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STUDItire) 19 non costituisce una prova che l’agiografia in questione ancora nonfosse stata confezionata. Oltre a ciò, prima dell’844-845 ca. figura già allestitala versione BHL 2838 della Passione, che – si è detto – è un rimaneggiamentosuccessivo a BHL 2836; così almeno parrebbe dedursi dal fattoche essa dice ancora sepolto ad Albenga, dove prodiga ai fedeli i suoi benefici,il corpo di Calocero, che l’arcivescovo milanese Angilberto II fece traslarea Civate, secondo quanto ho potuto indicare, in concomitanza con lospostamento nel monastero di S. Pietro, avvenuto intorno alla fine appuntodell’844, degli stessi Leodegario e Ildemaro, precedentemente inviati dalpresule a Brescia per avviare il cenobio dei Ss. Faustino e Giovita 20 .Quanto alla tesi del Savio – senza perderci qui in altre osservazioni dimargine sulla consistenza effettiva di indizi che indurrebbero a collocare lastesura di BHL 2836 nella parte più tarda dell’arco cronologico individuato– resta da sottolineare come il confine anteriore della sua delimitazioneriposi unicamente sulla probabilità, possibile ma non provata, che Caloceroabbia cominciato a essere venerato nell’Italia settentrionale soltantodopo che Astolfo ne sottrasse le spoglie a Roma o a Ravenna 21 .Sarebbe certo fuori luogo pretendere prove sicure dove non se ne possonoavere: è superfluo rammentare come la letteratura martiriale del primoe dell’alto medioevo, diretta a celebrare la memoria di santi moltodiscosti nel tempo, quasi sempre sulla scorta di esigui dati concreti, concedaassai più di altri generi o stagioni dell’agiografia a strutture narrativeprecostituite e a elementi di carattere topico, con il risultato di offrire unasuperficie testuale che – talora suggestivo terreno d’incontro tra archetipidei primi atti dei martiri, temi apologetici antipagani e schemi propri del19«Civitate Brixia, sanctorum martyrum Faustini et Iobitae virginis» (J. DUBOIS, Le Martyrologed’Usuard. Texte et commentaire, Bruxelles 1965 [Subsidia hagiographica, 40], p. 180).20P. T OMEA, “Nunc in monasterio prefato Clavadis nostro tempore conditus requiescti”. Iltrasferimento di Calocero a Civate e altre traslazioni di santi nella provincia ecclesiastica di Milanoe nei suoi dintorni tra VIII e X secolo, in Età romanica. Metropoli, contado, ordini monasticinell’attuale provincia di Lecco (XI-XII secolo). 6-7 giugno 2003 Villa Monastero-Varenna acura di C. Bertelli, Milano 2006, pp. 159-189, in part. 170-171, 184-189 nn. 72-77.21Sul dibattito tra coloro che reputano Calocero un antico santo albenganese e chi inveceritiene il suo culto instaurato nella città ligure dopo il saccheggio dei cimiteri romaniavvenuto durante l’assedio del 756 o conseguentemente all’ingresso, poco prima, dello stessoAstolfo nell’Esarcato, mi sono soffermato in TOMEA, Intorno a S. Giulia, pp. 44-45, 86-88 nn. 124-131, e ora, in ID., “Nunc in monasterio prefato”, pp. 166-167, 183-184 nn. 45-51.27

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