Ordine Multimediale L'evento Inchiesta - Ordine dei Giornalisti

Ordine Multimediale L'evento Inchiesta - Ordine dei Giornalisti Ordine Multimediale L'evento Inchiesta - Ordine dei Giornalisti

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NewOrdine dei Giornalistidella LombardiaTabloidAnno XXXIXN.3Maggio-Giugno 2009Direzione e redazioneVia A. da Recanate 120124 Milanotel. 026771371fax 0266716194http:/www.odg.mi.ite-mail: odgmi@odg.mi.itPoste Italiane Spa Sped.abb. post. DIn: 353/2003(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1(comma 2). Filiale di MilanoAssociazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”OrdineIl nuovo masterin giornalismoall’universitàstatale di milanoMultimedialesocial networke nuove frontierenotizie semprepiu’ mobiliL’eventoDa Milanoa Fucecchioper la mostrasu montanelliInchiestagiornalismoe marketingalla disfidadelle edicoleEffettocollaterale

New<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>della LombardiaTabloidAnno XXXIXN.3Maggio-Giugno 2009Direzione e redazioneVia A. da Recanate 120124 Milanotel. 026771371fax 0266716194http:/www.odg.mi.ite-mail: odgmi@odg.mi.itPoste Italiane Spa Sped.abb. post. DIn: 353/2003(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1(comma 2). Filiale di MilanoAssociazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”<strong>Ordine</strong>Il nuovo masterin giornalismoall’universitàstatale di milano<strong>Multimediale</strong>social networke nuove frontierenotizie semprepiu’ mobiliL’eventoDa Milanoa Fucecchioper la mostrasu montanelli<strong>Inchiesta</strong>giornalismoe marketingalla disfidadelle edicoleEffettocollaterale


SommarioNew Tabloid n. 3 Maggio-Giugno 20094 editorialeCoraggio e qualitàper vincere la crisidi Letizia Gonzales6 inchiestaStampa col fiatoneEffetto collateraledi Paolo Pozzi16 le iniziative dell’ordinePosta certificatacasella gratis per i freelance17 Corso di giornalismo investigativodieci borse di studio dall’Odg18 Dalle intercettazionialla riforma dell’<strong>Ordine</strong>20 Scuola di giornalismoun polo di eccellenza22 Un rilancio per il benedel “mestiere”di Sandro Mangiaterra25 la voce <strong>dei</strong> pubblicistiLa revisione dell’Albodi Giuseppe Gallizzi26 la voce <strong>dei</strong> lettoriCorsi e rimborsi27 I consigli di Severgnini, Serra e Abruzzoa un aspirante giornalista28 le nuove frontiereGiornali online: al via gli articoli a pagamentodi Massimo Sideri29 Le micro tariffe fanno gola agli editori30 Notizie sempre più “mobili”di Maria Comotti34 primo pianoFestival di PerugiaQuando la passione aguzza l’ingegnodi Amelia Beltramini36 Dibattito al Corseraricetta francese contro la crisi38 L’angolo della leggePrivacy e false notizietutti i casi da evitaredi Mario Consani40 OSSERVATORIO SULL’ESTEROInternauti senza giornalia cura di Pino Rea42 Colleghi in libreriaL’esempio <strong>dei</strong> grandi nel giornalismo d’inchiesta44 colleghi alla ribaltaMontanelli: Toscanaccio meneghinoaccademico della Cruscadi Antonio Andreini46 i numeriNew Tabloid - Periodico ufficialedel Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> giornalisti della LombardiaPoste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004n. 46) art. 1 (comma 2).Filiale di Milano - Anno XXXIXN. 3 / Maggio-Giugno 2009Direttore responsabile:Letizia GonzalesRedazione:Paolo Pozzi (coordinamento)Antonio AndreiniHanno collaborato:Amelia Beltramini, Maria Comotti, MarioConsani, Stefano Gallizzi, SandroMangiaterra, Pino Rea, Massimo SideriProgetto grafico e realizzazione:Maria Luisa CelottiStudio Grafica & ImmagineCrediti fotografici:Photos, NewPress, Luca Pinali, AlbertoGottardo, PhotoViewsFoto di copertina: Elaborazione R. MinoiaDirezione, redazione e amministrazione:Via Antonio da Recanate 120124 MilanoTel: 02/67.71.371 - Fax 02/66.71.61.94Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalistidella Lombardia:Letizia Gonzales: presidenteStefano Gallizzi: vicepresidenteMario Molinari: consigliere segretarioAlberto Comuzzi: consigliere tesoriereConsiglieri: Amelia Beltramini,Mario Consani, Laura Hoesch,Laura Mulassano, Paolo PirovanoCollegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti:Ezio Chiodini (presidente)Marco Ventimiglia, Angela BattagliaDirettore OgL: Elisabetta GrazianiRegistrazione n. 213 del 26-05-1970presso il Tribunale di Milano.Testata iscritta al n. 6197 del Registrodegli Operatori di Comunicazione (ROC)La tiratura di questo numeroè di 27.500 copieChiuso in redazione il 9 maggio 2009Stampa: Italgrafica srlVia Verbano 14628100 Novara VeveriConcessionaria di pubblicità:IMAGINA di Gabriella CantùCorso di Porta Romana 12820122 MilanoE.mail: imagiuno@tin.itTel: 02/58320509 - Fax: 02/58319824Tabloid 3 / 20093


EditorialeCoraggio e qualitàper vincere la crisiLa qualità dell’informazione, salverà l’informazione. Dettocosì sembra un paradosso, ma è l’unico modo per salvarela carta stampata in progressiva via d’estinzione.Stretta fra crisi economica e galoppante rivoluzione tecnologicamai come in questo momento occorre ripensare, edalla svelta, al modo di fare informazione. In crisi conla raccolta di pubblicità, in crisi di vendita, in crisicon i sostegni collaterali. Dai libri alle enciclopedie,dai dvd ai compact, dalle poesie alle fotografie, in uncrescendo di offerte più commerciali che culturali, dovel’allegato è il giornale, l’edicola è un bazaar e la letturaun optional, l’unica via per salvare quel che restadella carta stampata è la qualità. Parola di edicolante,sensore molto attendibile degli umori <strong>dei</strong> lettori. Fare unpasso indietro, accontentarsi di diffusioni meno drogate,di piccoli numeri di alta qualità è indispensabile percatturare pubblicità e lettori. Occorre tornare al passatoquando l’acquisto era dettato dalla fedeltà al giornale,dall’interesse per gli argomenti trattati, dalla fiduciadel lettore. È quanto emerge dall’inchiesta di apertura diquesto numero, che fotografa la carta stampata dalla parte<strong>dei</strong> distributori. I “numeri” che pubblichiamo sono ilsegno evidente di un profondo malessere già iniziato nel2007 che ha raggiunto l’apice in questo 2009 così segnatodalla crisi economica, con gli editori che appaiono sorpresied a volte persino spaesati nel gestire un cambio dirotta che richiede coraggio, tenacia e sacrifici. Tornaread essere imprenditori bravi e capaci di investire in risorseumane oltre che in tecnologia è più che mai neces-4Tabloid 3 / 2009


Editorialesario per governare con tempestività e fantasia i momentidifficili. Certo, occorre che le poste funzionino nelladistribuzione degli abbonamenti (siamo gli ultimi in Europa),che una fetta di pubblicità faccia ritorno dallaTv agli altri mezzi di informazione soprattutto cartacei,che ci sia attenzione da parte del governo, come accade inFrancia, per tutelare l’informazione, “garante dell’identitàdi un paese civile”, parole di Ferruccio De Bortoli,neo direttore del “Corriere della Sera”. Ma occorre ancheun ripensamento critico del modo di fare giornalismo, cherisponda alla grande domanda di qualità che ci viene dalpubblico. Paradossalmente ora che la crisi economica hamesso in ginocchio il business della carta stampata (pubblicità,collaterali, diffusione) aumenta la richiesta dinotizie qualificate. D’altronde di questo abbiamo parlatoa lungo un anno fa al nostro convegno sul futuro dell’informazione.Fare bene il mestiere, incominciando dalle fondamenta ecioè dalla conoscenza delle regole che governano il giornalismo,è compito della formazione. Della sua esperienzasui banchi dell’Ifg, la scuola di giornalismo promossadall’<strong>Ordine</strong> e dalla Regione Lombardia ed ora patrimonioin custodia dell’Università Statale di Milano, ci raccontaun ex alunno, Sandro Mangiaterra, che auspica per questinuovi tempi ad alto tasso di tecnologia e trasformazione,più sperimentazione nei master di giornalismo. Per tornarea correre, scrive Mangiaterra, e creare nuovi campioni peril giornalismo multimediale, come lo è stato nel passatoper la carta stampata, occorre il nuovo passo della ricercaed il coraggio della sfida, per non darla vinta a chi vuoleun giornalismo per pochi eletti, meglio se mediocri.Infine, mi è parso interessante segnalare ai nostri lettorila proposta di Rupert Murdoch di far pagare ai lettori isingoli articoli <strong>dei</strong> giornali on line, perché rappresentaquel nuovo su cui puntare nei momenti difficili. ScriveMassimo Sideri nell’articolo pubblicato dal “Corriere dellaSera”, che riportiamo: “i micropagamenti sono una scommessache rappresenta la pietra filosofale a cui anelano tutti glieditori” ed a mio avviso anche un modo per valorizzare illavoro intellettuale del giornalista on line, spesso scippatodel suo sapere dagli internauti più spregiudicati.Il presidenteLetizia GonzalesTabloid 3 / 20095


L’inchiestaviaggio nella rete di vendita e distribuzione <strong>dei</strong> giornaliStampa col fiatoneEffetto collateraleSempre meno edicole e sempre più bazaar, per gli abbonamenti siamo la Cenerentolad’Europa e la pubblicità è in profondo rosso. Ora c’è anche lo sboom <strong>dei</strong> gadgetche avevano salvato i fatturati editoriali dal 2003 al 2005 ma dal 2008 in poi stannofacendo andare a picco le diffusioni, mandando in tilt ricavi editoriali e bilanci.di Paolo Pozzi6 Tabloid 3 / 2009


L’inchiestaUn giochetto che fa sballare di almenoun terzo le diffusioni <strong>dei</strong> giornali.Che ha già mandato in tilt i bilancidel 2008 e sta ipotecando il 2009 ditanti editori. E’ l’effetto <strong>dei</strong> collateralie degli abbinamenti nel mercatoeditoriale. Ci sono quelli che... sonolettori veri e comprano il giornalisenza se e senza ma. Sì, insomma,senza gadget. E ci sono quelli che...(ormai tanti) comprano il trolley conil calendario e chiedono di lasciareMax sul bancone dell’edicola, quelliche chiedono il bikini senza Cioè osenza Donna Moderna, quelli chevorrebbero il pareo con Tv Sorrisi eCanzoni, ma abbinato a Gente (cheè di un altro editore) e non a Grazia. Evaglielo a spiegare al cliente che nonPeriodici: venduti e resiAnno Copie vendute Copie rese % resa2005 960.898 694.932 72,32006 968.988 730.059 75,32007 905.690 687.968 76Fonte: Sinagi, Sindacato edicolanti. Dati x 1.000periodici: Distribuiti e resiAnno Copie distribuite Copie rese % resa2005 1.655.830 694.932 422006 1.699.047 730.059 432007 1.593.658 687.968 43,2Fonte: Sinagi, Sindacato edicolanti. Dati x 1.000iTabloid 3 / 20097


L’inchiestasi potrebbe fare. I gadget, i collaterali,gli abbinamenti hanno regole precisee non si può sgarrare. I prodotti editorialiche fanno “girare” i fatturati di unedicola sono divisi in tre fasce: A, B eC. Il 19% del prezzo defiscalizzato dicopertina di un giornale (quotidiano operiodico, fascia A) va all’edicolante.Se il prodotto editoriale è invece unsupplemento autonomo con un propriocodice a barre (fascia B, rientranoin questo caso anche le figurine)o un prodotto ridistribuito, allora lapercentuale sale al 24% che diventa29% in caso di contenitori con piùpubblicazioni già immesse in precedenzanel circuito distributivo (fasciaC, rientrano in questo caso anche lecarte da collezione). Il 3-5%% delprezzo di copertina di un giornale vainvece al distributore. Il resto, ovverouna quota che varia mediamente tra il65 e il 75%, va all’editore che, però,deve togliere circa il 40% di costi diproduzione. Va da sé che il grosso delguadagno è sui prodotti di fascia A,cioè quelli sui quali viene riconosciutala percentuale inferiore. Per gli altri,tra libri, Vhs, cd-rom, Dvd musicali,video, figurine, collezionabili o oggettidi varia umanità, è un ginepraio ele percentuali d’incasso cambiano.Non solo. Se anni fa un lettore sipresentava in edicola e compravadue numeri dello stesso settimanaleper poter avere due collaterali (es. unlibro e un Dvd) facendo aumentarela diffusione ufficiale della testata,ora, visto che in alcuni casi ci sonogiornali che offrono la combinazionedi quattro, cinque o sei possibilità diversedi collaterali, succede semprepiù spesso che il cliente va in edicola,compra separatamente il Dvd di suointeresse e non vuole più il giornaleal quale è allegato. Così cambianoconti, fatture e diffusioni. Quello chenon cambia è la mole di lavoro degliedicolanti, perché, per legge, ogniprodotto deve avere pari dignità.Così per tenere il conteggio dellerese, il magazzino, la registrazionetelematica del venduto e quant’altronon basterebbe un reggimento. Il fattoè che le edicole sono, perlopiù, aconduzione familiare con una mediadi 1,5-2 addetti. Le edicole grosse arrivanoanche a 300 mila euro l’anno diliquidato con un utile di 75 mila eurolordo, da cui si devono dedurre i costidel personale, del suolo publico etc.Tutto comunque sull’orlo di uno zerovirgola per cento di guagagno perogni copia. Che moltiplicato per leoltre 7.000 testate o titoli che vengonodistribuiti ogni anno sul mercatodelle 35.000 edicole italiane (5 milain Lombardia) fanno un giro d’affari dicirca 5 miliardi di euro l’anno.Ricavi da collaterali:2005 record, 2008 neroHanno salvato i fatturati degli editori,negli anni scorsi, ma ora i collateralifanno calare fatturati e diffusioni.Evidente il crescendo <strong>dei</strong> ricavi dacollaterali dal 2001 in poi. Con percentualid’incremento a due cifre:49% nel 2003, 46% nel 2004 rallentandola corsa nel 2005 quandoricavi da prodotti editoriali e collaterali <strong>dei</strong> quotidianiAnno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008Ricavi da venditacollaterali 26 220 328 480 537,5 455,3 349,1 199Variazione % 746,00% 49% 46,30% 11,90% -15,20% -23,30% -42,90%Ricavi totaliquotidiani 3.372,70 3.407,20 3.512,90 3.632,60 3.648,40 3.556,60 3.507,60 3.332Quota % mercatocollaterali su ricavicomplessivi 0,80% 6,50% 9,50% 13,30% 14,80% 12,80% 9,90% 6%Fonte: Elaborazione New Tabloid su dati Fieg, Aie e Tradelab. Valori in milioni di euro (000).8 Tabloid 3 / 2009


L’inchiestaormai aveva raggiunto il record, occupandouna fetta <strong>dei</strong> fatturati parial 14,8%. Una voce (e una quota difatturato) importante, quindi, che haaffiancato negli ultimi quattro-cinqueanni, le altre due solite voci di introitoeditoriale costituite dalla pubblicitàe dalla diffusione. Da quasi il 15%del 2005 però oggi la quota è precipitataal 6%, riportando l’orologio<strong>dei</strong> collaterali al 2002.Significativo anche il fatto che nel2004, in pieno boom del fenomeno,i libri rappresentavano il 69% del totalementre nel 2007 erano già scesia meno della metà. Un saliscendianche il prezzo medio di copertina<strong>dei</strong> libri allegati ai giornali: si è cominciatotastare il mercato con 4,90euro nel 2002, si è arrivati a unamedia di 10,20 durante il boom del2005 per scendere a 9,90 nel 2006e tornare a 4,90 nel 2009. Segnoche anche i libri allegati a quotidianie periodici hanno ormai riempitole case <strong>dei</strong> lettori e non tirano piùcome prima. Gli altri prodotti invece(oggettistica, trolley, profumi e altro)sono cresciuti del 17% nel 2005 e del29% nel 2006. Insomma come i vasicomunicanti: meno libri e più bikini.Il primo a inventare i gadget nel verosenso della parola (cioè prodotti nona pagamento allegati a una testata)nel settore <strong>dei</strong> periodici, era stato ilGruppo Piscopo che all’inizio deglianni Ottanta aveva mandato in edicolail settimanale Cioè regalando,con il giornale dedicato ai teeneger,una piccola gomma da cancellare aforma di cuore. Il primo a lanciare icollaterali a pagamento con i quotidiani,invece, era stato Walter Veltroniall’epoca del suo direttorato all’Unità,con i libri e i Dvd sul cinema. Oggilo stesso precursore <strong>dei</strong> gadget hacambiato strategia: , andavadichiarando Fabio Piscopo, granpatron dell’omonima casa editricespecializzata in riviste per ragazzine eragazzini, già nel 2005, in pieno boomdel fenomeno. I gadget e i collaterali,in ogni caso, sono il punto di forzadi maggior impatto inventato dalmarketing editoriale per risollevarei conti, in periodo di crisi.Edicole come bazaarIn tutt’Italia siamo passati dai 41.000punti vendita complessivi, esclusivie non esclusivi, del 2000 agli attuali35.000. Seimila punti vendita in menodi un decennio. Ci si deve districarein sconti e sovrasconti a secondadell’abbinamento <strong>dei</strong> giornali coni gadget e i collaterali del momento.Fortuna che le edicole, ormai, sonosempre più informatizzate. Da quandoi gadget e i collaterali hanno fattoboom, le edicole comunque si sonotrasformate in bazaar in cui si vendedi tutto: dal giornale al canotto, dailibri alla pasta, dai Dvd alle scarpe.Sei sono i sindacati degli edicolantialle prese con la feroce crisi del settoree che denunciano la chiusura di• Azienda Edicola, house organdello Snag (a sinistra) e Nuovedall’Edicola del Sinagicrollano i libri allegati ai quotidianiProdotti % 2008 su 2007Vendita quotidiani -2Vendita libri abbinati a quotidiani -59,5Vendita settimanali -5,5Vendita mensili -7,7Vendita collaterali abbinati a periodici -27,1Vendita collezionabili -7,3Fonte: Sinagi, Sindacato edicolantiiTabloid 3 / 20099


L’inchiestatanti esercizi. I due più grossi sonolo Snag-Confcommercio e il Sinagi-Cgil con circ 13 mila iscritti ciascuno,gli altri sono la Cisl-Giornalai, la Uil-Tucs Giornalai e il Fenagi-Confesercenti,tutt’e tre con poco più di unmigliaio d’iscritti e l’Usiagi-Ugl conmeno di una migliaio..Rincara la dose, senza peli sullalingua, anche Armando Abbiati,presidente dello Snag, Sindacatonazionale autonomo <strong>dei</strong> giornalai,affiliato alla Confcommercio, il piùSuddivisione% La metà <strong>dei</strong> ricavi <strong>dei</strong> editoriali ricavi da arriva vendite dalla e da pubblicità60%55%50%45%40%58,02%53,93% 55,11%49,86%46,07%50,14%44,89%41,98%56,06%50,15%43,94%49,85%53,30%53,53%53,90%53,44%1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007ricavi da venditericavi da pubblicitànumeroso e potente a Milano e inLombardia: Abbonamenti, l’Italiaè la Cenerentola d’EuropaNon va affatto meglio, anzi è un disastroil sistema di abbonamento<strong>dei</strong> giornali sul mercato italiano. Anchese gli abbonamenti, soprattuttoquelli <strong>dei</strong> periodici, vengono offertiormai con supersconti che arrivano46,47%44,70%46,10%46,56%52,06%47,94%fino all’80% del prezzo di copertinacorredati di omaggi tipo macchinefotografiche digitali e quant’altro.Insomma una disparità di prezzo taletra edicola e abonamento da nonpensarci due volte. Eppure solo il 9%<strong>dei</strong> quotidiani italiani viene vendutoin abbonamento, rispetto al 95% delGiappone, al 90% della Svizzera, al75% di Svezie a Stati Uniti e al 28%della Spagna. E solo Portogallo eGrecia fanno peggio di noi (vedi tabellea pag. 12 e 13).E’ il quotidiano Avvenire ad avere lapalma d’oro del settore, visto che il78% del quotidiano della Cei è vendutoproprio attraverso gli abbonamentie solo 22% in edicola o altro.I quotidiani economici Italia Oggi(58%) e Il Sole 24 Ore (39%) puntanotradizionalmente sugli abbonamenti.E sono ben attrezzati anche du quo-10 Tabloid 3 / 2009


