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LA FARSA TRAGICA DEL PLEBISCITO e la ... - alphonse doria

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<strong>LA</strong> <strong>FARSA</strong> <strong>TRAGICA</strong> <strong>DEL</strong> <strong>PLEBISCITO</strong>e <strong>la</strong> “sicilosincrasia”DIAlphonse DoriaE’ possibile che letterati, uomini di cultura, affermino ancoraoggi, come disse Camilleri: “<strong>la</strong> Sicilia era unitaria!” visti irisultati elettorali nel plebiscito del 1860? Per rispondere a questadomanda dobbiamo analizzare i fatti storici, perché solo nelcammino verso <strong>la</strong> verità il Popolo Siciliano può ritrovare <strong>la</strong> suadignità.La farsa del Plebiscito si è compiuta di tutta fretta mentre siaspettava per il 21 ottobre 1860 l’elezione per l’Assemblea perpronunziare il voto di unione al Regno d’Italia, decretata il 5stesso mese dal Prodittatore del<strong>la</strong> Sicilia Antonio Mordini 1 , dovenell’articolo 14 si legge:1 Antonio Mordini nato a Barga l’1 giugno 1819 morì a Montecatini Valdinievole il 15 luglio 1902. Nel settembre del1860 sostituì al<strong>la</strong> carica di prodittatore del<strong>la</strong> Sicilia Depretis. Aveva avuto già conoscenze nelle campagne siciliane esoprattutto con i possidenti da capo del Tribunale di Guerra, questo gli ritornò utile nell’organizzazione del plebiscito.1


“Un altro prossimo decreto indicherà il giorno ed il luogo in cui i Deputati eletti sidebbano riunire in Assemblea nel<strong>la</strong> città di Palermo.” 2Mordini aveva maturato l’idea che <strong>la</strong> Sicilia con unaamministrazione seria e giusta poteva acquisire l’ordine e <strong>la</strong>governabilità senza bisogno di una annessione immediata oppuredel pugno pesante dell’esercito piemontese, in questa precisaconvinzione è stato ideato il decreto e anche il suo governo comeProdittatore. Mordini era “convinto di potere in questo modo evitare <strong>la</strong>spedizione armata che si supponeva meditata da Cavour per riportare inSicilia Depretis come commissario regio” 3Stessa data, 21 ottobre fu indetto il Plebiscito, con unaformu<strong>la</strong> abbastanza esplicita nell’intenzione:“Il popolo siciliano vuole l'Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele Recostituzionale, ed i suoi legittimi discendenti”.Intanto questa formu<strong>la</strong> proviene dai plebisciti precedenti inToscana ed Emilia, tenutosi l’11 e il 12 marzo 1860:“Volete fare parte del<strong>la</strong> Monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II, oppure diun Regno separato?”Allora incominciamo a scoprire che si vuole imporre unasovranità con <strong>la</strong> legittima democratica a chi? A quel<strong>la</strong> partepolitica rivoluzionaria così chiamata “autonomista” (io preferisco:indipendentista) che aveva progettato una Italia confederale, eral’unica motivata a livello ideologico, tra <strong>la</strong> massa del popoloinsensibile al processo, poi quel<strong>la</strong> minima parte di unitarirepubblicani e ancor meno, sono gli addetti ai <strong>la</strong>vori, gliannessionisti al Regno di Sardegna. Visto che il Regno Sardo-Piemontese è solo una invenzione propagandistica letteraria.2 Raccolta degli Atti del Governo – Dittatoria le e Prodittatoriale in Sicilia – Edizione Officiale StabilimentoTipografico di Francesco Lao – Palermo - 1861 Decreto n°233 del 5 ottobre 1860 Pagina 4363 http://pti.regione.sicilia.it (Visione del 7 agosto 2011 ore 9,38).2


Il regista era Cavour, il quale dopo le finte dimissioni avevaben posizionato i suoi uomini, Ricasoli 4 e Farini 5 , come dittatorisia in Toscana che in Emilia, per assicurarsi il buon esito delleelezioni con qualsiasi mezzo. Il primo compito dei due dittatoriera di barrare il passo al ritorno delle legittime dinastie, comepattuito e sottofirmato a Vil<strong>la</strong>franca tra Napoleone III e gliAustriaci. La seconda missione dare una e so<strong>la</strong> conclusione aldibattimento referendario: l’annessione senza condizioni al<strong>la</strong>Monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II. Per Cavour fututto un manovrare nascosto tirando i fili massonici. I dittatoridovevano fare fallire l’ultimo baluardo confederale: <strong>la</strong> “LegaItaliana”. La volontà del<strong>la</strong> Lega era di affermarsi come unaunione politica degli stati centrali in un’entità, non ben definitanel<strong>la</strong> forma di sovranità, forse repubblica o monarchia, dell’ItaliaCentrale, distaccata dal Regno di Sardegna e magari in seguitoconfederata. Gli uomini di Cavour riuscirono al fallimento del<strong>la</strong>“Lega Italiana”, così gli indipendentisti si trovarono sempre piùsvuotati dal<strong>la</strong> sostanza del<strong>la</strong> loro politica. Nel settembre del 1859fu proprio <strong>la</strong> rappresentanza del<strong>la</strong> “Lega Italiana” a chiedere aVittorio Emanuele II l’unione con il suo Regno. Intanto Cavourritornato al<strong>la</strong> guida diretta del governo uscendo dall’ombra 6 , fa4 Bettino Ricasoli, soprannominato il Barone di ferro “per quel suo carattere per nul<strong>la</strong> malleabile e ancor meno inclineai compromessi” nato a Firenze il 9 marzo 1809 morì a Castello di Brolio il 23 ottobre 1880. Nel 1848 venneeletto Gonfaloniere di Firenze, ma si dimise a causa delle posizioni anti-liberali del granduca Leopoldo II. E’ stato ilsecondo presidente del Consiglio del Regno d'Italia dopo Cavour. Fu inviato il 27 aprile del 1859 da Cavour a Firenzeper ristabilire l’ordine dopo le continue sommosse sovversive, principalmente per riappropriarsi dei 56 milioni chefurono inviati immediatamente in Piemonte e per <strong>la</strong> direzione del plebiscito all’annessione. E’ sto il fondatore delquotidiano «La Nazione», uno sperimentatore in agricoltura, “padre” del primo disciplinare del vino Chianti. Su il suoruolo nel<strong>la</strong> massoneria vi sono alcuni dubbi da storici di parte, non riuscendo a capire il perché di questa negazione.Ancor oggi c’è chi giura di vedere aggirare il suo fantasma attorno al suo castello a cavallo con una muta di cani diseguito. La leggenda del fantasma ha un suo motivo di essere nel<strong>la</strong> sua figura di attento religioso e quel<strong>la</strong> nascostaesoterica massonica. Infatti partecipò al<strong>la</strong> Costituente Massonica di Firenze.5 Luigi Carlo Farininato a Russi il 22 ottobre 1812 morì a Quarto l’1 agosto 1866 di professione medico, fu uno storicoe politico italiano, Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863. Nel<strong>la</strong> sua attività politicaa Torino dal 1849 al 1856 fu deputato liberale e ministro con Massimo D'Azeglio, divenendo stretto col<strong>la</strong>boratore euomo di fiducia di Cavour.6 20 gennaio 18603


