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Rivista PBM 37-38.pdf - STRINGHER

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Storia in corsoBoicottaggio americano contro lalegge inglese sul tè. Boston teaparty, 1773.Obama a metà di un percorso difficilenante per la vittoria democratica. Alla freddezza dell’elettorato pro-Obamasi è contrapposto il forte attivismo dei conservatori e, in particolare, di quellacomponente che si è riconosciuta nel movimento del “Tea party” nato percontestare la debolezza dell’opposizione repubblicana.I fan europei di ObamaObama sembra avere oggi più sostenitori in Europa che nel suo paese. Maquesto è proprio lo specchio delle difficoltà che il presidente degli Stati Unitista incontrando nel rapporto con il suo elettorato perché lo stile di governoeuropeo, considerato assistenzialista e interventista, è giudicato da molticontrario ai valori americani centrati sulla libertà individuale e sulla diffidenzaverso ogni ingerenza dello stato.Tea partyIl 16 dicembre 1773 i ribelli dellecolonie inglesi in America, cheda tempo stavano attuando ilboicottaggio del tè importato dallaCompagnia delle Indie, salironoa bordo di tre navi all’ancora nelporto di Boston e buttarono a mareil loro carico di tè. Quell’episodio,subito indicato come il Bostontea party, è considerato unpassaggio decisivo, se non il veroe proprio segnale d’inizio, dellalotta per l’indipendenza degliStati Uniti. Una lotta che, è benericordare, prese l’avvio dallapretesa del governo britannicodi imporre nuove tasse ai coloniamericani. Il movimento delladestra, sorto negli Stati Unitinell’aprile del 2009, che si èispirato a quell’episodio e neha preso il nome, si propone dilimitare il potere del governofederale e di ridurre la spesapubblica e, dunque, il prelievofiscale di cui essa si alimenta. I suoiprincipali bersagli sono stati lariforma sanitaria e gli interventi asostegno dell’economia approvatidall’attuale amministrazione. Lapiù evidente differenza fra i duetea party sta nel fatto che quellodel Settecento era nato nel quadrodella lotta per l’indipendenza dalladominazione inglese, mentre oggila protesta è contro il governoamericano. Ma se si considerache l’accusa più forte mossa aquest’ultimo è di voler trasformaregli Stati Uniti in un paese europeo,si vede che l’obiettivo polemiconon è poi così diverso.Il caso della riforma della sanità pubblicaQuesto vale anche per la riforma sanitaria, che è stata vista in Europa comeun buon risultato ottenuto dal presidente in continuità con le sue promesseelettorali, ma ha sollevato negli Stati Uniti forti opposizioni, e non solo fra iceti privilegiati che, non essendone direttamente beneficiari, l’hanno considerataunicamente una possibile causa di nuove tasse. È significativo, in questosenso, che gli elettori anziani (sopra i 65 anni) − i quali nel 2008 si eranoequamente distribuiti sui due schieramenti − abbiano voltato le spalle a Obamanelle ultime elezioni indirizzando il 21% in più dei loro voti ai suoi avversari.Questo spostamento sembra corrispondere al fatto che si era dichiaratocontrario alla riforma sanitaria il 60% degli anziani preoccupato che potesserodiminuire i finanziamenti al programma Medicare, ovvero al piano di assistenzasanitaria per gli ultrasessantenni, indipendentemente dal loro reddito,approvato dall’amministrazione Johnson a metà degli anni sessanta. Vale lapena di ricordare che quel programma aveva incontrato allora la dura opposizionedei repubblicani che lo avversavano con gli stessi argomenti usati oggicontro la riforma sanitaria di Obama.Le preoccupazioni economiche degli americaniDiversamente da noi europei, comprensibilmente attenti alle decisioni che igoverni degli Stati Uniti compiono in politica estera, gli elettori americani sidimostrano sempre sensibili più di tutto ai problemi interni e, in generale, allequestioni che hanno una rilevanza economica. Così, nei giorni precedenti alleelezioni di metà mandato, nelle corrispondenze dei giornali americani si leggevache «per ogni discussione sull’Afghanistan ce ne sono venticinque sullaCina: le preoccupazioni per l’economia sono molto più forti di quelle per ilterrorismo» (John Klein su “Time”).Le difficoltà dell’economia americana non sono evidentemente ascrivibilialla responsabilità dell’attuale amministrazione e inoltre gli interventi chequesta ha compiuto per impedire il crollo del sistema bancario, coprendo coni soldi pubblici i giganteschi buchi dibilancio prodotti dagli operatori finanziari,non hanno fatto che confermareun indirizzo già adottatodal precedente presidente conservatoreBush. Ma il cosiddetto salvataggiodi Wall Street ha suscitatoreazioni indignate che hanno trovatosolo Obama come bersaglio e, difronte alla disoccupazione ancora increscita e a una ripresa che tarda amostrarsi, i suoi sforzi per rilanciarel’economia, come l’indispensabilemanovra economica da 787 miliardidi dollari, sono un sacrificio di cuinon si vedono ancora i vantaggi.La crisi economica ha costretto moltiamericani a vivere nelle tendopoli aimargini delle città. Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

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