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URBS 1 2007 Marzo 10.qxd - Accademia Urbense

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Giuseppe Salvago Raggi: un nobile prestato alla diplomazia.Brevi note nel centenario della nomina a Governatoredell’Eritreadi Pier Giorgio FassinoAlto e dal tratto così elegante daessere facilmente scambiato per unnobiluomo inglese, naturalmente ufficialedell’ Imperial Yeomanry 1 , uso afrequentare Buckingham Palace in abiticivili per attenuare il rigido protocolloprofuso di tintinnii di sciabole: cosìappare Giuseppe Salvago Raggi nellefotografie che lo ritraggono mescolato aidiplomatici coinvolti a Pechino nellarivolta dei Boxers.D’altra parte il suo “curriculum”giustifica ampiamente le impressioniemergenti dalla documentazione fotografica.Nato a Genova il 17 Maggio1866 da una delle più illustri e nobilifamiglie genovesi, si era diplomato allaScuola di Scienze Sociali di Firenze il29 Maggio 1887. Attratto dalla carrieradiplomatica aveva partecipato ad unconcorso classificandosi quinto; posizionedi tutto rispetto tenuto conto dipossibili “intrichi burocratici romani”citati nella prefazione di una pubblicazionedi pochi anni or sono dedicata allesue “Lettere dall’Oriente” in cui si erarecato per riempire utilmente unbreve periodo della sua intensavita. Si era imbarcato ai primi di<strong>Marzo</strong> 1888 e aveva visitato alungo l’Egitto, la Palestina e laTurchia soffermando la suaacuta attenzione sulle rovine deitempli faraonici di Luxor eTebe.Anzi a Luxor aveva visitatoanche la Missione cattolica italianaretta da tre sacerdotiriportando favorevoli impressioni:“…I giovani assai numerosi,sembrano intelligenti, parlanobenissimo italiano, con una pronunciamigliore di quella che sisuole sentire nelle nostre scuoledella Liguria e del Monferrato;parlano e leggono benino il francese.Del resto l’insegnamentocorrisponde alle nostre elementari;un poco di geografia, di aritmeticae di storia d’Egitto; maparmi qui si abbiano miglioririsultati che nelle nostre campagne,specialmente tenuto contoche i ragazzi debbono impararetre lingue, italiano, francese e arabo.”Nel viaggio di ritorno da tale localitàebbe la piacevole sorpresa di conoscerepersonalmente lo Schliemann 2 loscopritore di Troia e del così detto“Tesoro di Priamo”.Rientrava quindi in Italia in tempoutile per prendere servizio comeVolontario diplomatico il 19 Gennaio1889. Il 25 Febbraio con la nomina adAddetto di Legazione a Madrid iniziavaquell’apprendistato che lo avrebbe portatoai più alti incarichi diplomatici: il14 <strong>Marzo</strong> 1890 Addetto di Legazione aS.Pietroburgo, quindi Addetto diLegazione a Berlino dal 17 dicembre1890 ed Addetto di Legazione aIstambul dal 31.10.1892. Rientrato inPatria veniva promosso Segretario diLegazione in data 31 <strong>Marzo</strong> 1895 equindi trasferito al Cairo.L’Ambasciata cairota era un postodi osservazione privilegiato per seguiregli sviluppi della conflittualità creatadalla presenza italiana in Eritrea che,rinvigorita dal tentativo di allargare i25confini della Colonia, avrebbe portatoalla sanguinosa giornata di Adua (1896).Attività diplomatica propedeutica certamenteidonea a costruire la base di unpercorso che lo avrebbe condotto a ricoprireassai degnamente la carica diGovernatore di quel nostro possedimentod’Oltremare.Ma la sua permanenza nella capitaleegiziana non doveva protrarsi a lungopoiché a decorrere dal 1° Aprile 1897veniva trasferito a Pechino comeIncaricato d’Affari 3 andando incontroad uno dei periodi più burrascosi dellasua vita in cui avrebbe avuto modo diesprimere ampiamente le sue doti diabile diplomatico.La penetrazione europea in Cina erainiziata ad opera dei missionari cattolicie sin dal 1658 la congregazione DePropaganda Fide aveva nominato duevicari apostolici per l’estremo orientecon l’invito a seguire la politica avviatadal Gesuita Alexandre de Rhodes checercava, mediante una rete di vicari apostolici,di formare un clero indigenocapace di agire indipendentementedal patronato europeo.Ad esempio i Gesuiti percirca un secolo avevano mantenutouna missione a Pechinoriuscendo ad esercitare una notevoleinfluenza come scienziati,artisti, diplomatici ed amministratoritanto che sotto il regno dell’imperatoreK’ang Hsi (1661-1722) alla morte, avvenuta nel1688, di Padre Verbiest, direttoredell’ Osservatorio astronomico, laGuardia imperiale aveva presenziatoai funerali seguendo leimmagini della Vergine con ilBambino. Ma alla finedell’Ottocento quando il SalvagoRaggi giunse in Cina la situazionenon era così rosea. All’epoca lePotenze occidentali affiancaronole missioni religiose che in modosignificativo avevano rappresentatoper i loro governi le primeprese di contatto con le popolazionilocali. Quindi aprirononumerose rappresentanze commerciali,ma i loro sforzi perriformare la Cina in senso occi-