atto di rispetto verso Napoleone III concretizzando l’accordo diPlombièrs cedendo Nizza e Savoia. Napoleone III, da parte suadichiara il suo non intervento in caso di mancato rispetto da partedel Regno di Sardegna degli accordi di Vil<strong>la</strong>franca. Ora rimanevamettere sotto scacco definitivo gli indipendentisti e il panoramainternazionale. Solo un atto democratico come i plebisciti potevaconvalidare <strong>la</strong> presa di sovranità degli stati centrali. Ma si dovevaal<strong>la</strong>rgare l’elettorato per paura di quel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse, per lo più dibenestanti, che tito<strong>la</strong>va <strong>la</strong> rivoluzione, così solo in quest’ambito fuabolito il censo e per <strong>la</strong> prima volta fu applicato il suffragiouniversale per i cittadini maschi che avevano compiuto i 21 anni.Ora bisognava obbligare il voto, pertanto i dittatori tramitedisposizioni abbastanza minacciosi ai Comandi Militari, aiproprietari terrieri e ai fattori obbligarono di accompagnareincolonnati direttamente alle urne gli aventi diritto e farli votare.Questo era già il clima del’11 e il 12 gennaio del 1860 creato daidittatori di Cavour quando si tennero i plebisciti.Il quesito non <strong>la</strong>scia dubbi ad una forzatura politica di un si oun no del popolo verso l’ignoto. Di fatti non si fa cenno ad entitàpolitiche, sia riconoscendo Re Vittorio Emanuele II sia scegliendoun “Regno Separato”, dove non viene esplicitata <strong>la</strong> sovranità. IlNO sarebbe stato il famoso salto nel buio per quel popolo che nonaveva mai partecipato al<strong>la</strong> vita sociale, che aveva sempre subìto dachi deteneva il potere. Ci vuole veramente molto coraggio scriverea risultati ottenuti 7 da parte del Ricasoli: “Il voto patriottico dei contadiniche si recarono incolonnati alle urne sotto <strong>la</strong> guida dei fattori” A questo punto7 Toscana i “SI” furono 366.571 ed i “NO” 19.974. In Emilia i “SI” furono 427.512 ed i “NO” 1.503.4


c’è da riflettere sul<strong>la</strong> coscienza “patriottica” di quei povericontadini, analfabeti e soggiogati.In Sicilia le cose andarono peggio, perché vi era unatradizione storica indipendentista, liberale e ancora più fortecattolica, vi era una coscienza nazionale del Popolo che ancoraoggi, fortunatamente, non è stata cancel<strong>la</strong>ta del tutto.Il sentimento di sicilianità è qualcosa di profondo emisterico, che non è solo una caratteristica mentale di un Popolo,ma una esclusività antropologica arcaica. E’ assurda <strong>la</strong> visionedel<strong>la</strong> Sicilia come “un teatro vuoto” dove per millenni popoli <strong>la</strong>vengono ad abitare, colonizzare, a saziarsi, per poi andare e<strong>la</strong>sciare il passo ad altri, ultimi gli “italiani”. E’ più giusto pensaread un Popolo indigeno che nonostante tutte le vessazioni subìterimane se stesso, con <strong>la</strong> sua sicilianità e lingua, rimasta sempretale nell’essenza e arricchita come un vino prezioso dalle varieconoscenze etniche. Questa mia opinione trova forza nel<strong>la</strong> tesi delprofessore tedesco Carl August Schneegans 8 : “L’elemento siculo nonsparisce, esso è inviscerato in tutte le popo<strong>la</strong>zioni dei conquistatori che occupano dasecoli questo paese, e sempre di nuovo si fa vivo sottoponendo i conquistatori stessial carattere siciliano. (…) Nessuno storico ci racconta che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione indigenafosse affatto distrutta dai Greci, dai Romani, dai Saraceni, o dai Normanni, e chetutta l’iso<strong>la</strong> venisse ripopo<strong>la</strong>ta; <strong>la</strong> onde si deve concedere, che il vecchio nucleosiculo resistesse alle vicende delle conquiste, e che nonostante l’incrociamento diquesta razza col<strong>la</strong> greca, cartaginese, romana, saracena e normanna, il suo caratterespeciale si conservasse (…)” 9 Notizia di questo testo l’ho trovata nellibro Storia del<strong>la</strong> letteratura siciliana di Rosario Salvo di8 Carl August Schneegans nato il 9 marzo 1835 a Strasburgo morì il 2 marzo 1898 a Genova è stato inizialmente ungiornalista francese e uomo politico liberale. Dopo l'annessione di Alsazia-Lorena , era un leader dei separatisti inAlsazia-Lorena Reichstag e in seguito entrò al servizio civile tedesca. E’ stato scrittore e politico tedesco.9 La Sicilia nel<strong>la</strong> natura , nel<strong>la</strong> storia e nel<strong>la</strong> vita di Augusto Schneegans – G. Barbera Editori – Firenze anno 1890 –da pagina 131 a 133.5


Pietraganzili 10 . Lo stesso autore così attesta: “(…) <strong>la</strong> Sicilia, non fu mainé tutta fenicia e cartaginese, né tutta greca (…) codesti popoli vi dominarono esparirono; chi rimase fu quello che vi era stato sempre, il siculo, e vi rimaneva con <strong>la</strong>sua civiltà e con <strong>la</strong> sua lingua.” 11E’ mia precisa convinzione che <strong>la</strong> lingua siciliana ha in seun richiamo al<strong>la</strong> libertà del Popolo. Una forma di resistenzaculturale del<strong>la</strong> nostra identità, anche politica, per questo vienecontinuamente demonizzata dai mass-media, e per questo <strong>la</strong>dobbiamo tenere viva più che mai. Un appello: par<strong>la</strong>te ai vostrifigli in siciliano, par<strong>la</strong>te negli uffici e nei posti pubblici insiciliano, scrivete poesie, teatro, opere in siciliano, trovereteopposizione e tenteranno di deridervi a maggior ragione doveteesserne fieri.Quindi Cavour doveva prendere le dovute precauzioni perquesto Popolo di Sicilia. Una assemblea, come stabilito perdecidere il modo dell’annessione e lo svolgersi del plebiscito,sarebbe sicuramente risultata pericolosa perché già istituiva unente politico distinto dal Regno di Sardegna, un inizio istituzionaledi una probabile richiesta di Autonomia. I pericoli erano: iquarantottisti che non demordevano i loro ideali indipendentisti, le10 Rosario Salvo Pietraganzili è nato il 21 dicembre 1823 e morto a Palermo il 15 ottobre 1914. Fratello del<strong>la</strong>poetessa Rosina Salvo. Di famiglia nobile figlio del marchese di Pietraganzili, e di Giuseppa Sciarrino, baronessa diVerbumcaudo, non ebbe mai paura a dichiarare il suo fervore indipendentista sicilianista., Appena prima <strong>la</strong> rivoluzionesiciliana del 1848 ospitò c<strong>la</strong>ndestinamente nel<strong>la</strong> sua dimora di Napoli, Giuseppe La Masa. Fu così che riuscì araggiungere <strong>la</strong> Sicilia anche se, ricercato dal<strong>la</strong> polizia. La Masa,a Indipendenza ottenuta dal<strong>la</strong> Sicilia per riconoscenza,lo fece nominare ufficiale aiutante di campo dello Stato Maggiore dell'esercito. Il 17 aprile 1848, in sintonia con quandoprogrammato nel risorgimento confederale, <strong>la</strong> Sicilia fa <strong>la</strong> sua parte, e il Pietraganzili viene inserito in un contingente dicento uomini, partì per il Piemonte per combattere accanto ai patrioti piemontesi nel<strong>la</strong> guerra contro l'Austria. Ritornatoin Patria, partecipò al<strong>la</strong> resistenza Siciliana contro l’esercito borbonico nel<strong>la</strong> difesa di Messina,dove rimase ferito aduna gamba. Dopo il ritorno borbonico esiliò, a malta, come gli altri fratelli indipendentisti poi a Marsiglia, infine aParigi. Nel 1860 fu nuovamente presente in prima linea contro l'odiato Borbone lottò accanto a La Masa nel campo diGibilrossa. Dopo l'annessione del<strong>la</strong> Sicilia al Regno d'Italia, fu sottoprefetto a Noto, Alcamo, Ge<strong>la</strong>, Cefalù, e consiglieredelegato a Cefalù. Ritiratosi a vita privata, si dedicò ai suoi studi e pubblicò numerose opere storiche e letterarie.11 Storia del<strong>la</strong> letteratura siciliana di Rosario Salvo Pietraganzili – Volume I – tomo 1 – Edizione Libraie Siciliane –Palermo – Scritto a Trapani nel 1891 – Pagina 406