L’inchiestatidiani locali della Lombardia: L’Ecodi Bergamo e Il Giornale di Bresciache hanno una buona fidelizzazionedi lettori. Una partita persa, in ognicaso, quella <strong>dei</strong> giornali in abbonamento,in Italia. Per via di Poste Italiane.Il cui servizio, costoso e per nientepuntuale, crea non pochi disagisoprattutto ai quotidiani che spessovengono recapitati a destinazioneil giorno dopo. Al punto che i duemaggiori quotidiani italiani, Corrieredella Sera e Repubblica, non a caso,preferiscono affidarsi a service adhoc per la consegna del quotidianoa domicilio entro le h. 7 del mattinopiuttosto che affidarsi alle Poste. IlSole 24 Ore, invece, sta sperimentandouna formula di abbonamentopresso le edicole stesse.A far le spese del disservizio di Postelo stesso New Tabloid, il cui numeroscorso, a causa di inspiegabili erroridi trascrizione <strong>dei</strong> codici per laspedizione tra l’ufficio commercialedi Milano e l’ufficio omologazione diRoma, è stato bloccato per più diventi giorni nella spedizione.L’imbuto della distribuzioneSono 120 invece i distributori localiche fanno capo a due organizzazioni:l’Anadis (Assciazione nazionaledistributori) e la Ndm (Network DiffusionMedia). Sono una manciata idistributori nazionali che fanno capo,perlopiù, direttamente ai grossi editori.Si chiamano Mepe, Sodip, Marco,Messaggerie, Pieroni, Cdm, M-Dis ePress-D. Le ultime due, M-Dis (45%Rcs Mediagroup, 45% De Agostini e10% Hachette Rusconi) e Press-D(100% Mondadori) controllano dasole quasi il 50% del mercato. In particolareè M-Dis Distribuzione Medialeader con il 30% del mercato italianocon un miliardo di copie/anno distribuitepari a un valore di venduto alprezzo di copertina superiore a 1,3miliardi di euro. M-Dis distribuisce letestate <strong>dei</strong> tre gruppi editoriali partecipatie di un’altra ottantina di editoriterzie controlla tre distributori localicome Milano Press, Ge-Dis e To-Dis.Oltre ai giornali M-Dis distribuiscepoi al canale edicola anche i servizidi ricarica telefonica di tutti i gestorinazionali. Più recente la costituzione,nel 2007, di Press-D che, con unaquota di mercato del 15%, distribuiscele 40 testate periodiche dellaArnoldo Mondadori Editore (che dasole occupano il 38% del mercato <strong>dei</strong>periodici) oltre al quotidiano Libero.A differenza <strong>dei</strong> distributori locali chearrivano a incassare fino al 5% delvenduto, i distributori nazionali lavoranoapplicanto una quota fissa (trail 2 e il 3%) sul distribuito, alla qualepoi aggiungono una percentuale chevaria sul venduto. Insomma l’imbutoe le regole del mercato passano daqui.Sempre i due grandi gruppi di distribuzione,tra l’altro, cavalcano daanni (per conto soprattutto di Mondadoried Rcs che ne hanno fatto uncavallo di battaglia) la politica degliabbinamenti tra testate dello stessoLa diffusione certificataAds, così lavoranoispettori e revisori“Accertamenti Diffusione Stampa”,in sigla Ads nasce nel 1975 grazieall’iniziativa di Upa, Fieg, Federproe Fip con l’intendimento di renderepossibili le certificazioni <strong>dei</strong> datidi diffusione e di tiratura dellastampa quotidiana e periodica.Nel suo primo anno di attività Adsha rilasciato 62 certificati: 21 aquotidiani, 26 a settimanali, 15 amensili. Ora rilascia 275 certificati,di cui 65 quotidiani, 67 settimanalie 143 mensili. Gli accertamentie il controllo <strong>dei</strong> risultati èaffidato alla CommissioneLavori, organismo tecnico diAds. Di due tipi le verifiche degliaccertamenti: una esterna chesi svolge presso distributori,rivenditori e abbonati, l’altrainterna presso ciascun editore osuo distributore unico nazionaleincaricato. Per le verifiche interneciascun editore ha la facoltà discegliere una tra le Società diRevisione legittimate però daAds, mentre le verifiche esternesono affidate dalla stessa Adsa una sola Società di Revisione.Entrambe le verifiche sonosvolte da Società di Revisionein possesso <strong>dei</strong> requisiti previstidalla Legge 23 Novembre1939N.1966, dal R.D. 22 Aprile 1940N.531 e dalle successive norme.ADS pubblica poi ogni mese “i daticomunicati dall’editore su mediamobile mensile di dodici mesi”.Attualmente a costituire Ads sonoUPA (Utenti Pubblicità Associati),Assocomunicazione (Associazionedelle Imprese di Comunicazione)e Unicom (Unione Nazionale delleImprese di Comunicazione), cherappresentano la “parte Utenti-Agenzie”, FIEG (FederazioneItaliana Editori Giornali) e FCP(Federazione Concessionarie diPubblicità).Tabloid 3 / 200911


L’inchiestaDal 2000 a oggi seimila edicole in meno42.00040.000Fonte: Sinagi38.00036.00034.00032.0001990199119921993199419951996199719981999200020012002200320042005200620072008gruppo facendo così salire la diffusionedi ciascuna testata. Che, senzaabbinamenti con le altre, sarebbe costrettaa dichiarare valori diffusionaliben inferiori. Il gioco è semplice: simanda, ad esempio, in edicola, unsettimanale al prezzo di copertina di1,98 abbinato a due mensili al prezzodi copertina di 0,01 ciascuno al prezzototale di copertina di 2 euro, contre testate al prezzo di una. Sarebbecome dire, insomma, che collaterali eabbinamenti finiscono per dopare lediffusioni <strong>dei</strong> giornali. Che senza collateralie abbinamenti, risulterebberodrammaticamente inferiori di almenoun terzo.Leggi e regolamentiC’è un documento, oltre alle leggi eregolamenti di riferimento, che contae che fa “girare” il mercato dell’editoriaitaliana: l’Accordo Nazionalesiglato il 19 maggio 2005, entratoin vigore il 10 gennaio 2006, che harinnovato il precedente di una dozzinad’anni prima, tra i sindacti degliedicolanti, i distributori e gli editori.Il nuovo accordo nazionale, tra l’altro,ha dovuto chiarire tanti termini cheprima non c’erano. Così gli articoli 2e 7 dell’Accordo sono fatti di quattropagine fitte fitte di definizioni. Acominciare dalla definizione di prodottoeditoriale (vedi glossario a pag.15). Lo stesso Accordo prevede, tral’altro, all’articolo 16, una dettagliatamodalità di corsi di aggiornamento eformazione per i rivenditori, sopratttuttosull’informatizzazione delleedicole. Gli altri punti di riferimentolegislativi infine sono la legge 416del 1981 (modificata con la n. 67 del1987) che stabiliva un’unica tipologiadi esercizi per la vendita di giornali, lalegge 108 del 1999 che aveva datoil via alla sperimentazione della vendita<strong>dei</strong> giornali in altri punti venditaal di fuori delle edicole e il Decretolegislativo n. 170 del 2001 che inveceha autorizzato in via definitivala vendita di quotidiani e periodicinei bar, tabaccai, benzinai, librerie esupermercati. Il fatto è che la sperimentazionedella vendita <strong>dei</strong> giornaliin bar, tabaccherie e supermercatii haportato un aumento della distribu-Italia/Estero: % di copie vendute in abbonamentoGiapponeOlandaSvizzeraFinlandiaDanimarcaSveziaStati UnitiGermaniaBelgioFranciaSpagnaItaliaPortogalloGrecia3%9%7%28%32%48%64%75%75%84%95%92%90%88%Fonte: Asig12Tabloid 63 / 2007 2009


L’inchiestaFatturato medio per modulo pubblicitarioFonte: AsigLa distribuzioneAnadis e Ndm“locali” doc42,2936,8933,5332,1530,8230,6228,6826,9826,832000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008zione solo dell’1,7%. Ora le edicolesono in competizione con altri cinquecanali di vendita. Ma degli inizialiquattromila punti vendita non edicole,oggi sono rimasti poco meno diduemila a vendere giornali. Ci sono,infine, le immancabili leggi sull’Editoria,quella del 2001, e la Legge sullaStampa che risale al 1948, quando,per fare alcuni esempi, non c’eranola televisione e tantomeno Internete i Dvd.I supersconti della pubblicità.Un dato negativo salta all’occhiocon evidenza: la tendenza a offrirepiù pagine di pubblicità a prezzisuperscontati e comunque, soprattuttonei quotidiani, a offrire paginepubblicitarie a un ritmo nettamentesuperiore rispetto all’incremento delfatturato. Basta citare un esempioper tutti: un modulo di pubblicità suiquotidiani, nel 2000, costava mediamente42,29 euro mentre nel 2008 èsceso a un valore medio di 27 euro,con un calo drastico del 37% chediventa del 46% se invece si tieneconto dell’inflazione (vedi grafico sopra).Ciò vuol dire che per rimanereconcorrenziali i quotidiani, nell’arcodi sette anni, hanno dovuto quasi dimezzarei listini di vendita degli spazipubblicitari e aumentare invece lepagine pubblicitarie offerte ai clienti.A riprova di questo meccanismoperverso ci sono i dati <strong>dei</strong> fatturati: afronte di un aumento del 10% in piùdegli spazi pubblicati dai quotidianinel 2007, il fatturato pubblicitario èaumentato invece del 4,5%. Se finoal 2008 la pubblicità commercialenazionale era la spina nel fianco <strong>dei</strong>fatturati pubblicitari soprattutto <strong>dei</strong>abbonamenti, avvenire superstarTestata Diffusione media Abb. pagati % abb,Avvenire 105.874 82.660 78Quotidiano di Sicilia 21.515 16.473 76Dolomiten 51.683 38.770 75Italia Oggi 86.934 50.354 58Il Sole 24 Ore 334.697 130.438 39L’Eco di Bergamo 54.520 12.303 23Il Giornale di Brescia 48.027 8.733 18La Stampa 309.150 34.891 11Fonte: elaborazione New Tabloid su dati Ads gennaio-dicembre 2008˝Sono due le associazioni cheraggruppano i distributori localisparsi su territorio nazionale:Anadis, Associazione NazionaleDistributori Stampa, e Ndm,Network Distribuzione Media.In totale 120 distributori ceriforniscono le edicole dellerispettive zone. Anadis è lapiù grossa (circa 80 iscritti)ed è stata fondata a metàdegli anni 60 da un gruppodi distributori locali (tra cuiMartinotti di Brescia, Meronidi Monza, Cazzola di Veneziae Tardito di Genova) conl’obiettivo, ispirandosi ai principicostituzionali e comunitarinonché alle norme statali eregionali, di tutelare gli interessidelle Imprese di DistribuzioneLocale della Stampa.Attualmente Anadis, con le sueaziende associate, assicuraquotidianamente la fornitura delprodotto editoriale a circa 26.000rivendite ed esercizi della grandedistribuzione organizzata (GDO)sull’intero territorio nazionale,assicurando la presenza nei varipunti vendita di circa 250 nuovititoli al giorno che rappresentanoil panorama editoriale.Da pochi giorni Anadis è rettada un triumvirato che hannopreso il posto dell’ex presidenteBeatrice Luceri. Anadisha sede a Milano, direttoreè Luca Sangiorgio.Ndm invece è di più recentecostituzione (è nata nel 2004),ha sede a Roma e raccoglieuna quarantina di iscritti chegestiscono 1,4 miliardi di prodottieditoriali distribuiti all’annofornendo 16mila punti vendita.Presidente è Gabriella Giorgi (infoto, figlia d’arte e presidentedella Giorgio Giorgi di Firenze).Tabloid 3/ 200913


L’inchiestaquotidiani, rappresentando da solail 50% del fatturato complessivo, dal2009 è tutta la pubblicità nazionalee locale (che occupa circa il 25-30%del fatturato ma occupa la gran partedegli spazi con il 70%) a esserefortemente in crisi. Tra l’altro pocodopo il passaggio della pubblicitàdal bianco e nero al colore. A frontedi un aumento complessivo del 36%delle pagine di pubblicità pubblicatesui quotidiani a pagamento tra il2004 e il 2007, quelle in b/n si sonodimezzate (-46%) mentre quelle acolori sono quasi triplicate (+174%).Dal punto di vista del fatturato cresciutodel 9,1%, la pubblicità in b/nè diminuita del 56%, quella a coloricresciuta del 75%. Nel 2004 unapagina in b/n di pubblicità localecostava in media 1.300 euro, la nazionale6.000 mentre quella a coloriera rispetivamente 1.900 e 9.700.Bene, cinque anni dopo, nel 2007, ilb/n era sceso a 1.100 per la locale e6.100 per la nazionale mentre quellaa colori è scesa a 1.250 per la localee 8.050 per la nazionale.Ma la pubblicità deve fare i contianche con un altro singolare datodel mercato italiano: lo strapoteredella televisione, le cui voraci fauciingurgitano ben il 52,7% di tutti gliinvestimenti pubblicitari.Come dire insomma che su 100 eurodella pubblicità, più della metà, in Italia,va in televisione mentre tutti gli altrimezzi classici messi insieme (stampa,radio, affissioni e Internet) si devonospartire il rimanente, ovvero meno dellametà della pubblicità disponibile, conuna fetta di mercato che sulla stampaitaliana raggiunge solo il 35,2% del totaledegli investimenti. Una (ben nota)anomalia tutta e solo italiana, vistoche negli Stati Uniti, In Inghilterra e inFrancia (solo per citare i tre mercati occidentalipiù all’avanguardia) succedeesattamente il contrario (vedi tabellaa pie’ pagina).Il ruolo <strong>dei</strong> giornalistiSe i gadget e i collaterali sono larisposta alla crisi da parte degliuomini-marketing degli editori, c’èda chiedersi, a questo punto, qualepotrà essere, invece, la risposta dellacategoria <strong>dei</strong> giornalisti. Scontata?Forse. Ma vale la pena riprenderla eporla al centro del dibattito. Anche diquello che, da un po’ di tempo in qua,sta analizzando le nuove frontiere delweb e del digitale.E’ la qualità dell’informazione, sintende!Forse che se il consumatores’è innamorato di più <strong>dei</strong> gadget e<strong>dei</strong> collaterali piuttosto che <strong>dei</strong> giornali,sia oggi arrivato il momento diriavvicinare i lettori <strong>dei</strong> giornali aigiornali? E’ come se il marketingavesse usato il giornale come untram. Che gira per la città promuovendoe pubblicizzando prodotti egadget. Alla fine tutti portano a casail gadget. Solo che il gadget senza iltram non esiste. E poi, diciamocelo:il gadget funziona e attira anche suun tram sgangherato. Ma un tram diqualità (un giornale) funziona anchesenza gadget.paolo.pozzi@odg.mi.itPubblicità in Tv: in Italia il 52,7%, in Usa e in Francia il 33%, in Uk solo il 26,6%Francia0,8%cinemaItalia2,6%esterna0,8%cinema5,4%radio14,8%12,2% quotidianiinternet10,6%esterna7,6%radio3,2%internet32,9% televisione20,2%quotidiani52,7% televisione20,1%periodici15%periodiciRegno Unito6,7%esterna1,3%cinema3,7%radioUSA3,9%esterna0,3%cinema18,8%internet9,0%internet11,8%radio31,1%quotidiani11,9%periodici26,6% televisione27,9%quotidiani32,8% televisione14,3%periodiciIl confronto illustrato intabella illustra la nettadifferenza della ripartizionedegli investimentipubblicitari in quattro Paesi.In Italia lo strapotere dellapubblicità in televisionea discapito della stampa(quotidiani e periodici) èevidente: il 52,7% è in Tv esolo il 35,2% sulla stampa.Il rapporto è specularmenterovesciato negli altriPaesi: la pubblicità va inTv per l 32,8% e il 32,9%rispettivamente in Usa e inFrancia mentre nel RegnoUnito la quota è del 26,6%.Più equilibrata e dominanterispetto alla Tv la ripartizionesulla stampa: il 42,2% inUsa, il 34,9% in Francia e il43% nel Regno Unito.14 Tabloid 3 / 2009


L’inchiestaGlossarioLe parole più usate in editoriaTiraturaSi intende il totale delle copie stampate,esclusi gli scarti di macchina.DiffusioneE’ il totale delle copie diffuse in Italiae all’estero così ripartite:• Diffusione pagata(edicole, abbonamenti a pagamento);• vendite in blocco;• abbonamenti da quota associativa;• diffusione gratuita(coupons gratuiti, abbonamentigratuiti e omaggi).Copie venduteE’ il totale delle copievendute in Italia eall’estero esclusivamentetramite i canali di venditaprevisti dalla legge(edicole e abbonamenti)Copie reseSi intende il totale delle copieinvendute rese all’editore daipunti vendita.Prodotto editorialeE’ classificato in tre prodotti: A - immesso per la prima volta nel circuitodistributivo, con codice a barre e numero progressivo di pubblicazione(quotidiani e periodici). B - supplemento autonomo, con proprio codice a barree testata di riferimento. C) confezione con numeri della stessa pubblicazioneo contenitore di pubbliWcazioni varie già distribuite in precedenza.Copie vendute in bloccoSi intende il totaledelle copie vendute inblocco ad aziende, enti,associazioni e simili ecomunque non destinatealla “filiera distributiva”.Tali copie possono farparte della diffusione acondizione che siano:• previste nell’ordine ditiratura;• vendute nel periodoin cui lo stesso numerodella testata si trova invendita;• verificabilicontabilmente;• cedute dall’editorea un prezzo di venditascontato di non oltre il90% rispetto al prezzo divendita al pubblico.(Ad es. i blocchi di copievendute sugli aerei, inhotel o Fiere a prezzopuramente simbolico)Tabloid 3 / 2009Copie in abbonamento da quota associativaSi intende il totale delle copie spediteregolarmente e in modo continuativo a singolidestinatari membri di una associazione quandol’invio di tutti i numeri della pubblicazione siadirettamente correlato al pagamento dellaquota associativa.Abbinamenti (o compiegamenti)Si intende l’operazione diunione preventiva di dueo più pubblicazioni o dellapubblicazione di riferimento con irelativi inserti.Prodotto ricopertinatoRicopertinato è ilprodotto singoloo compostoda uninsieme di numeri dellastessa testata legati oassemblati e dotati diuna nuova copertina.Necessita di una nuovaregistrazione.Copie dacoupons gratuitiSi intende iltotale delle copieconsegnategratuitamente daipunti di venditaa fronte dellaconsegna dicoupons.Copie in omaggioSi intende il totale delle copieconcesse in omaggio nelperiodo in cui la testata si trovain vendita.Le copie relative agli omaggidevono essere previstenell’ordine di tiratura ecomprendere le eventualivendite in blocco cedutedall’editore a un prezzoscontato di oltre il 90%rispetto al prezzo di vendita alpubblico.Copie in abbonamento gratuitoSi intende il totale delle copiespedite gratuitamente in modocontinuativo a singoli destinatari.15


Le iniziativePrimo dell’<strong>Ordine</strong> pianola proposta nasce dagli obblighi del decreto legge n. 185 del 28/11/2008Posta certificata, casellagratis per i freelanceTutti i giornalisti sono tenuti, entro fine novembre 2009, ad avere un account“Pec”. L’operazione costerebbe circa 5 euro al singolo utente. L’offerta dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong>giornalisti della Lombardia resa possibile grazie a un accordo stipulato dal Consiglio conArtema Tecnologie e Sviluppo srl. Quasi 200 richieste in una sola settimanaIl Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalistidella Lombardia promuove una nuovainiziativa: una casella di posta elettronicacertificata gratuita per un annoa favore <strong>dei</strong> professionisti freelancee <strong>dei</strong> pubblicisti. La proposta nascedall’obbligo, per tutti gli iscritti a unAlbo professionale, di avere entro finenovembre 2009 una posta elettronicacertificata, in base al decreto leggen. 185 approvato il 28/11/2008 dalConsiglio <strong>dei</strong> Ministri. La norma inquestione obbliga dunque i giornalistia comunicare entro un anno dallapubblicazione del decreto stesso(Gazzetta Ufficiale n. 280 del 29 novembre2008) il proprio indirizzo PecImpaginare sul computer di casaall’<strong>Ordine</strong> di appartenenza che è poitenuto, per legge, a tenere un elencoconsultabile in via telematica. Quasi200 le richieste arrivate nella primasettimana. Per agevolare tutte le operazioni,il Consiglio regionale dell’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia offreai propri iscritti professionisti freelancee ai pubblicisti (purché non iscritti adaltro <strong>Ordine</strong>), una casella Pec gratuitaper un anno (se fosse attivata autonomamentecosterebbe circa 5 euro alsingolo utente), grazie a un accordostipulato con Artema Tecnologie eSviluppo srl, che già cura l’informatizzazionedegli uffici dell’<strong>Ordine</strong>.Per poter attivare la Pec è necessarioXpress superscontato e corsi gratuitiQuarkXpress (il logo in foto) è il sistema di impaginazionepiù utilizzato (insieme a InDesign) nelle aziende editoriali.Grazie a un accordo con Artema Tecnologie e Sviluppo srl,il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia offre QuarkXpressa tutti gli iscritti al prezzo di 187 euro + Iva anziché 1.349+ Iva come previsto dal mercato. Un accordo vantaggioso che permettedi poter utilizzare il sistema d’impaginazione sul proprio computer, a casapropria. Chi vuole acquistarlo può farlo online collegandosi al linkhttp://www.artema.it/xpress_giornalisti/<strong>Giornalisti</strong>.html oppure devemettersi in contatto direttamente con Artema Tecnologie e Sviluppo srl(via Oldrado da Tresseno 3 a Milano, tel. 02/26.83.0103) fornendo, oltre aipropri dati, il numero di tessera d’iscrizione all’<strong>Ordine</strong>. Sono stati previstianche <strong>dei</strong> corsi gratuiti per imparare a utilizzare QuarkXpress. Consultate ilsito: il calendario degli incontri sarà comunicato al più presto.Questi corsi sono naturalmente riservati agli iscritti della Lombardia.procedere nel seguente modo:1 - entrare nel sito www.giornalistilombardia.ite seguire le istruzioni.2 - Cliccare la voce “Apertura CasellaPec” e compilare il modulo. L’indirizzoche volete certificare e che compariràin calce al modulo sarà quindi, adesempio: nome.cognome@giornalistilombardia.it.3 - Dopo aver compilato adeguatamenteil modulo comparirà una finestrasulla mail del mittente che dirà“l’account Pec è stato sottoposto alprocesso di certificazione…” e chiederà,come controprova, l’invio di unfax e della copia di un documentod’identità.4 - Inviare il fax con il documentod’identità al numero segnalato sulmodulo.Per ottenere la certificazione sono necessarida tre a dieci giorni. A certificazioneultimata l’iscritto riceverà unamail con i dati della configurazione. Aquesto punto la casella della sua Peccertificata sarà attiva entro 12 ore.Sul sito www.giornalistilombardia.it e/oal telefono 02/26.83.0103 sarà possibileavere comunque tutte le spiegazionidettagliate riguardanti la Pec.In sintesi: si fa richiesta, si manda ladocumentazione e una volta avutala mail di risposta, l’account vieneattivato. Pec è l’acronimo di PostaElettronica Certificata ed è un sistemadi trasporto di documenti informaticitale da fornire all’utente la certezza,con valore legale, dell’invio e dellaconsegna (o meno) <strong>dei</strong> messaggi edelle e-mail ai destinatari. 16 Tabloid 63 / 2007 2009