27A lato: la prima barricatainnalzata davantialla Legazione dainostri marinai. A. S. R.il 2 giugno, nei pressi di Pechino, tecnicibelgi al lavoro lungo la linea ferroviariavennero assaliti e ridotti a mal partitononostante l’intervento di un repartocosacco inviato di rinforzo dallaLegazione russa.Dopo tali cruenti disordini e conseguentirichieste avanzate da diversiambasciatori, lo Tsung -li-Yamen fucostretto ad autorizzare la presenza diuna piccola guarnigione presso ognisede diplomatica. Così il primo giugno1900, un drappello di 42 marinai italiani,tratto dagli equipaggi degli incrociatori“Calabria” ed “Elba”, all’ancora allefoci del Pej-ho (il fiume che collegaPechino al mare), giunse presso la nostraLegazione e la presidiò saldamente.Segno evidente che il Marchese, conindubbia lungimiranza, teneva sottocontrollo la situazione e anzi precedevaalcuni colleghi poiché ad esempio i militaritedeschi ed austriaci sarebbero giuntia Pechino solo il 3 Giugno 4 . Mal’”escalation” continuava senza soste: il4 giugno vennero barbaramente assassinatii missionari britannici Robinson eNorman ed il 6 giugno il governo cinese,invece di gettare acqua sul fuoco,pensò bene di emettere un secondo edittoper stigmatizzare il “riprovevole”comportamento dei cristiani.Il 9 giugno anche gli ambasciatorimeno accorti dovettero allinearsi allalinea Salvago Raggi che da tempo avevaprevisto il pericolo incombente. Quinditramite sir Claude MacDonald, Ministroresidente inglese, venne inoltrata unapressante richiesta di aiuto all’ammiraglioSeymour che, evidentemente allarmatoda una situazione sempre piùincandescente, si trovava già a Tientsin(Porta Celeste - futuro possedimento italiano),ossia a circa metà strada tra laflotta internazionale che incrociava allafoce del Pei - ho e Pechino. L’Ammiraglio inglese non frappose indugied il 10 giugno caricò su cinque treniduemila uomini 5 contando di giungere aPechino impiegando, visti i gravi disordiniin corso, circa 24 ore invece delleconsuete 8 ma ad Am-Ping i Boxer avevanogià divelto i binari ed il contingentesi dovette disporre a difesa. Quivi cinquenostri marinai di servizio in unavamposto vennero assaliti e barbaramentetrucidati mentre l’11 giugno aPechino il cancelliere Sugiyama, appartenentealla Legazione giapponese, uscitodal quartiere delle Legazioni utilizzandouna carrozza munita di inconfondibilicontrassegni diplomatici, venneassassinato.All’alba del 15 giugno le Legazioniinviarono all’esterno del loro perimetropattuglie armate col preciso intento diportare aiuto a coloro che ne avesseronecessità ma si trovarono di fronte aduna situazione orribile. I Boxer scatenatiavevano compiuto un vero massacroed i pochi sopravvissuti erano statiorrendamente mutilati.A fronte di tale situazione il 16Giugno a Taku, centro fortificato sullesponde del Mar Cinese Orientale allefoci del Pei-ho, le truppe internazionali,cogliendo l’occasione offerta da uningiustificato cannoneggiamento cinese,occuparono tre forti e stabilirono unasolida testa di sbarco. Lo stesso giorno iBoxer o reparti regolari cinesi 6 tagliaronoi fili del telegrafo e da quel momentole Legazioni furono definitivamenteintrappolate.Il 19 giugno aPechino giunse la notiziadella caduta deiforti di Taku ad operadelle forze internazionalie contestualmentelo Tsung-li-yamenordinò ai diplomatici dilasciare la città entro 24ore poiché il governocinese si considerava instato di guerra contro lepotenze straniere. Vennealtresì comunicatoche la scorta alla colonna formata dalpersonale delle Legazioni, famiglie eservitori, sarebbe stato fornito dalleautorità cinesi.Ma agli ambasciatori riunitisi inconsiglio non sfuggirono le reali intenzionicinesi e chiesero una dilazioneall’ultimatum nella speranza di guadagnaretempo in attesa dell’arrivo di rinforzi.D’altro canto la colonna Seymourche avevamo lasciata bloccata ad Ampingdovette rinunciare a proseguireverso Pechino ed iniziò un ripiegamentoverso Tientsin marciando lungo la spondasinistra del Pej-ho col supporto digiunche cinesi requisite. Ripiegamentoimpietoso costellato da numerosissimiscontri con i cinesi e conclusosi aTientsin alcuni giorni dopo grazie ancheal sostegno fornito da una secondacolonna uscita da quest’ultima località 7 .Infine il 20 giugno, quando venneucciso il Ministro residente tedescobarone Clemente Augusto von Ketteler,la situazione apparve in tutta la suamacroscopica gravità. L’assassiniovenne compiuto materialmente da unufficiale mancese che colpì il diplomaticoa bruciapelo con un colpo di fucile alcapo mentre questi si faceva condurre inpalanchino allo Tsung-li-Yamen. Invecel’interprete, rimasto ferito, riuscì a ripararepresso la missione metodista americanadi Hatamen.Iniziarono i primi tiri di armi dafuoco contro le Legazioni mentre ilPrefetto di Pechino emise una taglia perogni uomo, donna o bambino stranierocatturato. La Corte a sua volta ordinò algenerale Yung-lu, comandante dell’eser-