mire del Regno Unito di fare del<strong>la</strong> Sicilia una grande Malta e lozoccolo duro dei patrioti siciliani che avrebbero potutopromuovere una rivoluzione nazionale repubblicana siciliana.Le mire unitarie con il Regno di Sardegna da parte deinobili Siciliani sono nate dal<strong>la</strong> paura, a quanto sembra non cosìesigua, di una Sicilia Repubblica.Tutto cambia con l’ordine categorico a Garibaldi dopo <strong>la</strong>vittoria del Volturno. Ormai <strong>la</strong> strada era stata spianata per Napolial Re Vittorio Emanuele II. Il quale, come lo stesso Cavour avevascritto in una lettera a Nigra 12 , era sceso per “ristabilire l’ordine”,anzi mandato dal Cavour a ristabilire l’ordine: il re doveva“marciare al<strong>la</strong> testa dell'esercito su Napoli per far mettere giudizio a Garibaldi egettare a mare quel nido di repubblicani rossi e demagoghi socialisti che si eraformato attorno a lui” 13 .Garibaldi, da una parte fa lo spavaldo, di colui che al Re glioffre <strong>la</strong> vittoria, dall’altra invece “obbedisce” e così, in pienacontraddizione, nomina il marchese Pal<strong>la</strong>vicino Trivulzio 14 , alposto di Giuseppe Sirtori 15 destituito come prodittatore per le terreferme. Il Pal<strong>la</strong>vicino Trivulzio è il personaggio chiave dei12 Costantino Nigra nato a Vil<strong>la</strong> Castelnuovo l’ 11 giugno 1828, morì a Rapallo l’1 luglio 1907 è stato anchefilologo, poeta, diplomatico ma sopratutto politico. Strettissimo col<strong>la</strong>boratore di Cavour ed esponente massone digrande rilievo, fu nominato Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia il 3 ottobre 1861.13 Il Carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861- a cura del<strong>la</strong> R. Commissione Editrice. Volume IV: La liberazione delMezzogiorno, 1929 - Pagina 22314 Giorgio Guido Pal<strong>la</strong>vicino Trivulzio nato a Mi<strong>la</strong>no il 24 aprile 1796 morì a Casteggio il 4 agosto1878. Di famiglianobile, si scrisse al<strong>la</strong> Carboneria, partecipò ai moti del 1820, fu arrestato e condannato a morte, pena poi commutata a20 anni di carcere duro, che scontò nel<strong>la</strong> prigione asburgica dello Spielberg (presso Brno) fino al 1832, e poi in quelledi Gradisca e di Lubiana. Amnistiato nel 1835, dopo un periodo di confino a Praga, nel 1840 tornò in Lombardia.Riprese <strong>la</strong> sua lotta politica partecipando alle 5 giornate di Mi<strong>la</strong>no. Fu letto par<strong>la</strong>mentare al<strong>la</strong> sesta legis<strong>la</strong>tura nel 1860nel paralemento di Torino. Oltre ad essere prodittatore a Napoli nel 1862 fu nominato prefetto a Palermo. Si ritirò a vitaprivata quando il primo ministro Urbano Rattazzi destituì Garibaldi per avere espresso <strong>la</strong> necessità di occupare Romacon un forte discorso passionale dopo <strong>la</strong> giornata d’Aspromonte del 29 agosto del 1862. Cavaliere dell'Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro 1° giugno 1853; Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 9 agosto 1859; Grancordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 9 novembre 1860; Cavaliere dell'Ordine supremo del<strong>la</strong> SS. Annunziata9 novembre 1860.15 Giuseppe Sirtori nato a Casate Vecchio nel 17 aprile 1813 morì a Roma nell’8 settembre 1871 è stato un presbitero,smise l'abito ta<strong>la</strong>re nel 1844 e partì per Parigi, fervido repubblicano e combattente al<strong>la</strong> difesa di Venezia nel 1849.Capo di Stato Maggiore di Garibaldi lungo l’intera spedizione dei mille, pensò lui agli approvvigionamenti. Comegenerale nel Regio Esercito combatté con valore a Custoza e fu cinque volte deputato. Non manca <strong>la</strong> sua presenza diprotagonista in tutti gli eventi risorgimentali tranne .<strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong> seconda guerra d'indipendenza, non fuarruo<strong>la</strong>to per <strong>la</strong> sua fede repubblicana.7


