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23 maggio 2008 - Italia Nostra

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Gli incendi boschivi.Convegno nazionale di <strong>Italia</strong> <strong>Nostra</strong> per una prossima emergenza (Roma, <strong>23</strong> luglio <strong>2008</strong>)_________________________________________________________________________territorio, non c’è coscienza, non c’è cultura, c’è disaffezione, c’è dabbenaggine, inerzia, menefreghismo,probabilmente collusione; una serie, quindi, di concomitanti criticità e responsabilità che, poi, diventanopenali perché questo sistema, questo atteggiamento “strutturato” del Paese che ne deriva, comporta dannigravi all’ambiente, non solo alle persone, anche persistenti (si consideri che laddove c’è un incendio non èsempre facile e possibile rimboscare) di rilevanza penale. Ricordo un incendio terribile del 1976 o ’77 vicinoTerni, per cui ci son voluti 20 anni per il rimboschimento; se passate per la Valnerina potete ancora oggicogliere la differenza nel colore degli alberi che nel frattempo son ricresciuti. E, poi, il dissesto idrogeologicoche ne deriva, il ciclo della CO/2 che non si completa nel modo dovuto, insomma un danno sconvolgente alterritorio ed anche alle persone: siamo noi infatti quelli che abitano l’ambiente e, se questo è degradato,siamo noi a rimetterci.Gli interventi di correzione che vanno fatti sulla società sono certamente concomitanti, contestuali, ediffusi: appaiono rilevanti quelli formativi, culturali, educativi, sia sui giovani,che sugli adulti; perché questiultimi spesso sono peggio dei bambini. Infatti sono proprio gli adulti che dovrebbero dire ed insegnare aigiovani come comportarsi, fornendo loro il buon esempio (come il vizio di gettare la sigaretta dallamacchina, il bambino lo rifarà). Ma perché in altri Paesi stanno attenti all’igiene urbana e noi, invece,buttiamo le cose per terra? Noi imbrattiamo i monumenti, e ne abbiamo di straordinari ed in grandequantità, che tutti ci invidiano; eppure, noi li imbrattiamo e non li curiamo, né li manutenzioniamo! Inquesto momento più che da ingegnere parlo da cittadino adirato e deluso, ma anche preoccupato.Bisogna quindi recuperare la legalità sul territorio e farlo da subito. Bisogna applicare le norme cheesistono, non solo quelle di carattere amministrativo, anche quelle penali; perché in questo Paese, quasinessuno paga niente per gli incendi; anzi, paga solo la società. E, nel momento in cui io tranquillamenteaccetto l’oltraggio di un incendio boschivo, chi fa il danno sbeffeggia proprio gli altri che lo subiscono.Occorre quindi l’assoluta certezza del diritto e della pena, poi lo snellimento delle procedureamministrative, la gestione dell’emergenza, un quadro legislativo più idoneo. Il D.vo 353/99 non dice nulladi veramente concreto se non viene debitamente integrato da un regolamento di applicazione e,comunque, dalla contestuale applicazione dei Decreti Legislativi 112/98 e 300/99, dalla legge 225/92, dalDecreto Ministeriale 20‐12‐01, in armonia con la specifica sentenza della Corte Costituzionale,con il Titolo Vdella Costituzione, e si potrebbe continuare a elencare leggi e norme per dieci minuti ancora; e, quindi, chefare? Da parte delle Amministrazioni occorre adottare provvedimenti e procedure così come attuato dalCapo Dipartimento Bertolaso; trattare cioè questo problema dell’incendio boschivo, come disposto dalGoverno, come fosse di protezione civile; perché, quando si hanno morti e feriti su vasta scala, quandovanno a fuoco le centrali elettriche e quelle di telecomunicazione, quando chiudiamo le strade, le ferrovie,gli aeroporti, quando la gente comunque muore, gli ospedali diventano inagibili o vanno chiusi, etc, allora, ilfenomeno va trattato con le regole della Protezione Civile, sia in termini drastici di prevenzione, sia diprotezione.E, allora, adottiamo provvedimenti eccezionali, emaniamo specifiche Ordinanze, perché quello dell’incendio boschivo può diventare un problema della Protezione Civile che, per la legge 252/92 è organizzatae costituisce un Servizio Nazionale; è, in tale ottica, un sistema che provvede anche al coordinamento delleforze aeree dello Stato. Tuttavia, non è che se c’è un incendio io posso scegliere di inviare gli aerei perspegnerlo dall’alto, solo perchè ci dobbiamo riferire alla direttiva annuale, ancorchè elemento fondante perquanto riguarda la capacità e la responsabilità del Governo centrale. Dobbiamo invece riflettere sul fattoche è la Direttiva che cala in un contesto generale nel quale, rammento, le Regioni sono chiamate asvolgere la competenza specifica della prevenzione ai sensi dei DD.L.vi 353/99, 112/98 e 300/99; ma,ricordo anche le competenze del Sindaco e del Prefetto delegati dal Governo per la Protezione Civile, inambito locale, e provinciale. Tutti questi soggetti hanno un compito. La Direttiva non fa altro cherammentare, richiamare l’attenzione e stimolare le azioni di ciascuno. La Direttiva interviene, pertanto, afine <strong>maggio</strong>, per sapere se tutto ciò che necessita sia stato fatto; così che, poi, a seguire, i Sindaci possanoemettere quelle Ordinanze aventi l’intento di evitare gli incendi su scala comunale. Ma, senza una cultura dibase, appare evidente che alla gente interessi o che percepisca poco o nulla di ciò che continua a bruciare eperché; la stessa Polizia Urbana potrebbe avere problemi a ben organizzarsi e a far osservare Ordinanzecomunali che direttamente interessano le singole località e relative popolazioni. Rimangono le Questureche, a questo punto, poco possono fare, anche con l’integrazione dell’Arma dei Carabinieri, data la grande11

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