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Speciale 150 Anni

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Il seme e' la Parola di Dio(Luca 8:11)Rivista del Dipartimento di evangelizzazione dell'UCEBITrimestrale - n. 2/3 - anno 101 – aprile/settembre 2012Un'avventuradi fede


2 speciale <strong>150</strong> anniUn'avventura di fedeQuesto numero è dedicatoai <strong>150</strong> anni di presenzabattista in ItaliaRedazioneMarta D’Auria(direttrice; redazione.napoli@riforma.it)Pietro Romeo(settore Stampa; romeo@riforma.it)Alessandro Spanu(segretario DE; alessandro.spanu@ucebi.it)Per contatti scrivere a:Dipartimento di Evangelizzazione dell’UcebiP.zza S. Lorenzo in Lucina, 35 - 00186 Romatel. 06.6876124e-mail: seminatore@ucebi.itIn copertina: Bolley, Costellazione, 1986Il titolo di questo numero speciale de Il Seminatoreriprende quello del libro del pastore Franco ScaramucciaUn'avventura di fede. L'opera missionaria di EdwardClarke (1820-1912), Claudiana, Torino, 1999.Trimestrale d’evangelizzazioneNumero 2/3 - Anno 101 - aprile/settembre 2012Redazione e amministrazionePiazza San Lorenzo in Lucina, 35 - RomaDirettrice responsabileMarta D’AuriaAutorizzazione Tribunaledi Roma n. 5894 del 23/7/1957.Progetto GraficoPietro RomeoTipografiaTipolitografia La Ghisleriana - Mondovì (CN)


speciale <strong>150</strong> anni3Fin qui Dio ci ha custoditi«Risvégliati, risvégliati,rivéstiti di forza, bracciodel Signore!Risvégliati come nei giornidi una volta, come nelleantiche età».(Isaia 51, 9)Questo numero de Il Seminatore è dedicato ai<strong>150</strong> anni di presenza battista in Italia.Siamo riconoscenti a Dio perché fin quici ha custoditi, ci ha custodite. Siamo tornati alpassato, non per nostalgia, piuttosto per ricordarequello che Dio ha fatto per noi “nei giorni di unavolta”. Si tratta di una memoria confessante: unamemoria che vede nella storia delle chiese battistein Italia l’ordito tessuto dal Signore d’Israele, dalPadre di Gesù Cristo. Questa memoria diventa l’atteggiamentocon il quale guardiamo al futuro, essonon ci appartiene perché sta saldamente nelle manidi Dio. Crediamo, infatti, che il significato della storiadelle chiese battiste dipenda dalle promesse di Dioche illuminano il presente e il futuro.Il numero si apre con una lettera delPresidente dell’Ucebi, pastore Raffaele Volpeche scaturisce dalla domanda: battisti perché?Seguono un breve excursus storico del battismoitaliano e una presentazione del battismo europeoe mondiale. La pastora Silvia Rapisarda individuaquali sono i contributi specifici che i battistihanno dato alla cristianità. Chiude questapanoramica un articolo di Renato Maiocchi sulradicamento delle chiese battiste d’Italia nel protestantesimoriformato italiano, con particolareattenzione al processo che ha portato al reciprocoriconoscimento tra battisti, metodisti e valdesi.La testimonianza cristiana cammina sulle gambedi persone concrete. Presentiamo sette ritratti: tredonne e quattro uomini che esemplificano la vicendadelle chiese battiste in Italia nel ‘900.Speriamo così di incuriosirvi alla storia di questapiccola porzione di cristianità. Chissà, forsequalcuno/a vorrà approfondire.Manca un articolo sulle chiese internazionali cheoggi rappresentano una componente importantedelle chiese, e uno sulla musica. Abbiamo tralasciatoquesti due ambiti perché crediamo che essirappresentino più che la storia del battismo italianola sua sfida presente. Molto del futuro delle chiesebattiste dipenderà da come sapremo essere chieseinsieme con i fratelli e le sorelle che vengono da altripaesi e da come riusciremo a condividere un patrimoniomusicale, al momento, molto diversificato.Vogliamo inoltre esprimere il nostro sentitoringraziamento al maestro Eugenio Bolley che congenerosità ci ha autorizzato ad usare le sue operecome illustrazioni per questo fascicolo.In conclusione, dunque, offriamo questo strumentoalle chiese affinché possiamo confessare inostri peccati perché, talora, non siamo stati all’altezzadella vocazione che ci è stata rivolta. Crediamoche proprio nella confessione del peccato ci raggiungala buona notizia del Signore che non sonnecchiané dorme (Salmo 121); ma anzi ci risveglia e ci rivestedi nuova forza.Buona lettura.Segni, 1979


4 speciale <strong>150</strong> anniBattisti perchédi Raffaele VolpeCaro Filippo, non meravigliarti nel riceverequesta mia, ma siccome mi hanno chiestodi scrivere un articolo di 5600 battutedal titolo: Battisti perché?, ho pensato dicogliere l’occasione al volo e scriverti unalettera, figlio mio, e raccontarti perché sono battista.Avevo più o meno la tua età, quindici anni,quando un po’ per caso e un po’ per gioco, invitatoda alcuni miei amici, discesi quelle scale in corsoNicola Terracciano. A quei tempi i tuoi nonni abitavanoa Pozzuoli, due passi dalla chiesa battista e inquel quartiere avevo fatto le scuole elementari, lemedie, i primi due anni di superiore. Insomma misentivo a casa mia in quel quartiere, ma non avevomai notato quella chiesa lì sotto il livello della strada.Le cose importanti nella vita sono spesso sottoal nostro naso e noi non ci facciamo caso.Non c’era niente di speciale in quei saloni grandi,freddi, dalle mura segnate dall’umido che salivae, arrampicandosi, grattava via i diversi strati dipittura che qualcuno ogni volta aveva ripassato, conla speranza che fosse l’ultima. Quelle mura mi ricordanola mia condizione di credente...Non c’era nulla di bello che potesse farne unachiesa, se non le persone. Imparai la prima lezione:una chiesa battista è fatta dalle persone e non dallemura! Tirai un sospiro di sollievo. Anche perchéquelle persone erano veramente speciali. Ti ascoltavanosenza giudicarti. Sapevano farti sentire importante.Più in là capii, seconda lezione, che per unbattista la libertà personale è come l’aria che respiri.Non volevano indottrinarmi, né farmi sentire comeun ignorante. Potevo dire quello che pensavo adalta voce. C’era la chiesa (o, se preferisci, chiamalacomunità) e c’ero io.La prima e la seconda lezione mi avevano giàintrodotto ai due principi fondamentali del batti-La natura imprigionata, 2002


speciale <strong>150</strong> anni5smo: 1. la chiesa è la comunità locale; 2. la centralitàdella persona. E se cerchi una formula che tengainsieme questi due principi, eccola qui: la chiesa èla comunità di credenti dove ogni singolo credenteè un sacerdote. Potrei diventare noioso (e sto giàdiventandolo) e dirti quanto sia difficile nelle societàumane questo equilibrio tra comunità e individuoe quanto spesso si è voluto sacrificare la dignità ela libertà della persona in nome di una ragione distato, o di una dottrina nazionalista o di una religione.Ti suggerisco di leggere una breve storia deiprimi Battisti, ti sorprenderai di quanti siano statiperseguitati e uccisi perché hanno sostenuto che lafede non può essere imposta per legge.Ma oggi sembrerebbe essere l’individualismo ilmale della nostra società. Le persone si preoccupanopoco del bene comune e non hanno capito chepiano piano questo corroderà anche la loro libertàpersonale.Comunità e individuo. Bene comune e libertàpersonale. È un equilibrio complesso ed è un’ottimacartina di tornasole per riconoscere una chiesa battista.Quando c’è troppo personalismo o le personesono diventate soltanto dei parrocchiani, quella nonè più una chiesa battista!Ma torniamo alla mia storia personale. La piccolae scarrupata chiesa di Pozzuoli mi aprì al mondo.Conobbi altre chiese battiste, ma non solo. Conobbialtri giovani di altre parti d’Italia. Facevo parte diuna chiesa locale, ma scoprivo anche che c’era unachiesa universale. Non dovevamo chiuderci nellanostra bella chiesetta battista, ma potevamo confrontarcicon gli altri, imparare a cooperare con glialtri. Ecco il terzo principio: l’associazionismo. Se ungiorno un battista ti dirà che noi siamo congregazionalisti,tu potrai dirgli che è vero, ma sentiti libero diaggiungere che i Battisti sono anche associazionisti.E missionari: questo è il quarto principio. Una chiesabattista è il dono di Dio al mondo. Ogni battistaè un missionario. C’è sempre qualcosa da fare perqualcun altro: annunciargli la buona notizia dell’amoredi Dio e offrirgli un bicchiere d’acqua oppureandarlo a trovare in prigione e condividere la storiadi Gesù. In Italia stiamo provando a riscoprire questanostra radice missionaria e abbiamo assolutamentebisogno dell’entusiasmo e del coraggio deigiovani. Sì, hai capito, ce l’ho anche con te.Ma non c’è quattro senza cinque (ma forse ilGli equilibristi n.3, 1995detto è diverso): il battesimo è il quinto principio.Last, but not least, dicono gli inglesi. Forse nonè corretto dire che il battesimo è un principio. Inrealtà è più simile ad un collante che tiene insiemei principi Battisti. Oppure un paio di occhiali. O unachiave. Ma forse è meglio non andare oltre con lemetafore.Io fui battezzato insieme a tua zia, l’acqua eragelida ed era inverno. Ero nervoso ed emozionato.Stavo per essere sommerso dalle acque, ma erofiducioso che Dio mi avrebbe anche fatto riemergere.Ero lì, sveglio ed eccitato nella mia coscienzalibera, ma anche umilmente nelle mani della chiesache mi aveva accolto e predicato l’evangelo. Entravoa far parte della chiesa, ma mi sentivo anche partedi una famiglia universale. Sentivo che Dio in Cristoaveva amato proprio me e che sarei stato un secondodopo il battesimo un discepolo a tempo pienoper il Regno di Dio. No, non mi ero montato la testa.Avevo semplicemente imparato che con il battesimosi incontravano la promessa di Dio di essermi vicinonella fede e la mia promessa a seguirlo anche per lestrade che altrimenti non avrei scelto.Ma mi sa che ho già utilizzato tutte le mie 5600battute, ed è meglio fermarmi, altrimenti tu ti annoie l’editorialista si arrabbia. Ti saluto, e casomaipotremmo continuare la nostra chiacchierata mangiandociuna pizza napoletana, che ne dici?