Le iniziativedell’<strong>Ordine</strong>Dieci borse di studio dalL’odg della lombardiaTutti a scuolad’inchiestaAnche quest’anno i freelance interessati a partecipareal Master in giornalismo investigativo potranno concorrereall’assegnazione <strong>dei</strong> posti gratuiti per il secondo modulo.Sconti del 15% sull’intero corso per tutti i nostri iscrittiDopo il successo della scorsa edizione,anche quest’anno l’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia haistituito 10 borse di studio del valoredi 1.500 euro ciascuna per il Masterdi analisi delle fonti documentarie egiornalismo investigativo.Il corso, giunto alla sua quarta edizione,è promosso dall’Associazione diGiornalismo Investigativo ed è patrocinatodall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> dellaLombardia, da La scena del crimine,Chiarelettere, Internazionale, l’Unità,Youreporter, Freereporter, Altreconomia,Affari Itaiani.Possono partecipare alla selezione ifree lance:1- iscritti a uno degli Albi della Lombardia;2 - di età compresa tra i 25 e i 40anni;3 - laureati o non laureati in possessodi ottimo curriculum professionale;4 - a conoscenza di almeno una linguadell’Ue, preferibilmente l’inglese.L’assegnazione delle borse di studio èa insindacabile giudizio del Consigliodell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia, cui vannopresentate, entro la metà di luglio(tutti i dettagli sul sito www.odg.mi.it),le domande di ammissione tramiteposta elettronica (a presidenza@odg.mi.it e/o tabloid@odg.mi.it) o tramiteraccomandata con ricevuta di ritornoin via Antonio da Recanate 1, 20124Milano, all’attenzione della presidenzadell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia.Il Master, diretto da Loretta Napoleoni,esperta di terrorismo internazionale, èdiviso in 5 moduli: Insegnamenti pro-pedeutici Quotidiani (66 ore), “tradizionali”Analisi investigativa(108 ore), Metodi e strumenti per laricerca e l’analisi delle fonti documentarie(30 ore), Giornalismo scritto e online(108 ore) e Giornalismo televisivo(45 ore). Le lezioni si svolgeranno ilvenerdì e il sabato a Milano, all’IstitutoDon Bosco (via Tonale 19, zona StazioneCentrale) dal 18 settembre 2009al 26 marzo 2010. Le borse di studioDopo il terzo riconteggio delle schede elettoraliAbruzzo perde altri tre votidell’Odg si riferisconoalla frequenzadel corso di “Analisiinvestigativa”,in programma dal24 ottobre al 12dicembre 2009.Ai vincitori delleborse verrà offertala possibilitàdi seguiregratuitamente anche ilmodulo propedeutico. E per tutti gliiscritti all’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> dellaLombardia, indipendentemente dallaselezione e assegnazione delle borse,è previsto uno sconto del 15%sull’iscrizione al percorso integrale delMaster (10% per l’iscrizione ai singolimoduli). Il costo del Master è di 5.000euro Iva inclusa.Per informazioni e iscrizioni è possibileconsultare il sito www.giornalismoinvestigativo.org,scrivere una mail ainfo@giornalismoinvestigativo.org ocontattare il coordinatore LeonidaReitano (cell. 348/9155506).Si è svolto il 26 maggio, per la terza volta, il conteggio delle schede elettoralidel ballottaggio (professionisti) relativo alle votazioni del 28 e 29 maggio 2007.E’ il secondo riconteggio (il primo del 22 maggio 2008 aveva determinatol’uscita di Franco Abruzzo e l’ingresso di Amelia Beltramini in Consiglio)causato da un nuovo ricorso presentato da Franco Abruzzo. Lo spogliodelle schede si è svolto nella sede dell’<strong>Ordine</strong> (via A. da Recanate 1, Milano)seguendo la decisione del Cnog del 31 marzo 2009 con la quale è statoindicato il criterio di considerare nulle le schede di ballottaggio espressive diun numero di preferenze superiore al numero <strong>dei</strong> revisori da eleggere. Questoil risultato dello scrutinio eseguito dalla Commissione nazionale presieduta daEnzo Iacopino e dagli scrutatori Cosimo Bruno e Franco Po, allla presenza delnotaio Chiara Clerici dello Studio Roveda Laurini Clerici.Riconteggio Riconteggio Ballottaggio26/5/2009 22/5/2008 28-29/5/2007Letizia Gonzales 735 735 764Paolo Pirovano 712 713 742Alberto Comuzzi 668 669 695Laura Mulassano 652 653 675Mario Consani 644 644 673Amelia Beltramini 626 627 634Non eletti:Franco Abruzzo 620 623 636Le schede scrutinate sono state 1.475, le bianche 25, le nulle 37.Tabloid 3 / 200917


Le iniziativedell’<strong>Ordine</strong>il convegno di milano per la giornata dell’informazioneDalle intercettazionialla riforma dell’<strong>Ordine</strong>La sintesi degli interventi del dibattito su “Professione tra riforma e censure” al Circolodella Stampa, il 9 giugno scorso. Hanno parlato Stefano Trasatti (immigrazione), MarcoVolpati (riforma), Caterina Malavenda (privacy) e Alessandro Galimberti (intercettazioni),coordinati dalla presidente dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti lombardi, Letizia GonzalesSi è discusso approfonditamente <strong>dei</strong>rischi che corre la nostra professione- già minacciata dai gravi problemi incui versa in questo momento l’editoria- al convegno per una “Giornatadell’Informazione”, fortemente volutadal Consiglio nazionale dell’<strong>Ordine</strong> persensibilizzare i colleghi sui limiti cheporrebbe alla libertà d’informazione ilDecreto di legge Alfano e per sostenereil progetto di riforma dell’<strong>Ordine</strong>stesso.“Troppo spesso l’informazione è consideratadalla classe politica, ma nonsolo da questa, come un male necessario.-ha ricordato nella prolusionela coordinatrice del dibattito LetiziaGonzales, presidente dell’<strong>Ordine</strong>della Lombardia. - Mentre l’opinionepubblica richiede con grande forzaproprio che l’informazione sia autorevolee credibile. Le nuove tecnologiediffondono una quantità smisurata dinotizie e il cittadino ha sempre piùbisogno di fonti autorevoli che lo aiu-tino ad orientarsi nelle scelte, vuolepotersi fidare di ciò che legge e diciò che sente. E’ vero, possono essersiverificati degli eccessi nel darecerte notizie, però un’informazionecorretta e veritiera è fautrice e garantedella crescita civile di un Paese.Ed è proprio per la preoccupazionedi non poter più garantire questo servizioche cerchiamo di sensibilizzaretutti i colleghi sui pericoli che correl’integrità e la veridicità dell’informazione”.Quattro i temi principali del convegno,trattati da autorevoli “specialisti”:Alessandro Galimberti, CaterinaMalavenda, Marco Volpati e StefanoTrasatti. Hanno presenziato, e sonointervenuti, Giovanni Negri, presidenteALG e del Circolo della Stampa,il senatore Luigi Vimercati, membrodella Commissione di vigilanza RAI,e Rosy Brandi, presidente dell’Associazionecronisti lombarda.Ecco una sintesi degli interventi.Alessandro GalimbertiLuci e ombre della riforma. Ma di lucise ne vedono davvero poche. Il problemadelle intercettazioni si trascinada almeno dieci anni ed è giunto aun punto di svolta quattro anni fa,all’epoca delle scalate bancarie. Sefosse stata in vigore la “legge Alfano”,l’opinione pubblica avrebbe saputoben poco, o niente, delle vicendedella Banca d’Italia e delle malefatte<strong>dei</strong> “furbetti del quartierino”. Perchéil Ddl Alfano si prefigge di metterefine a scandali come Bancopoli,Vallettopoli, o Calciopoli proibendo,semplicemente, la pubblicazione dinotizie che li riguardano. Il Consiglio<strong>dei</strong> Ministri del 6 maggio scorso haautorizzato il Governo a porre la fiduciain parlamento su un decreto che,in materia di segretezza processualee pubblicazione degli atti, modificanon solo il Codice di Procedura Penale,ma incide direttamente sul dirittoall’informazione, garantito dalla18 Tabloid 3 / 2009


Le iniziativedell’<strong>Ordine</strong>Costituzione. La stessa presidentedella Commissione Giustizia dellaCamera, onorevole Giulia Bongiorno,ha riconosciuto che il testo davotare in Parlamento era sbilanciatoin senso oscurantista su temi di fondamentaleimportanza come l’informazionee il giornalismo. E’ pure veroche la stampa in questi ultimi anniha commesso <strong>dei</strong> “peccati”. Ma si ètrattato di peccati veniali. Si voglionoperò oscurare le indagini preliminarimediante gravissimi interventi politicidi deriva autoritaria e le norme chestanno entrando in vigore ci riportanoal famigerato Codice Rocco del1930. Stiamo tornando lì, con grandisorrisi e pacche sulle spalle, dietromenzogne indegne di un paese civile.Evidentemente, il fine ultimo di questaoperazione è quello di stoppare lacrescita civile <strong>dei</strong> cittadini. E un beneda tutelare in queste vicende, perchédirettamente minacciato dalla “leggeAlfano”, è proprio il giornalista.Avvocato Caterina MalavendaIl progetto di legge del ministro Alfanorisulta del tutto inutile proprioin prospettiva di quello che la leggegià dice sulla privacy, che pure è unbell’ostacolo sul cammino dell’informazione.E’ giusto tutelare i dati dellepersone che sono entrate nel circuitodell’informazione, ma questa leggeè stata spesso strumentalizzata perbloccare qualunque tipo di collegamentofra i giornalisti e la completezzadell’informazione. Il meccanismodella legge è infernale, perché nelCodice non sono specificati i limitialla divulgazione di dati sensibili stabilitidalla legge sulla privacy. I limiti,in pratica, sono stabiliti dai giudici,che riconoscono comunque ai giornalistila possibilità di diffondere dati“essenziali” per l’informazione. Checosa significhi questo “essenziale”non è specificato. La privacy è comunqueinviolabile quando riguardaminori, vittime di violenza sessuale odati sensibili sulla salute. Per il restoè ancora il diritto di cronaca ad averela priorità. Il giornalista deve poteraccedere agli atti processuali, a tuttigli atti interi, per espletare il propriocompito divulgativo. Non va comun-que trascurato il fatto che chi, pererrore o per altro, pubblicasse datisensibili non necessari all’informazione,oggi può incorrere in pesantisanzioni. Mentre la Costituzione riconosceal giornalista un ruolo indispensabileper la formazione dell’opinionepubblica e, quindi, per il buonfunzionamento della democrazia.Marco VolpatiLa legge sull’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> risaleal 1963. Da allora la professionegiornalistica è profondamente cambiata,ma esistono innumerevoli ostacoliai progetti di riforma di questa legge:da decenni l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> elaboraproposte che rimangono letteramorta. Il primo ostacolo è costituito daun’inerzia legislativa per “interesse privatoin atti d’ufficio” da parte <strong>dei</strong> politici;il secondo è l’opinione secondo cuil’esistenza dell’<strong>Ordine</strong> è un’anomaliaunica al mondo; il terzo si riferisce allanecessità di un accesso libero allaprofessione giornalistica, senza bisogno,per esempio, di titolo di studio.L’orientamento del progetto attuale èper la richiesta di una laurea generica,seguita da un corso di specializzazione.Inoltre si ravvisa la necessità di unaformazione permanente. Nella nostraipotesi sopravvivono i pubblicisti, conl’obbligo di passare tra i professionistiper coloro che fanno del giornalismo lapropria principale attività lavorativa. Siprefigura, infine, una riduzione del nu-• Luigi Vimercati (senatore Pd), membrodella Vigilanza Rai ed estensoredel ddl contro la censura in Retemero <strong>dei</strong> consiglieri nazionali, oltre allamodifica della composizione e delleprocedure degli organi di giudizio delleviolazioni al codice deontologico. Oracontiamo sui buoni frutti di un progettodi legge che recepisce buona partedella proposta dell’<strong>Ordine</strong>, depositatoalla Camera il 22 aprile scorso da alcunideputati iscritti all’<strong>Ordine</strong> stesso.Stefano TrasattiIl problema di come trattare correttamentei temi dell’immigrazione è unadelle emergenze del giornalismo. Allabase della sua soluzione troviamo la“Carta di Roma”, del 3 giugno 2008,che prevede la creazione di un Osservatoriosu media e immigrazione etraccia le linee orientative su come dovrebberoessere affrontati tali problemisui giornali. In attesa dell’Osservatorio,possiamo rilevare noi stessi la scarsaqualità dell’informazione in fatto di immigrazione.Tra i giornalisti, oltre allamancanza di cultura di base, si nota unritardo di cultura professionale in temadi immigrazione. Ma come si possono“conoscere” e “far conoscere” gli immigratie i loro problemi se, nel nostropaese, nemmeno si sa ufficialmentequanti sono? Il rapporto annuale delministero degli Interni del 2008 si riferivaa dati del 2005! Per noi giornalistic’è poi la necessità di fare “pulizia” nellinguaggio abitualmente usato, dietroal quale si celano troppi schemi mentaliscorretti, inammissibili. Tabloid 3 / 200919


Le iniziativePrimo dell’<strong>Ordine</strong> pianogli obiettivi della nuova “scuola di giornalismo walter tobagi”Un polo d’eccellenzaper la formazioneNato dalla convenzione tra l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia e l’Università Stataledi Milano, il prossimo biennio 2009/2011 aprirà le porte a 30 allievi in possessodi laurea triennale di qualsiasi disciplina. A giugno la presentazione del bandodi selezione, l’inizio delle attività di insegnamento è previsto per il prossimo settembreLa tradizione e la professionalitàdell’Ifg Carlo De Martino e le risorsetecnologiche e logistiche del masterdi giornalismo dell’Università Stataledi Milano.E’ da questo connubio che, nel prossimobiennio, si svilupperà un nuovosoggetto di insegnamento, che nelleintenzioni dell’<strong>Ordine</strong>, dell’AssociazioneWalter Tobagi e della Stataleè candidato a diventare un punto diriferimento di eccellenza nel campodella formazione giornalistica: la“Scuola di Giornalismo Walter Tobagidell’Università degli Studi di Milano”(così verrà ridenominata l’Ifg), un corsobiennale riservato a 30 alunni.Un soggetto capace di essere, comeè sempre stato in passato, un vero eproprio laboratorio di talenti (ultimo inordine di tempo a essere stato chiamatoalla guida di un quotidiano nazionaledopo aver “calcato” i banchidella scuola, Mario Calabresi, alunnodel X biennio dell’Ifg, dallo scorso 22aprile direttore de La Stampa e BarbaraStefanelli, primo vice diretttoredonna del Corriere della Sera). Maanche di competere, a parità di “forze”economiche, con i 19 master ingiornalismo promossi dalle maggioriuniversità italiane.Sfida che si rischiava di non riuscirepiù a sostenere, visto che il tradizionalesponsor economico dellaScuola, la Regione Lombardia, non èpiù in grado di garantire quei finanziamentiche così generosamente han-Marino ReginiIl prorettoreProrettoredell’Università degliStudi di Milano,è ordinario nelDipartimento diStudi del Lavoroe del Welfare. E’ stato presidedella Facoltà di Scienze politiche,presidente della GraduateSchool in Social, Economicand Political Sciences,condirettore del Master Europeoin Scienze del Lavoro20 Tabloid 63 / 2007 2009


Le iniziativedell’<strong>Ordine</strong>• Nella nuova sede dellaScuola, gli allievi potrannoimparare i “segreti delmestiere” utilizzando lepiù moderne attrezzaturee tecnologie messe adisposizione <strong>dei</strong> futurigiornalisti. Nella paginaaccanto, un momento dilavoro in redazione peril giornale online, la salaradio e il touch-screendella sala riunioni. Afianco una simulazione ditrasmissione negli studitelevisivi.no contribuito per anni a sorreggerel’Istituto. La sede, di proprietà dellaRegione è stata venduta. Senza contarela necessità di cospicui investimenti,programmi tecnologicamenteall’avanguardia, spazi e strumentitali da consentire una preparazioneadeguata al mestiere del giornalista,oggi più che mai navigatore fra i moltimodi di fare informazione.27 novembre 1974: la nascita6 aprile 2009: il rilancioDopo aver ottenuto l’approvazionedel presidente dell’<strong>Ordine</strong> Nazionale<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>, Lorenzo Del Bocae del segretario Enzo Iacopino, loscorso 6 aprile l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>della Lombardia ha firmato con l’UniversitàStatale di Milano una convenzione,in base alla quale per due anni- insieme e senza alcuna cessionedi marchio - i due enti gestiranno la“Scuola di giornalismo Walter Tobagi”dell’Università. Una scelta che ilprossimo Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> potràliberamente non ripetere. L’associazioneWalter Tobagi ha provvedutoa nominare i propri rappresentantinegli organi direttivi della nuovascuola: oltre al presidente StefanoGallizzi (che è anche vicepresidentedell’<strong>Ordine</strong>), Carlo Maria Lomartire(Mediaset), Cinzia Sasso (Repubblica),Ettore Mo (Corriere della Sera),Peter Gomez (L’Espresso), DanielaOvadia (Agenzia Zoe), Marcello Foa(Il Giornale), Valeria Gandus (Panora-Venanzio PostiglioneIl direttoreCapo redattorecentrale vicariodel Corriere dellaSera, è in forzeal quotidiano dal1989. E’ stato trai fondatori del Dorso di Milanoe vice-direttore della Cronacaper due anni, fino all’attualeincarico. Premiato nel 2000dagli Amici di Milano, contarga della Presidenza dellaRepubblica, come migliorgiovane giornalista della cittàTabloid 3 / 200921


