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11_novembre - Porto & diporto

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p&st2010 / porto&<strong>diporto</strong>Tefin ha navigato benein un mare in tempestache oramai hauna sua struttura ben calibrata,ha navigato bene “L’aziendain un mare in tempesta: non possiamonascondere che il 2010 è stato ilvero anno di crisi, ci auguriamo che lacoincidenza della fine di questo annopossa essere anche la fine di un periodomolto negativo. Il fatto di esserein attività da oltre trentacinque annimi consente di dire che un periodo dicrisi così non lo si era mai visto”.Inizia così Luigi Minieri, amministratoredelegato di Tefin Scarl, l’intervistache ha rilasciato a <strong>Porto</strong>&<strong>diporto</strong>: unesame distaccato della crisi ancorain corso, nella sua evoluzione (speriamo)finale e di come un’aziendacon radici nel Mezzogiorno affrontale difficoltà di un mercato globale e diun ambiente locale che non riesce atrovare soluzioni condivise.“La Tefin supera bene questo momento– dice ancora Luigi Minieri - ilmare in tempesta ce lo lasciamo allespalle: è vero che nel nostro caso, essendoun’azienda di servizi, prima opoi quello che è stato trascurato allafine deve essere manutenzionato percui in linea di massima lo standard difatturato viene riequilibrato. Naturalmenteanche nei momenti più bui nonci siamo fermati, abbiamo continuatoad attaccare il mercato, stiamo potenziandole nostre strutture sul territorioe all’estero proprio per allargare laplatea dei clienti”.E per quanto riguarda il panoramalocale?Relativamente al panorama localedirei che c’è ancora molto da fare perritrovare un equilibrio e una maggiorecollaborazione tra le varie aziende delcomparto delle riparazioni navali; credoche è venuto il tempo di lasciarele polemiche, le lotte, per mettersi adun unico tavolo e cercare di collaborareperchè è nei periodi di crisi che sipuò trovare la sinergia per affrontare iproblemi. Purtroppo non ne intravedoancora i segni, mi auguro che invecepersone di buona volontà possanotrovare la via del colloquio.Se dall’interno la categoria nontrova il coagulante, ci può essereuna spinta esterna, da un’istituzione?Chi può dare veramente una manoin questo momento ritengo sia l’AutoritàPortuale, che deve veramenteassumere il suo ruolo di super partes,deve fare in modo che le parti,tutte si possano incontrare, discuteree trovare un accordo sui vari puntiche costituiscono motivo di attrito.Io capisco che ognuno abbia i propriinteressi personali, però credo cheveramente sia venuto il momentodi capire che il piccolo orticello nonpotrà più garantire frutti. Per quantoriguarda l’Autorità Portuale deve fareveramente qualcosa di fattivo, deveuscire da questo spirito di battagliae fare delle cose concrete, oggi noipensiamo ad una zona destinata alleriparazioni che ci veda, pur controllati,liberi da burocrazie di tipo doganali,nel senso di snellire le procedure,pensiamo ad una Autorità Portualeche si preoccupi di mettere le aziendein condizioni di non chiudere perinosservanza di adeguamento dellestrutture mentre tutti i giorni sentiamodi aziende che vengono colpite dasanzioni per problemi ambientali, maqui bisogna risanare l’intero sistemaportuale e non possiamo scaricare lecolpe sulle singole aziende.Ma era previsto il polo delle riparazioninavali?Era previsto in un riordino dellacantieristica diciamo nel dare ai maggiorisoggetti industriali del porto determinatearee, e a fronte di questodoveva venire il famoso bacino; adoggi non c’è ed è inutile ricercare lecolpe negli avvenimenti, mentre nonc’è stata un’autentica azione tendentea dare questo bacino ai riparatori.In considerazione di questi grandiproblemi a Napoli, è auspicabilelo spostamento del polo cantieristicoa Castellammare di Stabia?Secondo me Castellammare diStabia non è adatto: in verità in passatosi era parlato anche di Torre Annunziata,ma la cosa non ha motivodi esistere. In effetti Castellammare èproiettata verso una portualità turisticache intralcerebbe l’attività cantieristica.Passando al Mediterraneo, laconcorrenza del vicino Oriente èmolto forte?La concorrenza è sempre moltoforte, devo dire che di recente aziendenapoletane, e di questo ci dobbiamocomplimentare, sono presenti nelMediterraneo, mi riferisco all’aziendadi Antonio Palumbo, una realtà napoletanache si muove in senso positivo;credo molto che in questa area bisogneràpotenziare la nostra presenza,perchè è un’area che a breve vedràuna intensificazione dei traffici e quindiun’area da tenere sotto osservazione,da sviluppare, magari apportandoanche il nostro know-how in generalenell’ambito della cantieristica, usandoeventualmente anche risorse localiquindi per lo sviluppo di quelle zonee soprattutto a modo di moderazionecorretta del valore della mano d’opera,e sottolineo moderazione correttasenza fare uso di mano d’opera abasso costo al di fuori del rispetto dellavoratore in generale.Oltre Malta anche a Marsigliaimportanti acquisizioni italiane nelsettoreCerto e non scopriamo oggi chel’imprenditore italiano non è quel “parassita”come a volte sembra essereda stereotipi forniti da certa comunicazione,soprattutto quando si parladi noi imprenditori meridionali; nonscopriamo oggi l’impresa italiana, abbiamoavuto un momento di appannamentonell’ambito di una economiache tendeva ad avere altri orientamenti,come spinte di tipo finanziario,c’è stato un momento in cui la genteha pensato che nel mercato finanziarioci fosse il futuro. Oggi per fortunain maniera accorta e rapida stiamofacendo un passo indietro e stiamoritornando a fare impresa.Gi.Co.18 - <strong>novembre</strong> 2010

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