitetture, ricavate in parte dal vero,non schematiche, come quelle di Giotto,nè bambolesche come in Gentile daFabriano, nè fantastiche e scenografichecome negli affreschi di Altichiero da Veronae di Jacopo Avanzi bolognese( 12), aPadova. Nella scena della processione deimonaci nella tavola di San Giuliano,il tempio e il palazzo coi portici sembranodesunti da edifici reali. CosÌ il sarcofagodi San Giuliano è un' urna romana,con le anse e i rilievi, quale il pittorepotè vedere "a Rimini o a Ravenna.Certo \' arte di Bitino è ancora chiusa;le bocche semiaperte non gridano e noncantano; il ~ sorrisonon nasce; i gruppinon si muovono con naturalezza; i pianiprospettici non sono in giusto equilibrio;la lingua, ancora inesperta, balbetta, maben si discerne l'interno impulso che laAffreschi dell'abside di S . Agostino in Rimini. - Timpano.11 Giudizio universale (particolare).Affreschi dell'abside di S . Agostino in Rimini. - Timpano.Il Giudizio universale (particolare).13


Bitino da Faenza. - Tavola dei miracoli di S. Giuliano (particolare).Bitino da F aenu. - Tavola dei miracoli di S. Giuliano (particolare).


sforza ad esprimere il vero. Nel principio del' 400Bitino è ancora legato ai trecenteschi, ma tienedegnamente in Romagna quel posto che sullastessa linea tiene Gentile nell'Umbria, prima cheun nuovo spirito possente, Masaccio, coi celebriaffreschi della cappellaBrancacci,rinnovasse nell'arteanima e forme. Ciòche in Bitino, ancheoggi, si può ammiraredi più è il colore,gaio, fresco eroseo, che, per fortunasi è benissimoconservato. Chi haveduto la sua Madonna,o, meglio,le figure degli angioiie degli Apostolisu nell' arcotrionfale,nascostodalla volta, con gliocchi neri e soavi,immunida qualsiasirestauro, nonpuò fare a menod'invaghirsene eserbarne perpetuoricordo.Circa il tempo incui gli affreschi diSant' Agostino furono eseguiti, credo di non andarlungi dal vero, dicendoli compiuti verso la fine del2 o decennio del '400, per commissione del vescovoFra Girolamo di Leonardo. riminese, professoredi teologia, dell'Ordine agostiniano \ 13\. Già nell 41 4 egli appare in relazione col papa GregorioXII, che pose la sua sede in Rimini, findal l 408, nel tempo dello scisma, e mandò poiCarlo Malatesta ambasciatore al Concilio di Costanzaper fare, in suo nome, la rinunzia al pon-Bitino da Faenza. - Il martire S. Giuliano (particolare della tavola).tificato. Fra Gerolamo di Leonardo fu elettovescovo di Rimini nel marzo l 41 6, e fu adibitodal Concilio stesso di Costanza in variecause di fede contro gli eretici di Boemia I 14).Fu poi consacrato vescovo dal nuovo ponteficeMartinoV. Nel1429 egli diè licenzaa Suor Michelinaed alle suecompagne di professareclausura nelmonastero di SanOnofrio,sotto laregola agostiniana.CostruÌ una villa sulcolle di Scolea, chelasciò poi in ereditàalla mensa vescovile.MorÌ iI 27settembre l 435 efu sepolto nel mezzodel coro dellachiesa di Sant' A-gostino, dove perlungo tempo si conservòla lapide sepoleralecon la suaeffigie e lo stemma:un ulivo con tre 'stelle (15).È molto probabileche questo frateagostiniano e teologo, che volle la sua tomba nelcoro della chiesa di Sant' Agostino, abbia fattoeseguire le pitture del coro stesso, scegliendoper soggetto le storie di San Giovanni evaI).gelista,massimo combattente per la fede cristianacontro i pagani.lo credo, anzi, che l'immagine di questo FraGirolamo si debba ravvisare proprio in quellafigura di frate e vescovo, che si protende dalbaleone sopra le mura della città di Efeso, nella16