plebisciti per l’annessione delle “provincie meridionali” cosìchiamava Cavour il Regno delle Due Sicilie. A pensare che ilRegno Borbonico era di gran lunga più potente e con più dignitàstorica di quello sabaudo, ma quel<strong>la</strong> definizione di “provincie”significava l’intento colonizzatore del Cavour.Pal<strong>la</strong>vicino Trivulzio immediatamente, l’otto ottobre, vietae fa chiudere quelli già esistenti associazione, club e circolo diqualsiasi genere. Nello stesso tempo indice il plebiscito con ilproc<strong>la</strong>ma: “Il popolo delle province continentali dell'Italia meridionale saràconvocato il giorno 21 del corrente mese di ottobre in comizi, per accettare origettare il seguente plebiscito: "Il popolo vuole l'Italia una e indivisibile, conVittorio Emanuele, re costituzionale, e suoi legittimi discendenti". Il voto saràespresso per sì o per no, per mezzo di un bollettino stampato. Sono chiamati a dare ilvoto tutti i cittadini, che abbiano compiuto gli anni ventuno".Per capire bene l’opera del Pal<strong>la</strong>vicino Trivulzio bastaleggere <strong>la</strong> commemorazione di Federico Paolo Sclopis 16 al Senato:“(…)Né, l’anno appresso, furono punto da meno gli entusiasmi e gli aiuti di lui al<strong>la</strong>portentosa spedizione dei Mille. Chiamato a Napoli dal Garibaldi, vi assunsel’ufficio di Prodittatore. Trovò divisi gli spiriti. Altri bolliva di voglie repubblicane:altri di regi amori. Altri portendeva <strong>la</strong> unità dell’intera nazione: altri il federalismo.E questi oravano per <strong>la</strong> proroga dei poteri del dittatore: e quelli per <strong>la</strong> convocazionedi una Costituente: e molti per <strong>la</strong> immediata designazione di un Principe. E chi alPrincipe eletto avrebbe dato <strong>la</strong> Corona: e chi <strong>la</strong> so<strong>la</strong> Reggenza. Era urgente pigliareun partito terminativo. A ciò <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> del plebiscito, indetto dal Prodittatore pel 21ottobre: «Il popolo vuole l’Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele Recostituzionale e suoi legittimi discendenti?» La più meravigliosa maggioranza di voti,da un capo all’altro dell’ex-Reame, ha affermato <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>. Da quel dì si è potutoannunziare al mondo civile che «l’Italia è risorta». Issofatto il conte di Cavourscriveva per telegramma al Pal<strong>la</strong>vicino «L’Italia esulta per lo splendido risultato delplebiscito, che al suo senno, al<strong>la</strong> sua fermezza, e al suo patriottismo è in gran partedovuto. El<strong>la</strong> si è acquistato così nuovi e gloriosi titoli al<strong>la</strong> riconoscenza del<strong>la</strong>nazione» 17 . E il Re gli ha conferito, massimo degli onori, il Col<strong>la</strong>re dell’Annunziata.16 Federico Paolo Sclopis, conte di Salerano nato a Torino, 10 gennaio 1798, dove morì l’ 8 marzo 1878,, è statoun giurista e politico italiano. Come giurista ebbe un ruolo di rilievo nel<strong>la</strong> redazione dello Statuto Albertino.17 Isaia Ghiron I benemeriti del<strong>la</strong> unità e del<strong>la</strong> indipendenza d’Italia. Mi<strong>la</strong>no, Ed. Battezati, 1877, pag. 61.8


Nel<strong>la</strong> primavera del 1862, pregato da Urbano Rattazzi, il Pal<strong>la</strong>vicino andò Prefetto aPalermo, dove gli antichi autonomisti ponevano ogni giorno a pericolo <strong>la</strong> pacepubblica. Niuno meglio di lui, apostolo efficacissimo del<strong>la</strong> unità, potea bastare adinfrenar i riottosi: e poiché a tale intento occorreva, innanzi ogni cosa, sinceramentee saldamente attuare le libertà statutarie, a tutt’uomo e’si ingegnò di incarnarle inogni membro, in ogni ramo del<strong>la</strong> Amministrazione. (…)” 18 Basta andare aritroso nel 1857 per trovarlo insieme a La Farina e Daniele Manina Torino dove fondarono <strong>la</strong> Società nazionale italiana 19 , unaassociazione avente l’obiettivo di orientare l’opinione nazionaleverso il Piemonte di Cavour 20 . Andiamo ancora dietro con iltempo per trovare Garibaldi che incontra gli autori di unprogramma ben definito già in origine, soprattutto con Cavour:“Nel 1854 ha molti e proficui incontri con gli affiliati di varie Officine Londinesi, fracui <strong>la</strong> Loggia “PHI<strong>LA</strong><strong>DEL</strong>PHES” di Londra, che raccolgono molti esuli europei,tutti esponenti del<strong>la</strong> democrazia e del “libero pensiero”. Garibaldi frequentandoquesti fratelli si convince del<strong>la</strong> necessità di col<strong>la</strong>borare con tutti i massoni in generee con i moderati in partico<strong>la</strong>re per <strong>la</strong> realizzazione del “Programma Italiano”. Ed èil fratello Felice Foresti a combinare l’incontro tra Garibaldi e Camillo Cavour,Gran Maestro “in pectore” del<strong>la</strong> risorgente Massoneria Italiana, con il presidentedel<strong>la</strong> Società Nazionale Giorgio Pal<strong>la</strong>vicino Trivulzio 21 , carbonaro e Massone a suavolta e con Costantino NIGRA, cui il Grande Oriente Italiano ha affidato <strong>la</strong> carica diGran Maestro 22 .” 23Ecco l’apporto chiarificatore da parte del<strong>la</strong> Loggia GrandeOriente d’Italia - Massoneria Universale – Comunione d’Italia sulruolo del<strong>la</strong> Società Nazionale: “Ciò che non si poteva realizzare18 Senato del Regno, Atti par<strong>la</strong>mentari. Discussioni, 4 febbraio 1879.19 L’Associazione fu ideata e pilotata totalmente da Cavour e il Garibaldi ne era il vicepresidente onorario. Il partitod'azione mazziniano, era completamente in calo dando spazio al <strong>la</strong> Società nazionale si c<strong>la</strong>ndestinamente nel<strong>la</strong> maggiorparte degli stati preunitari italiani mutando di fatto il movimento risorgimentale confederale traviandolo in quellounitario al<strong>la</strong> luce del sole nel Regno di Sardegna. Organizzò e fornì supporto per <strong>la</strong> Spedizione dei mille . Raggiunto loscopo: l'unità d'Italia l'associazione declinò lentamente, le sue mansioni passate al governo italiano, cosìnel 1862 l'associazione venne sciolta definitivamente.20 Rivista del Grande Oriente d’Italia n*1/2011 Hiram 2011 direttore Gustavo Raffi. (http://www.montesion.it)21 Assunse <strong>la</strong> carica dopo <strong>la</strong> morte del Manin, nel dicembre 1857.22 Dal 3 ottobre 1861 al 31 gennaio186223 Giuseppe Garibaldi Libero Muratore 1807 – 1882 Roma, 31 gennaio 2007 E.V. ∴A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴ GRANLOGGIA D’ITALIA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI MASSONERIA UNIVERSALE DI RITOSCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO OBBEDIENZA DI PIAZZA <strong>DEL</strong> GESU’ PA<strong>LA</strong>ZZO VITELLESCHISEDENTE IN ROMA R∴ L∴ “Giuseppe PAPINI” N° 1396 OR∴di ROMA Pagina 39