29A lato: esecuzione capitale diun boxer, mediante decapitazione,al termine della rivolta.disperata. Anche Polly Condit Smith, l’“ospite” del primo segretario americano,forse alla ricerca di una qualche notorietà,“salita in cattedra” definì nel suo diarioil nostro Salvago Raggi come personache: “…passa il suo tempo in sedia asdraio, chiaccherando con la moglie”.Infelici espressioni non aderenti allapersonalità notoriamente attiva delnostro ambasciatore che nel 1915, alloscoppio della guerra contro l’Austria-Ungheria, si arruolò come volontario eandò al fronte ove si guadagnò la stimadei suoi artiglieri che lo soprannominarono“Salvago Coraggio”. Inoltre leconsiderazioni della Condit Smith sonoin aperto contrasto col diario tenutodalla marchesa Camilla Salvago RaggiPallavicino che al riguardo annotò:“Durante la giornata restavo sola conil mio bambino e qualche altra signoragiacché mio marito se ne stava con il distaccamentodei marinai italiani rimasti allaLegazione.”(Tralasciando di riferire, esempio dirara ed encomiabile modestia, sulle cureche Ella dedicava ai feriti italiani che, alritorno in Patria, Le valsero un Diplomadi Benemerenza ed una Medagliad’Argento, onorificenze che la CroceRossa Italiana conferiva solo dopo rigorosiaccertamenti).Frattanto nel corso del mese diluglio sui giornali europei si cominciaronoa diffondere dicerie secondo lequali le Legazioni erano cadute. Diversigiornali italiani riportarono con grandeevidenza la notizia della morte delSalvago Raggi e della sua famiglia evidenziandonel contempo il cordoglio el’indignazione di tutta la nazione. Ilnostro giornale locale “Il Corriere delleValli Stura ed Orba” così le riportò sull’edizionedel 8 luglio:“I lettori sanno che il Marchese SalvagoRaggi rappresenta l’Italia a Pechinodove si trovava insieme alla sua signora ead un bambino di 6 o 7 anni 9 al momentodello scoppio della grave rivolta cheinsanguina le principali città della Cina.L’Italia è trepidante sulla sorte del nostrobravo ambasciatore che rese già segnalatiservigi alla Patria in momenti difficili esovratutto all’epoca della progettata occupazionedella Baja di San Mun, progettofortunatamente sfumato dinanzi all’opposizionedel Parlamento e del Paese.Ma se tutti in Italia si interessano dellasorte del Salvago Raggi e della sua famiglia,i nostri paesi, dove il Salvago Raggie la sua signora, una Pallavicini-Groppallodi Genova, sono popolari e conosciutissimi,sono in modo speciale dolorosamenteansiosi specialmente dopo le tristi notizieche ci vengono dall’Estremo Oriente e chelegittimano le più fosche previsioni.La famiglia Salvago Raggi ha vastipossedimenti e ville sontuose nei nostridintorni, fra cui citeremo quella alla Badiadi Tiglieto, quella di Campale in territoriodi Molare e quella di Castelvero nelComune di Castelletto, e suole passare franoi i mesi autunnali.Attualmente, come già dicemmo, lafamiglia Salvago Raggi trovasi a Pechinoe si teme sia stata travolta nelle stragi chehanno già fatto tante vittime nella coloniaeuropea. Un filo di speranza vi è ancora,ma è tanto tenue che non ci sentiamo ilcoraggio di alimentare altre illusioni. Anzipare sia svanita anche la speranza primaconcepita che l’ambasciatore, vista lamala parata, avesse qualche tempo primadello scoppio delle ostilità, inviato alGiappone la moglie col figlio. La mancanzaassoluta di notizie al riguardo fa ritenereche questo provvedimento che sarebbestato così opportuno non sia stato preso.La notizia ebbe forse origine da unbrano di lettera del Salvago Raggi chetroviamo nei giornali di ieri. In data 14marzo il Salvago scriveva ad un amico diRoma: - Se i boxers me lo permetteranno,conto di fare una gita alla Corea. Siccomemi converrà toccare il porto di Nagasatic(sic), vi lascerò mia moglie e il bambino,ai quali non desidero far provare un’estatepechinese. - Era un presentimento? Il marcheseSalvago Raggi ha appena 35 anni,ed è il più giovane dei nostri ministri plenipotenziari.Esce dalla famiglia marchionaledei Salvago, una delle più cospiquedell’antica nobiltà genovese, inscritta nellibro d’oro della Repubblica. Recentementeal nome dei Salvago 10 fu aggiuntoquello di Raggi 11 patrizio anch’esso.Non è il primo che nella difficile arte delladiplomazia abbia servito il suo paese,giacché si sa che un avo suo, fu già ambasciatorea Vienna. Tutti ricordiamo la simpaticafigura che fu suo padre, il MarcheseParis, morto da poco tempo. Fu lui chedopo essere stato Deputato di Pontedecimo,si ritirò nei suoi poderi dei paesia noi dintorno, e qui imprese a farsi conoscereed amare, qui crebbe ed educò ilfigliuolo Giuseppe, finché lo mandò aTorino e a Firenze ove completò i suoistudi all’Istituto di scienze sociali. IlSalvago, uomo colto e studioso, insignitodi una medaglia al valor civile, è nei nostripaesi benamato e stimato, e l’augurio èunanime e sincero che possa ancora rivederele sue amate convalli e gli amici!”Sempre in prima pagina il 15 Luglioil “Corriere” nostrano riportava nuoveallarmanti notizie sotto il titolo “Le stragicinesi”:“Le notizie della Cina, che negli ultimigiorni avevano lasciato un barlume disperanza, sono ridivenute addirittura disastrose.Telegrammi di Londra confermatida informazioni che pervengono da altreparti danno per certa la strage generaledegli europei.Le legazioni russa e inglese che avevanoresistito fino al 7 del corrente mese,attaccate con furore inaudito dalle miliziee dal popolaccio cinese non poterono più