scena della risurrezione di Drusiana. Sotto il balconevi sono varÌ stemmi, per disgrazia quasiinteramente rovinati; in quello di destra si scorgonole lettere I ed N (od H) monogramma te,forse il sigillo del vescovo Hieronimus.Se fosse possibiletrovare traccia dellostemma con l'ulivoe le tre stelle, nessundubbio vi sarebbeper l'identificazione.In ogni modogiudico sufficientigli elementi già appurati;mi sembraanche naturale cheii personaggio, effigiatoin luogo cosìeminente e contraddistintoda stemminella scena principaledegli affreschipossa rappresentareil committente dell'opera.Con ogni probabilità,dunque, lecorso pericolo di naufragare in mezzo agli scoglidell' eresia.L'opera artistica, dunque, come sempre, quandosi riesce a precisarne il tempo e il significato,acquista il valore di un documento storico.E sopratutto è importante rilevareche questo frateteologo si trovò aCostanza,nello stessoproprioannoin cui il suo conterraneoFra Giovannida Serravalle,dell' ordine francescano,compose ilCommento alla DivinaCommedia. Ènotissimo, infatti,che questi dedicòil suo Commento,nonchè latraduzionelatina dellaCommedia, all'imperatoreSigismondo,che presiedetteil Concilio (17). Eglipitture furono eseguitedopo il ritornoaveva udito in Bolognala ,lettura didi Fra LeonardoBenvenuto da ImodalConcilio di Co- Bitino da Faenza. - Tavola dei miracoli di S. Giuliano (particolare). la, da cui trassestanza e la fine delloscisma (16). Allora il neo eletto ponteficeMartino V chiamò a Roma Gentile da F a­briano a dipingere la Basilica Lateranense, iniziandoil glorioso risveglio artistico dell' Urbe;allora il nuovo vescovo di Rimini, tornato esultantenella patria sua, volle che la rappresentazionedei miracoli di San Giovanni evangelistasuggellasse il trionfo della ri:movata unitàdella chiesa cattolica, dopo il burrascoso periodoin cui la navicella di San Pietro avevagran parte delle suechiose, ed era stato professore a Firenze nel l 395,nel convento di Santa Croce (18). Egli fu il primoteologo che commentò, si può dire, ufficialmentela Divina Commedia, nell'occasione più solenne,cioè quando tutto il mondo cattolico era raccoltoa Costanza, e si mostrò anche fautore delle ideepolitiche espresse da Dante nel « De Monarchia», segno, quindi, che, cessate oramai leaspre contese per la supremazia tra il papa el'imperatore, che per poco non avevano fatto17


condannare Dante come eretico, le sue dottrineteologiche e politiche venivano accettate dallaChiesa, ed anzi servivano come arma contro lenuove e più pericolose eresie di Wicliff ed Huss,che miravano a scalzare dalle fondamenta ilpotere stesso spirituale della Chiesa.Q!i sta l'importanza del Commento di FraGiovanni da Serravalle, che giovò poi immensamentealla diffusione della Commedia in Germania.Ora Fra Giovanni, già vescovo di Fermo,fu trasferito alla sede di F ano il 5 dicembre1 41 7 dallo stesso papa Martino V, che nominòFra Leonardo vescovo di Rimini. Per questecircostanze non si può negare un'intima relazionetra i due ecclesiastici, uguali per patria, per ufficio,e zelo di dottrina.Si può ben credere che Fra Leonardo tornasseda Costanza, non solo lieto per la dignitàconseguita, ma anche piena la mente di fervoreper Dante. Non fa, perciò, meraviglia che ilteologo agostiniano abbia voluto che nella scenapiù importante degli affreschi, che celebra unmiracolo della fede tra il c1angor delle trombee l'entusiasmo del popolo convertito, venisseroeffigiati in prima linea Dante, il principe deiteologhi e massimo esaltatore della fede cattolica,che in San Giovanni ebbe il precursorenella tremenda visione d'oltretomba e a Sant' Agostinodestinò uno dei più alti scanni