Gli incendi boschivi.Convegno nazionale di <strong>Italia</strong> <strong>Nostra</strong> per una prossima emergenza (Roma, <strong>23</strong> luglio <strong>2008</strong>)_________________________________________________________________________meno incendi) il rapporto è di un forestale ogni 597 ettari di bosco. In Toscana, addirittura, è un addettoogni 1.409 ettari. Il loro guadagno dipende dalle giornate di lavoro e dalle ore di straordinario: più territorioisolano va a fuoco, più alto è il loro stipendio. Insomma, il sospetto, e in alcuni casi la certezza, che dietro gliincendi ci sia la mano di alcuni di quelli che sono incaricati di spegnerli è alto. Non pare ci siano dubbidunque che tra i precari dell’antincendio esistono ed operano diverse mele marce, professionisti delladistruzione e del rimboschimento.Spente le fiamme, c’è ancora tanto da guadagnare: per chi spegne i fuochi e per le ditte che andranno aripiantare gli alberi. Quella dei roghi è diventata un’attività imprenditoriale vera e propria. Se a questoparticolare aspetto si aggiunge l’attività delle ecomafie (cioè della criminalità organizzata), che appiccanoincendi per motivi speculativi e che sono responsabili di un elevatissimo numero di roghi, ecco che sicomprende come una regione possa essere così inesorabilmente, impietosamente devastata. Pertanto,appare fondata e condivisibile l’iniziativa del Ministro della Difesa Arturo Parisi di inviare l’esercito in Siciliaper far fronte alle fiamme. E vanno perseguite con forza le ecomafie, assicurando una <strong>maggio</strong>re repressionee una certezza della pena per gli incendiari.ALCUNE PROPOSTESpesso, in questa orribile estate d’incendi, mi è tornata in mente la nota espressione di MassimoD’Azeglio: “S’è fatta l’<strong>Italia</strong>, ma non si fanno gli italiani”. Di certo, non è ancora chiaro quanto – in terminidi risorse economiche, paesaggistiche, naturali e culturali – sia andato inesorabilmente bruciato del nostroPaese.Né ci consola – anzi, ci addolora ulteriormente – sapere che qualcuno, in Europa, sta anche peggio di noi.Quello che è ormai piuttosto chiaro, in questa desolante e sconcertante vicenda, è che il fuoco non nascequasi mai da solo, ma viene appiccato da mani esperte e spesso prezzolate, al servizio di interessi precisi. Èdunque un incendio ben più violento ed esteso quello che noi dobbiamo fronteggiare, e non ha nulla a chevedere con una catastrofe naturale: è un’offensiva mirata contro il territorio, che vuole spogliarlo anche delsuo valore di bene comune, di patrimonio condiviso e durevole, frutto della coevoluzione delle comunitàumane e dell’ambiente naturale. Un incendio che prende molte forme: speculazioni edilizie, inutiliinfrastrutture, privatizzazione delle acque, agricoltura industrializzata o marginalizzata, discariche,inceneritori, trivellazioni, estrazioni di gas, cementificazioni selvagge, annullamento delle zone protette. Unincendio che assume dimensioni crescenti di anno in anno.Mi piace qui ricordare l’idea quasi banale, ma assai efficace, con cui Tonino Perna, negli anni della suapresidenza al Parco Nazionale dell’Aspromonte, riuscì a ridurre gli incendi addirittura del 90%. I suoi“contratti di responsabilità” coinvolgevano direttamente i cittadini nella gestione consapevole delterritorio, creando un naturale antidoto ai veleni speculativi che alimentano la cultura del fuoco: bisognadunque rendere protagonisti i soggetti che vivono e operano nei diversi contesti territoriali, fornendo loro<strong>maggio</strong>ri strumenti e risorse per prevenire i roghi come, ad esempio, sistemi di avvistamento, spegnimentoe manutenzione. In questo senso, anche progetti di educazione ambientale possono realmente riuscire arendere più attiva e sensibile la popolazione nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiente. E inoltre, èforse ora di pensare ad un patto nazionale, se non europeo, di corresponsabilità che, in una prospettiva