politicamente con <strong>la</strong> Società Nazionale si poteva tentare grazie al<strong>la</strong> mediazionedel<strong>la</strong> massoneria, e cioè unificare sotto un unico progetto formazioni e partitiprogrammaticamente distanti ma uniti da una comune aspirazione all'indipendenzanazionale e all'emancipazione del popolo italiano. Esisteva un forte parallelismo trail processo di unificazione del Paese e lo sviluppo del<strong>la</strong> massoneria italiana nelperiodo compreso tra <strong>la</strong> metà del 1859, quando l'Italia era considerata soloun'«entità geografica» composta da sette stati sovrani e <strong>la</strong> liberamuratoria erapraticamente inesistente, e <strong>la</strong> fine del 1861, quando Vittorio Emanuele II regnava suuno stato ormai unificato e le officine torinesi organizzavano <strong>la</strong> «prima costituentemassonica», cui presero parte i rappresentanti di 21 logge italiane 24Il plebiscito in Sicilia aveva i connotati di una festa, o di unafarsa, dove vi era stata sfarzosità di tricolori e di “SI” come ha benillustrato De Roberto, quel<strong>la</strong> era l’atmosfera, è inutile negarlo.Così: “Già i sì colossali erano tracciati sui muri, sugli usci, per terra; al portonedel pa<strong>la</strong>zzo il duca ne aveva fatto scrivere uno gigantesco, col gesso; e il domani, incittà, nelle campagne, frotte di persone li portavano al cappello, stampati sucartellini di ogni grandezza e d'ogni colore.” 25 Così scrive Ippolito Nievo daPalermo il 16 ottobre al<strong>la</strong> madre Adele Marin Nievo: “(…) –oggil’annessione è proc<strong>la</strong>mata doversi fare col plebiscito per sì o per no- tutta Palermo èpieno di sì- (…)” 26 . Il 23 ottobre del 1860 scrive al<strong>la</strong> cugina BiceMelzi Gobio: “(…)Qui siamo in mezzo al gran frastuono dei sì. L’Italia una eindivisibile ha travolto le teste di questi buoni Palermitani, i quali non fanno altroche correre gridando sì sì che paiono dannati. In 32000 votanti non abbiamo che 20no, figurati!” 27 La spiegazione di questa manifestazione di giubileoper il sì <strong>la</strong> troviamo in quello che scrive da Palermo il 5 Dicembredel 1860 ad Andrea Cassa, in una lettera rimasta nel cassetto: “(…)Ora il Re è venuto a darci un po’ di vacanza e a toglierci il perpetuo noioso ronziodelle mosche Siciliane che <strong>la</strong>sciano per <strong>la</strong> speranza d’un piatto più dolce il solitopane quotidiano. Che gente, Andrea, che gente! E’ proprio vero che le cose vannovedute al<strong>la</strong> lontana per farsene una giusta idea- ed io che essendo in Lombardia24 1860-1885 - La Rinascita del<strong>la</strong> Massoneria nell'Italia unita (presa visione il 4 agosto 2011 ore 19,28www.grandeoriente.it)25 IL CICLO DEGLI UZEDA: L’Illusione, I Vicerè, L’Imperio - A cura di Sergio Campail<strong>la</strong> edizione 1994 I MAMMUTdel<strong>la</strong> Newton Compton editori s.r.l. Roma - Pagina 42326 Impressioni di Sicilia di Ippolito Nievo Ibis Como – Pavia 1992 Pagina 5827 Ibidem Pagina 6010


dava tanto su i corni ai nostri materialisti Lombardacci, qui trovo invece chemeritano uno per uno <strong>la</strong> corona civica. Sarà forse colpa del Borbone o del diavoloma non si può campare un giorno in Sicilia senza mandar a quel paese <strong>la</strong> razzaumana e chi le somiglia! Miracolo e fortuna che tanto senno rimase loro da grattarsi<strong>la</strong> rogna peggiore e aiutar noi che venivamo a guarir<strong>la</strong>! Così spero chemiglioreranno, e quel lucido intervallo passato ci deve dare qualche lusinga dicrederlo. Imposte e leva, leva ed imposte – questo è il miglior mezzo d’educazione; ece lo (<strong>la</strong> lettera, che non venne spedita, si interrompe qui.)” 28Ecco chi ha promosso il plebiscito: le mosche siciliane sonoli cutrara, coloro che fingendo un interesse ideologico in realtànascondevano un fine di vile interesse economico.Già ho scritto su questo argomento: “La storia del Popolo Sicilianoha una delle pagine più terribili e più ignobili, mai scritte, conosciuta come La rivoltacontro i cutrara 29 .E’ una delle tante manifestazioni di sofferenza del<strong>la</strong> neo colonizzazionepiemontese ai danni del Popolo Siciliano, il quale subito ha avvertito il giogo e subitosi è ribel<strong>la</strong>to.Castel<strong>la</strong>mmare del Golfo sicuramente aveva degli uomini che si definivanoliberali e appoggiavano <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> liberazione dell’oppressione borbonica. (…)Il Popolo di Castel<strong>la</strong>mmare del Golfo rispose positivamente all’esortazionegaribaldina, ha creduto al<strong>la</strong> liberazione, al cambiamento, ha creduto al<strong>la</strong> rivoluzione.Le aspettative furono subito deluse e chi ha par<strong>la</strong>to di libertà e di nobili principi inrealtà aveva degli interessi personali di arricchimento, tradendo <strong>la</strong> propria Terra e ilproprio Popolo. Nasce così, subito, quel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse politica che servì al poterepiemontese per colonizzare <strong>la</strong> Sicilia, in cambio di vantaggi per se per i loro parenti eamici. Ancora oggi con nuove e vecchie etichette, ma vecchie maschere, b<strong>la</strong>teranoparole di giustizia, libertà per poi farsi gli interessi propri. Questi sono i cutrara!I cutrara sono i politici che hanno esortato il popolo al<strong>la</strong> rivolta e poi lohanno tradito. Pertanto <strong>la</strong> rivolta contro i cutrara non è una manifestazione di unac<strong>la</strong>sse sociale contro un’altra, come alcuni storici tentano di fare passare, ma disofferenza politica al<strong>la</strong> neocolonizzazione italiana, come ve ne furono in altre partedel<strong>la</strong> Sicilia, fino al<strong>la</strong> rivolta del Sette e Mezzo di Palermo. Tutte soffocate conestrema ferocia dalle truppe garibaldine e sabaude.” 3028 Ibidem Pagine 75 e 76.29 Giorni 1,2 e 3 del gennaio 186230 CUTRA pubblicato sul-L’ISO<strong>LA</strong> Editore Francesco Paolo Catania Bruxelles (Belgique) – Bimestrale anno XIII -n°2 - ( Marzo - Aprile ) 2011. Pagina 611


Magari si concede a qualcuno il dubbio del<strong>la</strong> fedeideologica di una Sicilia libera sotto <strong>la</strong> corona sabauda, ma benpresto il pentimento doveva per forza sorgere, <strong>la</strong> storia è piena dicolpi di capestro sul dosso del Popolo Siciliano da parte dei nuovipadroni. Anche perché il Prodittatore Antonio Mordini avevadecretato il 19 ottobre l’istituzione di un Consiglio straordinariodi Stato composto da 37 membri nominati dal Prodittatore persalvaguardare il diritto dei Siciliani di manifestare il loro pensieroin ordine all'annessione. Questo Consiglio si sarebbe dovutoriunire subito dopo <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione dei risultati del plebiscito,col fine di evidenziare le necessità primarie e peculiari del<strong>la</strong>Sicilia e conciliarli con quelli generali del nuovo regno sabaudo opseudo nazione “Italia”. Mordini così scriveva: “(…) Considerando che<strong>la</strong> Sicilia è una fra le parti d’Italia in cui le condizioni topografiche e storiche31presentano taluni caratteri distinti, meritevoli di studio partico<strong>la</strong>re; (..)”Consideriamo questo Consiglio straordinario un riconoscimentoautonomistico da parte del Prodittatore completamente e conimmediatezza disatteso dai Piemontesi. Chi dei Siciliani non si èribel<strong>la</strong>to è perché aveva già programmato che si doveva adattare aquel potere politico, magari ha finanziato <strong>la</strong> propaganda asostegno del sì. Questi cutrara sono ancora presenti, pronti acambiare bandiera da destra a sinistra, da unitari ad autonomisti,quello che conta è il loro interesse e che poi tutto rimanga tale equale poco importa.Mordini tra i 37 membri del Consiglio straordinario di Statoaveva nominato molti indipendentisti del 48 e molti rinunziarono aragion veduta, anche se il Prodittatore a primo acchito non sispiegò tale diniego. Tra i più ci fu quello Vito D’Ondes Reggio e31 Raccolta degli Atti del Governo – Dittatoria le e Prodittatoriale in Sicilia – Edizione Officiale Stabilimento Decreton°275 – Pagina 51812