Le iniziativedell’<strong>Ordine</strong>• Nella sede della “Scuola diGiornalismo Walter Tobagidell’Università degli Studi di Milano”sono disponibili grandi risorsetecnologiche e logistiche per metteregli allievi nelle condizioni migliori diapprendimento. In questa pagina, leimmagini di una sala radio, l’ingressodella sala regia e un momento dilezione in aula, all’interno dellaredazione giornalisticama), Nino Ciravegna (Il Sole 24Ore),Alessandro Casarin (Rai).E’ la prima volta, da quando esistel’associazione Walter Tobagi, che siagisce con questo criterio. E’ chiaroche per poter assumere questogenere di scelte – di fronte alla prospettivadi dover a breve restituire lasede di via Filzi alla Regione Lombardiache l’ha già venduta e con il“tetto” di 50 mila euro annuali chel’assemblea dell’<strong>Ordine</strong> ha impostoal Consiglio per il sostegno economicoalla Walter Tobagi - l’“azionista” dimaggioranza dell’associazione (cioèlo stesso Consiglio dell’<strong>Ordine</strong>) haritenuto opportuno assumere direttamentela responsabilità di gestioneanche della “Tobagi”, cioè l’onere ditraghettare l’associazione verso unfuturo che spetterà ai nostri successorideterminare alla fine del biennio.In questa ottica, i vertici della WalterTobagi sono stati rinnovati in chiave“istituzionale”, seguendo fedelmentele indicazioni dello Statuto comerisulta dai verbali dell’Assemblea generale<strong>dei</strong> soci e di quella successiva<strong>dei</strong> soci benemeriti. L’iter seguito haprevisto la nomina di 15 consiglieriper il Consiglio di presidenza cheha indicato, come accennato sopra,presidente dell’Associazione StefanoGallizzi, come tesoriere Alberto Comuzzi(tesoriere anche dell’<strong>Ordine</strong>) ecome segretaria la consigliera AmeliaBeltramini. Per evitare la distribuzionedi altri incarichi il nuovo Consigliodi presidenza della “Walter Tobagi”ha anche rinunciato alla tradizionalenomina <strong>dei</strong> vice presidenti.E’ stato bandito il concorsoper l’incarico di vice direttoreIl Consiglio di Presidenza dell’AssociazioneWalter Tobagi ha inoltredeliberato di bandire un concorsoper l’incarico di vice direttore per lanuova “Scuola di giornalismo WalterTobagi dell’Università degli Studi diMilano” (il direttore <strong>dei</strong> laboratori edelle testate è Venanzio Postiglionedel Corriere della Sera, sceltodall’Università, il direttore della Scuolaè il prorettore dell’ateneo MarinoRegini). Secondo gli accordi stipulati,infatti, per il biennio 2009/2011, ilMaster di giornalismo/Ifg prevede unvice direttore indicato dalla “WalterTobagi”. La scadenza per la presentazionedelle domande è stata fissataal prossimo 15 giugno. Le domandedovranno essere presentatevia e-mail a: segreteria@ifgonline.it.L’attestazione <strong>dei</strong> requisiti richiesti ela documentazione allegata al curriculumdovrà pervenire, assieme acopia sottoscritta della domanda dicandidatura, a mezzo posta tramiteraccomandata con ricevuta di ritornoentro la medesima data all’AssociazioneWalter Tobagi, via Fabio Filzi,17- 20124 Milano. Il testo del bandodi concorso è disponibile sul portaledell’<strong>Ordine</strong> (www.odg.mi.it).22 Tabloid 3 / 2009


Le iniziativedell’<strong>Ordine</strong>L’esperienza fondamentale e le considerazioni di un ex allievo dell’ifgRilanciamo la scuola,per il bene del “mestiere”Un mix tra formazione teorico-culturale e pratica giornalistica, l’opportunità di creareun’importante rete di relazioni. Ecco perché le scuole sono uno strumentosu cui puntare, da rilanciare e rivalutare, magari con il coraggio di sperimentaredi Sandro Mangiaterra*L’insegnamento numero uno dellascuola di giornalismo è (apparentemente)banale: vietato usare laprima persona singolare, addiritturabandito il pronome personale io. Impossibiledimenticarsene: un buonprofessionista deve essere al serviziodel lettore, senza protagonismi.Con l’avanzare degli anni, diventaquasi un tic. Quando si passa unpezzo di un giovane collaboratoreche scivola sulla prima persona, tipo«sono andato», «ho visto», o robadel genere, scatta una sorta di automatismo:«Si vede che non vieneda una scuola».Poi, un giorno, capita che qualcunoti chieda di raccontare la tua esperienzae di esprimere la tua opinionesu una questione non di poco conto,per chi fa questo lavoro e non solo:se, come e perché le scuole digiornalismo possono ancora avereun senso.La ragione è semplice. Oggi sonomesse in discussione persino di piùdi quanto lo fossero alla loro nascita,una trentina di anni fa, anche se gliargomenti non sono molto diversi:c’è la crisi, fabbricano disoccupati,la pratica si fa sul campo...Tu ci pensi,giungi alla conclusione che ogniregola ha la sua brava eccezione. Eper una volta decidi che va bene,puoi pure rispolverare il famigeratoio. Bene, alla fine ho pensato cheraccontare la mia storia potrebbeessere utile per il semplice fattoche è una storia “comune”. Uguale• Nella foto in alto, l’ingresso dellanuova “Scuola di Giornalismo”, sottola vecchia sede di via Fabio Filzia quella di tantissimi colleghi (ormaisono migliaia) entrati e usciti da unaqualsiasi scuola. Per poi avviarsi auna carriera “comune”, ragazzi chenon sono diventati direttori o firmedi primo piano (e ce ne sono, eccome),ma sono ottimi “mediani” delmestiere.Io ho frequentato il quarto bienniodell’Istituto per la formazione al giornalismodi Milano, a quei tempi, 1983-1985, l’unica scuola riconosciuta inItalia, vale a dire che garantisse il praticantato.Venivo da sei anni di collaborazioni(si può dire abusivismo?)al quotidiano La Prealpina di Varese.Quando ricevetti la raccomandata“vincente”, chiesi un incontro con ildirettore: «Sa, sono stato ammessoall’Ifg». Volevo proseguire: «Mase lei mi offrisse il praticantato qui,rinuncerei immediatamente». Avevo26 anni e per me, ragazzo di provincia,sarebbe stato il massimo. Nonebbi modo di finire la frase. Il direttorechiamò subito il vice, che si fiondòa telefonare al bar di fronte per farsiportare una bottiglia di prosecco: bisognavafesteggiare il lieto evento, efu un tripudio di pacche sulle spalle,fino alla frase di commiato: «In fondo,siamo sempre stati una fucina dibravi giornalisti».Crisi o non crisi, i miei compagnidi corso hanno tutti trovato rapidamenteun contratto. Per quantomi riguarda, dopo un paio di mesidall’inizio delle lezioni, MarialuigiaBagni, capo ufficio stampa della Borsa,mi chiese se volevo collaborareper preparare la rassegna stampamattutina: era stata nella commissioneesaminatrice. Un anno dopoFranco Serra, direttore del mensileeconomico Espansione, mi proposedi fare qualche articolo: anche lui erastato commissario d’esame. Ricordocome fosse ieri il mio arrivo a Segra-Tabloid 3 / 200923


Le iniziativedell’<strong>Ordine</strong>te, palazzo Niemeyer. Entravo nientemeno che alla Mondadori: pazzesco.Nell’ottobre 1985, quattro mesi primadell’esame da professionista,ero assunto a Espansione. Iniziavoil mestiere, proseguito poi, in particolare,a Panorama e al Venerdì diRepubblica.Le scuole funzionano così. Non c’èalcun automatismo che ti garantiscail posto. Ma incontri giornalistiche mai ti sogneresti di incontrare.Puoi dimostrare quello che vali, anchesemplicemente la tua buonavolontà. Scatta una rete di relazionitra compagni: quello fa il tuo nome,tu segnali un altro. E non è spirito dilobby: semplicemente, vuoi fare bellafigura e sai che chi proponi all’attenzionedi un capo non deluderàné te né lui.Alla base, poi, un programma che è(o almeno dovrebbe essere) un mixtra formazione teorico-culturale (chenon si impara certo nelle redazioni) epratica giornalistica (che non si insegnanelle università).Chiunque fa questo mestiere, oggi,sa benissimo che giornalisti nonsi nasce ma si diventa. Non risultanemmeno l’esistenza di un gene ereditario.Anche la storiella che bisognaconsumare le suole delle scarpeodora di aria fritta: è certamente vero,ma non basta.Chi va avanti con questi luoghi comunio vive fuori dal mondo o vuoledifendere le regole della casta. Primafra tutte, quella che vuole le assun-• Nell’immagine, un momento di unalezione all’interno dell’ultima sededell’istituto “Carlo De Martino” per laFormazione al Giornalismozioni fatte sulla base della fedeltà, opeggio per raccomandazione, anzichéper merito. Una pratica dissennata.Il risultato è che le redazioni sisvuotano <strong>dei</strong> giovani migliori, chedopo un po’ scappano verso un altrolavoro. Una selezione all’incontrario.È la crisi a generare questa situazioneo è l’opposto, sono queste scelteche abbassano la qualità <strong>dei</strong> media eproducono un eterno stato di crisi?Per carità, le scuole non sono la panaceadi tutti i mali. Ma sicuramentesono un tassello da rafforzare e sucui puntare, se si ha a cuore il futurodel giornalismo e del sistema dell’informazionein Italia. Sono troppe?Probabilmente sì. Il proliferare dellescuole di giornalismo (attualmentequelle riconosciute sono 19) è figliodella stessa mentalità che ha portatoalla nascita di 80 atenei, 545 facoltàuniversitarie e 3.264 corsi di laurea:gli interessi politici e quelli corporativiimpongono un senato accademicosotto casa.Il punto è che nessuno si sogna disostenere che il rimedio sia abolirele università, semmai si discute dicome rivalutarle.Dovrebbe avvenire lo stesso per lescuole di giornalismo. Ci sono problemifinanziari, di individuazione <strong>dei</strong>programmi più idonei (basti pensareai nuovi media), di dialogo tra <strong>Ordine</strong>professionale e mondo universitario,di rapporti con gli editori e i comitatidi redazione (cresce il numero ditestate che non accettano stagisti).Tutto vero.Ma occorre sperimentare nuove strade,come ha deciso di fare l’<strong>Ordine</strong>di Milano per il glorioso Ifg, che forsepotrà tornare a correre grazie allafusione con il Master della Statale.Guai a credere che la soluzione siatornare indietro di trent’anni.Sarebbe darla vinta a chi vuole ungiornalismo per pochi eletti. Megliose mediocri. * Ex allievo Ifg biennio 1983-1985I numeri dell’istitutoUn laboratoriodi talentiL’istituto “Carlo De Martino” per laFormazione al Giornalismo è statala prima scuola di giornalismo inItalia: 43 gli iscritti al primo bienniodi insegnamento (1977-1979,anche se la delibera del Consigliodell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia chene decreta la nascita è del 27novembre 1974), 48 nel bienniosuccessivo, 45 per i biennicompresi tra l’81 e il ‘91, saliti a 50nel 1991-1993, e stabilizzati poi a40 dal 1993 fino ad oggi. Numericui si aggiungono i 30 alunni <strong>dei</strong>due bienni di giornalismo grafico(1990-1992 e 1992-1994). In totale,675 giornalisti, cui si sommano i40 allievi che termineranno entrol’estate il XVI biennio dell’istituto.Tra loro molte firme e nomi notidel giornalismo, tra cui MarioCalabresi, Aldo Cazzullo, LauraGnocchi, Peter Gomez, DanielaHamaui, Curzio Maltese,Antonello Piroso, UmbertoBrindani e tanti altri.Stando ai dati dell’indagineconoscitiva sugli ex allievi dell’Ifg,aggiornata al 12 settembre 2006,tra gli allora 604* ex studentidell’istituto “Carlo De Martino” cheesercitavano la professione:34 direttori di testata, condirettori,direttori editoriali; 6 vicedirettori;87 capi redattori, capi redattoricentrali, vice capo redattori;42 inviati o corrispondenti; 87 capiservizio e vice caposervizio;208 redattori ordinari; 24 ufficistampa, rapporti stampa e ufficicomunicazione; 34 contratti dicollaborazione e Co. co. co;34 collaboratori freelance; 11 attiviin altre professioni; 36 autori di libri.*Dal totale di 636 allievi sonoesclusi 32 allievi che, per varimotivi, non svolgevano più laprofessione. Per altri 37 non erapossibile reperire notizie.24 Tabloid 3 / 2009


La voce<strong>dei</strong> pubblicistila precedente verifica in lombardia risale al 1997Un Elencoda revisionareSaranno interessati circa 6.000 colleghi, tutti coloro iscrittinel periodo compreso dal gennaio 1995 al dicembre 2006di Stefano Gallizzi*Su sollecitazione dell’<strong>Ordine</strong> nazionale<strong>dei</strong> giornalisti, il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong>della Lombardia ha deciso, nellaseduta del 7 marzo scorso, di avviarela revisione dell’elenco <strong>dei</strong> pubblicisti.La precedente verifica risale al 1997e da regolamento dovrebbe essereeffettuata ogni anno: nessun intentosanzionatorio, dunque, nella decisione,ma il semplice rispetto di un attodovuto per legge.Nessun iscritto sarà cancellato d’ufficio,e tutti i casi controversi sarannoportati al Consiglio che ascolterà leragioni del collega per valutarne poila posizione. La revisione riguardatutti coloro che si sono iscritti nel periodocompreso dal gennaio 1995 aldicembre 2006, mentre sono esclusitutti i colleghi iscritti all’elenco da piùdi 15 anni e i neo iscritti. Il controlloriguarderà circa 6.000 pubblicisti chericeveranno una comunicazione conla richiesta della documentazione necessaria:nessun iscritto deve dunqueprovvedere sua sponte all’inviodi materiali se non dopo aver ricevutol’apposita sollecitazione da partedell’<strong>Ordine</strong>. La documentazione richiestariguarderà il materiale giornalisticodell’ultimo biennio: tutto il lavorodeve essere pubblicato su testateregistrate in Tribunale con un direttoreresponsabile iscritto nell’elenco<strong>dei</strong> professionisti o <strong>dei</strong> pubblicisti. Aquesto dovranno essere aggiunti ipagamenti che certificano l’attivitàsvolta nel biennio e la dichiarazionedel direttore responsabile.Nell’ambito della revisione si procederàanche a spedire una lettera atutti i morosi che entro 30 giorni dallaricevuta della comunicazione sarannotenuti a sanare la passività, penala cancellazione dall’elenco.Per diventare pubblicisti ed essereiscritti occorre rispettare pochi, semplicirequisiti: avere svolto, negli ultimidue anni, attività giornalistica continuativa,non occasionale e retribuitaregolarmente.Occorre anche che la retribuzione sia“adeguata” (quindi sono escluse leOnlus), ed è giudicata tale, per ognunadelle previste prestazioni giornalistiche,quando non sia inferiore al25% (cifra indicativa)della sommaprevista dal Tariffario stabilito ognianno per le prestazioni professionaliautonome <strong>dei</strong> giornalisti (così comestabilito dal Consiglio nazionale condelibera del 30 ottobre 1995).Dal lavoro giornalistico sono esclusii libri e le collaborazioni svolte pressopubblicazioni a carattere tecnico,professionale o scientifico (dirette daiscritti all’Elenco Speciale).*Vice presidente<strong>Ordine</strong> <strong>Giornalisti</strong> LombardiaPubblicisti in Lombardia, una crescita costante: 12.972 iscritti (gennaio 2009)15.00013.50012.00010.5009.0007.5006.0004.5003.0001.50019691970197119721973197419751976197719781979198019811982198319841985198619871988198919901991199219931994199519961997199819992000200120022003200420052006200720082009Tabloid 3 / 200925


Gli altri entiPrimo di categoria pianoi risultati del referendum e gli articoli sulla multimedialita’ spiegati dalla fnsiContratto Fnsi-Fiegil 59,7% al fronte del sìIl 4 giugno si è svolto lo spoglio delle schede relative alla consultazione del 29 e 30maggio: in Italia hanno votato 3.329 giornalisti, il “no” ha raccolto il 40,3%. In Lombardiahanno votato 548 colleghi, di cui 474 attivi, 32 lavoratori autonomi e 42 pensionatiL’accordo per il rinnovo del contrattonazionale di lavoro giornalistico èstato firmato il 26 marzo scorso edè stato ratificato dalle parti il 5 maggioscorso in sede di Presidenza delConsiglio <strong>dei</strong> Ministri. Le modificheal contratto sono entrate in vigorein tutte le aziende, tenute alla suaapplicazione, a partire dal 1° aprile2009.Tra i vari articoli che compongono ilcontratto riportiamo qui di seguitoalcune note esplicative della stessaFnsi sul capitolo più delicato del contratto,quello che riguarda il lavoromultitestata e la multimedialità.Multimedialitàe multitestataIl primo e più rilevante nodo che èstato affrontato nel rinnovo del contrattoè stato quello della integrazioneproduttiva, ovvero della possibilità diutilizzare, anche ordinariamente, laprestazione lavorativa del giornalistaoltre i confini della testata di appartenenzae con qualsiasi strumento, anchetecnologico, idoneo all’eserciziodella propria attività professionale. Glieditori volevano recidere il rapportogiornalista-testata di assegnazionee prevedere che il rapporto di lavorodovesse considerarsi tra giornalista eazienda, cancellando di conseguenzai vincoli e le garanzie che lo leganoalla testata.Dal direttore, cui fa capo l’organizzazionedel lavoro nella singola testata,al comitato di redazione che ne rappresentae tutela i diritti contrattuali esindacali, si può ben sostenere che ilrisultato di mediazione finale, pur venendoincontro alle esigenze di maggiorearticolazione nella prestazionelavorativa, non cancella nessunadelle garanzie e delle tutele, professionalie sindacali, che caratterizzanoil lavoro <strong>dei</strong> giornalisti, ancorché inregime di subordinazione, tenendo,ovviamente, presente il complessivoquadro giuridico legislativo chepresiede il nostro ordinamento e dalquale i giornalisti non possono sentirsiesclusi.E’ stato mantenuto fermo il legametra il giornalista e la testata. Ognigiornalista, infatti, deve essere inseritoin una testata di assegnazione,indicata nella lettera di assunzione,che può, tuttavia, essere modificatanel corso del rapporto di lavoro.Si può cambiare testatama a due condizioniL’eventuale cambiamento di testatapuò realizzarsi soltanto in presenzadi due specifiche condizioni: in primoluogo che ci sia il direttore di una testata,il quale manifesti esplicitamentela volontà di avere nella testatache dirige un giornalista che lavorain un’altra testata dell’azienda, in secondoluogo che ci sia, anche, unacomprovata esigenza organizzativae produttiva. Non basta, dunque,una generica affermazione di esigenzaproduttiva o organizzativa, ènecessario che la stessa sia comprovatae comprovata, ovviamente,sia al giornalista interessato, sia alcomitato di redazione, che mantieneintegri tutti i poteri che l’art.34 gliattribuisce, in particolare per quantoriguarda l’organizzazione del lavoro,la composizione degli organici, i mutamentodi mansioni e di qualifiche.Quindi in caso di mutamento dellatestata di assegnazione, l’azienda e idirettori sono tenuti a sentire il pareresia del Cdr (o fiduciario) della testatadi provenienza, sia del comitato (ofiduciario) di redazione della testatadi nuova assegnazione.I freelance approvano con il 68,6%, i pensionati con l’81,9%Elettori Votanti Si No Bianche NulleContrattualizzati 17.337 2.764 (15,9%) 1.540 (56,6%) 1.181 (43,4%) 32 11Pensionati 4.345 269 (6,2%) 218 (81,9%) 48 (18,1%) 3Freelance 12.433 296 (2,4%) 197 (68,6%) 90 (31,4%) 7 2Fonte: Fnsi26 Tabloid 63 / 2007 2009


Gli altri entidi categoriaIl ruolo <strong>dei</strong> Comitatidi redazioneLa mancata preventiva comunicazionedel provvedimento che si intendeadottare ai comitati di redazione interessatirealizza, senza alcun dubbio,un comportamento antisindacalecensurabile ai sensi dell’art.28 delloStatuto <strong>dei</strong> lavoratori. Nell’eventualepassaggio da una testata ad un’altradeve, comunque, essere rispettatoquanto previsto dall’art.2103 del CodiceCivile e cioè che al giornalistapossono essere affidate mansionidiverse, purché queste siano qualitativamenteequivalenti a quelle perle quali è stato assunto o a quellesuperiori che abbia successivamenteacquisito nel corso del rapporto dilavoro. Non è perciò, mai possibilel’assegnazione di mansioni qualitativamenteinferiori. Inoltre, se esistonotrattamenti integrativi differenti tra levarie testate della stessa azienda, ilgiornalista assegnato ad una differentetestata ha diritto al trattamentointegrativo di miglior favore in vigorenella testata di provenienza o in quelladi nuova assegnazione.Unità organizzative redazionaliNell’ottica di una possibile ristrutturazionedell’organizzazione del lavoroaziendale, in particolare nelle aziendeche pubblicano più testate, è stataprevista la possibilità di realizzare leAl fronte del no il 40,3%bianche 4240,3%nulle 13no1.319cosiddette “unità organizzative redazionali”,con lo scopo di produrreun’informazione specifica per tutte letestate edite dall’azienda o da aziendeeditoriali controllate dalla stessaproprietà. Queste “unità organizzativeredazionali” sono, a tutti gli effetticontrattuali, equiparate ad una testatae, di conseguenza, dovranno avereun direttore e un comitato o fiduciariodi redazione, salvaguardando in questomodo l’esercizio <strong>dei</strong> diritti contrattualisindacali e professionali <strong>dei</strong>giornalisti assegnati a queste unità.Fermo restando il diritto alla testatadi assegnazione (che può esseremodificata soltanto nei termini giàesposti) ad ogni giornalista, ovviamentenei limiti dell’orario giornalierodi lavoro e con le garanzie previstedall’art.7, potranno essere richiesteprestazioni lavorative anche per lealtre testate dell’azienda, compresequelle multimediali, o per quelle editeda aziende controllate. Ovviamente,anche in questo caso, dovrannoessere rispettate le disposizionidell’art.2103 del C.C. che vietano ildemansionamento e dovranno essererispettate le dipendenze gerarchichedelle singole testate. Anche questanuova regolamentazione contrattuale,che modifica sostanzialmente laprecedente, richiede un tempestivoe costante intervento <strong>dei</strong> comitati o<strong>dei</strong> fiduciari di redazione interessati,si1.95559,7%tenuti a esprimersi sulla nuova organizzazionedel lavoro definita daidirettori. Non a caso la nuova normaprevede che, proprio a seguito dellemodifiche contrattuali, devono esserearmonizzate le intese aziendali cheregolavano in precedenza la stessamateria.L’autonomia del giornalistaLa possibilità per il giornalista di lavorareper più testate, anche multimediali,utilizzando diversi sistemitecnologici di comunicazione, deveperò sottostare ad una nuova specificaprocedura contrattuale che èstata introdotta con il capitolo “multimedialità”.La nuova norma prevedeche qualora le aziende editorialiintendano utilizzare le prestazioni<strong>dei</strong> propri giornalisti su piattaformemultimediali, e quindi mediantel’elaborazione di testi scritti destinatialla carta stampata o all’on line, diprestazioni audio o video destinate aradiotelevisioni o siti on line, devonopreventivamente presentare ai comitatio ai fiduciari di redazione interessatiuno specifico programma sullamultimedialità aziendale, definito coni direttori delle testate coinvolte. Ilprogramma, in particolare, dovrà delinearegli organici necessari la nuovaorganizzazione del lavoro, le modalitàattraverso le quali si realizzeranno leintegrazioni informative tra testata etestata, e dovrà individuare gli strumentimultimediali a disposizione <strong>dei</strong>singoli giornalisti.Ovviamente, l’ingresso sul terrenodella multimedialità dovrà sempregarantire il rispetto dell’autonomiaprofessionale del singolo giornalista,al quale non potranno in nessun casoessere richieste prestazioni chenon siano di natura giornalistica,come quelle a carattere pubblicitarioo commerciale. Inoltre, dovrannoessere previsti specifici corsi diformazione, di addestramento e diaggiornamento professionale. Per ilconfronto sul piano tra l’azienda e icomitati di redazione è stato previstoun periodo di 40 giorni, ben piùampio di quello di 25 giorni previstodall’allegato D per l’esame <strong>dei</strong> pianidi crisi aziendale..Tabloid 3 / 200927