6 speciale <strong>150</strong> anniI battisti in Italiadi Emmanuele Paschetto1. che se questa missione si svilupperàIl primo missionario battista giuntoin Italia nel 1863, l’inglese JamesWall, scriveva in una lettera ai suoisostenitori del Regno Unito: «Credointeramente non settaria, ma semplicemente evangelistica[…] sarà una benedizione perenne per l’Italia[…] È deplorevole che le nostre differenze sianostate portate nel campo missionario […] sarebbemeglio lasciare chiudere lo spiraglio che si è aperto,anziché fondare chiese sul modello inglese…».Questo auspicio non si è realizzato. Oggi ci sonoalmeno trentamila battisti in Italia, tra UCEBI (unterzo), altre organizzazioni e battisti di altri paesi.L’evangelismo italiano conta una decina di denominazionie decine di organizzazioni diverse.2. Negli anni Ottanta del XIX secolo c’erano nelnostro paese tre missioni inglesi ed una americana.L’8 e 9 maggio 1884 i loro rappresentanti e gli operai(così erano chiamati pastori ed evangelisti) italianisi radunarono a Torino per fondare la “UnioneCristiana Apostolica Battista” (UCAB) allo scopo di«promuovere e sviluppare sentimenti di fratellanzae spirito di corpo fra i componenti dell’Unione» e«studiare assieme e porre in atto i mezzi più acconciper la maggiore diffusione dell’Evangelo in Italia,e per la conservazione e propagazione dei principidell’Unione». Fu una svolta nella storia del battismoin Italia, sottolineata dalla fondazione del mensile«Il Testimonio» che per quasi 110 anni fu l’organo diinformazione dei battisti italiani.3. Con il Novecento, si andò formando nellaneonata Scuola Teologica Battista una generazionedi pastori entusiasta e combattiva, che si interessavafortemente di quanto avveniva nel nostro paese. Ilmovimento modernista che scosse la Chiesa cattolicafu seguito con attenzione e, dopo la scomunicadi Pio X, diversi preti divennero pastori dell’UCAB.Contemporaneamente aumentavano – sull’ondadel Social Gospel – le simpatie verso il socialismo.Si corse il rischio di creare fratture con quanti ritenevanoche ci si dovesse limitare alla predicazionedell’Evangelo.Il prestigio dei battisti crebbe grazie ad alcunepersonalità, come Giuseppe Gangale, Mario A.Rossi, Lodovico e Paolo Paschetto, Aristarco Fasuloe anche grazie alle diverse pubblicazioni di caratterereligioso e storico, agli opuscoli popolari e aitre periodici: Il Testimonio, Il Seminatore, foglio dievangelizzazione, e la rivista Bilychnis. Questa, perun ventennio, propose il dialogo fra scienza e fede,contando su collaboratori di fama internazionale.4. La Grande Guerra (1915-18) segnò l’inizio diun duro periodo per il battismo italiano. I disordinidel dopoguerra e l’avvento del Fascismo (1922)accrebbero il disagio delle comunità. Per la primavolta il numero dei membri delle chiese era diminuito.La missione inglese che per prima, nel 1863,era venuta in Italia, abbandonò il paese cedendochiese, pastori e strutture alla Missione americana.Nel 1923 nacque l’Opera evangelica battista d’Italia,che dovette affrontare grosse difficoltà, stretta frale restrizioni della libertà da parte del Fascismo e lacrescente ostilità cattolica. Il Concordato del 1929saldò il fronte clericofascista.Un esempio dell’ostilità contro la missione inglese(all’indomani delle Sanzioni del 1935 votate dallaSocietà delle Nazioni nei confronti dell’Italia dopol’aggressione all’Etiopia), fu la chiusura delle scuoleelementari gestite dalla Missione della Spezia. Lascuola, molto stimata in città, contava circa 500alunni, era attiva da oltre 50 anni e sui suoi banchierano passati migliaia di allievi.5. La Seconda guerra mondiale passò come unturbine anche sulle nostre chiese. Distruzioni, mortie feriti, cacciati i missionari stranieri, azzerate leofferte giunte dalle chiese estere per ottant’anni.Simbolo di questo periodo tragico fu la comunità diSpigno Saturnia nel Lazio: al passaggio del fronte tre


speciale <strong>150</strong> anni7Geometrie con evidenze, 1979sorelle di chiesa e il figlio di una di esse persero lavita, mentre la cappella fu fatta saltare dai tedeschiin ritirata insieme a diverse case del paese.Simbolo del secondo lustro degli anni Quarantai pacchi «Care» contenenti cibo, vestiario, prodottiigienici, giocattoli, che a migliaia giunsero dagli USAalle nostre chiese (oltre che ad altri enti ecclesiasticie pubblici) e furono distribuiti non solo alle famiglieevangeliche ma anche alle famiglie bisognose deiquartieri dei paesi dove erano presenti le chiese. Inquegli anni i culti domenicali furono molto frequentati.6. Seguì negli anni successivi l’ultimo periododi espansione del battismo italiano: si raggiunseroi 5.500 membri battezzati e nel 1956 si costituì l’UnioneCristiana Evangelica Battista d’Italia (Ucebi), ilcui primo segretario fu il pastore Manfredi Ronchi.I molti missionari americani inviati nel nostropaese misero in piedi numerose attività: la ScuolaTeologica di Rivoli, Villa Betania di Roma, il rafforzamentodell’Istituto Taylor a Roma per ragazzied anziani, il Villaggio della Gioventù a S. Severa,la Casa per anziani Villa Grazialma di Avigliana, ilCentro per bambini di Rocca di Papa, la Casa editricebattista. Queste iniziative erano largamente finanziatedalle missioni americane.In quegli anni si accesero i primi dibattiti tra chivoleva continuare a rimanere essenzialmente un’operamissionaria e chi intendeva l’Unione come unacomunione di chiese autonome dalla Missione.7. Negli anni sessanta molti giovani delle comunitàparteciparono al Movimento Studentesco.Quando i giovani presentarono all’Assemblea dell’U-CEBI del 1969 il documento «Il senso della nostrafede» si rischiò di determinare una frattura teologicae generazionale all’interno del battismo italiano.L’Assemblea generale dell’UCEBI del 1974 riconobbela presenza di due posizioni divergenti fra i battisti,quella che privilegiava l’aspetto individualistico,insistendo sulla conversione del cuore e quella che


8 speciale <strong>150</strong> annievidenziava il «peccato» sociale, propugnando l’interventonel politico e nella vita collettiva. La sintesifra le due tendenze fu raggiunta molti anni dopo.Nel frattempo, nel 1978, La Missione americanalasciò il campo italiano.8. Nel decennio 1980-1990, sotto la presidenzadei pastori Piero Bensi prima e di Paolo Spanu poi,si tentò il rilancio dell’UCEBI fra le chiese, con l’elaborazionedel «Piano di Cooperazione». Si corressela rotta rispetto alla tradizione battista, spostandol’accento dalla autonomia e responsabilità dellecomunità locali, ad una certa centralizzazione sulpiano organizzativo, finanziario e decisionale infunzione di una razionalizzazione della presenza sulterritorio, e del miglior impiego delle risorse umaneed economiche.Il lavoro federativo, cominciato già da ManfrediRonchi negli anni ’60, che aveva prodotto laFederazione delle Chiese evangeliche (Fcei), determinòun ulteriore risultato nel reciproco riconoscimentotra battisti, metodisti e valdesi (BMV) siglatonel 1990. L’accordo, unico nel panorama europeo,prevede il riconoscimento reciproco dei membri dichiesa, dei ministri e delle chiese.9. L’ultimo decennio del secolo vide la firma,il 29 marzo 1993, tra il presidente del ConsiglioGiuliano Amato ed il presidente dell’UCEBI FrancoScaramuccia, dell’Intesa tra la Repubblica Italianae l’Unione battista, in attuazione dell’art. 8 dellaCostituzione. La firma era stata preceduta da unaAssemblea straordinaria che approvò l’Intesa, marespinse la possibilità di avvalersi dell’8 x 1000.10. Negli ultimi trent’anni le donne hannofatto il loro ingresso nel ministero pastorale ehanno dato un contributo qualificato sia in ambitoteologico sia in ambito amministrativo. Inoltrel’Unione investe sul rapporto con una crescentepresenza di chiese internazionali nell’Unione. Deicirca seimila membri di chiesa attuali, il 40% sonostranieri. Le comunità etniche sono un quartodel totale. Si tratta di una iniezione di vitalità e dipluralismo, ma ciò comporta anche un’influenzacrescente di posizioni teologiche più tradizionaliste,letteraliste dal punto di vista biblico, fondamentalistesul piano dell’etica, che rischiano diriaprire le ricorrenti contrapposizioni tra “destra”e “sinistra” che hanno caratterizzato la storia delbattismo italiano. Il nostro futuro sta nell’armonizzazionedi queste due componenti.Scultura


speciale <strong>150</strong> anniI battisti in Europa9di Martin IbarraQuando si parla della storia dell’espansionedelle chiese battiste in Europa sicita l’opera di Rushbroke Some chaptersof European Baptist History, del1929, il primo tentativo di elaborareuna sintesi della nostra storia nel continenteal di là delle isole britanniche. In questo libro siafferma (p. 11) che prima del 1834 non esisteva intutto il continente europeo nessuna chiesa battista.Partiamo da questa data e dalla prima chiesacostituita in Germania ad opera di Gerhard Oncken.Non è un caso che questa prima chiesa sia nata inGermania, la patria del pietismo, uno dei fattoripiù influenti nella nascita dei risvegli che nel XVIIIsecolo segnarono l’identità dei battisti trasformandole chiese battiste anglosassoni in missionarie.In Oncken dunque confluiscono idealmente questedue componenti: pietismo tedesco e risveglio anglosassone,nelle due figure simboliche protagonistedel famoso battesimo nell’Elba, lo stesso Onckene i membri della sua chiesa da lui evangelizzati e ilmissionario battista americano Barnas Sears che lobattezzò e ordinò pastore della prima chiesa battistaad Amburgo. Oncken e il suo gruppo furono aiutatidalle organizzazioni missionarie inglesi e americanenell’espansione del movimento battista in Germaniae poi in Svizzera, Austria (che allora era l’ImperoAustroungarico), Danimarca, Olanda, Ungheria,Romania, Bulgaria, Polonia, Lituania ed Estonia.All’inizio il lavoro di Oncken e dei suoi evangelisti siincentrò sulle minoranze di lingua tedesca in questipaesi, ma presto il loro lavoro missionario raggiunseanche la maggioranza di questi paesi e nacquerodelle chiese battiste in tutte queste nazioni. Tuttora,la maggiore espansione del movimento battistain Europa si concentra in questa aree e in Ucrainae Russia. Il tipo di chiesa battista sorta in questaparte dell’Europa esprime una devozione incentratanell’intimo, di carattere pietista che accentua ladevozione personale, lo studio della Bibbia letta inmaniera piuttosto letterale e la preghiera.L’avviamento della predicazione battista inSvezia è collegato all’opera di missionari americanie alla conversione al battismo a New York di unmarinaio svedese, Frederick O. Nilsson. Egli iniziò unlavoro evangelistico a Goteborg sostenuto da unamissione nordamericana e fu battezzato e ordinatopastore da Oncken in Hamburgo nel 1848. Nilssonfu lo strumento della conversione di Anders Wiberg,l’apostolo svedese del battismo che portò alla grandeespansione delle chiese battiste in Svezia e allacreazione della prima missione svedese battistaper il lavoro all’estero. Dalla Svezia il movimento siespande verso la Norvegia, Finlandia e le repubblicheBaltiche sostenuto dai battisti tedeschi e dallemissioni battiste anglosassoni.L’inizio delle chiese battiste in Ucraina e inRussia è collegato ancora al lavoro degli associatidi Oncken. Le autorità zariste autorizzarono la predicazioneevangelica tra le minoranze linguisticheIl filosofo, 1972