nella rosaceleste, e il Petrarca che chinò, morendo, il capo,sulle pagine aperte del libro •• Le confessioni diSani' Agostino" (19).Si può dunque, con gioia, fissare lo sguardosull'immagine del divino poeta, passata attraversoil prisma dell' anima dell'artista. La fisonomiadel volto corrisponde nei tratti generali,per il lungo profilo, a quella tradizionale dell'Allighieri,tanto che venne subito riconosciuta,appena fu scoperta, da gente dotta ed indotta.Ma sulla somiglianza non è il caso d'insistere.Meglio è invece rilevare il senso di nobiltàedignità che l'artista ha saputo conferirgli,nel portamento, nell'abito, nel gesto, nell'intensitàdello sguardo, nell'espressione d'intelligenzasuperiore, che lo distingue anche dal suo vicino,più bonario, il Petrarca, e dai signori che locircondano. Dante è nel mezzo del gruppo, inprima linea, al posto d'onore lieto di contemplareil trionfo dell'esule, combattente per lafede: chi vorrà ancora dubitare? Chi può essereil-poeta, a cui il Petrarca stesso si volge riverente?Il Petrarca è perfettamente riconoscibileper le fattezze del volto grassoccio e l'acconciaturaelegante ed azzimata dei capelli sottola reticella. Si deve poi ricordare che PandolfoMalatesta, fervente ammiratore ed imitatoredel Petrarca, mandò due volte un pittoreper ritrarre dal vero le sembianze del poeta;la prima volta un artista, condotto appositamentee con gran prezzo, che si recò in Avignone,forse nel periodo dal 1342 al 1347;un' altra volta, dopo il 1353, quando Pandolfo,trovandosi in Milano, ammalato, si fece condurrealla casa del Petrarca, per conoscerlo dipersona, e desiderò avere un altro ritratto di lui.CosÌ narra il Petrarca stesso in una lettera aLeonardo Bruni: "E ben avrebbe mandatoZeusi, Protogene, Parrasio ed Apelle, se dicotali al secol nostro vivesse alcuno, ma poichèbisogna accontentarsi di quello che danno i tempi,scelse tra i pochissimi dell' arte nostra il migliore,artista per vero dire di molto merito, il quale,venuto a trovarmi, senza ch'io sapessi il perchè,e, secondo amico che m'era, sedutosi rimpettoa me che stavo leggendo, si accinse a ritrarmi,senza dirmene nulla; io, però, me ne avvidi, esebbene a malincuore lo lasciai fare e mi feciritrarre a suo bell' agio; il che, però, quantunquecon tutto il magistero si adoperasse, non gliriuscì a bene, almeno cosÌ ne parve a me e adaltri. Pur quel ritratto, cosÌ com'era, il grand'uomovolle aver seco, e l'ebbe sempre tra lecose più care perchè portava il mio nome" (20).Per confessione dunque del Petrarca, il bravo18


pittore, per quanto vi mettesse tutta la sua valentìa,non riuscì a ritrarre al vero l'espressionedella fisonomia del poeta; e valga questo giudizioa far comprendere quanto fosse difficilenel '300 ]' arte del ritratto. In ogni modo questafigura del poeta,con firma autografadi lui, doveva trovarsiin casa deisignoriMalatesta,e non è impossibileche adornasse lasala dell' Accademia,che fu fondatadal filosofo JacopoAllegretti, il quale,fuggito da Forlì suapatria per timorepolitico,trapiantòla sua scuola in Riminie vi istituì unnuovo Parnaso (21 ).Ora, ilpittoreBitino, che dimoravain Rimini nellafine del '300, potèben vedere questoritratto del Petrarca,e prenderlo amodello per riportarlo· negli affreschiBitino da Faenza. - Tavola dei miracoli di S. Giuliano (particolare).di S. Agostino. Si puòanzi asserire che qui si ha uno dei riflessi piùsicuri per l'iconografia del Petrarca. Infine iocredo che nel terzo poeta, che sta dietro al Petrarcain secondo piano, si debba riconoscere PandolfoMalatesta, l'amico suo intimo e poeta