30oltre resistere e furono completamentedistrutte 12 . Tutti gli stranieri furono uccisie le vie circostanti furono convertite inlaghi di sangue.L’assalto appoggiato da buona artiglieriafu diretto dal neo imperatore in persona,il terribile Tuan, che fu lo spiritomalvagio, l’anima dannata di questo quartod’ora di sangue e di carneficina. A nullavalse il valore degli europei contro le ordesempre rinnovantesi dei cinesi e nel mattinodel giorno 7 tutto era finito. Per comprenderetutta l’estensione del disastro,bisogna notare che le legazioni inglese erussa erano le sole che avevano potutofino a quella data resistere agli attacchiincessanti degli assalitori. A Tien-tsin, cheè la città che sta fra il mare e la capitalePechino, le cose pare si mettano moltomale per le truppe internazionali che sonoin numero troppo esiguo per resistere alungo alle milizie cinesi; esse, a quantoaffermano gli ultimi telegrammi, sonoprovviste di armi, di cannoni di ultimomodello 13 e sono guidate da capi abbastanzainelligenti. Fra le truppe internazionalifinora si distinguono le giapponesi, lequali, però, è necessario dirlo, si trovanosul campo di battaglia in numero preponderante.Le truppe spedite dalle varienazioni sono in viaggio verso l’imperoceleste, ma si teme fortemente che arriverannoquando, non solo a Pechino, ma intutte le città della Cina, la catastrofe saràimmane, irreparabile. Del Ministro italianoSalvago Raggi e della sua famiglia nessunanotizia, e purtroppo ormai non si haalcuna speranza che non siano stati travoltinell’eccidio generale.”Notizie che certamente feceromolto scalpore poiché anche l’ “IllustrazioneItaliana”, autorevole pubblicazionedell’epoca, confermò la ferale notiziadedicando la copertina della rivista allafamiglia Salvago Raggi con una didascaliache non lasciava speranze: “IlMarchese Salvago Raggi, Ministro italiano,la sua signora Camilla, e il piccoloParis assassinati a Pechino”. Ma nell’edizionedel 22 luglio la funesta notiziavenne corretta da un breve articolodel nostro settimanale ovadese dal titolo“Il mistero Cinese”:“Le notizie che i giornali si fannotelegrafare, o che fabbricano nelle redazioni,intorno alla rivoluzione cinese ed aimassacri degli ambasciatori a Pechinosono talmente contraddittorie che chivolesse con questo caldo, prenderli sulserio, correrebbe pericolo di finire direttamenteal Manicomio. Difatti dopo averdescritto con tutti i più minuti particolarila espugnazione della Legazione inglese, el’eroica difesa degli europei e la loro gloriosafine, ecco quanto telegrafano daLondra alla Gazzetta del Popolo di Torino.“Il pubblico è sbalordito dalla notiziache i ministri a Pechino siano ancora salvi.Persona che giorni sono ha parlato alMinistro degli Esteri per gli Stati Uniti,Hay, riferì che questi disse all’ambasciatorecinese a Washington: “Se volete checrediamo alla salvezza degli europei, otteneteun messaggio cifrato dal nostro rappresentante.”Ebbene il messaggio fu ottenutomediante lo Tsung-li-yamen dall’ambasciatorecinese, il quale lo portò immediatamenteal presidente Mac Kinley. Decifratolosi trovò che diceva: “Siamo tutti allaLegazione inglese sotto il fuoco delletruppe chinesi. Solo il pronto arrivo disoccorsi può salvarci.” Il messaggio ha ladata del 18 corrente. La falsificazione giudicasiimpossibile. L’unica possibile interpretazionedello straordinario misterosarebbe dunque che Pechino trovisi inbalia di truppe ammutinate e che tuttavia ilGoverno chinese con qualche mezzo misteriososi mantenga in comunicazionecon gli europei assediati.”Ma in Luglio le Grandi Potenze nonerano rimaste passivamente a seguirel’evolversi della situazione. Anzi i GoverniGiapponese e Russo, entrambi favoritidalla vicinanza geografica, rafforzaronoi loro contingenti. Il Giapponeinviò un’intera Divisione, la 5^, mentrela Russia, sfruttando l’ interconnessionegià esistente tra la Transiberiana e lalinea ferroviaria cinese, trasferì con unacerta facilità diversi reparti del 1° Corpod’Armata siberiano di stanza a Vladivostocke Port Athur. A queste seguironotruppe coloniali inglesi 14 , francesiprovenienti dal Tonchino ed americanenormalmente di stanza nelle Filippine. Atali importanti formazioni si aggiunserocirca 200 Tedeschi, una sessantina diAustriaci e 53 marinai al comando delTV Sirianni, raggranellati tra gli equipaggidelle nostre navi alla fonda davantiai forti di Takù, poiché il contingenteera ancora in Italia in corso di costituzione.Nonostante la situazione cinesefosse apparsa già sufficientemente gravesin dal 17 maggio 1900, in Italia solo ingiugno venne presa seriamente in considerazionela necessità di inviare alcunireparti dell’Esercito di rincalzo ai nostrimarinai. Ai primi di luglio vennero emanatele prime disposizioni per l’invio diun contingente composto da un battaglionedi fanteria, un battaglione di