La voce<strong>dei</strong> lettoriCorsi, rimborsie accesso alla professioneDeontologia e informaticaun’esperienza da ripetereCara Presidente, le scrivo per complimentarmi per ilcorso di deontologia. La chiara esposizione <strong>dei</strong> dueavvocati, i temi di schiacciante attualità e la necessitàdi un continuo aggiornamento professionale, hannoreso utile parteciparvi Un’esperienza che meriterebbedi essere ripetuta, magari con qualche ora in più adisposizione. Anche perché gli argomenti giuridicied etici da affrontare sono tanti. Approfitto di questerighe per ricordare anche l’utilità di un nuovo corsod’informatica. Quello precedente, molto proficuo,meritava tempi più dilatati. Michele AvitabileUn gradito rimborsoper il praticantato alla scuolaGentilissima Presidente, ho ricevuto la comunicazionevia lettera del rimborso della quota associativa per il2008/2009 e di quelle relative agli anni del praticantatopresso la scuola di giornalismo dell’UniversitàCattolica. Volevo semplicemente ringraziarti. Misembra un gesto di solidarietà e di grande sostanza,soprattutto in una fase dura come quella attuale,contraddistinta da tante situazioni di disoccupazione edi precarietà. Condizioni che speriamo non perdurinotroppo, nonostante tutto.Luca DaviAltreconomia da raccontareHo letto con interesse l’inchiesta sul “giornalismosociale” pubblicata nell’ultimo numero di “Tabloid”.Devo dire però che non è stata raccontata l’esperienzadella testata che dirigo, Altreconomia. La rivista è natanel 1999 per volontà di sei realtà del commercio equo,della finanza etica e della cooperazione allo sviluppo.Non ha un editore di riferimento: oggi è di proprietàdi una cooperativa di oltre 450 lettori, modalità chene garantisce l’assoluta indipendenza. Non accettapubblicità né alcun tipo di sovvenzione statale. Siregge sulle vendite in abbonamento e nelle botteghedel commercio equo, con una tiratura di oltre 12milacopie. Inoltre, ha una collana di libri (12 titoli l’anno)distribuiti in tutte le librerie e un sito con oltre 20milapagine visitate al giorno. Una realtà molto degna dinota, unica in Italia. Tanto più che la nostra redazioneè negli stessi uffici di quella di Terre di mezzo, i cuivenditori di strada vendono anche la nostra rivista.Pietro Raitano(direttore mensile Altreconomia)Franco Abruzzo: basta giornalistimeglio fare i concorsiSono un giornalista pubblicista iscritto all’ordinedella Puglia. Ho 32 anni, sto provando da circaun anno a contattare diverse testate nazionali perpoter svolgere il periodo di praticantato.E’ inutile nasconderlo, la mia posizione èsicuramente analoga a quella di tanti altri ragazziche, come me, stanno cercando di conseguirequesto obiettivo. Mi sono laureato in ScienzePolitiche-Media e Giornalismo a Firenze, credevoche questo, oltre al fatto di aver conseguito lamaturità classica, oltre al fatto di essere unapersona corretta e professionale, bastasseper poter avere almeno un’occasione per unaredazione nazionale (o regionale, o locale ma utileper ottimizzare la mia professione).Sino ad ora solo contatti con testate di discutibilelivello legale, oltre a collaborazioni (naturalmente)gratuite. Passione, curiosità, distanziamento daqualsiasi tentazione professionale (favori e similari)non sono stati sufficienti per poter incrementare,per poter dare uno sviluppo futuro alla miaprofessione. Le chiedo: cosa devo fare? Le chiedo:perché devo lasciare tutto dopo i sacrifici fatti?Le chiedo: perché l’unico percorso da seguire inquesta professione deve essere quello del merocedimento personale a ricatti altrui?Oltre al fatto di essere iscritto all’ordine, con la miafamiglia conduco una agenzia di informazione/investigazioni private. Pensa che siano coniugabilile due attività professionali? La prego, non vogliolasciare. Sono una persona che si è sempreaccontentata di poco, quello che volevo erasoltanto fare il giornalista.Giuseppe de FilippoCaro Giuseppe, il mio consiglio è questo e ti parlocome un papà: lascia stare, i giornali purtropponon assumono, ma licenziano, tutti i giornali grandie piccoli. Fai tutti i concorsi in sede nazionale,comunale e regionale. L’unica via è studiare eprepararsi bene. Guarda le inserzioni del Corrieredella Sera (al venerdì) e del Sole 24 Ore (al lunedì).Per i concorsi leggi la “Gazzetta ufficiale” ognigiorno (la trovi su Internet).Franco Abruzzo(ex Presidente <strong>Ordine</strong> giornalisti Lombardia)28 Tabloid 3 / 2009


La voce<strong>dei</strong> lettoriI consigli di Severgninia un aspirante giornalistaI giornalisti non temono le lettered’insulti: fanno parte del mestiere.Un tempo le scrivevano pensionatiiracondi, che picchiavano sullamacchina da scrivere con la furiadel batterista <strong>dei</strong> Rolling Stones.Oggi c’è l’email, che consente ilcopia-e-incolla: col minimo sforzo sipossono svillaneggiare commentatoridi quattro testate diverse (spessonon ce n’è bisogno: si sono giàsvillaneggiati tra loro). Più insidiosa è un’altratipologia epistolare: l’appello del GAG, GiovaneAspirante Giornalista. Tutti lo siamo stati. Ricordol’emozione nel ricevere l’elegante rifiuto di Scalfari(12-2-1978) e la motivata chiusura di Montanelli(16-3-78). Ho incorniciato le due lettere, sono ilmio personale monumento alla cocciutaggine.Pur non essendo né Eugenio né Indro, ancheBeppe, trent’anni dopo, riceve posta da giovaniaspiranti giornalisti. Così, sono certo, molticolleghi. Che fare? Innanzitutto, rispondere. E poiprovare a dire qualcosa d’incoraggiante. Non èfacile, vista la situazione economica (asfittica), lacondizione <strong>dei</strong> giornali (depressa) e l’umore dellanazione (fetido). Mi scrive Daniele Alfieri (daniele.alfieri@live.it): “Egr. Dott. Severgnini, sono unostudente diciottenne che a fine anno conseguiràil diploma di Liceo scientifico sperimentale, eil cui sogno nel cassetto è diventare in futurogiornalista sportivo. Mio padre è direttore del Tgdi un’emittente locale ma la mia è una passioneche ho da un po’ di tempo e che sento scorrerminelle vene. Desideravo conoscere quale facoltàuniversitaria mi raccomanda e magaritaluni consigli per iniziare a scrivere.Appellandomi alla Sua gentilezzaconfido speranzoso in una risposta.Cordiali saluti e forza Inter”. Rispondopubblicamente, sperando d’essereutile anche ad altri. Ecco, Daniele,undici consigli per la tua formazione(4-3-3, più l’estremo difensore).1. Leggi molto.2. Viaggia, guarda, ascolta. E, giàche ci sei, ragiona su quanto haifatto,visto e ascoltato.3. Allenati nella scrittura (“taluniconsigli”? “sogno nel cassetto èdiventare in futuro...”? Blah).4. Impara a capire, parlare, scrivere l’inglese. Bene,anzi benissimo. Quindi: capire la tv e seguire unariunione, parlare in pubblico, scrivere un articolo.5. Iscriviti a una facoltà che ti piace. La noiaaccademica è l’anticamera del fallimento.6. Dopo la laurea, frequenta una buona scuola digiornalismo (IFG Milano?)7. Studia, sfrutta e bazzica i nuovi media:l’occupazione è lì (altrove sarà soprattuttopreoccupazione).8. Sii tenace come il tuo omonimo, quello che“fortissimamente volle” (anche se era un po’ folle).9. Sappi che diventare ricchi, nel giornalismo, èdifficile almeno quanto restare onesti.10. Non presentarti a nome di papà.11. Spera di essere fortunato, altrimenti i consigli da1 a 10 serviranno a poco.Buona carriera, Danny Boy. Non dimenticarti di me,quando scriverai a un giovane aspirante giornalistadel 2038.Beppe Severgnini(editorialista “ Corriere della Sera” - Italians)I consigli di Michele Serraa un aspirante giornalistaHo 18 anni e frequento l’ultimo anno di liceo.A breve dovrò decidere che cosa fare delmio futuro: io voglio diventare un giornalista,ma molti mi dicono che si tratta di un sognodestinato a rimanere tale. Mi viene presentatoun quadro a tinte fosche, ma questa è l’unicaprofessione che mi piacerebbe fare sul serioe io ho intenzione di lottare per raggiungerel’obiettivo, quali che siano i sacrifici che essocomporta. Per favore, mi dica qualcosa diincoraggiante.FrancescaVeramente sei tu, Francesca, che incoraggime. Io potrei solo aggiungere, alle perplessitàdi molti, pure le mie e scaricarti addosso unasfilza prevedibile di controindicazioni: la crisi delsettore, l’accesso alla professione ancora moltocondizionato da conoscenze e protezioni, ilprecariato spinto, l’onnipotenza della pubblicitàe altre tristezze. Ma il tuo entusiasmo stravince, tisei già risposta da sola: vuoi fare questo mestiere“quali siano i sacrifici che esso comporta”. Anchese tu avessi una possibilità su cento, giocatela,manda al diavolo i saggi avvertimenti degli adulti.E fammi sapere come va a finire.P.S.: Incredibile quanti giovani mi scrivono di volerfare giornalismo. Credevo fosse il mestiere piùscreditato del mondo. Oppure: lo è, e dunque igiovani hanno capito che è urgente rimpiazzaremolto in fretta i giornalisti attualmente in carica.Michele Serra(pubblicato su Il Venerdì di Repubblica)Tabloid 3 / 200929


Le nuovePrimo frontiere pianol’apripista sara’ murdoch: si parte in autunno con il wall street journalGiornali online, al viagli articoli a pagamentoL’annuncio è arrivato da Robert Thomson, direttore di Down Jones e manager del Wsj.Una scommessa che rappresenta la pietra filosofale a cui anelano tutti gli editori,ora che la crisi economica ha messo in ginocchio il modello di business dell’informazionedi Massimo Sideri«Un sofisticato servizio di micropagamentosarà lanciato questoautunno». E’ bastata questa frasepronunciata da Robert Thomson,direttore della Down Jones e managerdel Wall Street Journal, al suoex giornale, il Financial Times, perscatenare l’attenzione di giornalistie blogger di tutto il mondo. E anche<strong>dei</strong> lettori, visto che sono parte (pagante)in causa.Non è un caso. Che Rupert Murdoch,proprietario della News Corp, avessegià optato per un giornale interamentea pagamento anche online - adessolo è parzialmente - era già noto.Ma i micropagamenti sono la pietrafilosofale a cui anelano tutti gli editori.Far pagare per singolo articolo è unascommessa, non foss’altro perchéci sono <strong>dei</strong> costi di transazione daabbattere come quelli per l’uso delcircuito di pagamento delle carte dicredito.Thomson che, come si legge in unabiografia autorizzata di Murdoch,conobbe il tycoon quando lavoravaancora per il quotidiano inglese, nonha aggiunto altro se non che l’offertache dovrebbe portare all’introduzionerdel “pay per view” nel giornalismoonline sarà rivolta a chi «vuole spenderemeno di 100 dollari all’anno». Iltetto è correlato all’attuale offerta delWsj: 78 euro (103 dollari) all’anno pertutti i contenuti online e 340 euro per ilcartaceo più il web. Ma in maniera piùsommersa la battaglia è anche controil successo del Kindle dell’Amazon:l’offerta per i lettori che hanno adottatoil nuovo lettore multimediale èdi 9,99 dollari al mese per il Journal.Ma gli editori preferirebbero saltarequalunque tipo di intermediazioneper controllare le politiche commerciali.E proprio per questo motivo,solo la scorsa settimana, era emersoche lo stesso gruppo di Murdoch stapensando a una propria versione dellettore multimediale. Il vero nodo dasciogliere resta il costo del singoloarticolo. «Non è ancora deciso», haammesso Thompson. Per capire lacomplessità della decisione bastasfogliare il Wsj: l’edizione cartaceadi ieri (11 maggio, ndr), a puro titolodi esempio, conteneva 51 articolifirmati, 8 editoriali e due approfondimentiper un prezzo di copertinadi 2 dollari. Come si arriva a dare unvalore di mercato del singolo lavoro?Si riuscirà a far capire che il prezzo dicopertina, già oggi, copre solo unaparte del costo della redazione? E’probabile che la soluzione Murdoch,quando sarà svelata, spingerà anchealtri editori all’emulazione. Le newsonline a pagamento sono il rompicapodella stampa ora che la crisi dellapubblicità ha messo in ginocchio nonl’informazione, visto che la domandaè molto alta, ma il suo modello dibusiness. Gli osservatori sottolineanoche il Wsj può diventare a pagamentoperché non è un quotidianogeneralista.Il giornale di Murdoch ha già 931mila lettori a pagamento, più degliabbonati di Wsj, Usa Today e NewYork Times messi insieme (al costoattuale il sito produce oltre 93 milionidi dollari l’anno di revenues). Ancheil Financial Times online sta tentandola strada <strong>dei</strong> pagamenti: il sitosta crescendo di 15 mila lettori allasettimana, ma i non paganti sono 1,3milioni mentre i sottoscrittori sono“solo” 110 mila.msideri@corriere.it(articolo pubblicato sul Corrieredella Sera il 12 maggio 2009)• Rupert Murdoch, il tycoon australiano proprietario della News Corp.30 Tabloid 63 / 2007 2009


Le nuovefrontieremonetizzare i numeri delle audience e’ una prospettiva allettanteLe microtariffefanno gola agli editoriInfranto il tabù <strong>dei</strong> contenuti internet a pagamento, si accende il dibattito tra gli addettiai lavori, tra entusiasmi e prudenza. Si tratterebbe di una necessaria sterzatanel modello di business editoriale, ma anche di una delicata rivoluzione di carattereculturale. Un nuovo scenario da far capire, e soprattutto accettare, ai propri lettoriIl vaso di Pandora è stato scoperchiato.Il dibattito si è acceso. E, c’è dascommetterci, non ci sarà stato editoreche non abbia drizzato le antenne,ingolosito, di fronte all’ultimo (e pesante)carico gettato sul tavolo da RupertMurdoch. In pochi giorni, il tabù <strong>dei</strong>contenuti internet a pagamento è statomesso in discussione. Scatenando entusiasmo(«Era ora che i grandi gruppiinternazionali prendessero coscienzache non si può più regalare niente», ilcommento di Andrea Riffeser Monti,a.d. di Poligrafici Editoriale) e, nel contempo,numerosi appelli alla prudenza.Perché è vero che in un momento incui i conti non tornano e la pubblicitànon basta più, pensare di monetizzarei numeri delle audience online rappresentauna prospettiva allettante, ma èaltrettanto vero che si tratterebbe diuna rivoluzione di carattere culturale.Da far digerire con calma al propriopubblico. Lo ha ben sintetizzato il presidentedel gruppo L’Espresso CarloDe Benedetti sulle pagine de Il Sole24 Ore: «Voglio partire da un piccoloappello a essere prudenti. “Tutto apagamento” rischia di diventare unaformula magica esattamente comeieri lo era il “tutto gratis”. Per i giornaliesiste certamente uno spazio perconquistare utenti web disposti a pagarei contenuti giornalistici. Per avereun valore commerciabile, i contenutidevono avere un alto tasso di esclusivitàe di valore aggiunto». Come dire,poche chances per i contenuti generalisti,che l’utente potrebbe reperiregratuitamente, grandi opportunità perquelli specializzati o le news locali. «E’una bella idea - ha dichiarato al convegno“Crescere tra le righe”, AntonelloPerricone, a.d. Rcs MediaGroup -, maè molto complicato realizzarla, perchébisognerebbe trovare delle nicchie».Sarà una grande sfida all’insegna dellaqualità. Lo ha ribadito nel medesimocontesto John Elkann, presidentede La Stampa, sottolineando chel’importante «è dare ai propri lettoriquello che loro interessa, valorizzarloal meglio anche con l’aiuto dellatecnologia e farsi pagare per questo».Anche per il direttore del Corriere dellaSera, Ferruccio de Bortoli «la sfida<strong>dei</strong> micropagamenti è interessante,se si riesce a dare all’utente un serviziopersonalizzato». Cosa, come equanto fare pagare è poi tutta un’altrastoria. «Non illudiamoci - ha ribadito a• Da sinistra, in senso orario: Giancarlo Cerutti(presidente Sole 24 Ore), John Elkann (presidenteLa Stampa), Antonello Perricone (amministratoredelegato Rcs MediaGroup) e Carlo De Benedetti(presidente gruppo L’Espresso)questo proposito a Bagnaia GiancarloCerutti, presidente del Sole 24 Ore- di passare da tutto gratis a tutto apagamento: il passaggio deve esseregraduale». Necessità sottolineata anchedal direttore della Gazzetta delloSport Carlo Verdelli, in un’intervistasulle pagine del quotidiano di Confindustria.«La sfida dell’immediato- sottolinea - è trovare il giusto mixdi contenuti a pagamento e gratuiti.Credo che oggi la rete debba aiutarela carta». Più tiepido Paolo Mieli, che(sempre al convegno organizzato daAndrea Ceccherini) ha sottolineato ilrischio che «tutti quelli che immettonosul mercato notizie non verificateabbiano più possibilità di guadagnarerispetto a chi si è invece impegnato averificarle». «La chiave di volta - concludesu Il Sole Paolo Nusiner, d.g. diAvvenire - è il consumatore, dobbiamoassecondare i nostri lettori».Tabloid 3 / 200931