Enrico Amari il quale spiegò: 32 “Dove si è voluto far tacere <strong>la</strong> imponente esolenne voce di un’assemblea eletta dal popolo, io non credo che <strong>la</strong> nostra debole esommessa di privati cittadini, ed in ogni caso <strong>la</strong> mia, ch’è <strong>la</strong> più debole di tutte,possa valer tanto da a far<strong>la</strong> accogliere e rispettare da chi avrà in mano <strong>la</strong> sommadelle cose e i destini del<strong>la</strong> Sicilia” 33 . Questo rifiuto intelligente è stato ilsegno del tradimento con il plebiscito delle aspettativeindipendentiste del<strong>la</strong> Sicilia in una nuova nazione dove era giustorispettare i Popoli che <strong>la</strong> fondavano con il proprio consenso. IlPiemonte aveva imposto a tutti come patto fondamentale lo“Statuto albertino”. Il plebiscito in sostituzione dell’elezionedell’assemblea è stato un atto di forza e non democratico diannessione del<strong>la</strong> Sicilia, nei confronti, in partico<strong>la</strong>r modo, degliindipendentisti (autonomisti), senza curarsi nemmeno dipreservare l’autonomia amministrativa. La delusione non fu solodei patrioti siciliani, ecco cosa scrive il giornalista Di Fazio: “IlRisorgimento Italiano aveva conosciuto <strong>la</strong> presenza di una significativa componentefederalista, sia “democratica”, sia “cattolica”. E lo stesso ministro dell’Internopiemontese, Domenico Farini, nell’estate del 1860 aveva emanato una nota in cui siannunciava che il futuro ordinamento del nuovo Stato avrebbe previstol’introduzione del<strong>la</strong> ripartizione regionale.” 34 Lo stesso Cavour avevascritto a Giacinto Carini nell’ottobre del 1860: “ (…) La Sicilia può fareaffidamento sul ministero onde promuovere l’adozione di un sistema di <strong>la</strong>rghissimo(decentramento) amministrativo. Abbiamo introdotto il sistema delle regioni, sta alPar<strong>la</strong>mento il fecondarlo” 35 .Vi è un fenomeno che io ho dovuto battezzare con unneologismo: sicilosincrasia 36 . E’ visibile partico<strong>la</strong>rmente tra iSiciliani operatori culturali, di<strong>la</strong>niati dal<strong>la</strong> loro presa d’atto del<strong>la</strong>32Emerico Amari nato a Palermo il 10 maggio 1810 dove morì il 20 settembre 1870 è stato un grandegiurista antesignano del<strong>la</strong> disciplina del diritto comparato, studioso di economia con interessi e competenze filosofiche;fu uno dei protagonisti dell’indipendentismo Siciliano e grande patriota siciliano.33 Unità d’Italia e ragion di Stato – Così fu tradita l’Autonomia di Giuseppe Di Fazio – La Sicilia –Lunedì 8 settembre2008 - il Fatto - Pagina 734 ibidem35 ibidem36 Sicilianità e idiosincrasia13


peculiarità del<strong>la</strong> Sicilia e dal<strong>la</strong> stessa emergenza di unautogoverno vero che poggia in un bi<strong>la</strong>ncio economicoindipendente dove ogni sua voce è autentica e proiettata allosviluppo e al futuro del Popolo Siciliano, resisi conto del<strong>la</strong>sicilianità che non può restare solo un fatto spettaco<strong>la</strong>re, almassimo culturale, ma anche un fatto politico, sono bene accortinel manifestare questa presa di coscienza consapevoli di quandosia scomoda per <strong>la</strong> loro attività professionale di giornalisti,scrittori e artisti. La loro sicilianità è combattuta dall’interesse,non dico economico, ma professionale di figura bene amata econdivisa nell’ambiente, che apre i consensi alle loro opere e alleloro figure premiandoli con interviste e articoli nei vari massmedia.Chi non sta attento viene subito “posato”, e i riflettori su dilui vengono spenti inesorabilmente. Allora per potere evitare <strong>la</strong>mannaia manifestano palesemente il loro diniego ad ogni forma diautodeterminazione del Popolo Siciliano, a volte anche in manieracosì vistosa che a tratti diventa stupida. Uno per tutti VincenzoConsolo.Il 6 aprile 2011 è stata approvata all'unanimità dal<strong>la</strong>commissione Cultura del Par<strong>la</strong>mento regionale <strong>la</strong> proposta dilegge che porta <strong>la</strong> firma di Nico<strong>la</strong> D'Agostino, dell'Mpa, cheprevede per due ore a settimana "<strong>la</strong> valorizzazione el'insegnamento del<strong>la</strong> storia, del<strong>la</strong> letteratura e del<strong>la</strong> linguasiciliane nelle scuole di ogni ordine e grado". Subito lo scrittoreConsolo, che ha scritto pagine bellissime di profonda sicilianità, inpieno contrasto con quel se stesso più autentico, prende posizionee risponde: "Ormai siamo al<strong>la</strong> stupidità. Una bel<strong>la</strong> regressione sul<strong>la</strong> scia dei"lumbard". Che senso hanno i regionalismi e i localismi in un quadro politico esociale già abbastanza sfi<strong>la</strong>cciato? Abbiamo una grande lingua, l'italiano, che tral'altro è nata in Sicilia: perché avvizzirci sui dialetti? Io sono per <strong>la</strong> lingua italiana,14