eglistesso, al quale il cantore di Laura fece il magnificodono delle sue liriche, appositamente fattecopiare, e indirizzò anche il sonetto: "L' aspettatavirtù che in voi fioriva ,,(22). Nei due signoriloro, si debbono, secondo me, ravvisare, i duesignori che dominavano in Rimini nel tempo incui furono eseguiti gli affreschi, cioè Pandolfo IIMalatesta, che governò anche Bergamo e Brescia,valoroso guerriero e mecenate degli artisti, e CarloMalatesta dotto edevoto, cultore anch'esso delle Muse,lodato da LeonardoBruni (23). Il gruF_­po, dunque, è davverointeressanteper la storia: Dantee il Petrarca, insiemecon tre personaggicospicui dellacasa ~Malatesta, nonimmeritevoli di tantoonore. V'è infatti,tutta una tradizionedi colturapoetica in Rimini,favoritaspecialmenteda Pandolfoe da Carlo, che poiseguita e culminacon Sigismondo,che amò circondarsidi una splendidache seguono a sinistra di Dante, uno col berrettorotondo, l'altro, sembra, con corona d'alcorteletteraria, inmezzo alla quale brillò, come una Saffo rediviva,la divina Isotta. Nè meno delle tradizioni letterariefurono vivaci in Rimini le tradizioni artistiche. Ricobaldo,ferrarese, ricorda affreschi di Giotto, dipintinella chiesa dei Frati Minori, dove anche ilvecchio Malatesta da Verucchio volle la sua sepoltura;tutto un ciclo di affreschi decorava i chiostridel convento, e ne rimane ancora qualchepallido avanzo in un quadro in cui GaleottoMalatesta, in veste da guerriero, è inginocchiatodavanti a San Michele; Pandolfo II, nel 1414,chiamò da Venezia Gentile da Fabriano perchè19


affrescasse una cappella da lui fondata in Brescia;Sigismondo si fece ritrarre da Pier dellaFrancesca, inginocchiato dinanzi al suo santotutelare, nel massimo tempio. Nè meno fervidofu in Rimini il culto per Dante, quanto più lasua opera teneva accese le aspre discussioni religiose,scientifiche e politiche, agitando in paritempo il mondo dei filosofi e dei poeti.Riminese fuquel Guido Vernani, domenicano,che scrisse il libello " De reprobatione Monarchiae"per confutare le idee politiche diDante, dedicandolo a Graziolo Bambaglioli, commentatoredi Dante. Da Bologna il commentodi Benvenuto da Imola diffuse in tutta la Romagnala conoscenza del Poema. Ma su tuttele passioni politiche dominava sovrano lo spiritodel poeta, che aveva eternato nel dramma d'amorePaolo e Francesca. E se Guido Novello daPolenta potè accogliere senza rancore Dante esule,e si provò egli stesso ad imitare i versi più appassionatidel canto V dell'Inferno, altrettanto possiamocredere che le note del poema eterno risuonasserosulle labbra dei signori e del popolo diRimini.Per questo complesso di ragioni storiche, l'immaginedi Dante nel coro di Sant'Agostino, inRimini, si trova come in suo luogo naturale,non meno dell' altra, affrescata nella chiesa "diNostra Donna in sul lido adriano". ~i Danteè rappresentato presso il signore Guido da Polenta,che è in atto di accennargli col dito unascena, pur troppo perduta, con lo stesso precisogesto con cui il Petrarca accenna a Dante ilmiracolo di Drusiana risorta.Ho detto che Bitino deve aver visto gli affreschidi Santa Maria in Porto, eseguiti da GiovanniBaronzio: i due gruppi e le due immaginisi richiamano, quindi, e si illuminano a vicenda;immagini, ripeto, e non ritratti, chè ritrattiveri e propri di Dante non vi sono, ma chehanno tuttavia un gran valore storico, e rendonotestimonianza visibile del culto alla memoria diDante, che per diverse vie, da Firenze, da Bologna,da Ravenna, s'irraggiava per le terre diRomagna, tutta pervasa dallo spirito del nume,aleggiante sulla sua tomba