Le nuovePrimo frontiere pianotrend in ascesa, ma E’ Ancora una nicchiaNotizie semprepiù “mobili”Nielsen Online comunica i dati sugli accessi a internetda cellulare durante il primo trimestre del 2009:per le news +38% di utenti unici rispetto al 2008.Grande crescita per social network, scommesse e finanzadi Maria ComottiEppur si muove. Una nicchia, certo,che però, in un contesto economicoin cui tutto sembra condannato, perben che vada, all’immobilismo, mostratimidi segnali di crescita. Dandoqualche indicazione di rotta persinoal mondo dell’editoria.Parliamo di internet mobile, e dell’attitudinedegli italiani, anche quandofisicamente lontani dagli schermi <strong>dei</strong>computer, a non lasciarsi sfuggire lecommodities della Rete o, perché no,le ultime notizie. Scorrendo gli ultimidati comunicati da Nielsen Online,relativi al primo trimestre del 2009, siscopre infatti che il 13% degli utentidi telefonia mobile, vale a dire circa6 milioni di individui, si è connessoa internet dal cellulare o da un altrodispositivo mobile almeno una voltaal mese, con una media per personadi 10 accessi mensili ognuno delladurata di 11 minuti. «Rispetto agliaccessi a internet via pc - spiegaOmbretta Capodaglio, marketingmanager Nielsen Online - emerge ilsuccesso <strong>dei</strong> siti che forniscono informazionidi necessità contingente,come il meteo, le mappe, o i siti perconoscere i risultati degli eventi sportivi,mentre in entrambi i casi figuranonella top 10 i portali, le email, i motoridi ricerca e le news».Già, le notizie. Nel novero delle categoriepiù visitate sono tra quelleche mostrano una maggiore vitalitàe crescita, nonostante rappresentinoancora solo il 37,8% delle “preferenze”espresse da chi si collega allaRete via mobile. Un dato, però chenel primo trimestre del 2008 era al32,3%.Questo significa che a distanza diun anno gli utenti unici del “generenews” sono cresciuti del 38%, cosìcome è salito del 25% (passandoda 7,7 a 10) il numero di visite mediemensili per persona e il tempomedio per visita (era di 9 minuti nelprimo trimestre 2008, è passato a 10nell’omologo periodo del 2009, conun incremento dell’11%).«Da segnalare - prosegue la Capodaglio- la grande crescita dellapercentuale di navigatori mobileche accedono ai siti di informazionefinanziaria e business, quasi raddoppiata:la crisi economica degliultimi mesi fa evidentemente sentirel’esigenza di essere costantementeinformati s questi temi di grandeattualità». Scorrendo la top ten <strong>dei</strong>siti del segmento news, nel primotrimestre 2009, non stupirà dunquetrovare, subito dopo SeatPG Direc-Le categorie web più visitate via mobileCategoria Penetrazione Penetrazione Visite medie mensili Tempo medioutenti mobile sui navigatori attivi per persona per visita (min.)internet mobileTotale internet mobile 13,2% 100,0% 10 11Portali 11,5% 87,6% 0 12Email 6,9% 52,6% 20 10News 5,0% 37,8% 10 10Entertainment 3,4% 25,4% 5 9Ricerca 3,3% 24,9% 12 10Meteo 2,5% 19,1% 9 8Musica 2,4% 18,3% 6 17Guide città/mappe 2,3% 17,5% 6 11Sport 2,2% 16,5% 8 12Tecnologia/Scienza 2,1% 15,6% 5 12Fonte: Nielsen Online - Mobile Media View, 1° trimestre 2009, dati mensili32 Tabloid 63 / 2007 2009


Le nuovefrontieretories Online (con una percentualedi penetrazione sui navigatori attivinell’internet mobile del 12,1%), Il Sole24 Ore: 10% di “share” con unamedia di 10 visite medie mensili perpersona e un tempo medio di visitadi 11 minuti. A seguire, La Repubblica(9,6%), Google News (8,7%), ilCorriere della Sera (8,3%), Mediaset.it (8%), Ansa (7,1%), Libero News(5,9%), TgCom (5,7%) ed EditorialeDomus/Quattroruote (4,5%).Certo, i numeri sono ancora piccoli enon siamo di fronte al bengodi prefiguratosolo qualche anno fa da moltianalisti. «Ci confrontiamo - osservainfatti Layla Pavone, presidente IabItalia - con il rallentamento di un’evoluzionedata quasi per scontata daiconsumatori, che mostrano voglia diaccedere a questi contenuti, anchein maniera interattiva».Una tendenza, questa, emersa ancheal Mobile World Congress di Barcellonadello scorso febbraio. In quelcontesto sono stati presentati i risultatidi un’indagine condotta su largascala tra utenti di telefonia mobilein Europa e negli Usa, realizzata daNielsen per Tellabs. Il 71% degli utentistatunitensi e il 41% degli europeiha dichiarato di prevedere un aumentosigificativo dell’utilizzo <strong>dei</strong> servizidati in mobilità nei prossimi due anni.«Per gli utenti - ha commentato inquell’occasione Pat Dolan, vice presidenteper Europa, Medio Orientee Africa di Tellabs - tali servizi nonsono un lusso ma una necessità, chei clienti prevedono di acquistare nonostantela crisi economica».In particolare, l’Italia è risultata essereben al di sopra della media europea,dal momento che il 65% degliutenti attuali ha affermato di volerincrementare l’uso <strong>dei</strong> servizi dati inmobilità nei prossimi 24 mesi. Un terrenointeressante, dunque «anche se- prosegue Layla Pavone - si osservaancora nel nostro Paese una grandeframmentazione dell’offerta perquanto riguarda l’informazione e l’entertainment.E’ sicuramente difficilefare investimenti in questo settore daparte della filiera dell’editoria e dellacomunicazione, perché c’è crisi, eperché non c’è ancora un’audienceLe tipologie che crescono di piùSocial NetworkScommesseAzzardoAffariInformazionefinanziaria2,3%4,1%5,4%7,0%gen-marzo 2009gen-marzo 200812,1%14,4%Fonte: Nielsen Online - Mobile Media View, 1° trimestre 2009, dati mensilitale da far presagire una compensazionedegli investimenti dal punto divista pubblicitario». E, al di là delledifficoltà del mondo dell’editoria, amettere i bastoni fra le ruote allo sviluppodel settore ci si mette ancheun contesto che non brilla certo percompetitività. E’ recente a questoproposito la strigliata di Antitrust eAgcom agli operatori del settore <strong>dei</strong>servizi nella telefonia mobile.L’indagine conoscitiva congiunta delledue Authority ha evidenziato comesi tratti di un mercato che sta vivendoun vero e proprio boom (con un fatturatopari a cira 4 miliardi nel 2008),ma che pecca ancora di scarsa trasparenzae di condizioni sfavorevoliper i consumatori che impedisconola crescita di nuovi e più aggressiviconcorrenti. In particolare, per quantoriguarda Internet in movimento,le Autorità parlano di “condizionicontrattuali decisamente sfavorevoli.Gli utenti hanno infatti difficoltànell’orientarsi tra le offerte disponibilie nell’ottenere indicazioni attendibili,oltre che sul prezzo, sulla velocità e laqualità della connessione a Internet.Altrettanto difficile, come dimostrail fenomeno delle bollette pazze, ècontrollare la spesa”.«Le persone - commenta la presidentedi Iab Italia - devono fare i conticon un portafoglio che si è sgonfiato.La competition deve andare sulletariffe, ed è necessaria maggioretrasparenza. I consumatori sono dispostia pagare per alcuni servizi, chedevono essere però ben spiegati».Parlare di pagamenti e di news portaa un tema di forte attualità, dopo lerecenti dichiarazioni di Rupert Murdochsull’intenzione di inaugurarel’era della microtariffazione per gliarticoli online.E’ troppo presto per fare questi ragionamentisul versante dell’Internetmobile? «Gli utenti - conclude LaylaPavone - si sono abituati in Rete afruire gratis <strong>dei</strong> contenuti. Il mobileha ancora un’aura di verginità in talsenso. Certo che se si parla di “snacknews” nessuno si aspetta di pagare,dal momento che può trovarle ovunquegratis. Il discorso è diverso sel’offerta è quella di un servizio personalizzatoe specializzato». Tabloid 3 / 200933


Primo pianoDal festival internazionale del giornalismo di perugiaQuando la passioneaguzza l’ingegno“Fare il giornalista. Un altro modo è possibile”: è’ stato tra gli incontri più seguitial Festival di Perugia, nella prima settimana di aprile. Da freereporter.info a euroreporter.eu, da Wilder a Current Tv, le esperienze più innovative diventate anche un businessdi Amelia Beltramini*Chiudono le testate di carta, ma contemporaneamentec’è chi inventanuovi modi per far circolare le notizie.Non a caso “Fare il giornalista. Unaltro modo è possible” è stato unodegli incontri più affollato del Festivalinternazionale del giornalismo svoltosia Perugia la prima settimana di aprile.E i giornalisti dimostrano, ancora unavolta, che si può perdere il posto, maquesto lavoro non lo si lascia.Un esempio è freereporter.info, unapiattaforma web multitematica e multilinguisticadi reporter freelance ideatae fondata da Stefano Valentino. «Sedovete comprare un paio di scarpevi fidate più di un ambulante o di unnegozio di calzature?» dice Valentino.«Il negozio offre maggiori garanzie. Efreereporter trasforma l’ambulantein un negozio: così il freelance ha unmarchio che garantisce per lui anchese è giovane e nessuno ancora lo conosce.Basta che sia bravo». Infatti lapiattaforma vende reportage e inchiesteprodotti dai giornalisti freelance aimedia di tutto il mondo. «Al freelancemanca il marketing. Questo tipo dilavoro gli porta via almeno metà deltempo: 4 ore ogni giorno e ne restanosolo 4 per cercare informazioni e scriveregli articoli. Il sito web è la vetrinache propone e fa pubblicità alle storie,le distribuisce e le amministra: è il marketingdel freelance. La piattaforma ècondivisa da più giornalisti internazionaliche mettono anche i loro contattinelle varie redazioni in un databaseunico formato dai capiredattore delleprincipali testate di più paesi. Con unamail automatica la piattaforma inviale proposte a tutti i capiredattore: sel’articolo viene pubblicato su 3 testatedi 3 paesi diversi il freelance arriva aguadagnare anche più di un redattoredipendente e il suo articolo diventacome un lancio di agenzia che vieneripreso da vari giornali. Questo cambiail modo di fare giornalismo: alla partenzail freelance pensa a 2-3 storie contaglio diverso da vendere a giornalidiversi in modo da pagarsi il viaggioe l’inchiesta. E questo può essere unvantaggio rispetto al giornalista dipendente:un inviato può scrivere solo perun giornale, il freelance scrive per tuttii giornali che vuole. Insomma comel’agenzia Magnum vende foto, noivendiamo inchieste. Per ora sembrafantagionalismo, ma non è così. I costidella piattaforma, 35 mila $ sono stati• La lectio magistralisdi Sergio Romano al Teatro Pavoneper il Festival di Perugiacoperti da privati; la gestione costa50 mila $ l’anno che vengono copertida altri sponsor come l’Ue. Benchèsia partita da poco, sono già clientidella piattaforma ilSole24ore, Diario,Il Giornale, la Repubblica e il Venerdìdi Repubblica, Oggi, Panorama, FamigliaCristiana, il Messaggero, LombardFinanza e alcune testate straniere comelo statunitense Bismarck Tribune,la belga Mondiaal Nieuws e la coreanaSisa-In. Fra i partner di freereporteralcune associazioni internazionali dicategoria come l’Associazione giornalismoinvestigativo, l’agenzia internazionaleInternet press service,il Center for investigative journalism,L’international federation for environ-Luca Pinali©34 Tabloid 63 / 2007 2009


Primo pianoLuca Pinali©• Dibattiti, spettacoli, conferenze,in teatro come all’aperto: lapartecipazione all’evento perugino èstata sempre numerosaIl “bilancio”Una kermessedi gran richiamomental journalism, il Forum for Africaninvestigative reporters, e il PascalDecroos, un fondo belga-fiammingoche promuove il giornalismo investigativo.Non contento, Valentino haavuto un’altra idea: l’informazionesu misura. E ha fondato Euroreporter.eu, un portale che offre informazionea pagamento da Bruxelles. Invece dinotizie genericamente destinate a tuttigli utenti, fornisce gli specifici contenutiche il singolo utente ha chiesto,spiegando novità, scenari, vantaggi esvantaggi attraverso inchieste, analisie commenti di esperti. I clienti sonoimprese, istituzioni pubbliche, associazionidi categoria, liberi professionisti,e in genere chi ha bisogno di essereaggiornato sulle iniziative europee inpreparazione, approvazione o attuazioneche riguardano il loro settore diattività. È il settore del giornalismo arichiesta, che sta affermandosi ancheall’estero.Negli Usa per esempio c’è Spot.us, unsito di informazione locale che consenteai lettori di incaricare i giornalistidi fare inchieste per loro conto su temiimportanti ma non seguiti dai media.Tutte le donazioni (cifra base 20$), sonodeducibili dalle tasse e se successivamentequalcuno compra diritti diesclusiva sul contenuto, le donazioniraccolte vengono rimborsate. Fra leinchieste che stanno raccogliendofinanziamento in questo momento cen’è per esempio una sulla polizia diOakland, sospettata di violenze, cheha già raccolto 780 $, ma ne mancanoancora 220 per arrivare al budgetprevisto.Alberto Gottardo©Gabriele Immirzi è un altro esempiodi inventiva. Oggi direttore di Wilder,società nata nel 2000 su iniziativa di ungruppo di autori, registi e giornalisti conl’idea di produrre trasmissioni televisivedi carattere culturale. Oggi wilder.itfa parte di Fox International channelse realizza documentari, programmi diinformazione, infotainment e fiction.Un gruppo di giovani giornalisti giàaffermati collabora alla realizzazione<strong>dei</strong> programmi di approfondimento.Wilder è alla continua ricerca di collaboratoriper le sue produzioni.Per gli aspiranti videomaker c’è CurrentTv, la televisione lanciata dal PremioNobel Al Gore cui versione italiana,che risale a maggio 2008, è diretta daTommaso Tessarolo. Al Gore, resosiconto della profonda manipolazione<strong>dei</strong> media ha creato un canale televisivoe un progetto on line integrati: unmodo per consentire a chiunque dipartecipare alla creazione del palinsestoe dell’universo on line. Oggi il 30%di quello che va in onda su CurrentItalia è fatto dagli spettatori, e il 70%da giornalisti. La piattaforma mette online il prodotto di tutti, ma entrano nelpalinsesto solo i contributi più interessanti.I formati inviati dagli utenti, i Pod,vengono pagati in base alla qualitàfra 500 e 1000 € , e hanno lunghezzamedia di 5’-7’. Sul sito c’è anche unvideo tutorial, per aiutare i videomakera confezionare un buon prodotto. SuiPod la redazione interna fa un doublecheck giornalistico controllando le fontie verificando tutti i dati contenuti primadi mandarli in onda. *consigliere <strong>Ordine</strong> della LombardiaLuca Pinali©Grande successo di pubblicoper la terza edizione del FestivalInternazionale del Giornalismo (inprogramma a Perugia lo scorso1-5 aprile) con una media di oltre6.000 presenze al giorno e picchianche superiori nelle giornatedi venerdì e sabato. Segno cheil programma, forte di oltre 250ospiti e più di 100 eventi, è riuscitoa convincere addetti ai lavori enon. Performance confermateanche per il “Festival on line”:4.000 utenti unici al giorno peril sito, 10.000 visite al giorno datutto il mondo alla web tv e 20.000video al giorno scaricati. Meritosoprattutto <strong>dei</strong> 200 volontari chesono arrivati da tutto il mondo:hanno scritto per il Magazine oltre160 articoli in 5 lingue e hannoseguito gli eventi con dirette web.Il Festival ha richiamato anchegli allievi di scuole di giornalismoitaliane tra cui la IULM di Milano,il Master in Giornalismo di TorVergata, il Ducato di Urbino, lascuola di Teramo e perfino unadelegazione di giovani giornalistidall’Australia, una scuoladall’Olanda e la City Universitydi Londra. Lo spazio riservato ainuovi media, una delle novità piùimportanti di questa edizione conuna sezione speciale dedicata ablog-giornalismo, social media,giornali on line, ha portato aPerugia esperti, giornalisti e alcunitra i blogger più influenti dellaRete. Tra gli ospiti relativi allealtre sezioni dell’appuntamentodi Perugia, si possono ricordare ilgiornalista statunitense SeymourHersh, Sergio Romano, PetraReski, Rosaria Capacchione,Alberto Spampinato, Lirio Abbate,Peter Gomez. Già stabilite ledate della quarta edizione: siterrà dal 21 al 25 aprile 2010.Tabloid 3 / 200935


Primo pianobernard spitz: gli stati generali e il libro verdeRicetta francesecontro la crisiL’intervento dell’Eliseo per salvare la carta stampata.Se ne è discusso alla Fondazione Corriere della Sera conCarlo Malinconico (Fieg), Franco Siddi (Fnsi) e Ferrucciode Bortoli. Le risposte (a Bagnaia) di Paolo BonaiutiSeicento milioni di euro di aiuti in treanni e una serie di provvedimenti cheridaranno una boccata d’ossigeno alsettore dell’editoria francese. Questala ricetta varata a inizio anno dall’Eliseoper curare un malato cronico come lacarta stampata d’oltralpe, ventesimain Europa per diffusione <strong>dei</strong> giornali.Un intervento che, nonostante la notoria“frizione” tra il presidente Sarkozye il mondo del giornalismo, ha messotutti d’accordo. Perché è stata la ratificadi un processo lungo e condivisoda tutte le parti in causa, gli StatiGenerali della Stampa, sfociati nellastesura del “Libro Verde” che ha fattoil punto della situazione proponendo93 misure per salvarsi. A spiegare letappe e i contenuti di questo percorsoè stato lo scorso 15 aprile alla FondazioneCorriere della Sera BernardSpitz, maître des requêtes al Consigliodi Stato, che ha coordinato gli StatiGenerali. A rilanciare il tema rispettoal contesto italiano sono intervenuti,dopo i saluti del presidente RcsPiergaetano Marchetti, Franco Siddi,segretario generale Fnsi, Carlo Malinconico,presidente Fieg, coordinati daldirettore del Corriere della Sera FerruccioDe Bortoli (di cui riportiamo unasintesi degli interventi). La risposta delgoverno è arrivata a distanza di pocopiù di un mese, al convegno “Cresceretra le righe” dell’Osservatorio PermanenteGiovani Editori. Il sottosegretarioalla Presidenza del Consiglio PaoloBonaiuti ha “promesso” di convocareun tavolo tecnico <strong>dei</strong> giornalisti e deglieditori per stabilire come sarannoassegnati i 20 milioni stanziati dal governoper gli ammortizzatori sociali; dioffrire un abbonamento gratis per seimesi a un quotidiano o a un periodicoai giovani che hanno partecipato alprogetto “Il quotidiano in classe”, alcompimento <strong>dei</strong> 18 anni. E, dulcis infundo, di indire anche in Italia gli StatiGenerali dell’editoria.Bernard Spitz: risposteconcrete e visioni di sistemaCome siamo arrivati al “Libro Verde”?Tutto è partito da una dichiarazionedel presidente Sarkozy, nel maggio2008, quando affermò la necessitàdi organizzare gli Stati Generali dellastampa, per cercare di arginare lacrisi con proposte concrete. La crisiè mondiale, certo, ma in Francia èaggravata da una serie di handicapstrutturali, tra cui la produzione troppocostosa, distribuzione e investimentiinsufficienti. La prima preoccupazioneè stata quella di garantirela massima neutralità politica alladiscussione, per arrivare a definire,coinvolgendo tutte le categorie, unavisione della stampa del futuro e unaserie di misure immediate. La drammaticitàdella crisi ha dato coscienzaagli attori che questa era l’ultimaopportunità da prendere: alla fine delpercorso c’è stato pieno consensosulle misure proposte e sul fatto chenon fossero “sotto agenda politica”. Agiugno è stato definito un comitato dipilotaggio e quattro gruppi di lavoro,che hanno discusso per dieci settimanesui mestieri del giornalismo,sui problemi strutturali, sullo “choc”di Internet e sul rapporto tra stampae società, in termini di pluralismo,contenuti, concentrazioni. A gennaioè stato presentato il “Libro Verde”e a giugno il presidente ha preso ledecisioni, consapevole della necessitàdi proporre misure d’urgenza perridare ossigeno al settore. Abbiamocosì ottenuto una moratoria sull’aumentodelle tariffe postali per l’annoin corso. Per aiutare gli edicolanti, inmolti casi costretti a chiudere a causadegli scarsi guadagni, abbiamoproposto una serie di sgravi fiscali.Si è poi deciso di riorientare le spesedello Stato inserzionista pubblicitario:si spendono 100 milioni all’anno perle campagne interministeriali, fino adora solo il 20% di questo budget eradestinato alla stampa, lo abbiamoportato al 40%. Siamo intervenuti anchesu questioni di sistema. Abbiamoraggiunto un accordo per una nuovainterpretazione più tollerante (senzamodifiche per via parlamentare, cheavrebbero innescato un dibattito ideologico)all’obsoleta legge Bichet, chepone limiti molto rigidi alla distribuzione<strong>dei</strong> giornali. Abbiamo inoltre postoIn Italia ci vuole coraggio: sarebbenecessaria una seria riforma di sistema36 Tabloid 3 / 2009