bersaglieri,una batteria di mitragliatrici, undistaccamento misto del genio, un ospedaleda campo ed un drappello di sussistenzaper un totale di circa 1960 uominitra ufficiali, sottufficiali, caporali esoldati. Stranamente mentre gli inglesiinviarono l’intero Reggimento “Lancieridel Bengala”, utilissimo per compitiesplorativi e di supporto, il nostro StatoMaggiore non inviò un solo reparto dicavalleria.A metà luglio il contingente erafinalmente pronto: il comando venneaffidato al colonnello di FanteriaVincenzo Garioni e la partenza vennefissata per il 21 luglio. Ma poco dopo ladata venne anticipata al 19 luglio per cuisui piroscafi della Società di NavigazioneGenerale Italiana, “Singapore”,“Giava” e “Minghetti” vennero imbarcatesollecitamente le truppe e caricati inmodo caotico i materiali che, malamenteimballati e ancor peggio stivati, ingran parte si deteriorarono nel corsodella navigazione in acque tropicali.Intanto il contingente internazionalecomposto da circa 12.000 uomini,radunatosi a Tientsin ai primi di agostoal comando del generale inglese AlfredGaselee, il 4 avanzò lungo la riva destradel Pei-ho verso Pechino sia a piedi e siautilizzando giunche cinesi sequestrate.La marcia, salvo alcuni sporadici combattimentidi non rilevante importanza,procedette regolarmente per buona sortedegli assediati ormai allo stremo per lacarenza di vettovaglie e di munizioni. IlSalvago Raggi scrisse che il giorno 13 icinesi, tra un’assordante e continua


33A lato: una "Guardiadel Governatore" conun leoncino alla catenadavanti alla ResidenzaGovernatoriale. A. S. R.Si sottolineano in particolare alcuniemblematici oneri a carico del governocinese: l’erezione di un monumentocommemorativo dedicato al Barone VonKetteler con iscrizioni in tedesco, cinesee latino; la degradazione postuma digovernatori ed alti funzionari cinesidirettamente coinvolti nella rivolta; lasospensione degli esami di stato per cinqueanni in tutte le città ove fossero statimassacrati stranieri; l’erezione di monumentiespiatori e commemorativi neicimiteri internazionali profanati; ildivieto di importare per due anni armi omateriali per costruirle; il riconoscimentodell’extraterritorialità delle Legazioniautorizzate ad ospitare una propria poliziae truppe per la difesa; proibizioneperpetua di costituire e tollerare associazionixenofobe; la trasformazione delloTsung-li-Yamen in un Ministero degliAffari Esteri di stile occidentale.Il Salvago Raggi rientrò a Molaregrazie ad un avventuroso viaggio di rimpatrioattraverso la Mongolia. Ma dopopoche settimane il Ministero degli Esterinon seppe rinunciare alle preziose esperienzeacquisite dall’Ambasciatore e dal19 dicembre 1901 lo assegnò comeConsole Generale al Cairo. Quivi Eglimantenne la propria sede sino al 5 ottobre1906, data da cui venne destinatocome Console Generale a Zanzibar eCommissario del Benadir.Quest’ultimo territorio, posto sullecoste somale dell’Oceano Indiano, era ilfrutto di un primo trattato col Sultano diZanzibar, risalente al 28 maggio 1885, erappresentava un’iniziativa avviata perdeviare parte dell’emigrazione versoquesti territori che però avevano benpoco da offrire. Sintomatica al riguardola descrizione che ne rilascia il Quirico:“A leggere le carte sembrava un pullularedi genti e città. Poi quando sbarcavi,scoprivi che dietro i nomi c’erano villaggettiassopiti dalla miseria, abitati dapoche centinaia di persone il cui unicodiritto era quello alla pigrizia. Le case inpietra si contavano sulle dita, ed era pietratenuta insieme con l’argilla, che alle primepiogge o al primo vento un po’ robusto sisfarinavano lasciando il proprietario senzariparo e in condizioni peggiori di coloroche si accalcavano in tuguri di paglia eramaglie. Di solito c’erano le “garese”castellacci in stile arabesco simili alla speloncadell’Innominato, un po’ palazzo e unpo’ prigione, dove i despoti locali esercitavanole loro modeste mollezze, controllavanoi pozzi dell’acqua e tosavano i sudditi.”Con una successiva convenzionesottoscritta il 12 agosto 1892 il Sultanodi Zanzibar, nel quadro del progressivosmembramento del sultanato finito sottoprotettorato inglese nel 1890, avevaceduto in amministrazione i porti delBenadir (Brava, Merca, Mogadiscio eUarsceik) al governo italiano per160.000 rupie e quest’ultimo a sua voltaaveva affidato l’esercizio del territorioper tre anni alla “Compagnia CommercialeItaliana V. Filonardi e Co”.Tuttavia al termine del triennio laconcessione non venne rinnovata ed ilterritorio transitò sotto una “AmministrazioneProvvisoria” governativache a sua volta, dopo alcune vicende, nel1899 la passò di manoalla “Società Commercialeper il Benadir”destinataria della gestionedei porti e deicentri abitati per 48anni.Ma un’iniziativa acarattere privatisticonon era certamente ingrado di contrastare itorbidi che in quel periodosi svilupparonosulle coste del Benadira causa dell’ascesa inquell’area di Mohamedben Abdalla Hassan, predicatore islamicodotato di grande ascendente presso lepopolazioni locali, in