10 speciale <strong>150</strong> annitedesche insediate nel territorio russo, ma vietaronola predicazione tra la popolazione autoctonadi fede ortodossa. Lo sviluppo però in Ucraina e inRussia fu veloce e seguì due vie diverse. La prima ècollegata a Vassily Pavlov, il più importante predicatorebattista russo degli inizi, convertitosi grazie allatestimonianza di un mercante russo Nikita Voronin,che era diventato battista in Georgia, nella regionedel Caucaso, il primo focolaio ucraino del battismo.Russi, ucraini e georgiani formarono sotto la guidadi Pavlov la prima Unione Battista Russa nel 1884.La seconda via è collegata a Ivan Prokhanov uningegnere di San Pietroburgo che creò nel 1908 l’Unionedei Cristiani Evangelici. Malgrado le difficoltàe la persecuzione a cui furono sottoposti da partedelle autorità zariste il movimento conobbe unaforte espansione. Le autorità sovietiche condusseroinvece una repressione feroce contro le chiese battisteche le portarono praticamente all’estinzione. Acausa della guerra contro il nazismo Stalin allentò lapersecuzione sui battisti, favorì la fusione delle duecorrenti in un’unica Unione Battista Russa nel 1944.Non tutte le chiese battiste aderirono a questafusione e per quelli che rimasero fuori dall’organizzazionericonosciuta dallo Stato Sovietico proseguironole angherie e le persecuzioni. La situazione ècambiata nel 1991 con la caduta del regime sovietico,le due organizzazioni sono di nuovo indipendentie si registra una forte espansione delle chiese battistein Ucraina, Russia e in altre nazioni del Caucaso.La nascita e lo sviluppo delle chiese battistenell’Ovest e nel Sud d’Europa è collegata inveceall’opera delle missioni americane ed inglesi e nonha conosciuto un’espansione simile a quelle delCentro, Nord ed Est Europa. Quali possono esserele motivazioni di questa mancata crescita, di questaimpossibilità del nostro modello di radicarsi neipaesi a stragrande maggioranza cattolica romana:Francia, Spagna e Portogallo, ltalia e Belgio? Alcunihanno segnalato l’inadeguata strategia delle mis-Segni per quattro stagioni, 1993


speciale <strong>150</strong> anni11sioni anglosassoni, non hanno saputo fare quelloche riuscì in modo egregio ad Oncken, a Pavlov edaltri di incarnare i principi battisti nell’anima dei loropopoli. Può sembrare una critica scontata e facile,ma in un certo senso lo stesso Rushbroke nell’operacitata indicava due caratteristiche, per lui negative,del lavoro delle missioni americane ed inglesi nelSud e nell’Ovest di Europa. Affermava per esempioche queste missioni lavoravano in modo sconnessoe saltuario, cioè senza una strategia definita e continuativa,si alternavano momenti di entusiasmo eforti investimenti a momenti di stanchezza e di riduzionedei fondi necessari per l’espansione. Dall’altraparte le chiese nate in questi paesi dall’opera deimissionari inglesi o americani non sono riuscite nelcompito di incarnare il battismo nel genio dei propripaesi (la mancanza può essere di due tipi, culturalee teologico). In generale l’espansione è stata limitatasenza dubbio dalla dipendenza economica, culturalee teologica dalle missioni. Le chiese sorte in questaparte dell’Europa risultano ancora troppo piccoleper risultare influenti sia nei loro paesi, sia nell’insiemedel protestantesimo evangelico di cui sonoparte nei singoli paesi.I battisti europei sono uniti oggi attraverso laFederazione Battista Europea nata ufficialmente aCernobil, 1990Parigi nel 1950 anche se gli statuti furono approvatiin Svizzera un anno prima. Raccoglie 51 associazionibattiste in Europa ed è una delle sei divisioniregionali dell’Alleanza Battista Mondiale sorta nel1905. Raduna un totale di 12.000 chiese in Europae Medio-Oriente per un totale di 800.000 membriadulti battezzati, con una popolazione complessivadi due a tre milioni di persone, secondo le ultimestatistiche del 2003.Per approfondire l’argomento:Bernard Green, Crossing the Boundaries: AHistory of the European Baptist Federation, TheBaptist Historical Society, Didcot,1999.J.D. Hughey, Baptist Partnership in Europe,Broadman Press, Nashville TN,1982.Leon McBeth, The Baptist Heritage: FourCenturies of Baptist Witness, Broadman Press,Nashville TN, 1987. Si vedano i due capitoli dedicatiall’Europa paese per paese: pp. 464-498 e 791-822.Massimo Rubboli, I Battisti: un profilo storicoteologicodalle origini a oggi, Claudiana, Torino,2011.J.H. Rushbroke, Some Chapters of EuropeanBaptist History, The Kingsgate Press, London, 1929.


12 speciale <strong>150</strong> anniPaese che vai battisti che trovidi Anna MaffeiIn Corea, se sei battista, ti svegli presto. Le chiesebattiste cominciano la loro giornata primadell’alba, quando in migliaia, con gli altri evangelici,sciamano verso i luoghi di culto più vicinia pregare il Signore ed affidargli la giornata.Calmi, seri, determinati, ciascuno con la sua Bibbia.Poi ti sposti in Zimbabwe e sei investito dalritmo. Non c’è culto – e non solo battista, in Africa– dove la lode non si fa danza e il ritmo della vitanuova in Gesù Cristo non investa la tua anima e il tuocorpo, la tua mente e il tuo cuore. Lì tutti, dai bambinipiù piccoli agli anziani, vivono la fede esprimendolacon la passione dei corpi che si muovono nellospazio, armoniosi, insieme. Lì la danza si fa adorazionee anima la vita tutta intera. Una vita difficile.Ancora un volo e con il pensiero vai inRomania, e poi in Russia, in Ucraiana... Lì ti stupiscela serietà e la disciplina dei credenti, i coricomposti, l’amore per la poesia, le accorate preghierein ginocchio, le donne a capo coperto, lapredicazione severa (sempre maschile), indirizzataa rendere i credenti dei testimoni rigorosi in unmondo ostile e lontano da Dio.Poi ti sposti un po’ più in là e scopri che inGeorgia, paese dell’ex Unione sovietica, il battismoha scelto un’altra strada. Lì i vescovi – il battismo èepiscopale, come in Moldavia! – sono anche donne,e vestono la tunica nera. Lì i battisti sono impegnatia promuovere la libertà, la pace, i diritti umani, euna visione constestuale della spiritualità ha lorosuggerito l’uso delle icone, la danza liturgica durantei culti e un’attenzione particolare alla mistica.In Medio Oriente poi, trovi i battisti libanesi,impegnati a gestire scuole per cristiani e musulmani,a promuovere programmi di aiuto ai profughi, aguidare il dialogo interreligioso e la formazione teologicadi tutta l’area evangelica di lingua araba. E poile piccole chiese palestinesi, fedeli, eroiche, insiemealle minuscole realtà battiste in Turchia, Iraq ed altripaesi a maggioranza musulmana, che sopravvivonoin condizioni difficilissime e cercano caparbiamentedi testimoniare in contesti dove la libertà religiosa èancora un miraggio.E poi ci sono le altre Unioni battiste europee,alcune più conservatrici, altre più progressiste. Altreconservatrici e progressiste insieme, come quellainglese. Le une che ancora discutono se ammetterele donne al pastorato, come l’Austria, e le altreche hanno donne pastore da oltre 40 anni, comela Svezia, e che oggi dibattono appassionatamentesu temi etici controversi, come la celebrazione dimatrimoni fra persone dello stesso sesso. Alcunefortemente impegnate nel dialogo ecumenico, altremolto sospettose verso ogni dialogo che includa lachiesa cattolica o le chiese ortodosse.Il mondo battista è davvero vario e non sempreunito. Il contesto americano – nord, centro e sud - èun esempio di grande varietà. Il ventaglio è completo.Ci sono chiese così fondamentaliste negli USA,ma anche in Brasile e in altri paesi caraibici e latini,che non aderiscono a nessuna organizzazione nazionale.Queste realtà di chiese, i cui membri a voltenon mandano neppure i loro figli nelle scuole pubblicheper proteggerli dalle “influenze nefaste dellasocietà secolarizzata” e preferiscono fare scuola acasa loro (!), portando all’estremo, fino all’isolamento,il principio congregazionalista.Di contro negli stessi paesi si incontrano realtàevangeliche molto aperte, eredi della lezione delpastore battista Martin Luther King e del movimentononviolento per i diritti civili, per la giustiziasociale e che si impegnano a combattere contro lapovertà in patria e fuori. Fra queste, agenzie missionarieattive in tutto il mondo, la Lott Carey e gliAmerican Baptist International Ministries che coniuganol’amore per l’Evangelo con pratiche di solidiarietàfondate sul rispetto dell’autodeterminazionedei loro partner internazionali.E fra gli estremi tutte le sfumature coesistono, avolte incontrandosi, a volte ignorandosi.Questa incompleta carrellata può aiutarci acomprendere che oggi più che mai la fede battista


speciale <strong>150</strong> anni13Lago con tre alberi, 1998è plurale ed è radicata davvero in tutto il mondo.Dappertutto si tratta di chiese di minoranza, spessoattive e missionarie, in molti casi presenze significativeanche per la loro capacità di fare rete con altrechiese e con altre organizzazioni laiche per obiettivicomuni. L’Alleanza mondiale battista (Baptist WorldAlliance), la maggiore organizzazione battista nelmondo, conta circa 177.000 chiese con oltre 42milioni di credenti in 120 paesi del mondo, ma l’organizzazione,pur imponente, non raccoglie tuttii battisti. I battisti del sud degli USA non vi fannoparte, per esempio, pur essendo quest’ultima laConvenzione protestante più grossa negli Stati Uniticon i suoi oltre 16 milioni di membri.E i battisti italiani? I battisti italiani hannosin dalla loro origine scelto una prassi di comunionesia in Italia, sia nel mondo. L’UCEBI,membro dell’Alleanza Mondiale Battista e dellaFederazione Battista europea, fra le Unioni fondatricidella Missione Battista Europea, è anchevariamente collegata con altre famiglie battiste,per affinità o per scelta missionaria. La storia ciaveva resi partner dei Battisti del Sud degli USA(Southern Baptist Convention) ma questo legamesi è affievolito con il tempo per la mutazionein senso fondamentalista avvenuta nella SBCnegli ultimi 35 anni. Collaborazioni molto bellesono nate e si sono consolidate con i battisti britannici,con gli American Baptists, con la Giuntamissionaria brasiliana e la africana-americanaLott Carey. Negli ultimi sei anni per la primavolta siamo divenuti partners con i battisti diun paese africano, lo Zimbabwe, e di un paesecaraibico, Cuba. Segni entrambi di tempi nuovi!


