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23 maggio 2008 - Italia Nostra

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Gli incendi boschivi.Convegno nazionale di <strong>Italia</strong> <strong>Nostra</strong> per una prossima emergenza (Roma, <strong>23</strong> luglio <strong>2008</strong>)_________________________________________________________________________soprassuoli ed al verificarsi delle condizioni di aridità e di secchezza della vegetazione erbacea, combustibileiniziale dell’incendio boschivo vero e proprio.D’estate infatti gli incendi boschivi si sviluppano di norma in aree che non vanno oltre i 700 metrid’altitudine, là dove la vegetazione erbacea è secca e diventa facile l’innesco al fuoco.Quante volte leggiamo sulla stampa locale titoli del tipo “anziano agricoltore muore tra le fiamme mentrecercava di spegnere il fuoco nel suo campo” o come “pastori arrestati in flagranza mentre accendevanol’erba secca del pascolo”? E quante volte si parla di operai addetti ai cantieri di forestazione, che per ilrinnovo del loro posto di lavoro instabile, avrebbero appiccato incendi? Tali fatti non sono altro che diversesfaccettature di una stessa realtà rurale.Certo non si vogliono trascurare altre cause di possibile dolo, variabili da zona a zona, né l’incuria o lamaleducazione legate al lancio di mozziconi di sigarette ancora accesi… Basta osservare quanto accadelungo le strade ed autostrade dove addirittura bruciano le aiuole spartitraffico!Per quanto riguarda l’incendio da sigarette, da taluni escluso, in quanto ritenuto impossibile, si vuolerammentare un’indagine condotta in Francia da Molinier, secondo cui il rischio di insorgenza di incendioper mezzo di una sigaretta è di una a mille; e sappiamo che sono tantissimi i mozziconi di sigarette che sipossono ritrovare lungo i bordi delle principali vie di comunicazione, dove la buona manutenzione èfortemente trascurata ed elusa.A nostro avviso comunque è nel mondo agro‐silvo pastorale che va indirizzata particolare cura edattenzione di analisi del fenomeno e di indagine. Non si vuole colpevolizzare a priori nessuna categoria, maè pur sempre indispensabile capire i comportamenti umani e dove e perché questi si manifestano.Non bastano i divieti, già esistenti in abbondanza, né le sanzioni e le pene correlate. Occorre una fortecostante azione di prevenzione, di controllo del territorio ed ancor più di formazione ed educazione,coinvolgendo in primis le Organizzazioni agricole, gli operatori nelle aree rurali e gli addetti allamanutenzione stradale e ferroviaria.All’agricoltore va riconosciuto il ruolo di primo guardiano della natura, che però deve assolvere, per essereremunerato in misura proporzionale all’attività di tutela, secondo la logica: “meno incendi, <strong>maggio</strong>rpremio”.Per concorrere a dare più sicurezza alla foresta contro il pericolo del fuoco è necessario accrescere anche ilsuo valore economico, attraverso l’intervento pubblico, dato che il bosco fornisce esternalità sociali positiveche oltrepassano l’interesse privatistico. La proprietà forestale, per oltre il 66% privata, dovrebbe potertrovare così nella defiscalizzazione degli interventi di salvaguardia e di miglioramento dei boschi unarinnovata convenienza economica verso tutte quelle attività selvicolturali miranti a proteggerepassivamente i complessi forestali dal pericolo del fuoco.Alla stessa stregua di un’abitazione che prima di avere il certificato di agibilità deve essere in regola con lenorme antincendio, così anche le aree boscate, almeno quelle a più elevato pericolo d’incendio come sono iboschi urbanizzati, dovrebbero essere “certificati” sulla base di adeguate e precise misure di prevenzione.Il CFS è impegnato sul tema degli incendi in modo articolato. Già le Prescrizioni di Massima e di PoliziaForestale, attuative della legge del 19<strong>23</strong> sul vincolo idrogeologico prevedevano azioni obbligatorie per ilripristino dei boschi bruciati, a carico dei proprietari delle aree interessate. Lo stesso Testo Unico diPubblica Sicurezza dava ai prefetti competenze, oggi dei Sindaci, per dettare misure a difesa dei boschicontro il pericolo degli incendi.A partire dalla legge 47 del 1975 l’Amministrazione forestale si è organizzata, costituendo un Servizioantincendio, Centri Operativi e gruppi meccanizzati.Con il DPR 616 del 1977 la materia è stata trasferita alla competenza regionale, mentre permane in capoallo Stato l’organizzazione e la gestione del Servizio Aereo di spegnimento.Il ruolo delle Regioni nella prevenzione e nella programmazione degli interventi di difesa del bosco dagliincendi viene rafforzato con la legge quadro 353 del 2000.La lotta attiva al fuoco assume modalità più coordinate, tant’è che le Regioni, oltre ad avvalersi delleproprie strutture, si servono anche di mezzi, persone e risorse del CFS e dei Vigili del Fuoco in base aspecifici “accordi di programma”. Le Regioni assicurano inoltre il coordinamento delle operazioni a terra,potendosi avvalere del personale forestale per il tramite dei Centri Operativi antincendio del CFS.8

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