presso \' adriatico mare.Giotto nel 1322, effigiando Dante nel salonedel Podestà, ha voluto ricordare il giovane dalcuore puro, quasi fosse in atto di offrire il fioredi melograno alla sua Beatrice; \'Orcagna, neltempio consacrato al trionfo domenicano, ha effigiatoil credente, prostrato e fiso nella contemplazione,ossuto e scarno, come sprizzante dialetticadaU' acuta mandibola; assorto in profondipensieri è nella cappella Polentana in San <strong>Francesco</strong>a Ravenna; coi grandi occhi fidenti nel­\' amico e signore e come pensoso per la patrialontana è in Santa Maria in Porto, la chiesa diPietro il Peccatore; ma Rimini, la terra bagnatadal sangue degli amanti, ha effigiato il poeta,lieto e sorridente come in una visione di Paradiso,il poeta per la prima lIolta incoronatodi alloro!FRANCESCO FILIPPINI.(I) Cfr. F. MALAGUZZI VALERI. Un nuoOo rilrallo diDanle. in .. Marzocco .. 5 maggio 1918; Nuooo Giornale danlesco.a. III. 9. 1. 1919. p. 35: Emporium. luglio 1918. p. 45e segg: p. L. RAMBALDI. Ancora un rilrallo di Danle? in.. Studi Danteschi diretti da MICHELE BARBi. voI. I. 1920.pp. I 11-123; Sansoni. Firenze.(2) Cfr. FRANCESCO ZAMBRINI. Collezione di leggendeinedite. scrille nel buon secolo della lingua loscana, vol. I. p. 47;Bologna. 1855. Secondo un' altra versione. San Giovanni. venutoa disputa col sacerdote Aristodelo. non solo lo vinse. macomp', anche il miracolo di risuscitare alcuni morti avvelenati. epoi bevve egli stesso il veleno. rimanendo illeso. per cui il sacerdotee i maggiorenti della città andarono a disfare tutti gliidoli e si battezzarono. Cfr. Il per/elio leggendario, vita di SanGiovanni evangelista; 27 dicembre .(3) Questa leggenda del martirio dentro la caldaia. derivaforse dal calidarium delle terme. sotto cui si faceva gran fuoco;i cristiani, si S8, fuggivano le terme. luogo pagano, avendo afroredi bagnarsi. se non vi fossero stati costretti con la forza.(4) Cfr. VENTURI A .• Sioria dell'Arie Il., Vol. V. pp. 583e segg. Spero di poter confermare l'attribuzione del Venturi conuno studio particolareggiato su questi affreschi . Debbo. intanto.20


avverliie che r opera non polè essere eseguila tra il 1340 e il1350, ma solo più lardi, cloe dopo il 1360, perchè ho Irovalodocumenli che comprovano che solo nel 1360 fu approvalo ilprocesso di bealificazione di San Nicola da Tolenlino, da parledel card. Albornoz. Così la dala presumibile degli affreschiviene a coincidere col periodo del fiorire di Allegretto Nuzi.(5) Cfr. Vitale da Bologna, per F. FILIPPINI. in "<strong>Bollettino</strong>d'ArIe" del Minislero della P. ISlruzione, 1912, fase. l;e Gli affres:hi della Cappella Bolognini in San Pelronio; ibidem,a. 1916 fase. 7-8.(6) Cfr. VENTURI A, Sloria dell'ArIe Il . VII. parle l.p. 184 e 186 ; TONINI L.. Di Bitino e della wa la"ola dipinlain San Giuliano, elc., in "Atti e Memorie della R. Depulazionedi Storia Palria per le Provincie di Romagna, VoI. Il,p. 159 e segg.; GIULIO CES. BATTAGLINI, Descrizionedella lavola dipinla il 1409 dal maeslro Bilino, Firenze. 1886.(7) Cfr. TONINI LUIGI. 1?/mini nella Signoria dei Malalesla,sec. XIV, pp. 393-396.(8) Per due quadri firmati da Lattanzio da Rimini, seguacedei Bellini, vedi NELLO TARCHIANL Una mo,Ira d'arIeantica a Bergamo, in "Emporium" giugno 1920. pp. 284-285.(9 ) Sloria pil/orica, Vol. V . p. 37.