14 speciale <strong>150</strong> anniL’indomita Riforma del cuore e della mentedi Silvia Rapisarda“In verità, in verità vi dico che se unonon è nato di nuovo non può vedere ilregno di Dio” (Gv 3, 3). Queste paroleche il Vangelo di Giovanni ci consegnacome parte del dialogo tra Gesù eNicodemo, sono tra le più sconvolgenti dei Vangeli.Nascere è esperienza estrema, la prima esperienzaestrema che ogni essere umano deve superareper venire alla vita, un vero e proprio traumafisico e psicologico. Nascere di nuovo è esperienzaancora più estrema. Per nascere di nuovo si deveprima morire con la prospettiva di rivivere una condizionedi totale nudità, vulnerabilità e dipendenza.La perentoria chiamata alla nuova nascita diventaancora più critica nel suo essere ribadita da Gesù:«Bisogna che nasciate di nuovo. Il vento soffia dovevuole e tu ne odi il rumore, ma non sai né da doveviene né dove va: così è di chiunque è nato dallaRuah 1 ”. (Gv 3, 7b-8).La nuova nascita alla quale chiama Gesù è contronatura, ma non solo nel senso meramente biologicoal quale allude l’attonito Nicodemo: «Come puòun uomo nascere quando è già vecchio? Può eglientrare una seconda volta nel grembo di sua madree nascere?» (Gv 3, 4), essa è contro una naturaumana bisognosa di punti fermi, di verità rassicurantiper la mente nella misura in cui possono esserecomprese, afferrate, catalogate, sistematizzate.Nicodemo è un uomo di fede ed è un uomo disapere, è un uomo saggio che vuole saperne di più.Vuole capire Gesù o meglio vuole ricondurre ciò cheritiene di avere compreso su Gesù al suo sistema1 Il sostantivo maschile Spirito, traduce il sostantivoneutro greco Pneuma, usato nel Nuovo Testamento, chea sua volta traduce il sostantivo femminile ebraico Ruah,usato nell’Antico Testamento e nella lingua parlata daGesù. Quando Gesù parla di “Spirito“, si riferisce ad un’immaginefemminile di Dio che manterremo in questo testo.mentale e teologico: «Rabbì, noi sappiamo che tusei un dottore venuto da Dio; perché nessuno puòfare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui»(Gv 3, 2).Gesù si sottrae al tentativo di sistematizzare lanatura del suo essere e del suo operare. Gesù vuoleche Nicodemo veda il regno di Dio, che lo veda evi entri. Per fare questo Nicodemo deve nascere dinuovo, d’acqua e di Ruah. Nicodemo deve primamorire con la prospettiva di dovere intraprenderedi nuovo il faticoso e incessante lavoro di impararela vita da capo, a scuola della Ruah che soffia dovevuole; inseguendo il suono della Ruah senza sapereda dove viene né dove va.L’esperienza della nuova nascita, che in questocome in altri brani biblici viene rappresentata nelbattesimo, non può e non deve essere disgiunta dauna teologia della Ruah come promessa e dono delCristo risorto, della Ruah come maestra di vita e diverità.Nel dialogo ecumenico, spesso, il battesimodella persona credente per immersione viene ritenutoil tratto caratterizzante le chiese battiste e,molto spesso, questo tratto caratterizzante vienepercepito come un puntiglio identitario che rallentail pieno riconoscimento tra denominazioni cristiane.Tuttavia ciò che è stato prioritario affermare pergli uomini e le donne che nel XVII secolo hanno datovita alle chiese battiste è che la verità in questioni difede non può essere imposta da nessun potere néclericale o ecclesiastico né statale.Il tema della grazia di Dio, grazia come depositoamministrato dalla chiesa cattolico romana o graziacome libero dono di Dio in Cristo, ha spaccato lacristianità occidentale nel XVI secolo. Il tema dellaverità ha segnato la frattura fra le chiese protestantinate dalla Riforma del XVI secolo e le persone battistedelle origini. La verità in questioni di fede, hannoaffermato queste ultime, attiene solo ed esclusivamentealla coscienza della singola persona.Questa affermazione radicale, che in ambitoteologico scompagina ogni esigenza e tentativo disistematizzare una volta per tutte la retta dottrina edi esorcizzare il tanto temuto libero arbitrio, si tra-


speciale <strong>150</strong> anni15Anche le rose hanno un cuore, 2000duce in ambito etico e politico in un valore accoltonel tempo anche da altre chiese cristiane in terminidi appello alla libertà religiosa e di separazione trachiesa e stato. Tuttavia questa affermazione radicalerimane vera per le persone battiste non solo fuori lemura di chiesa, ma anche al loro interno.L’organizzazione in senso congregazionalistadella chiesa (sovranità e autonomia della chiesalocale) e il governo assembleare della chiesa (partecipazionenelle decisioni con pari diritti e doveridi tutti e tutte), non furono dunque adottati comeforma e metodo ritenuti funzionali alla riforma dellachiesa, ecclesia semper reformanda est, ma furonoscelti come gli strumenti più idonei a garantire etutelare la libertà e la competenza della singolapersona credente in questioni di fede. L’interesseprimario dei battisti e delle battiste delle origini fula riforma del cuore e della mente, il ravvedimento(in greco letteralmente: andare al di là della propriamente) possibile solo attraverso un rapporto liberoe personale con Gesù Cristo quale proprio Signoree Salvatore.«E voi chi dite che io sia?» questa domanda cheGesù rivolge ai suoi discepoli e alle sue discepole,sebbene rivolta ad un uditorio plurale, non haricevuto una risposta corale. Non vi è stata delegadata ad uno per rispondere a nome di tutti e nonvi è stata una consultazione dei 12 prima di dare larisposta giusta. Non è dunque Pietro come delegatocon pieni poteri a divenire la pietra su cui Gesùfonda la sua chiesa; non è dunque Pietro come rappresentantedei 12 a divenire la pietra su cui Gesùfonda la sua chiesa; non è neanche la fede intesacome articolazione teologica corretta da poter trasmetteredi generazione in generazione a divenire lapietra su cui Gesù fonda la propria chiesa. È la personasingola che osa emergere, guidata dalla Ruah,che osa compromettersi, farsi avanti a viso aperto eprofessare pubblicamente la propria fede a divenirela pietra su cui Gesù fonda la propria chiesa (cfr Mt16, 17). Non vi è chiesa confessante, se non vi sonoindividui confessanti.La centralità e l’imprescindibilità del rapportopersonale con Gesù Cristo ha fatto sì che le personebattiste delle origini rifiutassero come vincolantequalsiasi sistematizzazione della fede in credo,dogmi, dottrine, catechismi e liturgie, ritenendola Bibbia l’unica fonte autorevole e sufficiente perpoter conoscere Gesù e vivere la propria vita all’insegnadi un discepolato radicale da declinare divolta in volta secondo la guida della Ruah e secondocoscienza.Quando la centralità e la libertà dell’individuo inquestioni di fede non vengono perse di vista, cosache non sempre accade anche all’interno delle chiesebattiste, non c’è da stupirsi del fatto che viverela propria fede all’interno di una chiesa battista èspesso faticoso e che le persone battiste sembranoessere poco interessate ai compromessi, alle mediazionipolitiche o teologiche in dialoghi istituzionali.Vivere la propria vita di fede onorando i principiche hanno dato vita alle chiese battiste significaintraprendere un cammino solitario di fedeltà aCristo, per scoprire, cammin facendo, che se sapremoessere fedeli al nostro Signore, nella guida dellaRuah, ci ritroveremo in sentieri affollati da altri edaltre che hanno udito la sua voce e hanno sceltodi seguirla. Il cammino sarà allora comunitario econdiviso, una costante indomita riforma del cuoree della mente.


16 speciale <strong>150</strong> anniUn'unica vocazione, un compito unicodi Renato MaiocchiCorreva l’anno 1979. Il 26 gennaio vienediffusa fra le chiese battiste metodistee valdesi una “nota informativa”, unsemplice documento dattiloscritto, disadorno,senza alcuna pompa. Eppure, iltesoro contenuto in questo vaso di terra avvia unasvolta epocale nella storia delle nostre chiese. Portala firma di tre presidenti, Piero Bensi per l’Unionebattista, Sergio Aquilante per la Conferenza metodistae Aldo Sbaffi per la Tavola valdese. A nome deipropri esecutivi essi scrivono, fra l’altro: «Le nostretre denominazioni sono accomunate da un’unicavocazione ed hanno un compito unico: evangelizzaregli italiani sulla base degli irrinunciabili fondamentiteologici posti dalla Riforma […] Le nostre chiese,fin dall’inizio della loro opera di evangelizzazione inItalia, hanno avuto la percezione di essere espressionediversificata di un’unica comunità di testimonianza,che in tempi più recenti si è manifestata attraversole iniziative del Consiglio Federale, della FCEI,della FGEI, della FDEI e delle federazioni regionali.L’attuale situazione della vita spirituale del nostropaese pone però problemi nuovi nel campo dellapartecipazione delle nostre chiese ad un’attivitàcomune. Sembra quindi urgente che il nostro lavorocomune entri in una fase nuova, più impegnativa».Un progetto di questa portata non può essereaffrettato e superficiale. Viene nominata una commissioneche per dieci anni, attraverso un continuoscambio commissione-esecutivi-chiese locali preparala prima «Assemblea Generale dell’Ucebi congiuntacon il Sinodo valdese» convocata dal 2 al 4novembre del 1990 a Roma. Una solida maggioranzaapprova due decisioni che susciteranno l’ammiratostupore (e persino qualche perplessità per la loroaudacia) negli ambienti protestanti internazionali: ilriconoscimento reciproco dei membri («il Sinodo el’Assemblea […] invitano le Chiese battiste a riceverea pieno titolo fra i loro membri i metodisti e i valdesie le Chiese valdesi e metodiste i battisti, ciascunoconservando la propria qualifica denominazionale,sulla base della comune professione di fede evangelica»)e il riconoscimento reciproco dei ministeri(«invitano le Chiese battiste ad accogliere il serviziodi fratelli e sorelle pastori, predicatori e diaconimetodisti o valdesi e le Chiese metodiste e valdesiquello di sorelle e fratelli pastori, predicatori e operatoridiaconali battisti sulla base di una comuneconcezione dei ministeri nella Chiesa»). L’emozioneper questo traguardo trabocca nel documento finale:«Che cosa succede sotto i nostri occhi? Di qualeevento siamo, allo stesso tempo, attori e spettatori?È un incontro che, in questa forma, non è mai accadutoprima nel nostro paese. È un novum nella storiadell’evangelismo italiano. È una primizia».La modalità prevista per il reciproco riconoscimentomostra che è stato accolto da tutti uno deicapisaldi dell’identità battista e cioè il ruolo fondamentaledella chiesa locale. È lei che accoglie unfratello o una sorella che mantiene la sua qualificadenominazionale e lo inserisce fra i suoi membri adogni effetto, compreso l’elettorato attivo e passivo.I primi frutti si colgono già in questa assemblea,come la nomina del gruppo di lavoro per la predisposizionedel settimanale comune, che si chiameràRiforma e l’impegno alla collaborazione territoriale,cioè alla distribuzione delle forze pastorali secondole necessità locali, indipendentemente dalla denominazionealla quale appartiene il ministro.Nel contempo l’Assemblea-Sinodo, con grandeonestà, non nasconde che l’avvenuto reciproco riconoscimentolascia due importanti questioni irrisolte:il battesimo dei fanciulli e la struttura sinodale. Ma ilcammino è iniziato: sulla questione ecclesiologica siconcentrerà la seconda Assemblea-Sinodo, nel 1995,mentre sul battesimo dei passi avanti sono statifatti verso una comune comprensione del percorsodi fede, che nella prassi battista ha il suo fulcro nelbattesimo dei credenti mentre nella prassi valdesee metodista prevede una successione di tappe chein qualche modo tuttavia, alla fine ricompongono ilquadro di una personale confessione di fede.