seguito meglioconosciuto come “Mad Mullah” ossia il“Mullah Pazzo”.Fortunatamente per noi il Mullah sidedicò a combattere gli inglesi ai confinidel Kenia e nei territori dell’OltreGiuba impegnando solo marginalmentele poche compagnie di “chirobotos”(pidocchiosi) che alcuni volenterosi epazienti istruttori italiani avevano cercatodi inquadrare in una sorta di primitivaorganizzazione militare.D’altra parte questi indigeni eranoquanto mai mal pagati e sotto certiaspetti ricordavano i “basci buzuc”(teste vuote) della colonia Eritrea cheinvece, adeguatamente addestrati edarmati furono sempre considerate truppedegne di ogni rispetto per fedeltà ederoismo facendo passare in second’ordineil dequalificante appellativo.Ma il Ministro degli Esteri Tittoni siavvide ben presto che un Salvago Raggi,che tanto di sè aveva già dato in Cina,non poteva essere sprecato tra le assolatepiagge di Zanzibar e le malsane e sordide“garese” del Benadir a rintuzzare leincursioni di un Mad Mullah e quindipropose il suo nome come Governatoredella Colonia Eritrea.La notizia si diffuse tanto rapidamenteche il numero del 27 gennaio1907 del settimanale locale “Il Corrieredelle Valli Stura ed Orba” riportava ilseguente ragguaglio:Da Molare. Appena appresa la nominaa Governatore dell’Eritrea del nostro con-


36potenze vincitrici potevano considerarsialla pari. I Vinti, l’Austria e la Germania,non vennero neppure invitate allaconferenza nella quale si sarebbe procedutoalla disarticolazione dei loro territoried alla spartizione delle colonietedesche.Anche quando venne creato il“Consiglio dei Grandi”- Francia, Inghilterra,Italia e Stati Uniti - come linguaufficiale per le trattative venne sceltol’inglese (gli interpreti erano solo peril francese e l’inglese) con grande disappuntodel Presidente Orlando che, conoscendosolo il francese, non poté percepireappieno le sottigliezze degli argomentitrattati.Nel corso dei negoziati i “quattrograndi” si trovarono spesso in contrastoed il Presidente Orlando, a fronte deipingui compensi coloniali strappati daFrancia ed Inghilterra a spese dellaGermania, l’11 marzo avanzò alla Conferenzadi pace un circostanziato memorialesulla Venezia Giulia, l’Istria eFiume.Particolarmente bruciante era laquestione legata alla città dalmata la cuimunicipalità aspirava grandemente ariunirsi alla “madrepatria Italia” nonostantel’aperta e per certi versi incomprensibileostilità del presidente statunitenseWilson. Quest’ultimo fu irremovibile;l’Italia, nonostante il suo pesantetributo di Caduti e Mutilati, dovette rinunciarealla città, una delle più prosperedell’intero ex impero asburgico, ed inqueste circostanze nacquero in Italia leprime voci su di una “vittoria mutilata”che nel prosieguo del dopoguerra sarebbedivenuto un mito sapientementesfruttato dal nuovo regime che si profilavaall’orizzonte.Ad aprile, forse per contrasti con lostesso Sonnino sul come veniva trattatala questione di Fiume, il Salvago Raggipreferì dimettersi e dal canto suo il 24dello stesso mese il presidente Orlando ela delegazione italiana, per protesta controil Presidente Wilson, abbandonaronola Conferenza della Pace.Sempre sulla cresta dell’onda per lasua incontestabile e profonda esperienza,due anni dopo venne chiamato a fareparte come Delegato del Governo dellaCommissione per le Riparazioni.Quivi rimase in piena attività perotto anni al termine dei quali il Nostroprobabilmente pensava di ritirarsi acurare le proprietà di Famiglia tra leverdi quieti di Campale o di Badia.Ma nel 1930 assurse alla carica diMembro del Consiglio del ContenziosoDiplomatico per divenire quindi nel1936 Presidente della CommissioneTecnico- Amministrativa-Artistica per lesedi demaniali all’Estero.I rapporti tra il Governatore ed ilRegime fascista appaiono alquanto distaccatied al riguardo il quotidiano “IlGiornale” il 23 settembre 1989 riportò ilseguente emblematico aneddoto in unarubrica dal titolo “Contro corrente”:“Una volta, ricevendo l’AmbasciatoreSalvago Raggi, reduce da una conferenzainternazionale per il bando dellaguerra chimica, il Duce gli chiese: “Maqual è il gas più pericoloso?”. “L’incenso”,rispose l’Ambasciatore, chesubito dopo fu messo a riposo.”Il Nostro si ritirò definitivamente avita privata negli anni Quaranta. Decisioneprobabilmente dettata più che dall’etàdal desiderio di meglio seguire lasua adorata nipote Camilla. Affetto certamentecontraccambiato poiché quest’ultimacosì lo ricorda con parole dacui trapela la grande ammirazione perl’avo in “L’ultimo sole sul prato”:“L’autorevolezza del nonno era unfatto anche esteriore, di prestanza fisica:quando lo conobbi era un signore sulla settantina,alto e dritto, radi capelli bianchi esopracciglia cespugliose, vestito d’invernod’impeccabile grisaglia, con panciotto ecravattino a farfalla, d’estate di lino bianco:lino sempre un po’ stazzonato. Di quiquella cert’aria di signorile trasandatezzache era il tratto che più colpiva in lui: oltrealla faccia, un po’ grintosa, da ligure:autentico genovese a “riso raö”, riso