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Rivista PBM 37-38.pdf - STRINGHER

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Storiografiera del Risveglio ginevrino, un movimento religioso animatotra gli altri dal pastore Alexandre Vinet. Infatti, alfondo della sua volontà di conciliazione con la Chiesae con il papa, da lui sintetizzata nell’espressione LiberaChiesa in libero Stato, agì un senso forte della distinzionee, quindi, della separazione tra Chiesa e Stato, respiratonell’ambiente ginevrino. In seguito, egli ebbe contatticon ambienti cattolico-liberali francesi e, più tardi, conquelli lombardo-piemontesi, in cui era inserito il fratelloGustavo, attraverso i quali entrò in contatto con il pensierodi Antonio Rosmini e con la sua lezione che, comequella di Vinet, spingeva per una radicale distinzione eper una effettiva separazione tra Stato e Chiesa. Nonsi trattava, però, di un separatismo di matrice anticlericaleo, comunque, ostile nei confronti della Chiesa, manasceva al contrario da una profonda convinzione nella“inevidenza” delle verità religiose e cioè dalla loro radicalealterità rispetto alle dimensioni abitualmente frequentatedalla razionalità umana, come la filosofia e lascienza, la politica e l’economia ecc. In questa linea, Cavoursi convinse della radicale incompetenza della politicain materia religiosa e della necessità di evitare interferenzedello Stato nella vita della Chiesa, come quellepraticate sia dagli stati dell’Ancien Régime sia dai giacobiniche durante la rivoluzione francese avevano impostola costituzione civile del clero.Cavour era critico verso il potere temporale del papa,ma non verso alcune delle motivazioni che lo sostenevano.Egli, per esempio, consentiva con la necessità di garantirepiena libertà e totale indipendenza al papa e agliorgani centrali della Chiesa cattolica che avevano la lorosede in Roma. Questi obiettivi, infatti, erano conformialle sue idee sulla distinzione e separazione tra Stato eChiesa. Ma era anche convinto che, nella mutata situazionestorica, tale potere non fosse più in grado di offrirequeste garanzie al papato come era accaduto in passato.In altre parole, ai suoi occhi, la S. Sede doveva trovareuna nuova collocazione in un contesto internazionalemolto diverso da quello del Medioevo e dell’età modernae cercarne uno nuovo in un contesto fortemente segnatodalla presenza degli Stati nazionali. In quest’ottica,egli pensava sinceramente che potesse realizzarsiuna convergenza tra gli interessi del nascente Stato italianoe quelli più autentici del papato (e, più complessivamente,dell’intera Chiesa cattolica). Cavour ripresecosì una delle più originali intuizioni di Rosmini: l’intuizioneche ormai la Chiesa non aveva molto da guadagnaredall’alleanza con i sovrani, mentre la ricerca dilibertà che pervadeva i popoli europei giocava, in definitiva,anche a favore della libertà della Chiesa.Lo Stato italiano, la libertà della Chiesae l’indipendenza della S. SedeSu questo sfondo si colloca la singolare proposta cavourianadi dichiarare ufficialmente Roma capitale d’Italia.Subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia, avvenutail 17 marzo 1861, il nuovo Stato italiano avevadavanti a sé molti problemi da affrontare, a cominciaredall’assenza di riconoscimenti internazionali (ancheChiesa cattolica e identità italianalo Stato più vicino ai progetti italiani, la Francia di NapoleoneIII, ha aspettato la morte di Cavour per riconoscereil nuovo Regno, in segno di omaggio alla suafigura). Preoccupavano, inoltre, una situazione dell’Italiameridionale più problematica di quanto si era pensatoin precedenza, e il dominio austriaco in Veneto, chemolti patrioti percepivano come una ferita insopportabile.Anche tra i suoi collaboratori, perciò, ci fu chi noncomprese la fretta cavouriana di questa proclamazionee a molti sembrò che il politico realista, quale egli appariva,fosse improvvisamente scivolato nell’utopia. Cavour,però, procedette ugualmente. Dichiarare Romacapitale, dopo avergli già portato via gran parte del suopotere temporale, poteva sembrare un’inutile provocazioneaggiuntiva nei confronti del papa, ma la sua intenzioneera opposta: affermando che Roma poteva esseresia la sede di una religione universale sia la capitale delnuovo Stato nazionale, egli voleva far capire a Pio IX –e a tutto il mondo – che solide garanzie per la libertà el’indipendenza della S. Sede potevano venire ormai solodal Regno d’Italia. E si mise a lavorare intensamentein questa direzione, elaborando con i suoi interlocutoriromani – oltre a Pantaleoni anche il teologo Carlo Passaglia– e con i suoi collaboratori – in particolare MarcoMinghetti e Costantino Nigra –, una base per le trattativecon la Curia romana, che si ispirò al già ricordatoprincipio Libera Chiesa in libero Stato, prevedendo garanziedavvero rilevanti per la libertà del papa.Riconoscendo l’importanza della libertà della Chiesae dell’indipendenza della S. Sede, anche se in contrastocon altri interessi politici immediati suoi e del suo governo,Cavour non cercò solo di attirare consensi cattoliciverso il nuovo Stato. Egli interpretò, piuttosto, alcuneistanze profonde di quell’identità nazionale che, diffusenei decenni precedenti, ispiravano ormai largamentel’opinione pubblica italiana. La politica cavouriana, inaltre parole, recepì alcune spinte animatrici del discorsorisorgimentale, elaborato prevalentemente tra gli anniCamillo Benso conte di Cavour.14 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

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