Primo pianole basi per adattare il quadro giuridico<strong>dei</strong> diritti d’autore e abbiamo definitouno statuto per l’identificazione deglieditori puri sul web, gli unici che d’orain poi potranno beneficiare degli aiutistatali. Per conquistare nuove tipologiedi pubblico offriremo, a partire dasettembre, un abbonamento gratuitoannuale (pagato per metà dallo Statoe per metà dagli editori) a un giornalea scelta a tutti i neo-diciottenni.Guardando alle prospettive, occorresottolineare che siamo in un momentodi transizione con situazioni moltodiverse a seconda <strong>dei</strong> generi di giornalie <strong>dei</strong> gruppi. Per quanto riguardala stampa nazionale di qualità, la miaconvinzione è che la soluzione sarànel servizio a pagamento. Per la tvoggi si paga, negli Usa si paga ancheper la radio, e idee che potevanosembrare irrealistiche poco tempo fa,oggi non lo sono più, perché siamoin un sistema dinamico. In futuro sipagherà il valore aggiunto, ovverola qualità, l’affidabilità, la capacitàdi selezione. Il modello della cartascritta si rovescerà rispetto a oggi:il sistema di base sarà su Internet, apagamento, e il servizio aggiunto saràsu stampa. Tutte le soluzioni sonoaperte: l’importante è prendere decisionicon il consenso di tutti gli attori,nella convinzione che è in gioco unaparte importante della democrazia.Ferruccio De Bortoli: la stampagarante dell’identità nazionaleSi è molto insistito sul metodo, e aragione, perché il percorso degli StatiGenerali in Francia ha coinvolto tutte leistituzioni a partire dal Presidente dellaRepubblica, tenendo ben presenteche quella dell’editoria non è un’industriacome tutte le altre. In Francianon si sono occupati della crisi di unsettore, ma di un pezzo significativo einsostituibile della loro identità nazionale,con una consapevolezza culturaleche in Italia non c’è. Purtroppoquesta centralità della questione nelnostro Paese fatichiamo ad imporla,il più delle volte viene scambiata peruna sorta di lamentazione corporativa.Spesso c’è una piena sottovalutazionedell’importanza di avere una stampae un’editoria custodi delle tradizioni edella cultura di un Paese.Carlo Malinconico: gli inputdel momento non servonoIn Italia la sensazione più profonda diquesti mesi è che la mancanza di unmetodo e di un quadro generale ciporti a delle scelte anche importantimolto contraddittorie. Gli interventi inmateria di stampa sono stati attuatiandando a caccia del veicolo legislativopiù urgente, con il rischio di averepoi delle ricadute negative. Bisognasapere esattamente le ricadute dellesingole scelte sul sistema, se davverovogliamo che la carta stampata abbiacome obiettivo la tutela del pluralismoe della democrazia. La sigla del contratto,in fondo, è stato un elementodi metodo in cui le parti hanno considerato,ciascuna partendo dalle proprieposizioni, quali erano gli obiettivi.Con uno sforzo enorme le parti sonoarrivate a un quadro che ci consentedi affrontare la sfida e soprattutto lagravissima situazione del 2009. Dalgoverno ci aspettiamo una considerazioneche tenga conto degli sforzifatti. Il sistema dell’editoria, regolatoda leggi nate in un contesto totalmentediverso da quello di oggi, e cheha tanti difetti ereditati dal passato,penso vada rivisto. Intanto, Stato edenti pubblici dovrebbero rispettare lalegge che prevede che le loro campagnepubblicitarie siano pianificateper il 60% sulla carta stampata (quotache scenderà al 50% con l’avventodel digitale terrestre), una norma oggiignorata su cui abbiamo sollecitatoun’indagine da parte dell’Autorità perle Garanzie nelle Comunicazioni.Franco Siddi: noi siamodalla parte <strong>dei</strong> cittadiniDagli Stati Generali ci arriva innanzituttouna proposta di metodo. Perchénoi italiani agiamo spesso sul pianodella legislazione, ma non riusciamoad affrontare il nodo del sistema.L’ultima riforma è dell’81, da allorail quadro è cambiato e nel frattempoè arrivata la crisi. Oggi stiamo dandorisposte di piccolo momento: una laabbiamo data col contratto, affrontandoil nodo degli ammortizzatorisociali. Abbiamo realizzato un sistemabilaterale, un modello che integratocon l’intervento statale portaa condizioni di nuovo welfare per ilsettore. Servivano risposte di tutelaimmediata, ma abbiamo bisogno diun quadro più ampio, fatto con interventiche vadano sì nella direzione delrecupero di redditività delle imprese diinformazione, ma che puntino anchead assicurare che il pubblico trovi igiornali necessari e utili, un bene perla democrazia. Dobbiamo ripensarei modelli e puntare all’integrazione,facendo una grande alleanza con glieditori, ma non ce la faremo se nonriusciremo a definire alcuni standardminimi cui attenersi: l’occupazioneprofessionale regolata da contratti, lanecessità di non confondere la comunicazionecon l’informazione, unapiena trasparenza delle proprietà. Comeparti sociali però abbiamo ancheil dovere di rimettere al centro dell’interessela premessa più importante:il fatto che l’informazione è un beneessenziale per la vita di ogni cittadino.Ecco perché il governo non deveavere paura di indire anche in Italia gliStati Generali, in modo pluralista e trasparente.Ed ecco perché dobbiamoridare valore alla qualità <strong>dei</strong> giornalie recuperare progettualità. Abbiamodato al governo un saggio di cose chesi possono fare: aspettiamo di essereconvocati per dare uno sbocco operativoad alcune ipotesi di lavoro su cuile parti sociali hanno fatto tutto interoil loro cammino, allentando anche icosti per lo Stato. Il nostro partito èquello <strong>dei</strong> cittadini. Tabloid 3 / 200937


L’angoloPrimo della legge pianoprosegue la carrellata sulle violazioni deontologiche più frequentiPrivacy e false notizieTutti i casi da evitareUn periodico di settore non può diventare catalogo pubblicitario. Pubblicisti e conflittod’interessi. Non c’è violazione se è il soggetto a chiedere la pubblicazione di una fotodi Mario Consani*Proseguiamo la carrellata di case historyiniziata lo scorso numero di NewTabloid sulle più frequenti violazionideontologiche che arrivano sui tavoli<strong>dei</strong> consiglieri attraverso esposti osegnalazioni.Pubblicità-informazioneUn periodico di settore, per quantospecialistico, non può essere un catalogopubblicitarioLe pubblicazioni oggetto del procedimentodisciplinare sono dedicateall’illustrazione del servizio di garanziaed assistenza offerto dalle diversecase automobilistiche o di leasingagli acquirenti <strong>dei</strong> propri autoveicolie sono caratterizzate da alcuni “redazionali”esplicativi a commento cheescludono la possibilità di ricollegareil mensile alla categoria della stampaperiodica pubblicitaria, che deve uniformarsialla legge n. 47/1948, ma lacui peculiarità è l’assenza di articolidi informazione.Dalla lettura degli articoli che appaionosul giornale, al contrario,emergono chiaramente “espressionielogiative, magnificative e suggestive”inserite “in maniera artificiosa einnaturale nel contesto degli articoli”così come adeguatamente motivatodall’Autorità Garante della concorrenzae del mercato con il provvedimentoche ha irrogato una sanzionepecuniaria alla società editrice ed aglioperatori pubblicitari interessati dagliarticoli.Tale condotta determina una illegittimaconfusione tra il ruolo di chi dà unmessaggio giornalistico e quello dichi dà un messaggio pubblicitario, inquanto cela dietro una pubblicazionegiornalistica la più chiara espressionedi pubblicità occulta.Violazione della privacyLa tutela rafforzata a favore <strong>dei</strong> minoriè applicabile anche dopo la mortedel ragazzoLa tutela rafforzata si deve estendereanche al caso di suicidio del minorenneo invece trova un limite nel fattoche il soggetto non può più essere“danneggiato” direttamente dalla diffusionedi particolari non essenzialiche riguardano la sua vicenda?In proposito, è necessario tenerepresente la pronuncia del Garantedella privacy emessa nel dicembredel 2006 : “Nell’esercizio del dirittodi cronaca, per il quale non c’è necessitàdel consenso dell’interessatoper dati personali purché si rispetti ilprincipio dell’essenzialità dell’informazione,se i protagonisti sono minori,vanno rispettate anche le ulterioridisposizioni del codice deontologicoche garantiscono una specifica tuteladella figura <strong>dei</strong> minori coinvolti chenon viene meno con la loro morte”.A prescindere dal particolare contestosociale nel quale viene diffusa lanotizia, (cioè, anche se in un certo ambienteviene vissuta senza particolarescandalo, ndr) il limite posto dalle normedeontologiche deve essere sempre– con applicazione e valutazione fattacaso per caso, ovviamente – in qualchemodo rispettato.Indipendenza del giornalistaQuando il secondo lavoro del pubblicistaconfligge con il ruolo dell’informatoreIl giornalista pubblicista è per definizionelibero di svolgere contestualmenteall’attività di giornalista un’altra professione,ma quando svolge la funzionedi giornalista non può trovarsi in alcunmodo condizionato da qualsivoglia altroincarico. E questo costituisce di persé un limite al diritto di cronaca citatodalla difesa, ma è un limite non tantoaccettato quanto voluto dalla nostracategoria attraverso l’introduzione dellaCarta <strong>dei</strong> doveri del 1993 e prima ancoracon una conforme interpretazionedell’art.2 della legge professionale.E per quanto riguarda tutti gli articolicontestati, questi principi appaiono violati.In ciascuno di questi casi il collegaha esercitato sì il suo diritto-dovere dicronaca in quanto giornalista - e nonè in discussione la rilevanza delle notizieche ha trasmesso - ma lo ha fattotrattando argomenti e riferendo di progettiche riguardavano anche aziendeprivate ed enti pubblici con i quali egli,in quanto socio di un’agenzia di comunicazione,intratteneva rapporti di tipoeconomico.Foto “raccapricciante”Non c’è violazione deontologica sela richiesta di pubblicazione viene dalsoggetto ritrattoNel caso in esame (una signorafrancese deformata dalla malattia,che chiedeva di essere ammessaall’eutanasia, ndr) visto il divieto di38 Tabloid 63/ / 2009 2007


L’angolodella leggepubblicazione di foto “particolarmenteraccapriccianti” intese come lesivedella dignità della persona e delcomune sentire, il Consiglio ritieneche la foto di cui si discute non sia“particolarmente raccapricciante” inragione delle evidenze emerse nelprocedimento che vanno valutateglobalmente, in quanto solo da talecomplessiva valutazione emergonole ragioni morali che hanno indottoalla pubblicazione della foto.E tali ragioni vanno ritrovate nella richiestadi pubblicazione fatta dallastessa persona ritratta ai fini dellamassima diffusione della sua foto perincrementare l’interesse pubblico aldibattito in corso al quale, peraltro, èanche preordinata la libertà dell’informazione.Non può dunque ravvisarsiuna lesione né della dignità della personané del comune sentire nella fotopubblicata dovendosi tener conto diun necessario bilanciamento tra tuttii valori enunciati.Notizia falsa o inventata“Il Consiglio comunale si è riunito”. Manon è veroLa pubblicazione di un articolo cheriferisce della seduta di un Consigliocomunale che in realtà non s’è maisvolta, non merita di per sé particolaricommenti, tanto appare evidente laclamorosa violazione <strong>dei</strong> più elementariprincipi attinenti la professionedel giornalista.Basti, per tutti, ricordare questopassaggio della Carta <strong>dei</strong> doverirelativo al controllo delle fonti: “Ilgiornalista deve sempre verificarele informazioni ottenute dalle suefonti, per accertarne l’attendibilitàe per controllare l’origine di quantoviene diffuso all’opinione pubblica,salvaguardando sempre la veritàsostanziale <strong>dei</strong> fatti”.Non sembrano necessarie ulterioriosservazioni sulla gravità del fatto insé, che fra l’altro confligge con elementariprincipi sanciti dalle normedeontologiche: “<strong>Giornalisti</strong> (...) sonotenuti (...) a promuovere (...) la fiduciatra la stampa e i lettori . Il rapporto difiducia tra gli organi d’informazione ei cittadini è la base del lavoro di ognigiornalista”.Nel caso di specie si tratta dunquedi accertare se il gravissimo fattoavvenuto sia riconducibile alla direttaresponsabilità dell’incolpato, cherisulta come autore del pezzo. (...) Sene deve dedurre che quello lasciatosul computer redazionale fossein realtà non un semplice elenco diappunti ma qualcosa di molto simileall’articolo che in effetti è statopubblicato. Se così è, a prescinderedalla valutazione sul possibile dolodell’incolpato in merito a quanto èavvenuto, resta però il fatto che ilcollega ha agito come minimo constraordinaria superficialità nel violare,per colpa, le norme fondamentalidella professione. * consigliere <strong>Ordine</strong> della LombardiaDal Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della LombardiaI procedimenti disciplinariEcco il lavoro del Consiglio per quantoriguarda i procedimenti disciplinari esaminatinel periodo <strong>dei</strong> mesi di maggio e giugno.Sul portale dell’<strong>Ordine</strong> poi in un appositoform saranno pubblicati gli atti completi <strong>dei</strong>procedimenti disciplinari che attengono allesanzioni comminate.Esposti esaminati : 3Esposti trasferitiad altro <strong>Ordine</strong> : 0Archiviazioni: 0Procedimentidisciplinari aperti: 1Procedimentidisciplinari sospesi: 0Hanno subito:- sospensione di 2 mesi la giornalistapubblicista Maria Teresa Ruta- sospensione di 2 mesi il giornalistaprofessionista Roberto PapettiTabloid 3 / 200939


L’osservatoriosull’esterola fame di news non tramonta, cambiano le abitudiniInternautisenza giornaliUno studio americano rivela che il 22% <strong>dei</strong> “navigatori”ha cancellato l’abbonamento ai giornali a stampa, perchétrova lo stesso prodotto online: un problema di offerta?a cura di Pino Rea per Lsdi*Molti lettori negli Usa stanno virandoverso il web per leggere gli articoli diquotidiani e riviste. Ma finiranno perrinunciare definitivamente alla carta?In molti casi sì. Lo dimostra un recentestudio della Annenberg Schoolfor Communication, che fa capoalla University of Southern California.Lo rileva l’European JournalismCenter, spiegando che la ricerca hascoperto che il 22% degli internautihanno cancellato l’abbonamento aigiornali a stampa perché possonotrovare lo stesso prodotto online.Lo studio sottolinea però che l’at-taccamento al giornale di carta nonè morto, tanto che il 61% degli utentidi internet che leggono i giornali cartaceine sentirebbero la mancanza seessi scomparissero (più “nostalgici”rispetto all’anno scorso, quando eranoil 56%). Questi dati si assommanoa quelli resi noti nei giorni scorsi secondocui le perdite nella diffusione<strong>dei</strong> giornali stanno crescendo piùrapidamente di prima. Mediamentele vendite <strong>dei</strong> quotidiani sono scesedel 7,1% nel semestre ottobre-marzorispetto allo stesso periodo dell’ annoscorso, secondo una analisi dell’Au-dit Bureau of Circulation. Parte diqueste perdite, come i giornali si sonoprecipitati a sottolineare, derivanodal taglio di quella parte di diffusioneconsiderata non redditizia, come lecopie date gratis agli hotel, per esempio.Ma la ricerca dell’Annenbergsuggerisce un cambio di direzionepiù rapido e permanente. E questoperché con Internet siamo solo ai primipassi. Questa è la valutazione diuno degli “inventori’’ della Rete, TimBerners Lee. In effetti ancora solo il23% della popolazione del pianetausa correntemente Internet, secondoPer la carta stampata la previsione è di un -30%Pubblicità a picco: nel 2009 -11% negli UsaIn Italia come in Usa, il 2009 potrebbe essere l’annonero della pubblicità. Nel primo trimestre i magazineUsa hanno perso il 26% delle pagine pubblicitariesul 2008, stima il Publishers Information Bureau. Lapeggiore performance è stata quella del magazinegeneralista U.S. News & World Report (-69%), seguitoda Condé Nast Portfolio, rivista di affari e finanza apertadue anni fa (-60,9%). Vanno male anche Ser Padres(-60,2%), il Techology Review (-58,2%) e il celebreWired (-57,2%). Meno pubblicità anche sulle rivistesportive Boating, Sporting News, Boating Life, SportFishing, Power & Motoryacht e Power Cruising. Tuttisi attestano sul -50%. Solo 15 delle riviste monitoratepossono vantare numeri positivi. Le grandi case editricinon sono andate bene, dalla Hachette Filipacchi Mediaalla Hearst Magazines. Alla Time Inc. va bene soloSports Illustrated Kids (+30%), in Condé Nast solo ilmagazine Golf World (+0,2%). Il crollo della pubblicitànon è una sorpresa. Già nei quattro trimestri del 2008si erano registrate perdite, nell’ordine, del 6,4%,8,2%, 12,9% e 17%. L’agenzia di consulenza ZenithOptimedia azzarda però una previsione non troppodrammatica: nel 2009 verrà perso complessivamentel’11% di pubblicità. La tv sarà a -8,7%, mentre per iquotidiani John Morton, esperto del settore, dichiarache “il 30% (in meno) non sarà una cifra lontata dallarealtà per i giornali più grandi”. Vittima sacrificaledi questo primo trimestre nero è stato il giornalepiù diffuso degli Stati Uniti, Usa Today: 527 paginepubblicitarie contro le 826 del primo trimestre 2008,il 28% in meno. Il giornale era forte di una tiratura di2,3 milioni di copie, ora sono previsti numeri più bassi.Preoccupa che ci siano state perdite per il 20% anchenell’online, solitamente immune ai mali della “carta”.40 Tabloid 63 / 2007 2009


L’osservatoriosull’esterol’International TelecommunicationsUnion delle Nazioni Unite, eil suo utilizzo è maggiore nei paesiavanzati. E non è un caso che, dicontro, solo il 5% degli africani navighial momento sulla Rete, come hareso noto un Rapporto pubblicato loscorso marzo. Ma questa percentualeè destinata a crescere, soprattuttonelle zone sviluppate, dove le possibilitàdi accesso mobile a internetandranno crescendo, rendendo nonindispensabile fra l’altro l’uso delcomputer per collegarsi alla Rete,secondo quanto ha detto un altro“co-fondatore’’ della Rete, VintonCerf. Internet ha già condotto allosviluppo di attività economiche chenon avrebbero potuto esserci prima,mentre il numero di siti web si è gonfiatonegli Usa dai 500 del 1994 aglioltre 80 milioni attuali, con un numerocrescente di siti basati sull’user-generatedcontent, come i blog. Questonon significa però che sia suonatal’ultima ora per i giornali. La capacitàdi sopravvivenza <strong>dei</strong> gruppi editorialidipenderà dal ritmo di migrazione<strong>dei</strong> lettori dalla carta stampata alweb: il sistema ibrido online-offlinerisulterà nel breve periodo il modelloeconomico più valido. Questa la conclusionecui giunge l’ultima ricercadell’Osservatorio europeo di giornalismo,condotta da Piero Macrìcon la supervisione di Marcello Foa,intitolata “Giornali e Internet: comeuscire dalla crisi?”. Lo studio elencal’attuale “stato dell’arte”. La pubblicitàonline non cresce proporzionalmenteal notevole aumento <strong>dei</strong> lettorionline. L’abusata critica nei confrontidi Google “mangiabusiness” non ègiustificata, visto che se i giornalisi privassero del traffico generatodai motori di ricerca vedrebberodiminuire la propria audience di oltreil 50%. I costi industriali di unastruttura editoriale di tipo tradizionalepesano per il 60% sui costi diun’azienda, quando un’attività onlineavrebbe costi sei volte inferiori. Maquello esclusivamente online non èper ora un modello economicamentesostenibile. Come uscire da questocircolo vizioso? Secondo gli analisti,il giornalismo del futuro sarà multimedialee fortemente interattivo, maquesto richiede un cambiamento dimentalità e una logica di adattamentoche deve coinvolgere giornalisti, editorie pubblicitari. Il rifiuto ad oltranzadel cambiamento rischierebbe infattidi trasformarsi in autolesionismo.*Libertà di stampadiritto all’informazioneGiornali telematiciInternet: 40 mln di visitatori per MsNBCQual è il giornale telematico più cliccato degli Usa?Secondo una classifica pubblicata da Editor and Publisherper il mese di marzo, è quello della catena televisivaMsNBC, con quasi 40 milioni di visitatori. Segue, con unmilione in meno, la CNN. I due colossi hanno aumentatoi lettori - comparando marzo 2009 a marzo 2008 - rispettivamente del 9%e del 4%. Secondo i numeri di Nielsen Online, della stessa proprietà di E&P,la classifica prosegue con Yahoo! News, con quasi 38 milioni di visitatori(+16%), e AOL News, con 23,6 milioni (1%). Soltanto quinto il New YorkTimes (20 milioni), seguito da Fox News, i quotidiani del gruppo Tribune,l’aggregatore Google News, i giornali del gruppo McClatchy, il sito della tvABC. Scendendo nella Top 30, si nota che molti <strong>dei</strong> siti che si attestano sui10 milioni di visitatori mensili hanno avuto perdite. E’ il caso dell’editrice diUSA Today, la Gannett (-11%), lo stesso sito di UsaToday.com (-7%) e quellodella tv CBS (-7%). Sono andati molto bene l’edizione online del quotidianonewyorchese Daily News (+71%) e il blog di notizie e gossip politico TheHuffington Post (6,7 milioni di visitatori e un aumento del 27%).Informazione online“Rete” redditizia,i limiti e i rischiOggi non è immaginabileche la diffusione su internet,da sola, possa sostenerefinanziariamente la produzionedi informazione giornalistica digrandi redazioni con centinaiadi giornalisti. Guillaume Narvic,sul blog Novovision, pubblicasul tema la tesi di un masteruniversitario in Managemente Nuove tecnologie di unricercatore, Matthieu deVivie, dal titolo “La presse surInternet peut-elle être rentable?(L’informazione su Internetpuò essere redditizia?)”. Qualiscenari? La diversificazionedelle aziende giornalistiche suinternet, analoga a quella che hadisegnato il Figaro, che raccogliesiti di piccoli annunci o dicommercio online, con il rischioperò di una perdita di valore dell’identità della testata. Oppure, lacreazione di siti di “nicchia’’, dicontenuto molto specializzato,realizzati da giornalisti reattivie motivati, che raccolgonouna comunità di lettori.Questi formats dovranno peròaccontentarsi di livelli modesti intermini di audience e immaginare<strong>dei</strong> modelli economici ibridi.Eppure, negli Usa, secondo ilWall Street Journal, su 20 milionidi blogger, 1,7 milioni traggonodalla loro attività un reddito e per450.000 di essi il blog è la primafonte di guadagno. “Ma perquanto tempo ancora qualcosacome 500.000 persone chestanno gradualmente sostituendoi giornalisti professionisti,potranno sopravvivere senzaalcuna protezione sociale,codici etici, limitazionie in gran parte senza alcunaformazione?’’, si chiede MarkPenn, l’autore dell’articolo.Tabloid 3 / 200941