quel<strong>la</strong> che ci hanno insegnato i nostri grandi scrittori, e tutto ciò che tende asminuir<strong>la</strong> mi preoccupa". Consolo non si preoccupa minimamente delsignificato culturale e del recupero d’identità del suo Popolo, per igiovani siciliani sempre più sembrano piante che non sanno doveaffondare le proprie radici. Il suo intervento è stato infelice e inquanto letterato è paradossale questa manifestazione di paura per<strong>la</strong> conoscenza.Nell’intervistadi Andrea Camillericon Fabio Fazio suRai Tre nel<strong>la</strong> fortunatatrasmissione Chetempo che fa del 30aprile 2011, ad uncerto punto il bravissimo conduttore chiede allo scrittore del pontesullo Stretto di Messina, precisando che lo scrittore è favorevoleal<strong>la</strong> costruzione, <strong>la</strong> domanda che gli pone è stata:- … L’Autonomia, nel senso che io quando leggo le sue pagine, oquando <strong>la</strong> sento par<strong>la</strong>re, persino percepisco un confineaddirittura linguistico, è come se <strong>la</strong> lingua, le sue parole,proteggessero una Autonomia, per l’appunto non ha paura che siperde questa autonomia?Camilleri, si toglie gli occhiali e con <strong>la</strong> mano sinistra sipulisce l’occhio sinistro, indice per il linguaggio del corpo, chel’argomento del<strong>la</strong> discussione non piace, lo mette in difficoltà,anche se sono sicuro che avevano già concertato l’intervista e gliargomenti, così anche le domande, ma il corpo è più sincero delleparole che si dicono. E si l’argomento dell’Autonomia Siciliana15


mette in conflitto i suoi pensieri, così risponde, quasi a volerguadagnare ancore del tempo:-Si perde come? Attraverso che cosa? …-Un ponte, un collegamento più stretto più facile, più veloce! Cheoggi in realtà <strong>la</strong> distanza fosse un valore da …Camilleri già è di nuovo in possesso del<strong>la</strong> sua logicaapparente e così risponde, rimettendosi gli occhiali eindietreggiando con le spalle, mostrando in questo modo ildisaccordo totale all’argomento di Fazio:-No! No! Le autonomie si perdono in ben’altro modo, non siperdono perché c’è un collegamento in più, lo escludo nel modopiù assoluto. Noo, l’Autonomia nel senso in cui <strong>la</strong> intendo io è unatale formazione del DNA che è difficile che un ponte più o unponte meno …Fazio sorride:-Non basta un ponte …- … possano, capisce!? Anche per questo noi Siciliani abbiamopochissime paure di eventuali arrivi in massa, non alterano nul<strong>la</strong>.Ci siamo abituati.-Nell’anno del cento cinquantenario, c’è un’iniziativa (fapromozione di un DVD) Mi è venuto in mente che lei raccontò chea Porto Empedocle una <strong>la</strong>pide dettata da Pirandello nel 1911 peri festeggiamenti del cinquantesimo recitava una frase checulminava con “Le due Italie che qualcuno volle unire”.-Si era un cattivo momento di malumore di Pirandello, percheaveva appena finito di scrivere “I vecchi e i giovani” che eranoproprio tutte le disillusioni, l’elencazione di tutte le disillusioniseguite alle battaglie risorgimentali.-Risorgimentali!16


-Ecco! Unitarie!-Già d’allora c’era grande disillusione?-Siccome era un uomo di cattivo carattere, questo non c’è ilminimo dubbio, ci andò pesante: parlò di due Italie, due stirpi.Capito? Farebbe <strong>la</strong> gioia di Bossi. Che qualcuno volle! Come chequalcuno volle? Cioè a dire. Io nutro molto rispetto per don LuigiPirandello …-Quindi non è stata una svista dice lei.37 38Ormai Camilleri ha le mani giunte a guglia, denota sicurezza epadronanza dell’argomento, però è un gesto che si può fareappositamente, molti avvocati americani sanno di fare bel<strong>la</strong>impressione al<strong>la</strong> giuria e perciò lo fanno di proposito e il risultatoè sempre quello voluto.-No, non è stata una svista, ma una cosa volontaria. Se voipensate che quando c’è stato il referendum per l’annessione del<strong>la</strong>37 Porto Empedocle Scuo<strong>la</strong> Materna Via Molo 1 – <strong>la</strong> targa si trova <strong>la</strong>to Via Roma, davanti monumento ai caduti.38 “DUE STIRPE - CON VICENDE INEGUALE DI NASCITA DI VITA DI MORTE – DUE ITALIE – FLORIDAUNA DI COMUNI SPLENDIDA DI SIGNORIE – COME DA FIUMI PERCORSA – DA VIVIDI ALTERNIDESTINI – L’ALTRA ARIDA DA SECOLI POVERA – FEUDALMENTE IMMOTA – MA SEMPRE ACCESANELL’ANSIA – DI GENEROSI ARDIMENTI – A PREZZO DI LUNGHI MARTIRII E DI SANGUE – A COMUNEDIFESA PEL LIBERO ESERCIZIO – <strong>DEL</strong>L’UMANO <strong>LA</strong>VORO – CINQUANT’ANNI CON OGGI –RICOMPOSTE PER SEMPRE SI VOLLERO – NELL’UNITA’ DI ROMA -- °-- IN MEMORIA ADDI’ 27 DIMARZO MCMXI – PORTO EMPEDOCLE – Q. I. P. – L. PIRAN<strong>DEL</strong>LO – DETTO”17


Sicilia al Regno d’Italia, lo sa? I votanti, gli aventi diritto al votoerano circa 370.000, e andarono a votare con una percentuale sidirebbe oggi “bulgara” 39 , l’85%. Quindi non so quanto viene inpercentuale, quanto migliaia, però devo dire i “no”all’annessione furono solo 667!-Beh! Quindi …-Cioè a dire, <strong>la</strong> Sicilia era unitaria!Questa è <strong>la</strong> sicilosincrasia di Andrea Camilleri! Arriva adaffermare che <strong>la</strong> Sicilia era unitaria! Ben conoscendo <strong>la</strong> storia e ifatti. Le sue opere poggiano sul<strong>la</strong> sicilianità ma politicamentemostra <strong>la</strong> sua insofferenza, avversione e repulsione.Poi, per precisare sul cattivo carattere di Luigi Pirandello iolo definirei onestà intellettuale, manifesta sempre in ogni suaopera o documento episto<strong>la</strong>re, cosa difficile da accettare a chi èaffetto di sicilosincrasia.Andrea Camilleri racconta di essere stato sorpreso astrappare manifesti militari italiani nel 1943, lui precisa: “Chi scrive,allora diciottenne e all´ultimo anno di liceo, venne sorpreso e fermato dal<strong>la</strong> poliziamentre, munito di un rastrello, sconciava più manifesti che poteva. Ero tutt´altro cheseparatista. Ero solo un giovane italiano nato in Sicilia che si era sentito gravementeoffeso.” 40 I giovani del<strong>la</strong> Lega Giovanile Separatista operavano39 Ecco i risultati del plebiscito: su 2.232.000 abitanti, gli iscritti alle liste elettorali erano circa 575.000. Si presentaronoa votare in 432.720 (il 75,2 % degli aventi diritto), di cui 432.053 si dichiararono favorevoli e 667 contrari. Per <strong>la</strong> primavolta vi fu il suffragio universale dei maschi che hanno raggiunto il 21° anno d’età, anche gli analfabeti. Tanto fufarsesca tutta l’operazione del plebiscito che in tali risultati non si sono tenuti conto dei voti nulli di Ustica e Mandaci iquali cittadini votarono per il sì per pubblica acc<strong>la</strong>mazione senza tenere conto né dell’età né del sesso. Nel comune diAlì invece non si è tenuto conto non indicandolo nei risultati né il numero dei sì né quello dei no. Poi nel comune diMessina i verbali dell’intendenza militare che hanno segna<strong>la</strong>to l’erronea proposizione che gli elettori hanno votato:“Per l’annessione al Regno italico rappresentato dal Re costituzionale.” Lo stesso non si è tenuto conto del verbaledel Battaglione dei Cacciatori dell’Etna (Garibaldini) per aver votato 236 per il Si, secondo <strong>la</strong> seguente proposizione“Per l’annessione al Regno costituzionale di Vittorio Emanuele e suoi legittimi discendenti”. Così è stato nullo ancheil verbale del Battaglione siculo Colina, per avere i 200 individui che votarono col seguente quesito “Per l’annessioneal Governo costituzionale di Vittorio Emanuele II”. Da mettere in evidenza che i garibaldini stranieri, non siciliani,votarono, anche più di una volta, come i 4.000 soldati borbonici che resistettero nel<strong>la</strong> città di Messina fino al 13 marzo1861, non fu concesso esprimere il loro voto. (Alcune notizie tratte da: Sicilia 1860: il Plebiscito dei vassalli diGiuseppe Di Bel<strong>la</strong> del 20 dicembre 2009 http://www.italiainformazioni.it. Presa visione 8 agosto 2011 ore 20,30)40 Follie di Sicilia di Andrea Camilleri pubblicato su La Repubblica il 20 maggio 2008 pagina 58 sezione: CULTURA18