speciale <strong>150</strong> anni17Il cammino verso una sempre maggiore collaborazioneproseguirà poi con le successiveAssemblea-Sinodi congiunti, convocati finora aintervalli di 5-7 anni, ma soprattutto attraversoil progressivo passaggio da iniziative separate ainiziative comuni. Così, col tempo, nello spiritodi quello che ormai abitualmente chiamiamo il«BMV» abbiamo avuto, per fare solo qualche esempio,oltre al giornale unico e alla collaborazioneterritoriale, la Commissione permanente BMV perla formazione pastorale, l’ingresso dell’UCEBI nellas.r.l. Claudiana, la Commissione culto e liturgia, laCommissione relazioni ecumeniche; ma anche, unaparola comune e una strategia condivisa su questionicome l’accoglienza delle persone omosessuali, lalaicità dello Stato, la giustizia economica, il lavorocon i migranti.Per altro verso, è giusto riconoscere che nelcorso di questi 17 anni non sempre sono state sfruttatele potenzialità dischiuse dalla spinta propulsivainiziale. Si potrebbero citare alcune mancate occasionidi «bmvuizzare» strutture intermedie, comeper esempio il ministero battista della musica e lafacoltà valdese e constatare una piuttosto limitataapplicazione della collaborazione territoriale.A maggior ragione, guardando oggi alla situazionedelle chiese e alla situazione del paese apparepiù che attuale la visione che ispirò i tre presidentinel 1979: rispondere insieme, unendo tutte lenostre forze, alla comune vocazione.1, 2, 3 sul 3 jazz è, 1995


18 speciale <strong>150</strong> anniGiovanbattista Scrajberdi a cura Autore della redazioneGiovanbattista Scrajber fu un pionierenell’evangelizzazione della Val Susa,una figura classica di convertito e predicatoredelle chiese del Risveglio italiano.Di origine tedesca, il cognome diGiovanbattista era Schreiber, ma fu italianizzato inScrajber. Gli Scrajber arrivarono a Torino al seguitodi un avo di Giovanbattista: un soldato imperialeche combattè contro i Francesi nella battagliadell’assedio di Torino nel 1706.La famiglia Scrajber, nonostante fosse diventatacattolica, si tramandava di padre in figlio, laBibbia tedesca di famiglia. Al capezzale del nonnodi Giovanbattista, il prete che gli officiava l’estremaunzione, trovò la Bibbia e la sequestrò. <strong>Anni</strong> dopo,il figlio (il padre di Giovanbattista) fu attratto da unacopia del Nuovo Testamento che tanto assomigliavaa quella sottratta alla famiglia e la comprò da uncolportore a Cuneo. Giovanbattista ricorda che ladomenica successiva tutta la famiglia era nella chiesabattista di Torino, allora in via Cernaia.La conversione costò cara alla famiglia. Il padrevenne licenziato in tronco e gli Scrajber vissero nellapiù profonda miseria. Finalmente, Giovanbattistatrovò lavoro come operaio. In fabbrica venne schernitoper quel suo carattere riflessivo e introverso.Inizialmente si ribellò all’educazione spirituale ricevutain casa, avrebbe voluto essere come tutti glialtri. Ma una sera – ricorderà anni dopo – a seguitodi una riunione di evangelizzazione, improvvisamentesi fermò, si inginocchiò ai piedi di un albero,pianse pregò abbandonando tutto se stesso a Gesù.Giovanbattista partecipò attivamente alle attivitàdella chiesa di Torino. Diventò insegnante dellaScuola Domenicale e aprì, praticamente da solo, unanuova sala a Moncalieri e una nei pressi della stazionedi Porta Nuova.Williams Kemme Landels, missionario e pastoredella chiesa battista di Torino, lo invitò a seguire icorsi di approfondimento teologico da lui stessotenuti. Il 20 febbraio 1898 a 25 anni, gli venne affidatoil compito di occuparsi a tempo pieno dellachiesa di Meana di Susa.L’arrivo di Scrajber a Meana fu segnato da notevolidifficoltà, materiali ed organizzative. Lo stipendiopassatogli dalla chiesa di Torino (100 lire almese) a stento poteva garantirgli la sopravvivenza.Giovanbattista non si scoraggiò: affittò una stalla esi nutrì per lo più di polenta. Lo spirito di completadedizione e la predicazione di Scrajber conquistaronola popolazione di Meana che lo invitava apartecipare alle veglie nelle stalle dove avvennero leprime conversioni.Finalmente, dopo varie peripezie, il 19 marzodel 1900 venne inaugurato il locale di culto dellachiesa di Meana. In quel giorno 8 persone diederola propria testimonianza battesimale. L’esperienzadi Meana temprò il carattere di Scrajber: un mistodi tolleranza, dolcezza e determinazione con il qualeviene ricordato a tutt’oggi da chi ebbe la fortuna diconoscerlo.Nel 1905, Giovanbattista Scrajber si trasferì aS. Antonino di Susa. Tra il 1905 e il 1910, la predicazionesi estese ai paesi vicini, tra l’opposizioneclericale e un paziente lavoro missionario. Scrajberaprì un lavoro missionario anche a Condove e inaltri due paesi che distano 7 chilometri a piedi. Inquesto periodo non mancò neppure l’opposizioneinterna. Scrajber rifiutò ad un ex membro dellachiesa valdese di Susa il locale per il battesimodella figlia e questi gli sferrò contro l’opposizionedell’intera famiglia.Nel 1907, Scrajber sposò Albertina Revel svizzerae benestante. Perché una svizzera fosse in Val diSusa è un mistero. Si può ipotizzare che avesse deilegami di parentela con la Società Svizzera che avevacostruito la linea ferroviara e, grazie alla quale, nacquela chiesa valdese di Susa.Nel 1912, improvvisamente, Scrajber abbandonòil pastorato in polemica con la decisione dellamissione americana di allontanare il pastore LuigiGalassi dal ministero a causa delle sue posizioniuniversaliste sulla salvezza. Giovanbattista, assie-


speciale chiese <strong>150</strong> si anni: raccontano ritratti19me alla moglie, si trasferì in Svizzera dove lavoròin una tipografia e predicò nelle chiese di Losanna,Montreux e Morges. Nonostante i reiterati inviti diLandels e di Campbell Wall, Scrajber per il momentonon volle tornare in Italia. Finalmente nel 1931, ilpastore Lodovico Paschetto, allora segretario dell’OperaEvangelica Battista d’Italia, riuscì a convincereScrajber a andare a Milano per succedere al pastoreTeubel, morto prematuramente.Di nuovo, il ministero di Scrajber dovette confrontarsicon le durezze imposte, prima dalla grandecrisi, poi dal regime fascista e infine dalla guerra.Nonostante i pericoli e la fame, Giovanbattista nonlasciò mai Milano, pur curando le varie famiglie sfollatefuori dalla città. Dopo essere stati ospiti pressoi locali della chiesa valdese in Via De Amicis, finalmentela chiesa battista inaugurò nel 1950 i locali inVia Pinamonte mentre erano già sorte e consolidatele chiese di Varese e Gavirate. Anche in quegli anni,Scrajber non si risparmiò anche a prezzo di metterea serio repentaglio la propria salute.Nel 1951, a 78 anni Scrajber accettò di trasferirsia Firenze dove rimase per cinque anni. Ormai la suavista è debole e deve farsi accompagnare dai fratellinelle visite pastorali perché non riesce a vedere leindicazioni delle vie. Nonostante ciò il ministero aFirenze sarà segnato da numerosi battesimi: 11 ilprimo anno, 34 nei quattro anni successivi.Nel 1956, a 83 anni, Giovanbattista e Albertinasi ritirano in emeritazione a Losanna. Ma il periododi inattività durò solo pochi mesi. L’anno successivotroviamo di nuovo la coppia in Valle Susa aBussoleno. Lì passano gli ultimi mesi in una serenafelicità: festeggiano le nozze d’oro e poco dopo,prima Albertina e poi Giovanbattista, moriranno: luiil 22 ottobre del 1958.


20 speciale <strong>150</strong> anniElena Girolamidi Piera Egidi BouchardHo uno straordinario ricordo di ElenaGirolami, ormai ottantenne, per un’intervistadel mio libro (Voci di donne,Claudiana, 1999. Lei «che si può consideraresenz’altro la decana delle donnebattiste – così la descrivevo – è ancora bellissima,sorridente, aperta nella sua vivace parlata romana,illuminata da una luce di straordinaria gioia e fedenei grandi occhi chiari. La nostra conversazione si èsvolta qualche anno fa nella sua casa a Roma, nellasosta di una riunione femminile con le altre sorelledi chiesa, intorno a lei, che interloquiscono, partecipano,commentano. Vorrei avere una macchinafotografica per cogliere l’immagine di questa amicalecoralità».Nella sua formazione, Elena – che era del ’17– ricordava come le sarebbe piaciuto diventarepastora, cosa allora impossibile, ma negli anni, potèassumere varie responsabilità tra le donne, nonostanteche il marito Mario fosse impegnatissimocome amministratore dell’Ucebi e avessero ben ottofigli («All’Unione femminile mi hanno aiutata tanto,l’ultimo me lo portavo sempre ovunque appresso,ne avevo sempre in braccio uno!»): prima fu presidentedelle donne della sua chiesa, poi segretariaregionale, e infine, dal ’67, presidente nazionale delMovimento femminile evangelico battista (Mfeb):«E allora girai tutta l’Italia. Che belle, quelle riunioni,e mio marito che mi accompagnava sempre! Hoavuto nella famiglia molto aiuto e condivisione, miomarito mi ha sempre sostenuta e incoraggiata, incasa tutte le sere cantavamo insieme ai bambini uninno prima di andare a letto, il mio figlio più grandesuonava il pianoforte, e altri quattro leggevanola Bibbia. Negli anni in cui sono stata presidente,sono andata spesso all’estero, a Zurigo, a Londra,a Mosca. Contemporaneamente, ho cominciato apartecipare ai primi movimenti femministi, insiemead altre sorelle e ci presentavamo come donneevangeliche. Alcune mi chiamavano “la protestanteche protesta”».In quegli anni, Elena s’impegna nel comitato diquartiere, per il diritto alla casa dei baraccati, controi tripli turni della scuola elementare, e continua illavoro di evangelizzazione della comunità battistadi Roma - Garbatella, che si era formata nel dopoguerra:«Nel mio quartiere c’era molta povertà euna situazione di degrado sia logistico (mancavanole case) che esistenziale. Molti di noi sentirono cheil Signore ci chiamava a portare aiuti concreti (c’erala fame) e la parola dell’Evangelo, per suscitarenelle persone la speranza e il coraggio di ricostruirela vita». Così, insieme alla chiesa di Roma - TeatroValle e a molti giovani iniziò quell’opera «di evangelizzazionee aiuto concreto. Tenevamo i culti aturno nelle case, prima nella casa Spanu, poi nellamia: si tenevano studi biblici e, la domenica mattina,la scuola domenicale; mentre aspettavo chevenissero i bambini, tiravo su i letti dei ragazzi, e via!C’erano molti baraccati vicino alla ferrovia Ostienseed alcuni di loro si convertivano all’evangelismo.All’inizio affittammo un garage, poi comperammoun vero locale di culto, e ci furono i primi battezzati.Abbiamo molto lottato perché i bambini del quartierenon fossero lasciati nelle strade».Alla mia domanda se aveva notato nel tempoun cambiamento nel ruolo delle donne nella chiesa,con la consueta sincerità Elena aveva risposto così:«L’emancipazione della donna, portata avanti nelsociale certo ha influito molto anche su noi donneevangeliche, ma non su tutte. Spesso le donne avevanopaura di parlare in chiesa perché non eranoabituate, e perché non era stato dato loro moltospazio. Ma il cambiamento c’è stato». E ricordava:«Io personalmente, la prima volta che fui invitata apredicare fu quando ero presidente del Movimentofemminile. Mi commossi molto, quando in Puglia ein Sicilia servii la Santa Cena. Da ragazza, di predicazionedelle donne neanche si parlava, ma Gina Bassipredicava spesso nella sua chiesa a Firenze. Devodire anche che l’attività del gruppo femminile ci haaiutate molto per imparare a parlare e pregare inpubblico».