Colleghiin libreria“PROFESSIONE REPORTER”: una nutrita RACCOLTA DI ARTICOLI DI verI MAESTRIL’esempio <strong>dei</strong> grandinel giornalismo d’inchiestaEpisodi cruciali di cinquant’anni di storia del nostro Paese raccontati da Besozzi,Biagi, Bocca, Cederna, De Mauro, Fallaci, Montanelli, Nozza, Scalfari e tanti altri.Un severo ritratto e un’impietosa denuncia di antichi vizi e inedite magagne nostrani.a cura di Antonio AndreiniC’è chi lamenta la scarsità, nel giornalismoattuale, di inchieste indipendenti.E’, purtroppo, vero. Il giornalismod’inchiesta, praticato semprepiù sporadicamente sulla stampa ein televisione –a proposito, tornerà asettembre in RAI la coraggiosa MilenaGabanelli?-, si è dovuto rifugiare talvoltanei saggi, il cui successo di vendite,come nel caso di “La casta” diGian Antonio Stella e Sergio Rizzo, haconferito agli autori una “sacralità” digiustizieri, di indagatori inflessibili.Ma dove sono finite le buone inchiestedi una volta, quelle che indagavanoe scuotevano le stanze di ognipotere? Oltre che nei saggi, se netrovano alcune, esemplari, in “ProfessioneReporter”, oltre 600 pagine chetracciano la storia d’Italia attraversole più autorevoli firme del giornalismo.Un’inchiesta lunga mezzo secolo, dovechi sente la mancanza di giornalismoinvestigativo oggi può consolarsileggendo il meglio di quello di ieri.Qui sono raccolte, infatti, memorabiliinchieste, come quella di TommasoBesozzi sulla morte del banditogli autoriFilippo Maria Battaglia dirige la rivista “Gli Apoti” escrive per le pagine culturali di diverse testate.Beppe Benvenuto insegna Storia del giornalismoa Palermo e Milano. Tra i fondatori del “Foglio”, hacollaborato al “Corriere della Sera”, al “Secolo XIX”e a “la Repubblica”. E’ autore di diversi saggi,tra cui “Elzeviro” (2002) e “A margine”( 2007).Giuliano per l’”Europeo”, quelle diEugenio Scalfari sul “Necapitalismoitaliano” o di Camilla Cederna sullo“Stragismo nero” per l’”Espresso”,di Mauro De Mauro sulla morte diEnrico Mattei per “L’Ora”, di IndroMontanelli sulla Cassa per il Mezzogiornoper il “Corriere della Sera”, diMarco Nozza sulla morte di Pinelliper “Il Giorno”, eccetera.Curata da due specialisti, FilippoM. Battaglia e Beppe Benvenuto,la raccolta ha come sottotitolo “Ilgiornalismo d’inchiesta nell’Italiadel dopoguerra”. Un bella scelta di“pezzi”, scritti dal 1946 al 1989, dallaquale emerge un ritratto amaro delnostro Paese, tratteggiato attraversoun’impietosa denuncia di antichivizi e insospettabili magagne: cattivaamministrazione, corruzione,disastri ecologici, criminalità, mortibianche, eccetera, a cui pare nonesserci rimedio, da noi, visto il loroostinato perdurare nei decennie sotto ogni governo. Qui la notizianon è mai solo notizia, ma anchefaticosa ricostruzione di fatti, approfondimento,ragionamento. E, comescrive Benvenuto, con spazi e tempinon “schiavi del qui e ora”. L’inchiesta,appunto.La collezione degli articoli si aprecon un servizio di Vittorio Zinconeper “L’Europeo” sugli “onorevolipoveri” di quando, il 25 giugno del1946, si riunisce per la prima voltal’Assemblea costituente. E si concludecon l’intervista concessa 43anni dopo -giugno 1989- ad AntonioPadellaro del “Corriere della Sera” daAchille Occhetto, segretario del PCI,che commenta amaro il collasso delsocialismo reale. “Sembra quasi diessere tornati al punto di partenza”,scrive Benvenuto nella prefazione.E’ pur vero che, grazie anche a tantedenunce, qualcosa è cambiato. Manon molto. O non abbastanza. Peresempio, il decennio degli anni Ottantaha segnato, come nota sempreBenvenuto, “l’ascesa delle televisioniprivate e, in particolare, di uno <strong>dei</strong>nomi simbolo di quella stagione (enon solo): Silvio Berlusconi”. Un’inchiestadel 1984 di Beppe Turani per“L’Espresso” iniziava così: “Ma chi èquesto Silvio Berlusconi?”.Ai posteri (agli storici) l’ardua sentenza,direbbe il buon AlessandroManzoni. Ai contemporanei (ai giornalisti)il compito di fare del buongiornalismo investigativo sui personaggipiù discussi.Filippo M. Battaglia-Beppe Benvenuto:Professione Reporter, Rizzoli-BUR, Milano, 2009, pagg. 649,15 €42 Tabloid 3 / 2009


Colleghiin libreriaTabloid 3 / 2009Gianluca GardiniLe regoledell’informazione,Bruno Mondadori,Milano, 2009,pagg. 346, 24 €Diritti e doveridell’informazioneCi sono libri da tenere sulcomodino, da leggere, rileggere,meditare a conforto delle sceltedi fondo delle nostra vita. Altri librisi possono o, meglio, si devonotenere costantemente a portata dimano, sulla scrivania, per poterliconsultare ogniqualvolta siamopresi da dubbi nelle scelte di tipoprofessionale. A quest’ultimacategoria appartiene “Le regoledell’informazione: Princìpi giuridici,strumenti, casi” di Gianluca Gardini,giornalista pubblicista, professoredi Diritto dell’informazione e dellacomunicazione presso l’universitàdi Bologna. La specializzazionegiuridica dell’autore è garante dellavalidità e completezza del contenuto,mentre la sua competenza giornalisticafavorisce la comprensibilità generalee la chiarezza della forma. La strutturadell’opera si articola in tre partifondamentali: nozioni generali, con iconcetti giuridici indispensabili sullelibertà di manifestazione del pensieroe di informazione (diritto di cronaca,critica e satira); analisi <strong>dei</strong> settori incui si articola l’attività informativae comunicativa, dalla disciplinadella stampa e della professionegiornalistica alla radiotelevisione, alletelecomunicazioni, compreso internet;“temi trasversali”, ossia gli istituti e leregole che tagliano orizzontalmentele varie discipline del settore, come,in particolare, quelle sullariservatezza e la privacy.Sottolinea l’autore stesso nellaprefazione: “La comunicazioneha un ruolo insostituibilenella circolazione delpensiero e, come tale, èun’attività indispensabiledi quelle libertà fondamentali chenella libertà di espressione trovanoil proprio antecedente naturale…Occorrono regole giuridichecerte al fine di consentire un usocorretto, pluralistico, in una parola‘democratico’ della comunicazione.Occorrono, a fianco di ciò,strumenti di conoscenza e di sintesiche permettano agli operatoridi intendere potenzialità e limitidell’attività informativa, in mododa essere posti in condizione diesercitare i propri diritti e far valerele proprie garanzie”.Questo prezioso manuale rispondeappieno a tali necessità e la suavalidità permarrà anche in casodi approvazione di nuove normelegislative su particolari aspettidella professione giornalistica.Privacy oggi:come difenderlaMilioni di videocamere ci osservanoe ci scrutano ad ogni angolo distrada, grandi banche dati cischedano. Così come il telefonocellulare lascia tracce <strong>dei</strong> nostrispostamenti, come i sassi diPollicino. Per non dire di Internet, diGoogle, di Facebook e compagniabella. Da tutte queste posizionipossono partire degli attacchi allanostra libertà e dignità personale.Tra le istruzioni d’uso indispensabiliper la vita d’oggi serve sicuramentequella a tutela della nostra privacy.Mauro Paissan, giornalista, giàvicepresidente della Commissionedi vigilanza RAI e componentedell’Autorità garante per laprotezione <strong>dei</strong> dati personali, nonsolo richiama qui la necessità chelo Stato tuteli la nostra privacy, maoffre a tutti noi le armi per poterladifendere in prima persona.Mauro Paissan:La privacy è morta, vivala privacy, Ponte alleGrazie, Milano, 2009,pagg. 249, 15 €Arrivati in redazione:Piero OttoneItalia mia, Longanesi,Milano, 2009,pagg. 189, 15 €Chi siamo, oggi, noiitaliani. Una lungaesperienza di vita, giornalisticae non, per tracciare il profilodel pianeta Italia. Il Paese cheabbiamo sognato e che non c’è.Arrrigo Levi:Un Paese non basta, IlMulino, Bologna, 2009,pagg. 293, 16 €L’orgoglio di essereitaliano da parte di unebreo ...europeo in Argentina,soldato in Israele, europieista alritorno in Italia. Per lui, la pluralitàdelle identità è una vera ricchezza.Loretta Napoleoni:La morsa, Chiarelettere,Milano, 2009,pagg.186, 13,60 €Le vere ragioni dellacrisi mondiale dopol’11 settembre e le inutili guerre chel’hanno seguito. Non è la fine delmondo, ma di un mondo. Comeimmaginare un futuro più nostro.Francesco Viviano:Mauro De Mauro,Aliberti, Roma,2009, pagg.153, 15 €La verità scomodasulla scomparsa di ungiornalista d’assalto che avevascoperto gli intrecci della mafiacon illustri personaggi politicinella Palermo degli anni 70.Andrea Riscassi:Anna è viva, EdizioniSonda, Casale M. (AL),2009, pagg. 133, 14 €La drammatica storiadi Anna Politkovskaja-giornalista e voce del dissensoin Russia-, che non voleva essereun’eroina, nè una martire, ma faresemplicemente il proprio mestiere.43


Colleghialla ribaltaA fucecchio fino al 13 settembre la mostra PER IL CENTENARIO DELLA NASCITAToscanaccio meneghino...Indro Montanelli, solitario e “generatore di divisioni”, autodefinitosi “semplice giornalista”e “anarchico borghese”, è ricordato oggi non solo come grande testimonee cronista di un intero secolo della nostra storia, ma anche come valente letterato.di Antonio AndreiniNel centenario dalla nascita di IndroMontanelli (Fucecchio, FI, 22 aprile1909) c’è stato tutto un fiorire diiniziative per onorarne la memoria.Non solo come grande giornalista,ma anche come narratore, sotto diverseforme e nei diversi generi: laproduzione letteraria vera e propria(approfondita e apprezzata nel convegnodedicatogli dall’Accademiadella Crusca), la divulgazione storica(la “Storia d’Italia”, scritta conMario Cervi e Roberto Gervaso), ilteatro (come la pièce “I sogni muoionoall’alba”), il cinema e gli scritti acavallo tra giornalismo e letteraturasu temi come la salvaguardia <strong>dei</strong> beniculturali –memorabile la sua difesadi Venezia- oppure gli “Incontri” coni più bei personaggi del Novecento.Montanelli è stato un osservatoreacuto, spesso profetico e causticamentecritico, <strong>dei</strong> vizi e <strong>dei</strong> mutamentiin atto nella società del suo tempo.Proprio lui, che modestamente -oironicamente?- si definiva “soltantoun giornalista”, è stato ancheun provocatore professionale -uno“Schizogene” (“generatore di divisioni”,come volle scherzosamentechiamarlo il padre)- e un “anarchicoborghese”(altra sua autodefinizione).Questo è l’uomo. E c’è chi gli rimproveradi essere sempre rimasto,per tutta la vita milanese, un “toscanaccio”.Quanto al giornalista, il suovalore ormai non si discute e proprioil primo centenario della sua nascitapuò rappresentare l’occasione per il“recupero dell’intero Montanelli (anchedi quello storico), perché il Paeseè in ritardo nei suoi confronti”, haauspicato Sergio Zavoli, presidentedella Commissione di vigilanza RAI,il 22 aprile scorso all’inaugurazionedella Mostra “Montanelli. La vita, leopere, i luoghi” che Fucecchio hadedicato al suo illustre cittadino. E’stata una giornata all’insegna <strong>dei</strong> ricordi,con le testimonianze di tantiamici di “Cilindro”, come era anchedetto Montanelli, tra i quali Zavoli eMario Cervi (primo e ultimo da sinistranella foto sotto). La mostra, organizzatadal Comune di Fucecchio,dalla Fondazione Montanelli Bassi edal Comitato Nazionale per il Centenariodella nascita di Indro Montanelli-entrambi presieduti da AlbertoMalvolti-, ripercorre la sua vita sullosfondo dell’intero Novecento, di cuiè stato uno <strong>dei</strong> massimi testimoni,con i suoi numerosi reportage e i suoilibri. Attraverso fotografie, quotidiani,riviste, libri nelle varie edizioni, sequenzetelevisive e documenti ancheinediti, la mostra rappresenta unsintetico e stimolante contributo allaconoscenza del più agile narratoredella storia italiana del secolo scorso,unanimemente apprezzato ancheper la qualità della sua scrittura (siveda alla pag. seguente). Il percorsobiografico della mostra è ricco didocumenti giornalistici che illustranolo sfondo storico entro il quale sonostati realizzati le immagini e i testipresentati, oltre agli arredi <strong>dei</strong> duestudi che Montanelli aveva a Milanoe a Roma, trasferiti a Fucecchio dopola sua morte. “Una mostra -ha sottolineatoMalvolti- nella quale abbiamovoluto che fosse lo stesso Montanellia raccontare la propria vita”. DOVE, COME, QUANDOLa mostra, allestita presso la FondazioneMontanelli e il Museo Civico di Fucecchio(FI), è ad ingresso gratuito e si chiuderàil 13 settembre prossimo. E’ aperta ilmercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 10alle 13 e sabato e domenica dalle 10 alle13 e dalle 16 alle 19.Per informazioni: Fondazione,tel.0571.22627; Museo, tel. 0571.244304;Internet: www.centenariomontanelli.it44 Tabloid 3 / 2009


Colleghialla ribalta... accademicodella “Crusca”Un congresso su “Montanelli narratore” all’Accademiadella Crusca ha analizzato i suoi scritti letterari nellediverse forme e generi, “lingua montanelliana” compresa.Il Comitato Nazionale per il Centenariodella nascita di Indro Montanelli dedicatre convegni a “Montanelli narratore”.Il primo si è svolto a Firenze il 18 maggioscorso, presso l’Accademia dellaCrusca (nella foto sopra). Un secondoconvegno su “Montanelli giornalista”si terrà il 6 ottobre prossimo a Milano,presso la Fondazione Corriere dellaSera. Il terzo convegno su “Montanellie la Storia d’Italia” si terrà il 6 novembrea Roma, presso la Biblioteca delSenato “Giovanni Spadolini”.A presiedere la giornata fiorentinaè stato un eminente studioso dellalingua e letteratura italiana, FrancescoSabatini. Le sei relazioni sono stateorientate a indagare la scrittura diMontanelli, con particolare riguardoalla produzione letteraria.In apertura <strong>dei</strong> lavori Marino Biondi,professore di Storia della critica, haanalizzato gli scritti giovanili. PoiFranco Contorbia, professore ordinariodi Letteratura italiana moderna econtemporanea, ha dissertato sullafigura di Montanelli narratore nelpanorama del Novecento letterario,mentre Ilaria Bonomi, professore diLinguistica <strong>dei</strong> media all’università diMilano, ha parlato de “La scrittura diMontanelli nel reportage di guerra traletteratura e giornalismo”. StefaniaStefanelli, professore di Linguisticaitaliana alla Scuola Normale Superioredi Pisa, ha parlato della “Lingua italiananel testo di Montanell”, seguita dallarelazione di Guendalina Sartorio,della Deutsche Schule Mailand, su“Montanelli e il cinema”: recensoree redattore di Terza Pagina, autoree regista, il fucecchiese intrattennerapporti amichevoli con attori,produttori, registi e sceneggiatori.Infine Mauro Pratesi, professoredi Fenomenologia delle Arti, hasvolto una relazione su “Il secondomestiere. Montanelli nel mondodell’arte”, considerandone la figuraquale attento lettore, nonché acutoosservatore e severo critico, <strong>dei</strong>fenomeni strico-artistici. La giornatasi è conclusa con una testimonianzadi Gian Antonio Stella, giornalistasaggistadel “Corriere della Sera”, suMontanelli difensore dell’ambiente edel paesaggio, sempre in prima filanegli anni Sessanta e Settanta nellatutela di Venezia, di Portofino e delpatrimonio paesaggistico toscano.Dicono di luiLibri di e sul MaestroPer approfondire e aggiornare la nostra conoscenza di Montanelli possiamo leggere un suo “Diario”,pubblicato postumo dalla Rizzoli a cura di Sergio Romano (“I conti con me stesso – Diari 1957/1978”,Milano, pagg. 285, 21 €). L’autore, naturalmente, parla soprattutto di se stesso, ma vi compaiononon meno di un centinaio di “comparse”, personaggi di grande rilievo che entrano in scena, talvoltacon un breve monologo, e poi lasciano il palcoscenico col semplice compito di porgere la battutaa Montanelli o di sollecitare il suo talento di ritrattista. Sempre alla ricerca di approfondimenti nellaconoscenza di Montanelli, possiamo leggerne la biografia scritta da Sandro Gerbi e Raffaele Liucciin due volumi (“Lo stregone. La prima vita di Indro Montanelli” e ”Montanelli l’anarchico borghese”),pubblicati da Einaudi (pagg. 391, 15,30 € e pagg. 284, 18,50 €). Vi spicca un battagliero Montanelli,conservatore sì, ma anche libertario e anticlericale. Infine, va segnalata la riedizione di “Montanellie il Cavaliere. Storia di un grande e un piccolo uomo” (Garzanti, pagg. 492, 18), un sempre piùinteressante libro-testimonianza di Marco Travaglio -con prefazione di Enzo Biagi- che ricostruisceil tormentato rapporto tra il giornalista e il suo editore fino allo scontro perché il primo si rifiutava difare da megafono a Forza Italia. E fino all’ultima stagione, quando Montanelli condusse –soprattuttonel dialogo con i lettori del “Corriere”- un’incessante battaglia contro il “regime” berlusconiano.Tabloid 3 / 200945


I numeriin quest’ultima paginala nostra realtà“fotografata” in cifre183 professionisti322pubblicisti59praticanti2 miliardi95 milioni c104 elencospecialeSono le nuove iscrizioniall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalistidella Lombardiadal 1/1/2009al 31/5/2009.È il totale degli investimenti pubblicitarinetti gennaio-marzo 2009 (-18,2%),suddivisi tra:televisione 1.144,3 milioni (-15,4%rispetto al periodo omogeneo dell’annoprecedente);stampa 543,9 milioni (-25,8%) di cui 327milioni (-23,6%) sui quotidiani (senza free/pay press) e 193,6 milioni (-29,2%)sui periodici;radio 93 milioni (-20,1%);Internet 135,3 milioni (+3,5%);affissioni 34,9 milioni (-37,1%);cinema 9,8 milioni (-26,7%).Fonte: Nielsen Media ResearchI sei giornali di provinciadella Lombardia certificati AdsTestataDiffusione Variazione*L’Eco di Bergamo 54.554 -1,6%Il Giornale di Brescia 47.860 -2,9%La Provincia di Como (Lc-So-Va) 43.455 -2,7%La Gazzetta di Mantova 33.383 -2,0%La Provincia di Cremona 22.633 -2,3%La Provincia Pavese 22.061 -2,4%Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mobile marzo 2008-febbraio 2009. *Variazione percentuale rispetto alla media mobile<strong>dei</strong> 12 mesi dell’anno precedente.diffusioni: solo 4 segni piùper i primi 20 settimanaliTestata Diffusione VariazioneSorrisi e Canzoni Tv 1.000.809 -6,0%Settimanale DiPiù 739.693 +2,2%Famiglia Cristiana 562.229 -10,8%Oggi 549.989 -10,2%Venerdì di Repubblica 531.238 -5,2%DiPiù Tv 521.926 -7,7%Corriere della Sera mag. 492.769 -7,1%Donna Moderna 455.245 -7,3%Io Donna 450.037 -11,3%Telesette 448.988 -5,2%Chi 448.078 -11,3%Panorama 436.168 -7,9%D La Rep. delle donne 380.933 -5,4%L’Espresso 352.508 -11,3%Gente 350.576 -17,4%Sport Week 325.617 -1,2%Vero 313.225 +22,0%DiPiù Tv Cucina 281.024 +73,3%Vanity Fair 273.983 +2,3%Intimità 268.725 -1,2%Fonte: Ads, media mobile marzo 2008-febbraio 200946 Tabloid 3 / 2009

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