Tale <strong>di</strong>fferenza è ancora più spiccata se si considerano particolari gruppi etnici.Nel 1997 è stata registrata un'incidenza <strong>di</strong> 137 per 100.000 Afro-Americani e<strong>di</strong> 2 per 100.000 Cinesi (Shangai).I fattori ambientali, che sono molto più <strong>di</strong>fficili da identificare, spieganotuttavia la maggiore incidenza <strong>di</strong> tumore negli emigranti, per esempio ilsignificativo aumento dell'incidenza che si riscontra negli in<strong>di</strong>vidui asiaticidopo che sono immigrati negli Stati Un<strong>it</strong>i o in Europa, soprattutto a partiredalla seconda generazione.I fattori ambientali comprendono i fattori <strong>di</strong>etetici e forse anche alcunicancerogeni presenti <strong>nel</strong>l'ambiente, soprattutto in quello <strong>di</strong> lavoro.Mentre non è possibile pensare d' interferire con i fattori genetici, esiste lapossibil<strong>it</strong>à, almeno teorica, <strong>di</strong> ridurre l'esposizione ai fattori ambientali che sir<strong>it</strong>iene possano intervenire <strong>nel</strong>la promozione del carcinoma prostatico,riducendo così l'incidenza <strong>di</strong> questa malattia.Ciò è sugger<strong>it</strong>o dal fatto che la prevalenza autoptica del carcinoma latente <strong>nel</strong>lepopolazioni in cui si riscontra una bassa incidenza <strong>di</strong> forme clinicamentemanifeste è del tutto analoga a quella riscontrabile <strong>nel</strong>le popolazioni ad altaincidenza.D'altra parte, osservazioni recenti suggeriscono che la <strong>di</strong>eta e in particolare uneccessivo apporto calorico e <strong>di</strong> grassi, possa avere un ruolo causale, mentrel'esposizione alla luce solare sembra avere un ruolo protettivo.<strong>La</strong> bassa incidenza <strong>di</strong> carcinoma prostatico <strong>nel</strong>le popolazioni asiatiche potrebbepertanto essere messa in relazione con una <strong>di</strong>eta a basso contenuto lipi<strong>di</strong>co e adalto contenuto in fibre e f<strong>it</strong>oestrogeni, che a loro volta potrebbero svolgere unruolo protettivo.Gli isoflavonoi<strong>di</strong> ed i lignani posseggono tutti una debole attiv<strong>it</strong>à estrogenica esono presenti nei semi <strong>di</strong> soia, <strong>nel</strong> granoturco, in alcuni frutti e <strong>nel</strong>le verdure.Particolare interesse ha susc<strong>it</strong>ato il licopene, contenuto <strong>nel</strong> pomodoro, crudo ocotto, e <strong>nel</strong>la salsa.Questi composti possiedono ulteriori attiv<strong>it</strong>à biologiche che, <strong>nel</strong> tempo,possono alterare significativamente il metabolismo e la bio<strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à degliormoni steroidei.<strong>La</strong> concentrazione <strong>di</strong> queste sostanze, determinata <strong>nel</strong>la saliva, <strong>nel</strong> sangue e <strong>nel</strong>liquido prostatico <strong>di</strong> varie popolazioni in Europa ed in Asia, presenta <strong>di</strong>fferenze
significative che sembrerebbero avvalorare ulteriormente il ruolo della <strong>di</strong>etacome possibile fattore causale del carcinoma prostatico.DIAGNOSI PRECOCE E SCREENINGPoiché non è preve<strong>di</strong>bile una riduzione d'incidenza della malattia attraversouna prevenzione primaria efficace, non vi è dubbio che la prevenzionesecondaria rimanga l'unico mezzo teoricamente <strong>di</strong>sponibile per influire sullastoria naturale della malattia e ridurre la mortal<strong>it</strong>à.Il mezzo ipotizzabile è quin<strong>di</strong> lo screening, in<strong>di</strong>viduale-opportunistico o <strong>di</strong>popolazione: il test <strong>di</strong> screening che appare più confacente allo scopo, perconsiderazioni complessive <strong>di</strong> costi, convenienza ed accuratezza <strong>di</strong>agnostica, èquello del PSA.Peraltro, perché una procedura <strong>di</strong> screening sia accettabile, sia a livelloin<strong>di</strong>viduale che <strong>di</strong> popolazione, necess<strong>it</strong>a che l’efficacia (riduzione dellamortal<strong>it</strong>à) e il rapporto costi/benefici dello screening siano confermatioltre ogni dubbio.<strong>La</strong> sola <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> una anticipazione <strong>di</strong>agnostica, che <strong>di</strong> per séstessa comporta un aumento, in parte o del tutto solo apparente (leadtime bias) della sopravvivenza dalla <strong>di</strong>agnosi, non può esseresufficiente a garantire l’efficacia dello screening (riduzione effettiva dellamortal<strong>it</strong>à): <strong>di</strong> questo esistono esempi molteplici <strong>nel</strong>la storia delloscreening oncologico (screening del ca. polmonare, screeningmammografico
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