scarso;grinta, insomma: secondo un’espressionedialettale che io allora ripetevo adorecchio, tutta attaccata - “arisoraö” -avendo solo un’idea molto approssimativadel suo significato.”Il suo cuore generoso si spense il 28febbraio 1946 e lasciò da Molare sino aTiglieto e su fino alle “cascine sui monti”una forte memoria tanto che gli anzianidi quelle località, ancora oggi,ricordano con parole accorate la bonariafigura. Anzi in occasione della cerimoniafunebre i suoi coloni, in segno disentito cordoglio ed alta stima, in quelfreddo inverno e su percorsi malagevolitrasportarono il suo feretro a spalle daMolare sino a Badia ove ora riposa tra isuoi avi.Ma l’Anima aleggia tra i moli diMassaua e tra le ambe di Ghinda e Nefasitsulle quali, seguendo l’immutato tracciatocosparso di sicomori e oleastri, faticosamentesi arrampica dal mare verso l’altipianola sua ferrovia ora simbolo di unagiovane Nazione indipendente: “Per asperaad astra”.Note(1) - Yeomanry: organizzazione difensivamolto simile alla “Landesverteidigung Tirols”(difesa territoriale tirolese) saldamente legataal territorio ed alle popolazioni le cui originirisalgono al XVI secolo. Sul suolo britannico i“Yeomanry” vennero fondati per iniziativa digrandi proprietari terrieri che verso la fine delSettecento costituirono i primi reparti destinatiad affiancare la Royal Army per contenere l’incombentepericolo di un’invasione francesedelle loro terre ed effettivamente sfociata inun’incursione il 20 Febbraio 1797. Già attividal 1782 nell’associazione militare dei“tenants” (affittuari) e “yeomen” (proprietariterrieri) col nome di “Norfolk Rangers”, il5.3.1794 William Pitt “the Younger” ne ottenneun primo riconoscimento ufficiale. Quindi datale data i Lords Luogotenenti delle varieContee iniziarono a controllare le diverse formazioniin genere di cavalleria (leggera, dragoni,ussari) e di fanteria con annesse (in alcunicasi) sezioni di artiglieria. Tali reparti furonotalmente apprezzati per l’efficienza, la fedeltàalla Corona ed alle Istituzioni e per il costocontenuto, fattore non trascurabile dovuto alreclutamento ed impiego locale, che nell’arcodi pochi decenni furono assegnati alle direttedipendenze del Segretario di Stato per gliAffari Interni e quindi dal 1872 integrati nell’esercitoinglese. Con Royal Warrant del 17aprile 1901 i reggimenti esistenti vennero riorganizzatiin un corpo che assunse il nome di“Imperial Yeomanry”, noto per gli eroici comportamentitenuti fuori della madrepatria.Numerosissimi i Reggimenti di cui a puro titoloesemplificativo se ne citano alcuni: “SurreyYeomanry Cavalry”, “Westminster Dragoons”,“Yorkshire Hussars”, “East Kent MountedRifles”, “Royal Devon Yeomanry”, “NorthSomerset Yeomanry”, “Suffolk Borderers”,


A lato: macchina a vaporedella ferrovia Massaua -Asmara. A tutt’oggi il collegamentoferroviario realizzatodal Raggi è rimasta l’unicodello Stato eritreo37“Sherwood Rangers Yeomanry”ecc. . Sono attualmente esistenti (alivello squadrone): “The Duke ofLancaster’s Own Yeomanry”,“Royal Wessex Yeomanry”,“Queen’s Own Yeomanry” edalcuni altri.(2) - Schliemann Heirich:archeologo tedesco (Neubukow,Meclemburgo, 1822 - Napoli1890). Avendo raggiunto una floridasituazione finanziaria, didedicò alla ricerca delle provedella veridicità dei poemi omerici.A tale scopo, tra il 1868 ed il 1890,intraprese alcune campagne di scavi sulla collinadi Hissarlik nella Troade ove individuò l’anticaTroia. Continuò gli scavi anche a Micene,ad Orcomeno, Tirinto e Creta conquistando ilmerito di avere dato l’avvio alle ricerchearcheologiche per la ricostruzione delle civiltàcretese e micenea. Scrisse varie opere:Trojanische Altertumer (Antichità troiane1874), Ithaca, der Peloponnes und Troja(1869), Mykena (1878), Orchomenos (1881);Ilios (1881), Troja (1884), Tiryns (1886).(3) - Quasi paradossale la situazione trovatadal Salvago Raggi presso la LegazioneItaliana: il Ministero degli Affari Esteri nonaveva inviato un semplice telegramma cheavrebbe potuto bloccare la vendita degli arredi(appartenenti al predecessore) dell’edificiodestinato a residenza sua e della propria famiglia.Per cui all’ arrivo alla Legazione la loroabitazione era totalmente vuota. Molto cortesementealcuni arredi indispensabili vennero sollecitamenteforniti da Lady Mac Donald,moglie del ministro d’Inghilterra e da MadameHey King, moglie del ministro di Germania.(4) - Alla data del 3 giugno 1900 le forzedelle Nazioni presenti a Pechino per la sicurezzadella ambasciate ammontavano a 389 uominitra ufficiali e soldati.(5) - Le cinque tradotte erano composte da915 Britannici, 450 tedeschi, 54 Giapponesi,312 ussi, 158 Francesi, 112 Statunitensi, 40Italiani (al comando del TV Sirianni) e 25Austroungarici. Come armi di reparto venneroportate al seguito 10 mitragliatrici e 7 cannoni.