speciale <strong>150</strong> anni21Poi aveva soggiunto: «Inoltre l’Istituto femminileBetania, fondato da Virginia Wingo, costituìun’opera di promozione delle donne, perché venivanomolte ragazze, alcune da paesi del Sud, percompiere gli studi superiori ed avere un’accuratapreparazione biblica». E concludeva: «In tempi piùrecenti, ho contribuito, anche con mio marito edaltri fratelli e sorelle, al sorgere del Centro battistadi Rocca di Papa gestito dal Movimento femminile,creato principalmente per le attività dei ragazzi,e lì vi hanno lavorato molte donne, tra le primela sorella Ada Landi di Roma». E precisava conslancio: «Io amo molto questo centro per le sueattività, una sorella dice che esso è il mio nonofiglio! … Non che io sia la madre – aveva sorrisonei suoi splendidi occhi chiari – ma per l’amore cheho per questo Centro. Il Movimento femminile harealizzato molte cose e ha raggiunto una propriaautonomia, pur nell’ambito dell’Unione battista.Abbiamo le nostre assemblee, le nostre cariche…sì, io mi sono sempre sentita una lottatrice – avevaconcluso con allegria –».Ho incontrato ancora molte volte ElenaGirolami, lottatrice fino agli ultimi tempi per i dirittidelle donne e impegnata nell’evangelizzazione: cisalutavamo abbracciandoci con gioia e amicizia,quella che può sorgere solo da momenti benedettidi dialogo a cuore aperto, in spirito di verità, e sonoonorata e riconoscente, ripensandola, di averlaconosciuta.


22 speciale <strong>150</strong> anniGiuseppe Gangaledi Rosanna CiappaSingolare figura di intellettuale, GiuseppeGangale, raffinato e scontroso, dal carattereschivo e poco conosciuto, forse perchérimasto sempre intenzionalmente defilatorispetto agli ambienti culturali e intellettualipiù in vista.Pur entro i limiti imposti da una esposizionerapida che non consente excursus biografici [peraltrorinvenibili nella letteratura specialistica esistente]sembra opportuno soffermarsi su quella che fula svolta epocale della sua vita, un taglio netto checonsapevolmente e drasticamente interrompeva unciclo di esistenza e di pensiero. Dopo essere statonegli anni venti del secolo scorso, alla direzionedel periodico battista “Conscientia” (1922-1927),animatore e protagonista di battaglie culturali epolitiche insieme a Piero Gobetti ed altri intellettualiantifascisti, e allo stesso tempo essere stato sostenitoredi una proposta di riforma religiosa che, nellacrisi del tempo, potesse restituire all’Italia un nuovoethos morale e civile, decise improvvisamente dichiudere senza appello questa pur ricca esperienza(1934), ritirandosi in una specie di esilio volontarioin giro per l’Europa, e di abbandonare gli interessireligiosi nel campo minoritario del protestantesimoitaliano, per dedicarsi (con altrettanta passione) adasettici studi specialistici di linguistica delle minoranzeetniche europee. Perché?Colpisce l’inconsueta, provocatoria dichiarazionedi dismissione da un ruolo non più sostenibile:“Io me ne vado. Il mio compito è chiuso. Il ciclodelle mie idee è compiuto Non ho più niente dadire né a Lei, né agli altri giovani” – dichiarerà confranchezza a dire poco imbarazzante nell’intervista-congedorilasciata a M. A. Rollier nel 1934 [cf.“Gioventù Cristiana” III, n.4, p.126]. E ancora, conlucida consapevolezza dell’usura e della precarietàdi ruoli divenuti stereotipi: “Io non voglio ripeterminé vivere della rendita delle mie idee…. I profeti nondevono diventare parroci… in una terra cattolicabastano i parroci cattolici”. Eppure, alla fine, lasciauno spiraglio: “No, la mia avventura con Dio non èfinita…”.Dunque, l’avventura della fede continua. Maqual è stata la fede di Giuseppe Gangale, questofilosofo calabrese divenuto protestante nell’Italiacattolica degli anni venti del Novecento? E comee perché la scelta di una denominazione come ilbattismo, chiesa di missione, non appartenente allechiese storiche della Riforma del XVI secolo? E’ notoche Gangale, qualche tempo dopo essersi trasferitoa Roma per assumervi la direzione di “Conscientia”,chiese di entrare nella Chiesa Cristiana Battista diS. Lorenzo in Lucina dove ricevette il battesimo perimmersione da Piero Chiminelli (1924). Questa puòapparire, ed è, in parte, una scelta ovvia, scaturitadall’incontro col mondo battista e dalla collaborazioneal settimanale; va poi aggiunta la circostanza chenel periodo degli studi universitari aveva incontratocolei che diverrà più tardi sua moglie, Maddalenadi Capua, membro attivo della comunità valdese diFirenze; insomma aveva esperienza dell’ampio ventagliodegli orientamenti teologici ed ecclesiologicipresenti fin d’allora nel protestantesimo italiano.Perché, dunque, la scelta battista, ed anche, più amonte, perché la scelta protestante?Se è lecito adoperare il termine convenzionaledi “conversione”, va precisato che nel suo caso essanon avvenne per un’improvvisa illuminazione, maper una “lenta e ragionata evoluzione intellettuale”,per esprimersi con le parole di un suo fine interprete,Paolo Sanfilippo, che ne scrisse una breve mapenetrante biografia due anni dopo la morte, nel1981. In effetti Gangale stesso ne parla come di unalenta e progressiva presa di coscienza: “nato in terracattolica, ateo dalla fanciullezza, simpatizzante poi,per ragioni filosofiche, con il pensiero protestanteeuropeo, ..vide un giorno questa sua simpatia …lentamente trasfigurarsi …ed approfondirsi in unvero e proprio ‘stato d’animo’ cristiano e settariodi chi predica un ‘dio straniero’ con le parole di unaciviltà al tramonto” [Pref. a Il Dio straniero, Doxa,Milano 1932]. L’adesione al protestantesimo appare


speciale <strong>150</strong> anni23dunque motivata da ragioni storico-culturali. In unpaese cattolico l’opzione protestante ha il caratteredella rivendicazione di un’identità intransigente,l’anomalia di chi predica “un Dio straniero” nell’Areopagoculturale e religioso della modernità, “in cuitrionfa lo spirito umanistico e mistico”.Ma in un articolo poco citato e valorizzato, daltitolo Derivazione da Lutero [“Conscientia, 9-1-1926], sorprendentemente Gangale fornisce unachiave di lettura teologica della prassi battista, eindirettamente della sua adesione al battismo. Ilcentro della fede protestante – scrive – sta nel problemadel peccato e della salvezza. Lutero rovesciala teologia delle opere (l’uomo collabora con Dioalla propria salvezza), e scopre che Dio salva “coluicui dà fede”, cioè che la salvezza consiste “nell’attoilluminativo della fede”, per il quale si assumecoscienza di Dio. Questo rovesciamento (salvezzaper fede e non per opere), ha una ricaduta sul pianopratico: “..l’eliminazione della prassi penitenziale ela polarizzazione di tutta la vita protestante nell’attobattistico [battesimale], simbolo di affermazionedella fede già per grazia ricevuta”. L’importanzadel battesimo è enorme, e va a coincidere temporalmentecon “la ricezione della fede”, con la“maturità” dell’uomo che prende coscienza di Dio.Ne discende un’ulteriore ricaduta sul piano ecclesiologico:la Chiesa protestante non è un’istituzionedispensatrice della salvezza in essa depositata, alcontrario, sono i credenti che pongono e compongonola Chiesa mediante la propria fede “maggiorenne”,già per proprio conto ricevuta. “La fedeprotestante dà insomma la Chiesa protestante, nonviceversa”.Sono due citazioni che esprimono bene la polaritàentro cui si mosse il pensiero di Gangale: laproposta culturale di una riforma religiosa neo-calvinistaper l’Italia cattolica, e insieme l’adesione spiritualead una chiesa come quella battista, che valorizzal’opzione consapevole della fede individuale.


24 speciale <strong>150</strong> anniLuigi Loperfidodi Emanuele CasalinoLe origini della chiesa battista di Materasono comuni a quelle di altre comunitàevangeliche – e non solo battiste – chesono sorte un po’ dovunque tra il 1866 e iprimi anni del’900 in Basilicata e in Puglia.Ai primi del ‘900, Matera si presenta come una cittàmolto povera abitata da una massa di contadini chelottava per guadagnarsi un tozzo di pane tra stentie degrado. Nel 1807, la città aveva ceduto il capoluogodi provincia a Potenza; ciò aveva contribuitoal suo drammatico isolamento dal resto della vitaregionale. Matera, quindi, giunse all’Unità d’Italiacome la meno politicizzata delle città lucane.Durante tutto il Risorgimento, la città visse fortitensioni sociali e lo scontro tra i proprietari terrierie i contadini poveri appariva ormai inevitabile.Le contraddizioni erano forti ed evidenti: da unaparte, una massa di contadini senza terra, dall’altrauna borghesia latifondista che aveva respinto ogniistanza sociale tesa al miglioramento delle classi piùdeboli, e un clero cittadino schierato con i latifondisti.Questo potrebbe spiegare, almeno in parte,l’attrazione che ebbero molti di quei braccianti edelle loro famiglie per il nascente ‘movimento evangelico’,visto come una alternativa alla vecchia religioneche aveva “tradito” il Cristo povero amico deipoveracci e non dei potenti.Nel 1855 era stata fondata la comunità battistadi Miglionico (Mt.) grazie ad un lavoro missionariosvolto da ex prete, Carlo Laterza. Negli anni seguenti,e per molto tempo, la comunità miglionichesevenne curata da Carlo Piccini un sergente maggioredell’esercito convertito all’evangelo dal Laterza. CarloPiccini, divenuto evangelista dell’Opera Battista,iniziava intorno al 1891 una attività evangelisticanella vicina città di Matera raccogliendo intorno asé un piccolo gruppo di credenti. Per il consolidamentodel gruppo, importante fu la conversione diLuigi Loperfido, scultore, autodidatta, socialista esindacalista, soprannominato il Monaco bianco peril suo modo bizzarro di vestire (indossava una tunicabianca e dei sandali ai piedi). Il 17 Luglio 1903 ilpastore Piccini battezzava nelle acque del Basento ilLoperfido assieme ad altre 25 persone. I contadiniche avevano condiviso la scelta di Loperfido costituironocosì, insieme al gruppo creato dal Piccini, ilnucleo originario della Chiesa Battista di Matera.Loperfido nacque a Matera il 5 giugno del1877 e fu riconosciuto nel 1890 da una coppia diMontescaglioso (padre macellaio e madre levatricecomunale), dalla quale era stato fino allora allevato..Ancora giovanissimo emigrò negli Stati Uniti doveentrò in contatto con gruppi che sostenevano idealiumanitari, artistici e di giustizia sociale. Rientrato nelsuo paese ai primi del ‘900, iniziò a predicare e a diffonderei suoi ideali artistici ed umanitari nella speranzadi trovare consensi. In un primo momento eglinon fece altro “che parlare del suo sogno artistico:diffondere il culto della bellezza, promuovere un’unionefra le persone di maggiore intelletto, le qualipotessero illuminare e guidare gli artefici più umili” (IlPungolo, quotidiano di Napoli: Servizio su ‘Il monacobianco”, numeri 25, 26, 27, 28 agosto 1902). Ben prestocomprese che con quel tipo di linguaggio gli umilinon sarebbero mai stati raggiunti. Intanto, i notabilidi Montescaglioso preoccupati dalle idee del giovaneprofeta, minacciarono di licenziare la madre che ricoprivanel paese il posto di levatrice. Loperfido, allora,lascia il paese e si trasferisce a Matera.A Matera, il Loperfido fonda nel 1902 la primaLega dei contadini. Lo spettacolo che si presentadinanzi a suoi occhi è sconvolgente: le famiglie contadinetrascorrevano la loro vita in abitazioni malsanevere e proprie grotte scavate nella roccia e brutalmentesfruttati dai loro padroni, mentre i loro figlisi piegavano sulle ginocchia per i “morsi della fame”.La Lega dei contadini raggiunge in poco tempo ilnumero di 3.000 iscritti. La prima grande protesta siebbe nella seconda metà di giugno del 1902. Lo scioperadurò tre lunghi giorni durante i quali il Monacobianco invitava i proprietari a riflettere sulle miserecondizioni dei contadini salariati. Si giunse cosìad un accordo con i proprietari. Lo sciopero cessò


