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L'endoscopia nell'urgenza emorragica - EndoscopiaDigestiva.it

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L’endoscopia nell’urgenza <strong>emorragica</strong>&dir<strong>it</strong>tidoveriSelezionare i pazienti in gruppi a differente livellodi rischio per mortal<strong>it</strong>à e risanguinamentoconsente una scelta (ragionata e supportata)di dimissione precoce per gli emorragici cherientrano nella classe a più basso punteggio direttamentedal DEA, a condizioni cliniche stabilizzate.I pazienti a rischio alto ed intermedio verrannoricoverati preferibilmente in un<strong>it</strong>à operative digastroenterologia (se presenti, e se i pazientinon necess<strong>it</strong>ano di intervento chirurgico) concosti di ricovero e lunghezza della degenza inmedia più bassi rispetto ad altre un<strong>it</strong>à operativenon dedicate o in caso di condizioni di instabil<strong>it</strong>àemodinamica in reparti di terapia intensivao semi-intensiva (a seconda della propriarealtà ospedaliera).In fase di ricovero il gastroenterologo deve affrontareancora due problemi: decidere se eseguireun second look endoscopico ed il timingdella dimissioneI dati della letteratura affermerebbero l’inutil<strong>it</strong>àdi eseguire un second look precoce se il pazientenon ha segni clinici di ripresa del sanguinamento.L’esecuzione della EGDS dopo tregiorni potrebbe però permettere una secondastadiazione clinico-endoscopica del pazientecon un grosso peso decisionale sulla continuazionedelle cure in ambiente ospedaliero oa domicilio del paziente (risparmio sui tempidi degenza).Concludendo, anche se è perseguibile l’uso dicorrette linee guida nella gestione del pazienteemorragico sul timing della dimissione è opportunoconsiderare che esistono diversi fattoriche condizionano la scelta del medico tracui: le condizioni logistiche dell’ospedale, iltempo intercorso tra l’accesso al DEA e la valutazioneclinica, l’applicazione e la condivisionedi cr<strong>it</strong>eri di stratificazione e di rischio, i modellidi spesa san<strong>it</strong>aria, la difficoltà ad eseguire endoscopiain urgenza, la facil<strong>it</strong>à di comunicazionetra specialista e medico responsabile del paziente,la lontananza del domicilio del pazienteda strutture san<strong>it</strong>arie.Un’ipotesi di percorso diagnostico-terapeuticoin ambiente ospedaliero per il paziente affettoda emorragia digestiva potrebbe essere quelladelineata in FIGURA 5.QUALE INTEGRAZIONETRA ENDOSCOPIAE GESTIONE CLINICA?In molti centri la gestione clinica del pazienteemorragico d’urgenza è spesso separata dall’attoendoscopico, con il paziente gest<strong>it</strong>o poi daaltre figure specialistiche senza rapporti distretta collaborazione. È dimostrato che questoassetto organizzativo può compromettere o ridurreil conseguimento dei risultati pos<strong>it</strong>ividella endoscopia d’urgenza sia in termini cliniciche di costi. L’attiv<strong>it</strong>à di Endoscopia d’Urgenzanon deve pertanto essere separata dalla gestioneclinica del paziente, ma deve cost<strong>it</strong>uirneuna essenziale componente diagnostico-terapeuticadi facile accesso in completa integrazionee continu<strong>it</strong>à col programma complessivo d<strong>it</strong>rattamento. Ciò è assai rilevante considerandoche l’endoscopia d’urgenza frequentementerappresenta l’atto terapeutico centrale nella gestionedella problematica presentata. La s<strong>it</strong>uazioneorganizzative nelle quali l’attiv<strong>it</strong>à endoscopicae quella di gestione clinica rappresentanodue articolazioni della stessa U.O. (comesol<strong>it</strong>amente avviene se si tratta di una U.O. diGastroenterologia ed Endoscopia Digestiva) ècertamente condizione favorente per il raggiungimentodi questo obiettivo ma tale obiettivopuò essere certamente raggiunto anche indiverse s<strong>it</strong>uazioni organizzative. R<strong>it</strong>eniamo rilevanteanche la “centralizzazione” della gestioneclinica dei pazienti emorragici, pazienti cheattualmente vengono spesso distribu<strong>it</strong>i fra diverseU.O. non dedicate, s<strong>it</strong>uazione che nonconsente sol<strong>it</strong>amente una adeguata mon<strong>it</strong>orizzazioneed assistenza neppure sotto il profiloinfermieristico. Tale personale spesso è in numeroinsufficiente se rapportato alle condizionidi questi malati e si trova frequentemente anon disporre della formazione e specializzazionenecessaria alla gestione di questi pazienti.Su questi punti la sensibil<strong>it</strong>à all’interno dellestrutture ospedaliere è ancora insufficiente ed èdifficile comp<strong>it</strong>o dell’endoscopista cercare disensibilizzare al propos<strong>it</strong>o le direzioni mediche.Chi penserebbe ad esempio di indirizzare i pazienticon evento cardiaco acuto nelle diverseU.O. dell’ospedale solo sulla base della disponibil<strong>it</strong>àdei posti letto liberi, cr<strong>it</strong>erio invece fra ipiù segu<strong>it</strong>i nel selezionare l’U.O. ove ricoverareil paziente emorragico?Un ultimo aspetto da sottolineare è la opportun<strong>it</strong>àdi una ulteriore integrazione, a livello interdisciplinarecon la cost<strong>it</strong>uzione di un vero“bleeding team” al quale partecipino anche ilchirurgo e l’anestesista-intensivista. La gestionemultidisciplinare si è infatti dimostrata in diverserealtà in grado di migliorare significativa-25

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