nello strappare manifesti italiani, con il rischio di manganel<strong>la</strong>te daparte degli unitari 41 e l’arresto delle forze di polizia. Lui habisogno di precisare, a scanso d’equivoci, che non era unseparatista. Precisa altresì di essere un comunista, in ognioccasione possibile.Lasciamo perdere i nostri cari uomini di cultura effetti disicilosincrasia, anche se nelle loro opere vi è molta sicilianità,vivono di sicilianità, poi cedono il passo, non credo che siano“marchettari”, perché fingono autenticità delle loro ideesmentendo <strong>la</strong> loro profonda cultura e conoscenza, oltre che il lorosuccesso è tale da potersi permettere di potere essere oltrel’interesse economico.E’ assolutamente impossibile che il maestro Camilleri nonsappia come siano andate le elezioni del plebiscito, eppure se neesce con l’affermazione: “… <strong>la</strong> Sicilia era unitaria!”!Alcuni giorni prima del plebiscito erano stati affissi nei muridelle città dei comunicati che minacciavano che chi non si fosserecato ad esprimere il voto, o che avesse votato per il NO, sarebbestato dichiarato “nemico del<strong>la</strong> patria”! I seggi elettorali non hannorispettato il ben minimo di segretezza, sistemati nelle piazze enegli edifici pubblici, vi erano tre urne, una al centro chiusa con <strong>la</strong>feritoia, colorata verde, bianco e rosso, dove si imbustava ubullettinu che si ritirava dall’urna aperta a destra dei “NO”prestampato con caratteri cubitali di colore bianco e a sinistraquello dei “SI” di colore rosa. Vi erano soldati piemontesi ema<strong>la</strong>carne nostrana, armati di tutto punto, ad assistere lo svolgersidel referendum. Pertanto il nostro “libero” elettore siciliano,doveva presentare il certificato elettorale al presidente di seggio,41 Italianisti, monarchici, carabinieri, fascisti e del MUI (Movimento unitario italiano).19


itirare u bullittinu ed andarlo ad imbucare. Alcune testimonianzeraccontano che non mancarono le minacce fisiche palesi diviolenza e di arresto a chi manifestava sentimenti antiunitari. Conqueste condizioni ambientali bisognava esser ancor più che eroimostrare il proprio dissenso all’annessione-Come anche <strong>la</strong> considerazione del Maestro Camilleri di unapercentuale si direbbe oggi “bulgara”, almeno nel<strong>la</strong> sua mente digiallista doveva nascere più di un sospetto che quei risultati non sierano visti nemmeno nelle peggiori dittature. Proprio GeorgeRodney Mundy 42 , ammiraglio inglese, non si può dire di parte,perché operò a favore dell’impresa dei mille, così si espresse dalibero osservatore: “Secondo me un plebiscito a suffragio universale rego<strong>la</strong>toda tali modalità non può essere ritenuto veridica manifestazione dei reali sentimentidi un paese” 43Altro che percentuale “bulgara” in alcuni comuni, dal<strong>la</strong>Sicilia al<strong>la</strong> Toscana è stata rilevata, dopo una ricerca, unapercentuale addirittura del 120% a favore del sì, come dichiaròDenis Mack Smith, in un articolo scritto dal grande giornalistaVentavoli. 44Questa è stata <strong>la</strong> tragica farsa del plebiscito dell’annessionedel<strong>la</strong> Sicilia al Piemonte, una vera vergogna storica immensaperpetrata ai danni del Popolo Siciliano assoggettato al volere deiPiemontesi, dopo <strong>la</strong> promessa fatta dell’autodeterminazione, nongli fu concessa nemmeno l’autonomia amministrativa. Quel42 George Rodney Mundy, nato il 19 aprile 1805 a Londra dove morì il 23 dicembre 1884, fu promosso a capitani il 10gennaio del 1837 e a Contrammiraglio Ammiraglio, Vice Ammiraglio nel 1863 e nel 1869 Ammiraglio.Vicecomandante del<strong>la</strong> Mediterranean Fleet del<strong>la</strong> Royal Navy, prima dello sbarco dei Mille il suo governo gli avevaordinato di assumere il comando del grosso delle unità navali del<strong>la</strong> sua flotta e di incrociare nel Tirreno e nel canale diSicilia, effettuò diversi scali nei porti siciliani, pronto a limitare <strong>la</strong> reazione borbonica all’evento, soprattutto percogliere informazioni ed intimidire.43 L’epoca delle Rivoluzioni di Francesco Maria Agnoli - Il Cerchio iniziative editoriali - Anno 1999 - Pagina 4744 Coltelli d'Italia di Bruno Ventavoli - La Stampa, Sabato 19 Maggio 2001, Cultura e Spettacoli, Pag. 23 Ventavoli ènato nel 1961 vive e <strong>la</strong>vora a Torino. Giornalista de La Stampa, traduttore dall'ungherese, ha pubblicato finora altri dueromanzi gialli, il primo dal titolo Assassinio sull'Olimpo (Rusconi), seguito da Pornokiller20


plebiscito è lo snodo cruciale dove ogni attore cominciò a recitare<strong>la</strong> sua farsa dividendo di fatto il Popolo Siciliano nettamente indue: gli Italiani di Sicilia e i Siciliani d’Italia. Un giorno, non tardoa venire, queste due parti si scontreranno perché nonostantecentocinquanta anni, ancora in Sicilia non vi sono solo Italiani equei Siciliani rimasti tali chiederanno loro di fare i conti. Le stesse“menti raffinatissime” che curarono <strong>la</strong> regia del plebiscito hannomanomesso, deviato <strong>la</strong> storia del Popolo Siciliano, vedi: Portel<strong>la</strong>delle Ginestre, Del<strong>la</strong> Chiesa, Capaci e Via D’Amelio! 4545 Tantissimi altri episodi che per spazio tra<strong>la</strong>scio.21

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