(6) Esercito cinese: Al tempo della rivoltadei Boxers, l’Esercito cinese in linea di massimaera composto da 8 Bandiere mancesi, costituiteognuna da circa 80 compagnie, per untotale di circa 16.000 uomini; 8 Bandiere mongoleformate con personale originario dallaMongolia, Sinkiang e Tibet con una forza dicirca 8.000 uomini; 8 Bandiere cinesi con unaforza pari a circa 60.000 uomini. Infine 18Bandiere verdi, reclutate e pagate dalleProvincie in base alle disponibilità finanziarie,dipendevano direttamente dall’imperatore soloin caso di difesa nazionale e potevano contaresu di una forza di circa 650.000 uomini. Acausa di forti carenze di organizzazione, disciplinaed addestramento tali forze si sfaldaronodavanti all’avanzata del contingente internazionale.(7) - La seconda colonna uscita da Tientsinil 21 giugno 1900 per soccorrere la colonnaSeymour, provata da 62 morti e 232 feriti,era composta da 1.500 russi, 590 inglesi, 240tedeschi e 23 marinai italiani. L’operazione siconcluse col rientro a Tien-tsin il 23 giugno diambedue le colonne.(8) - Van Gulik Robert: esperto sinologoolandese, nell’intervallo tra le due Guerre mondialiricoperse importanti incarichi diplomaticiin Cina ed in Giappone. E’ conosciuto ancheper avere scritto una singolare collana di librigialli ambientati nella Cina imperiale delladinastia Tang (1600 circa).(9) - Salvago Raggi Paris: padre dellaMarchesa Camilla, oggi nota ed apprezzatascrittrice, era nato nel 1892 e portava il nomedel nonno Paris Maria Salvago (1831 - 1899).Quest’ultimo aveva fondato col Da Passano larivista “Annali Cattolici”: fonte di inimiciziecon gli ambienti cattolici più conservatori.Sindaco di Tiglieto dal 17 settembre 1881 al 6dicembre 1885, era stato anche Direttored’Ispezione della Scuola delle Scienze Socialidi Firenze, Presidente del Consiglio Superioredella Società di San Vincenzo de Paoli eDeputato al Parlamento Nazionale. Di Lui siconserva una pagella scolastica del periodo incui frequentava il Collegio dei Padri Scolopi aCarcare con ottimi risultati tanto che, nel 1846,al termine dell’anno scolastico divenne”Princeps Concitatorum” e gli venne dedicato,come consuetudine per i primi della classe, unritratto (Paris De Merchionibus SalvagoGenuensibus Academiae ConcitatorumPrinceps). Significativo esempio di quanto fosserotenute in considerazione le Scuole Pie fondatedal sacerdote spagnolo S.GiuseppeCalasanzio (José de Calasanz - Peralta de laSal, Urgel, 1556 - Roma 1648), assai frequentatedai giovani delle più nobili famiglie.(10) - Salvago: “Tra le famiglie di piùantica nobiltà genovese, i Salvagosono probabilmente di origine lombarda,derivanti dall’unione di diversecasate (Porco, Strigliaporco, Nepitelli).Un Porcus, indicato come capostipitedel primo ramo, svolge attivitàdiplomatica all’inizio del secolo XII,mentre Guglielmo è più volte consoledel Comune di Genova, così come Ido,Rubaldo e Oberto. Enrico e suo figlioPorca sono indicati tra i sottoscrittoridella pace con i Pisani, nel 1188, comeanche Onorato Strigliaporco, figlio diun Giovanni, il quale fa costruire lachiesa di S. Marco al Molo nel 1173;anche Enrico Nepitelli risulta tra i firmataridella pace pisana, come suo fratello Strigliaporco.La situazione sembra chiarirsi solo dalTredicesimo secolo, quando il cognomeSalvago resta unito per tutta una serie di esponenti,da Michele (podestà di Genova nel 1278)a Enrico (naufragato in Corsica nel 1288) aPorchetto (frate e ambasciatore nel 1295 e nel1299). Nel Trecento e nel Quattrocento sononumerosi i rappresentanti della famiglia adassumere cariche pubbliche o esercitare attivitàmarinare. Precedenti notizie della famigliaSalvago si riscontrano in numerosi documentisei-settecenteschi, talvolta copie di atti cherisalgono sino al duecento. Un albero genealogicoconservato nell’archivio di famiglia, databilenon prima del 1727 contribuisce a stabilirela successione dei Salvago. (da Quaderni delCentro Studi e Documentazione di StoriaEconomica - “Archivio Doria” - “L’ArchivoSalvago Raggi” pag. LVII e seguenti).(11) - Raggi: La famiglia Raggi discendedai conti Rossi di Parma, stabilitisi a Chiavarie Levanto sin dal XII secolo. Tra il Tre ed ilQuattrocento i Raggi sono presenti tra gliAnziani, i Collettori delle Gabelle e tra iMembri del Gran Consiglio. Tommaso FieschiRaggi è il personaggio maggiormente conosciutodella casata: Inviato di Filippo II diSpagna, paese ove il padre ha già svolto importantiincarichi diplomatici, presso i banchieriFugger ad Augusta per sollecitare prestiti allaCorona spagnola; ambasciatore presso la reginaElisabetta d’Inghilterra; Tesoriere generalein Spagna e Fiandra. Alla sua morte nel 1593lascia numerosi legati a opere pie genovesi trale quali le “Povere figlie città di Genova” e“Poveri carcerati della Malapaga” ed unasomma da amministrare accuratamente perpoter distribuire quotidianamente trecento paniai poveri della città. Inoltre lascia un legato perla costruzione di una galea e successivamentedi altre in modo che nel corso degli anni nellaflotta della Repubblica vi sia sempre una“Galea Raggia”. Uno dei suoi discendenti ilCardinale Lorenzo, tesoriere della CameraApostolica, diviene commendatario dell’abba-

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