speciale <strong>150</strong> anni25immediatamente. Ma quando si trattò di mettere inpratica l’accordo alcuni proprietari si rimangiaronole promesse. Qualcuno proibì persino di spigolareliberamente nei campi. Il giorno seguente nella piazzadel paese, nel frattempo i contadini aspettavanoper essere ingaggiati, intervenne la forza pubblicanel tentativo di arrestare Giuseppe Rondinone cheaveva spigolato il giorno prima abusivamente. IlRondinone fece resistenza ma fu colpito e morì qualchegiorno dopo a causa della grave ferita riportata.Le forze dell’ordine arrestarono 24 persone tutticomponenti della Lega ed anche il Monaco biancosubì la stessa sorte. Al processo Luigi Loperfido ealcuni degli arrestati furono assolti. Il morto, gliarresti e il processo pesarono non poco sullo statod’animo di Loperfido. In più si aggiunsero tensionee gelosie all’interno della Lega che lo portarono adavere un ruolo di secondo piano. Dal quel momento,egli si dedicò alla lettura e allo studio della Bibbia e adiffondere tra i contadini gli insegnamenti di Gesù. Il17 Luglio 1903 darà la sua personale testimonianzadi fede mediante il battesimo. Il suo maggiore impegnosociale fu l’istituzione di una scuola serale pergli adulti e una comunità di consumo. Incoraggiatodal pastore Piccini, Loperfido divenne pastore dellacomunità battista ove rimase fino al 1922. Negli anni’40 conoscerà il confine fascista in un piccolo centrodell’Irpinia. Muore nel 1959.


26 speciale <strong>150</strong> anniVirginia Wingoa cura della redazioneVirginia Wingo nacque il 19 aprile 1912a Dora in Alabama, ma crebbe a Slidellin Louisiana, dove il padre era pastoredella Slidell Baptist Church. Era unabambina molto intelligente e a solisette anni scelse di seguire Cristo e fu battezzata inacqua dal padre.A Virginia piaceva molto leggere e cantare e,nelle occasioni in cui la famiglia si riuniva, suonavail pianoforte accompagnando inni al Signore. Nellasua chiesa spesso venivano dei missionari chetestimoniavano del lavoro che svolgevano in paesilontani; Virginia lesse anche di un missionario cheaveva lavorato con i lebbrosi in India, e delle missionidi William Carey e David Livingstone. A 14anni, partecipando ad un campo estivo, sentì cheDio avrebbe voluto che lei un giorno fosse una missionaria.Tornata a casa da quel campeggio Virginias’impegnò a leggere la Bibbia intera almeno unavolta ogni anno.Finita l’università Virginia insegnò per quattroanni in un liceo ma sentiva che avrebbe dovutofare altro. Così frequentò vari seminari di Teologiae in seguito accettò di lavorare come segretariatra i bambini dell’Unione Femminile Battista dellostato della Louisiana. Dal 1946 al 1949 insegnò alWoman’s Missionary Union Training School, poisi mise in contatto con il Foreign Mission Boardper poter partire come missionaria in Brasile, maproprio in quel periodo il FMB aveva comprato unterreno a Roma per la costruzione di una ScuolaBiblica Femminile. C’era bisogno di una direttrice echiesero a Virginia se desiderava accettare quell’incarico.Lei partì subito per Richmond. Alla paretedell’ufficio del Dr. Ronkin del FMB c’era una cartinadel mondo e mentre la conversazione tra lei e il dr.Ronkin andava avanti, gli occhi di Virginia vedevanoun solo unico paese: l’Italia. Era sicura che Romaera il posto in cui Dio voleva che lo servisse comemissionaria.Così Virginia Wingo divenne direttrice dellaScuola Biblica Femminile che si chiamò «IstitutoBetania», a Roma Montesacro: fu inaugurata il 2ottobre 1950. La sua costruzione fu «la risposta aldesiderio delle donne di crescere nella conoscenzadella Parola del Signore» (da Il Testimonio, Aprile1985). La scuola aprì le porte a molte ragazze provenientida vari paesi, specialmente del Centroe Sud d’Italia, desiderose di studiare e di approfondirsinella conoscenza biblica. Alcune di loro sidedicarono ad un lavoro missionario a S. Angeloin Villa (Frosinone) o presso i centri minerari diRibolla (Grosseto) e Carbonia (Cagliari). Questesorelle assistevano le famiglie dei minatori sia spiritualmente,con riunioni di studio della Bibbia,sia materialmente prodigandosi in ogni sorta diaiuto: dall’assistenza medica alla cura dei bambinie alla collaborazione con le madri. Ricordiamoalcuni nomi: Maria Garbato, Anna Palma, ConcettaCerreta, Marisa Cetorelli, Giulia Nesterini.I corsi di insegnamento e studio dell’IstitutoBetania erano così articolati:Bibbia e organizzazione delle chiese battiste(Dr. W. D. Moore e Dr. R. F. Starmer), finalizzatoall’approfondimento della fede, all’insegnamentodi come testimoniare di Cristo e al lavoro di monitricidella Scuola Domenicale;Storia e pensiero cristiano (Manfredi Ronchi);Drammatica religiosa (Lidia Schirò), per la preparazionedi recite della Scuola Domenicale;Musica (M° Fanzilli);Lavoro delle Unioni Femminili (sig.na Moore):Italiano (Mida Foderà e Miriam Rosa);Inglese (Lillie M. Starmer);Igiene (Dr. Marco Foderà);Dodici furono le prime studentesse: PasqualinaBara, Nunziatina Grasso e Santina Nastasi provenientidalla Sicilia; Maria Calderaro e SilviaEmiliani di Roma; Anna Cannavacciuoli di Napoli;Licia Colombo di Cagliari; Angela Dentico di Torino;Margherita Fehr di Zurigo; Maria Finocchiaro diAugusta; Wanda Pili di Civitavecchia; Nina Zampinodi Macchiavalfortore.


speciale <strong>150</strong> anni27Per 20 anni Virginia Wingo investì tutte le sueenergie nell’unico interesse d’andare incontro aquelle giovani che intendevano prepararsi adeguatamentead un lavoro di testimonianza nelleproprie comunità come monitrici, animatrici nelleunioni femminili, con e fra i giovani. Per tutteloro, Virginia è stata di incoraggiamento e di sprone,a volte col suo sorriso, a volte con fermezza edecisione.Nel 1970 la pagina dell’Istituto Betania si chiude:il contesto culturale ed economico italiano eracambiato e non vi erano più iscrizioni di ragazze.Ma i segni di quella esperienza ci sono in tuttaItalia ancora oggi e ci rimandano alla fede di tantedonne che scelsero di studiare e di dedicarsi, congenerosità ed entusiasmo, al servizio dell’Evangeloa cominciare dall’impegno nella propria comunitàlocale. L’auspicio è che qualche giovane studiosapossa approfondire la vicenda spirituale e culturaledi Virginia Wingo e il lascito dell’Istituto Betania.


28 speciale <strong>150</strong> anniManfredi Ronchia cura della redazioneManfredi Ronchi è stato un predicatore,un intellettuale ma soprattuttoun uomo dell’Unione dellechiese battiste. Organizzatoredell’Opera battista, fu il principaleartefice dell’Unione battista. Il servizio reso all’Unionedelle chiese battiste fu la cifra del suo ministero.Manfredi Ronchi nasce a Solofra (Avellino) il 28agosto del 1899. Conseguito il diploma, si trasferiscea Roma dove si iscrive alla Facoltà di legge. A Romaegli conosce l’evangelo frequentando la chiesa battistain Via del Teatro Valle; lì riceve il battesimo perimmersione il 12 dicembre 1920, a 21 anni, Assumel’incarico di monitore della Scuola Domenicale esostituisce sul pulpito il pastore Aristarco Fasuloquando questi è assente.Nel 1921 si iscrive alla Facoltà Valdese diTeologia (allora a Firenze) dove insegnava, tra glialtri, Giovanni Luzzi. Il 30 settembre 1927 consegueil diploma in teologia con una tesi su “La Dottrinadei Dodici Apostoli”: fu il primo studente battista aconseguire il diploma presso la Facoltà Valdese diTeologia.Nel 1924 sposa Lina Spangaro con la quale ebbetre figli: Miriam, Luigi (morto a 16 mesi) e Ugo.Appena sposato, nel 1925, Manfredi Ronchi si trasferiscecon la famiglia in Sicilia, a Floridia e quindinel 1929 a Cagliari. Qui, nel 1932, insieme a unultimo nato, muore la moglie Lina.Manfredi Ronchi trascorre l’anno accademico1932 - 1933 tra Londra e a Oxford dove studiale vicende degli evangelici italiani esuli oltreManica. Tornato in Italia, scriverà una serie di articoliper La Luce e terrà delle conferenze su PiermartireVermigli, Bernardino Ochino e Gabriele Rossetti. Ilrientro in Italia lo vede vorticosamente trasferirsi traRoma e Torino.Nel 1935, sposa Maria Spangaro. Dal matrimonionasceranno Bianca, Franco e i gemelli Laura eSergio. Dal 1935 al 1968 Manfredi Ronchi è pastorenella chiesa battista di Via del Teatro Valle.Manfredi Ronchi fu innanzitutto uno straordinariopredicatore. Chi lo ha ascoltato ricorda l’originalità,la forza e l’efficacia dell’eloquio. Di rado scrivevaun testo per intero; per lo più stendeva uno schema,qualche citazione biblica, qualche nota. Il resto lofacevano gli studi disciplinati, una memoria straordinariae un’intelligenza sottile.Ascoltarlo era un piacere e per questo ManfrediRonchi negli anni tra il 1946 e il 1951 fu impegnatoin vari contraddittori pubblici con esponenti cattolici.Aveva imparato da Luzzi l’arte della dialettica:stringente e arguta eppure serena, mai aggressiva.All’attività di predicatore, Manfredi Ronchiaccostò quella di conferenziere. Del poco che èstato conservato in archivio, è di particolare interessequanto egli scrisse in preparazione al SecondoCongresso delle Chiese Evangeliche Italiane del1965. Manfredi Ronchi fu anche un’efficace insegnante.I suoi ambiti di interesse erano la storia eil pensiero della Chiesa Antica, e si impegnò moltoanche per la formazione non solo dei futuri pastorima anche dei membri di chiesa: appena lecondizioni economiche lo resero possibile fondò aRivoli (TO) il Seminario teologico battista (di cui sioccupò per anni, con profonda dedizione, il pastoreVincenzo Veneziano, quale decano e amministratore),e lavorò con impegno, tenendo dei corsi regolarianche alla Scuola Biblica Femminile di “Betania”.Le sorelle che egli formò sono tra le colonne dellechiese battiste in Italia.Manfredi Ronchi profuse l’attività di scrittorein un numero sterminato di articoli apparsi soprattuttonelle riviste evangeliche. Già nel 1922 cominciòa scrivere per Conscientia diretta da GiuseppeGangale. Nello stesso anno inizia a collaborare con IlTestimonio, che in seguito diresse. Fondò e fu direttoredel Messaggero Evangelico.Collabora regolarmente per La Luce. PerGioventù Evangelica, di cui è redattore, scrive sulmovimento di evangelizzazione di Oxford. DelRonchi scrittore, non va dimenticata la produzioneper l’infanzia: curerà con particolare attenzione la