(IO) Cfr. VENTURI A. Sloria dell'ArIe Il ., voI. V p. 839.nota 2. II Colasanti e il Suida sostennero che si Iratta di due pittoridiversi ed hanno piena ragione. Oltre la differenza del nome(altro è Allegretto Nutii. come si trova scritto nei documenti enelle firme. ed altro è Nucci, cognome toscano) non si può credereche un forestiero fosse immatricol .. to nell' arte a Firenze, senzauna lunga dimora e senza che fosse indicata la sua patria di origine.Anche la data del 1346 è poco convenienle al pittorefabrianese, la cui prima opera che si conosca è dd 1353.(II) Cfr. ACHILLE BERTINI CALOSSO, Le Originidella pii/UTa del '400 al/orno a 'R.oma, in .. <strong>Bollettino</strong> <strong>d'Arte</strong>"del Ministero della P. Istruzione, maggio~agosto 1920 ; A . CO­LASANTI. Gentile da Fabriano, in "Collezione di Monografieillustrate, Bergamo, 1909.(12) Cfr. F . FILIPPINI. Iacopo Avanzi, piI/ore bologn"edel '300, in" Atti e M emorie della R. Deputazione di StoriaPatria per la Romagna " IV serie. voI. Il, 1912. lo seguito tutloraa ritenere che il Jacopo Avanzi da Bologna. che ha firmatola Crocifissione della Galleria Coionna in Roma, e che nullaha a che vedere con gli altri Jacopi pittori, che hanno lasciatole lo ro opere a Bologna, sia precisamente lo stesso JacopoAvanzi che ha affrescato la cappella di San Giorgio a Padova.È sempre diffici :; da una tavola riconoscere un artista, chenegli affreschi si dimostra di merito superiore ; ma è più difficile,per non dire assurdo. lasciare senz· altro corredo un artista,che si è firmalo in un quadro di pregio non comune.(13) Cfr. TONINI L.. 'R.imini nella Signoria dei Malalesla ,vol . Il, ·sec, V. pp. 608-612.(14) Cfr. TORELLI. Secoli Agostiniani, 1418. n. 5; eMANSI. Concilii, XXVII. p. 1057, 30 marzo 1417; "fuitdeputatus sive surrogalus in alia causa fidei de Regno Bohemiaevenerabitis pater Hieronimus eleclus Ariminensis. locobo. me. episcopi Alexandrini in Lombardia".(15) Cfr. TONINI L., op. ciI .• sec. XV, p. 612.(16) Sembra difficile, infatti, pensare che un' opera pittoricacosÌ vasta e che certamente richiese il concorsa dei Signori cdei cittadini, abbia potuto essere compÌula in un tempo troppoburrascoso per Rimini. Inoltre gli affresc hi a me semb;a rivelinoun senso di gioia e di Irionfo. A volerli poi riferire a un periodoanteriore, cioè al '300. si rischia di andar fuo :i del periododel fiorire di maeslro Bitino.(17) Su Fra Giovanni da Serravalle cfr. l'edizione del .. Com- .mento" e trad. Ial . della" Divina Commedia " fatta per ordinedi Leone XIII, GIACHETTI; Pralo, 1891 . Cfr. anche" <strong>Bollettino</strong>della Socielà Dantesca It." vol . XIV, p. 155 e voI. XVIII,pago 75.(18) Cfr. "Giornale Danlesco, voI. IL 152; sul codice della. Bibbi. Vescovi le di Eger, che contiene la dedica a Sigismondo.cfr. IGNAZIO VAIZ in "Giornale Storico della Letter. It. "voI. Hl. 1883, p. 158.(19) Una relazione Ira il vescovo Girolamo e il maeslro Bitinopuò anche vedersi nel fatto che un figlio del pittore, cheaveva lo stesso nome del padre, si fece frate agostiniano allempo del vescovo Girolamo. e diventò professore in quest'Ordine.Cfr. TONINI L., op. cit., sec. XIV, pp. 395-396; inun doc. del 1427 è ricordalo " fratre Bitino quondam MagiotriBictini pictoris ".(20) Cfr. Senili, lo 6, 1362 ; Irad. del FRACASSETTI.(21) Cfr . .J/nnales Foroli"iense. , nei .. Rerum. Ilal. S cripl. "Tomo XXH. a, 1372.(22) Cfr. "Canzoniere" parle I. sonetto LXXIII.(23) Cfr. BATT AGLINI A., Della CarIe lel/eraria di Sigi­.mondo Malale.la, p. 50 e segg. Per le poesie di Pandollo c ·di Carlo Malatesta, cfr. ZAMBRINI F., Le Opere volgari aslampa dei secoli XI/I e XIV, voI. 11. p. 124; CRESCIM~BENI. Commenlarii, vol. III, p. 134 e il Codice Iso/diano,pubbl. da L. Frali, Bologna 1910. Il p. 55.21

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