dicollaborazione e partecipazione estesa e continuativa, renda i territori oggetto di cura non occasionale,scientificamente informata e condivisa.SICILIA, UN PIANO PER L’ESTATE <strong>2008</strong>In Sicilia, in questa estate del <strong>2008</strong>, dobbiamo registrare alcune novità positive: in quasi tutti i territoricomunali siciliani è stato istituito il Catasto dei terreni percorsi dal fuoco; sono state attivate nuove,specifiche squadre di vigili del fuoco contro gli incendi boschivi; l’Assessorato siciliano Agricoltura e Foresteha potenziato, qualitativamente e quantitativamente, il personale addetto, mettendo a punto,anticipatamente rispetto agli anni scorsi, un piano regionale contro i roghi.61
Gli incendi boschivi.Convegno nazionale di <strong>Italia</strong> <strong>Nostra</strong> per una prossima emergenza (Roma, <strong>23</strong> luglio <strong>2008</strong>)_________________________________________________________________________Case History<strong>Italia</strong> <strong>Nostra</strong>: tre testimonianze di un disastro annunciato.La Basilicatadi Antonio BavusiConsigliere della Sezione di Potenza di <strong>Italia</strong> <strong>Nostra</strong>Non è affatto paradossale affermareche una civiltà, con un “progresso” realissimo e innegabile,potrebbe arrivare alla sua rovina.Progresso è cosa delicatissima e concetto ambiguo.Può essere che un po’ più avanti, lungo la strada,sia rovinato un ponte o sia stato scavato un abissoJ. Huizinga, La crisi della civiltàNel 2007 gli incendi hanno distrutto una grande estensione di boschi in Basilicata. Dolo e negligenze lecause principali.L’anno 2007 ha segnato il passaggio epocale nell’escalation del fenomeno degli incendi boschivi. Uninasprimento dovuto a cause climatiche, ma soprattutto alle trasformazioni imposte al territorio sempre dipiù asservito agli interessi economici e di profitto, divenuto luogo di dispute, rivalse sociali, criminali,vandalismo e vendetta. Nel 2007 la Basilicata è stata una delle Regioni più duramente colpite ‐ anche conperdite di vite umane: 711 incendi e 7.680 ettari distrutti dal fuoco, di cui 4.640 ettari costituiti da boschi,con una superficie media ad incendio pari a circa 19 ettari. Un bollettino di guerra che gli organi ispettivi delCorpo Forestale dello Stato (CFS) hanno potuto accertare essere in gran parte di origine dolosa e colposa,essendo le cause accidentali irrilevanti. Sempre nel 2007 le cause dolose infatti sono più che raddoppiate inBasilicata rispetto al quinquennio precedente con 312 notifiche di reato e 58 denunce.Rispetto agli anni precedenti però il fenomeno degli incendi boschivi in Basilicata ha riguardato non solo learee notoriamente interessate anche negli anni precedenti. Sono stati divorati dal fuoco i boschi di areeprotette e di Siti di Importanza Comunitaria e persino quelli situati a quote elevate. Siamo quindi di frontead un’escalation distruttiva che ha “qualitativamente” selezionato gli obiettivi.. I boschi del parco del Pollino, l’area del Molte Alpi, il Parco Regionale della Murgia Materana e quello diGallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, il Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegresesono stati duramente colpiti, nonostante l’impegno profuso da Vigili del Fuoco e Corpo Forestale delloStato. Nel 2007 è però possibile evidenziare alcune evidenti lacune imputabili principalmente alla RegioneBasilicata e agli Enti Locali sia sul versante della programmazione sia nella definizione degli interventi. Tra lecause di questi ritardi vi sono l’approvazione da parte della Regione Basilicata del Programma AnnualeAntincendio 2007 solo nel mese di Luglio (Delibera Giunta Regionale n. 955 del 17 luglio 2007) quando cioèi devastanti incendi erano già in itinere o in atto; l’approvazione del Piano Antincendio Boschivo da partedella Regione Basilicata solo a fine luglio (Delibera Giunta Regionale n. 1026 del 31/7/<strong>2008</strong>); l’erogazione62