speciale <strong>150</strong> anni29Pagina per i piccoli per Il Messaggero Evangelico.Tuttavia (parafrasando un noto inno) “i fiori piùbelli della mente” Manfredi Ronchi li spese per ilgoverno delle chiese battiste Italiane. Di suo pugnoè lo Statuto dell’Opera battista (1934); negli annidrammatici dell’immediato secondo dopoguerra,si adoperò nel sostegno dei pastori e delle chieseaffinché portassero avanti la missione. Proprioper assicurare un’amministrazione razionale delleChiese e tutelarle nel loro rapporto con lo Stato,Manfredi Ronchi ideò l’Ente Patrimoniale; ma anchecreò le condizioni che assicurassero una pensione alcorpo pastorale, quel corpo pastorale cui egli pensodi conferire fisionomia istituzionale con la creazionedell’«Associazione pastorale battista».Attraverso un lavoro lento e paziente egli contribuìin modo determinante a trasformare il battismoitaliano, nato come missione estera (1863) ediventato Opera battista Italiana (1923), in una verae propria Unione di chiese (1956), di cui fu il primoPresidente.Manfredi Ronchi dovette superare sia le resistenzedella Southern Baptist Convention, sospettosanei confronti di questo movimento d’indipendenzache era anche teologico sia l’opposizione di queicolleghi che non volevano rinunciare a certi privilegidi ordine economico derivanti da un rapporto direttocon la missione americana.Ronchi viaggiò molto. Nel 1950, fu eletto vicepresidentedell’Alleanza Mondiale Battista (1950-1955) e gli fu conferita la Laurea Honoris Causain Teologia dal Georgetown College in Kentucky.Della Federazione battista europea divenne primaVicepresidente (1952-1954) e poi Presidente (1954-1956).Manfredi Ronchi lavorò, tra gli altri, alla costituzionedella Federazione delle Chiese Evangeliched’Italia (Roma, maggio 1965), nella convinzione chetutto quello che le chiese potevano fare insiemelo dovessero fare in comune. Tuttavia, egli mantenneun certo riserbo nei rapporti ecumenici conla Chiesa cattolica e desta l’attenzione affinché lafragile Unione battista non venisse assorbita in altreistituzioni ecclesiali più forti e facoltose.Mario Sbaffi, ricorda che Ronchi fu Presidentedel Consiglio Federale delle Chiese EvangelicheItaliane in anni particolarmente difficili per l’affermazionedella piena libertà religiosa in Italia.Sul tema della libertà religiosa, Ronchi si era giàmisurato fin dagli esordi del suo ministero. All’albadella Costituente scrisse una lettera al Consiglionazionale della Democrazia Cristiana e al ComitatoCentrale del Partito Socialista Italiano per sollecitarel’impegno di quei partiti a dare una forma laicaallo Stato Italiano. In un editoriale pubblicato su ilTestimonio nel 1946 indica quali sono i principi dilibertà religiosa:La garanzia dei diritti che lo Stato deve assicurarea tutti, qualunque sia la loro convinzione; lagaranzia degli stessi diritti per tutte le istituzionireligiose che devono sottostare agli stessi doveri neiriguardi della legge; l’uguaglianza del trattamento ditutte le religioni; il diritto di propaganda di parolae libertà di associazione; la libertà di nominare isuoi ministri senza ingerenza dello Stato. ManfrediRonchi era convinto che la libertà di religione fossela madre di tutte le altre libertà.Giunto sulla soglia del pensionamento, ManfrediRonchi sperava di riprendere lo studio della storiae di portare a termine una ricerca su BernardinoOchino e di pubblicare su Pico della Mirandola; mala morte lo colse, inaspettata, in Svizzera il 25 maggio1970.cfr. Sanfilippo, P. Vita di Manfredi Ronchi,Ciclostilato presso l’autore, Chiavari 1975.


30 speciale <strong>150</strong> anniAnna VenezianoA cura della redazioneAnna Veneziano nasce a Salerno il 9luglio 1929 in una famiglia di pastoriprotestanti che risalgono ai primidell’Ottocento. Sua madre, <strong>Anni</strong>naRosa è figlia del pastore metodistaRoberto Rosa, a sua volta figlio del pastore metodistaGiuseppe N. Rosa della chiesa di Bologna.Sua nonna Romilda Carile Rosa è figlia del pastoremetodista Giuseppe Carile, professore di letterenato a Isernia nel 1837. Il padre di Anna, VincenzoVeneziano, nato a Cersosimo il 22 giugno 1904, èun pastore battista che, durante il periodo dellaseconda guerra mondiale, si impegna ad aiutare gliorfani dell’Istituto G. B. Taylor di Roma-Centocelle(1942-1953) che, dati i tempi, erano rimasti senzaalcun sostegno da parte dell’Opera battista italianache aveva deciso di chiudere l’orfanotrofio.Anna comincia ad impegnarsi nell’opera di testimonianzaevangelica a partire dall’età di 14 annicome monitrice della Scuola Domenicale della chiesabattista di Roma-Via Urbana, di cui è pastore ilpadre.Nel primo periodo del dopoguerra, conoscendola lingua inglese, collabora come interpretedurante i culti presso la chiesa di Roma-ViaUrbana che erano frequentati dai soldati americani.Successivamente, Anna viene scelta dal cappellanostatunitense, Samuel Faircloth, come pianista edorganista per accompagnare gli inni cantati dai soldatiamericani durante i tre culti che egli officiavaogni domenica a Ciampino, al Foro Italico e a ViaNazionale.In seguito iniziarono anche i culti di evangelizzazioneall’aperto in Piazza in Lucina, officiati dalpastore Veneziano ed Anna suona un armoniumportatile procurato dai soldati ed evangelizza i presentiche si interessavano al messaggio religioso.Anna lavora inoltre – e la qual cosa viene vissuta dalei con fatica e tristezza – per il Quartiere Generaledelle truppe americane con il compito di dare assistenzaalle giovani ragazze rimaste incinte dopo relazionio violenze da parte di soldati americani.Nel 1947, Anna ottiene una borsa di studio tramitela Calvary Baptist Church in Beaumont, Texas. Isoldati che partecipano ai culti del Foro Italico fannouna colletta e riescono a pagarle il biglietto pergli Stati Uniti dove si laurea e si specializza con unMaster in Religious Education al Ft. Worth BaptistSeminary, Texas.Durante la sua permanenza negli Stati Unitiviene spesso invitata a parlare dell’Italia in variechiese, e a predicare ai giovani che partecipanoai campeggi estivi. All’ascolto dei suoi messaggiparecchi si convertono e alcuni diventano pastori.Nel 1951, una volta terminati gli studi, Anna ritornain Italia. La Woman’s Mission Union (UnioneFemminile Missionaria), le affida l’incarico di organizzarenelle chiese battiste italiane il progetto dievangelizzazione «Ragazzi Ambasciatori e le RagazzeAmbasciatrici», rivolto ai ragazzi e alle ragazze dai7 ai 14 anni. Previa approvazione e valido supportoda parte del pastore Manfredi Ronchi, segretariodell’Opera Battista, e con la collaborazione dell’UnioneFemminile Italiana, Anna visita le varie chiesebattiste dove promuove il progetto dei «RagazziAmbasciatori». Le chiese interessate nominanoalmeno «un consigliere» responsabile delle riunionisettimanali dei Ragazzi Ambasciatori. I consiglierisono preparati da Anna che tiene una serie dicorsi presso l’Istituto Betania, scuola biblica perragazze. Inoltre viene stampata la rivista mensile«Ambasciatori di Cristo», in cui vengono pubblicatestorie di missionari e canti religiosi.Il lavoro cresce e insieme ad esso cresce l’esigenzadi trovare un luogo in cui far incontrare una voltaall’anno i ragazzi che provengono da diverse località.Il primo luogo d’incontro è l’Istituto G. B. Taylor diRoma dove nell’estate del 1952 hanno luogo i primicampeggi per ragazzi che ascoltano le storie dellaBibbia, imparano a memoria i versetti biblici e cantanocanti che riprendono le vicende bibliche.Nel 1953, sentito il bisogno di avere un luogoautonomo, Anna s’impegna personalmente per


speciale <strong>150</strong> anni31richiedere al WMU fondi per l’acquisto di un terrenodi circa 7000 mq nel comune di Rocca di Papa,dove poter svolgere campeggi e altre attività dieducazione alla fede e di evangelizzazione rivolteprincipalmente a bambini ed adolescenti. Una voltaottenuti i fondi, viene acquistato il terreno e costruiteprovvisoriamente due strutture in legno per losvolgimento di due campeggi: uno per ragazzi el’altro per ragazze. Nasce così il Centro battista diRocca di Papa che proprio nella ricorrenza dei <strong>150</strong>anni della presenza battista in Italia, festeggerà i 60anni dalla sua fondazione.Intanto Anna, che nel 1955 aveva sposatoil medico Thomas Edison Wynn, si trasferisce aChicago, dove nel 1957 nasce il primo figlio, Robert.A Chicago Anna frequenta una chiesa battista, impegnandosinella scuola domenicale e cantando nelcoro. Con un gruppo della chiesa partecipa a incontridi evangelizzazione rivolti ai ragazzi delle scuole.Anna segue il marito che, in qualità di medicodell’esercito americano, viene trasferito in Korea. ASeul Anna e suo marito collaborano con i missionarilocali nel lavoro di evangelizzazione. Dopo la Korea,la famiglia si trasferisce a San Francisco, dove nasceil secondo figlio Steven, e Anna comincia a frequentarela Tiburon Baptist Church.Nel 2002 Anna, rimasta vedova nel 1983, lasciaSan Francisco e si trasferisce a Maui, Hawaii, doverisiede attualmente. È molto attiva nei gruppi musicalilocali e nell’attività dell’Academy of PerformingArts, istituzione per ragazzi e ragazze. A Maui cisono due chiese battiste che Anna frequenta dandoancora il suo contributo nel campo dell’evangelizzazione.


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