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Rivista PBM 37-38.pdf - STRINGHER

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Storiografieventi e gli anni cinquanta dell’Ottocento, e caratterizzatoda una filigrana religiosa e dall’influenza della tradizionecristiana. Il discorso patriottico italiano, infatti, siè nutrito di temi e simboli, figure ed episodi del raccontobiblico e ha assunto, in un certo modo, la narrazionecristiana come modello ed esempio per elaborare unanuova narrazione nazionale. Lo conferma la stessa parolachiave del processo di unificazione italiana: Risorgimento,che significa resurrezione e rimanda, perciò, alcuore della fede cristiana. Sulla costruzione dell’identitànazionale, in particolare, influì il problema della collocazionedella sede del papato a Roma e cioè sul suolo italiano,al centro del costituendo Stato nazionale.Tale presenza, espressiva di una confessione cristiana,quella cattolica, fortemente caratterizzata da una dimensioneuniversale, ha sollecitato i patrioti risorgimentalia identificare un’identità nazionale anch’essa aperta,più di altre identità nazionali, a una dimensione universale.L’universalismo cattolico, cioè, ha contagiato il nazionalismoitaliano, anche se apparentemente si trattadi istanze inconciliabili. Roma, con tutto il suo denso significatostorico-simbolico, fu inserita nel canone risorgimentale– l’insieme dei testi più espressivi del discorsopatriottico ottocentesco – e così, prima che si presentassecome un problema politico per lo Stato italiano, la“città eterna” era già diventata un luogo simbolico irrinunciabileper la nazione italiana. Assai più del Veneto,un’Italia senza Roma divenne perciò impensabileper i patrioti italiani – e non solo per quelli cattolici –anche a causa della presenza a Roma del papa e della S.Sede: avrebbe rappresentato una ferita insopportabiledell’identità nazionale. Paradossalmente, cioè, proprioil principale ostacolo che impediva di andare a Roma – ecioè la presenza del papa – costituì, al tempo stesso, unodei motivi più forti per acquisirla al nuovo Stato unitarioe Cavour, più di altri, comprese questa contraddizionedandole uno sbocco politico, seppure di carattere anzituttosimbolico.Egli, infatti, che pure, alla guida del governo piemontese,aveva condotto una politica di secolarizzazione,contrastando duramente gli interessi ecclesiastici, mutòatteggiamento quando si trattò non più di sistemare irapporti con l’istituzione ecclesiastica all’interno di unpiccolo Stato ma di interrogarsi sulle sorti del massimorappresentante di una religione universale. Su questoterreno, perciò, egli abbandonò una politica addossatasu problemi specifici e immediati, comprendendo cheavviare il nuovo Stato verso un contrasto permanentecon il papato avrebbe significato condannare tale Statoa una scissione permanente con la sua anima nazionale.Questa scissione, com’è noto, c’è stata. Pio IX, infatti,rifiutò i gesti di conciliazione proposti da Cavour,Chiesa cattolica e identità italianama questi li rilanciò immediatamente, subito dopo cheerano stati respinti, già nei discorsi parlamentari concui sostenne la proposta di Roma capitale. E la storiasuccessiva mostra che la sua scelta coglieva un’esigenzaprofonda, iscritta nella natura stessa della nazioneitaliana, prima di corrispondere agli interessi, peraltromutevoli secondo i tempi e le situazioni, dello Statoitaliano.La conciliazione tra Stato e Chiesa el’identità nazionale italianaStoriografia e pubblicistica hanno lungamente insistitosul conflitto tra Stato e Chiesa nei primi decenni postunitari,come mostra la storia delle celebrazioni dell’anniversariodella Breccia di Porta Pia. Ma le cose cambianose le si guarda alla luce del lavoro di scavo compiuto,negli ultimi anni, dalla storiografia sull’identità nazionaleitaliana. Indubbiamente, nel mondo in cui viviamo,la nazione costituisce il principio supremo che legittimal’esistenza di uno Stato indipendente. Ma i fenomeni diglobalizzazione degli ultimi decenni inducono a considerarecon più attenzione che nazione e Stato, comunitàetniche e istituzioni politiche, identità culturali estrutture amministrative, da un lato, non coincidono interamentee, dall’altro, si influenzano a vicenda: si tratta,infatti, di creazioni storiche che hanno origini, naturae finalità diverse, la cui simbiosi, che peraltro si realizzaogni volta in modo diverso, innesta molteplici processi.Così, se lo Stato italiano è potuto nascere in conflittocon la Chiesa cattolica, l’identità nazionale italiana lo haspinto successivamente in un’altra direzione.Ancor prima della Breccia di Porta Pia le forze dellaconciliazione iniziarono a lavorare, in età giolittianasi cominciò a parlare di conciliazione silenziosa, mentre,durante la Prima guerra mondiale, cattolici e noncattolici si trovarono uniti nel difendere i confini dellapatria comune. Non è stato un caso neanche che i cattoliciabbiano sentito il bisogno, con il Partito popolaredi Sturzo, di entrare nella vita di uno Stato nato senzadi loro e che il fascismo, originariamente anticlericaleo, addirittura, paganeggiante, abbia perseguito l’obiettivodell’accordo con il Vaticano. Sulla stessa linea, dopola Seconda guerra mondiale, la Democrazia cristiana,inizialmente sostenitrice di quello che Jemolo ha chiamatoil regime clericale, è divenuta via via sempre piùlaica, mentre il suo grande avversario, il Partito Comunistaitaliano, evolveva da un ateismo programmatico aun crescente apprezzamento per i valori del mondo cattolico.La spinta verso la conciliazione tra Stato e Chiesa,pur nella distinzione e nella separazione secondo ilprogetto di Cavour, è infatti iscritta nel Dna dell’identitànazionale italiana.è disponibile l’Archivio di “Per la Storia Mail” in formato Pdf e Word.Tutti i numeri arretrati sono scaricabili o consultabili on line sul sitowww.brunomondadoristoria.it15 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

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