Vienna - Demelturismo / porto&<strong>diporto</strong>La culturadel caffénel centrod’EuropaOk, ammettiamo che il caffè si beve in tutto il mondo.E che anche in altre città si beve una buonanera bevanda. Ma a Vienna, come a Napoli o aTrieste, dove il caffè è arrivato nel 1600, è qualcosa di diverso,che scandisce lo scorrere della vita. Lo scorrere deitempi lenti di una volta, secondo il vecchio motto vienneseche è ancora attuale: “Dio ci diede il tempo, ma della frettanon ha parlato”. Prendere un caffé è l’occasione per incontrarsi,seduti all’aperto o al bancone, per dialogare sul piùe del meno, per combinare l’utile al dilettevole scandendol’umore, l’estro del momento, le preferenze. E’ insommaun rito che va al di là del tempo e dei costumi. C’è peròuna cosa che nel tempo i viennesi hanno perfezionato: lacultura e il culto del kaffeehaus, del locale dove gustarlo“nero come la notte, dolce come l’amore, ardente comel’inferno”. Cultura e culto che sono il punto franco di unasocialità borghese che non ama i frenetici ritmi metropolitani,fast food, McDonald’s. Elementi che si combinanotra “cosa” (Melange, Einnspanner, Gold?), “dove” (classicoambiente ottocentesco, stile liberty, atmosfera moderna?),“come” (con un paio di salsicce viennesi, una fetta di Sacher,dopo un gulash?), “perché” (vedere ed essere visti,leggere il giornale, conversare?) e “con chi”. Ecco che unbuon caffé a Vienna diventa un cosmo tutto da scoprire.Non è un caso che la città sia nota come una delle metropolieuropee della cultura della nera bevanda. Anche se èentrato a far parte dei caffé anche il cappuccino, la WienerMelange, la tazzina di nero con la schiuma di latte. E’ perquesto che ogni tazzina ha un suo sapore inconfondibile,ogni “nero” ha la sua nota personale che lascia per sempreil suo aroma e la sua impronta. Come all’Hawelka dovele tradizioni si tramandano di generazione in generazione,come fossero segreti di famiglie. Cultura del caffé a Viennasignifica anche: cultura sì, ma non senza caffé. Museicome quello delle Belle arti o l’Ebraico, il Burghtheater, ilMak, il MuseumQuartier, il Laudtmann, dichiarato monumentonazionale (ebbe tra i clienti più assidui SigmundFreud, Joseph Roth, Marlene Dietrich, Romy Schneider,Max Reinhardt ed altri ancora) o persino la nobile scuola diequitazione spagnola sono tutti dotati di caffé: una vera epropria istituzione nell’istituzione. I kaffeehaus a Vienna sidistinguono anche per il loro arredamento: il marmo rendeprezioso il Cafè Central, ritrovo di artisti (ancora oggi unastatua di cera rappresenta il poeta Peter Altenberg sedutoal tavolino, tra i frequentatori più assidui), che aprì i batten-56 - <strong>novembre</strong> 2010
Cafè Central Viennati nel 1868 all’interno del palazzo Ferstel, all’epoca l’edificiopiù moderno della città; il legno abbellisce l’Hawelka;lo stile liberty con il terrazzo distingue il Palmenhaus; glispecchi il Savoy. Anche l’architettura è una testimonianzadell’epoca. Josef Hoffmann è l’autore degli interni del CaféWunderer, Oswald Haerdtl ha disegnato invece il Prukel.Perfino nell’allestimento dell’American Bar, il prototipo diun moderno night club al quale si sono ispirati numerosilocali in tutto il mondo, Adolf Loos ha ricalcato la classicaarchitettura da caffé, adeguandola alle esigenze dellavita notturna. Insomma, a Vienna i caffé parlano una solalingua: quella del nero che non invecchia. Da più di quattrocentoanni.Eduardo Cagnazzi