L’angolodella leggebile al ruolo di un giornalista formatoa esercitare il suo mestiere attraversostudi e tirocini severi.Tanti sono i dubbi laceranti che ognigiorno ci assillano: che dire delle sequenzedella morte in diretta del calciatoredel Livorno Morosini, rilanciatasenza alcuna pietas su tivù, siti on lineanche <strong>dei</strong> grandi giornali? C’era unevidente interesse pubblico a saperese i defibrillatori e le ambulanze eranopronti per un intervento immediato ese i test ai quali era stato sottopostoil calciatore erano stati adeguati, marilanciare le immagini del suo crollocome fosse stato uno spettacolo èstato corretto?Il vero problema (ma anche la grandeopportunità) è che abbiamo formulevalide per tutto e tutti, ogni giorno,su ogni notizia, dobbiamo misurarnerilevanza sociale e informativa senzadimenticare tuttavia i principi rigorosidell’essenzialità della notizia e delrispetto della sfera privata delle persone.Anche i giuristi concordano sulfatto che, essendo la libertà dell’informazionee il rispetto della dignitàdella persona diritti costituzionalmenterilevanti si debba procedere in base acriteri di ragionevolezza e valutandocaso per caso. Persino il Regolamentoche Parlamento e Consiglio europeostanno elaborando (dovrebbe esserepronto per il 2016) non sciolgono ilnodo in modo definitivo. E ciò chiamaancora più in causa la sensibilità <strong>dei</strong>giornalisti e l’obbligo di un approcciorigoroso alla questione della privacy.Un tema che tormenta è sicuramentequello <strong>dei</strong> suicidi. Oggi vengonopubblicate con grande evidenza lestorie di imprenditori che si tolgonola vita perché sconvolti dalla crisi delleloro aziende. Il divieto di dare notizia<strong>dei</strong> suicidi non è mai stato impostodall’esterno, né ha mai riguardatovicende di evidente interesse pubblico(penso a Raul Gardini e GabrieleCagliari, industriali e manager travoltidalla vicenda di Tangentopoli neiprimi anni Novanta). La cautela nellanciare questo tipo di notizia nascedalla certezza che fra le componenti diun suicida ci sia l’effetto emulazione.Raccontare i dettagli di un suicidio,spettacolarizzarlo, non è scorrettoin sé: rischia di spingere altri a farlafinita.Le notizie si pubblicano, ma con dellelimitazioni che noi stessi ci siamodati e ci dobbiamo dare anche perevitare la ricorrente (e ora riemergente)tentazione <strong>dei</strong> bavagli legislativi.Il diritto dovere di cronaca garantitodalla nostra Costituzione va insommacontemperato con il diritto anch’essocostituzionale della tutela della personalità<strong>dei</strong> cittadini, soprattutto di quellipiù deboli. Nessuno può autorizzare ocensurare la libera manifestazione delpensiero, ma non possiamo violare ladignità delle persone.Per quanto riguarda i minori lo abbiamodeciso ben 22 anni fa varando laCarta di Treviso. E con il Codice deontologicodel 1998 varato insieme alGarante della privacy abbiamo estesola nostra attenzione a temi quali le violenzesessuali, i dati sanitari, il dirittoall’oblio, così complicato da esercitarenell’era di Internet e <strong>dei</strong> motoridi ricerca. Grazie anche alla Cartaeuropea <strong>dei</strong> diritti e al decreto legislativodel 2003 si chiariscono giornodopo giorno i contorni e i confini diun’attività paragonabile a un work inprogress. Ogni giornale, ogni notizia,va valutata senza schemi precostituiti,contemperando i diritti in campo. Oggisi cestinano tante notizie, si evita di nominarei colpevoli di sevizie e violenzeper tutelare la crescita del minore odonne vittime di violenze sessuali.Non esiste una regola che valga universalmente.Talvolta la vittima esceallo scoperto con nome e cognomeper difendere la sua dignità, che noigiornalisti dobbiamo tutelare anchecon l’essenzialità della notizia, senzaindulgere in particolari scabrosi.Il voyeurismo non è giornalismo. Maspesso ce ne dimentichiamoCerto, ogni scelta costa fatica, ognigiorno nei giornali, nelle tivù, nelle radio,si discute. E i tempi sono strettis-• A fianco la riproduzione della Carta<strong>dei</strong> doveri del giornalista, della Carta diTreviso e della Legge sulla privacy.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201233
L’angolodella leggesimi. Ma soltanto la nostra capacità diautogoverno, di rispettare i dati sensibilidelle persone (razza, religione,filosofia, opinioni politiche, adesioniai partiti e sindacati) possono consentircidi andare avanti con relativaserenità, evitando interventi autoritaridel potere politico. L’esistenza stessadi un <strong>Ordine</strong> si giustifica con questacapacità di autogoverno, di darsi erispettare regole severe di comportamento.L’aggressione ai diritti è infattisempre dietro l’angolo. Ancora oggi siriaffaccia lo spettro di limitazioni legislativealla pubblicazione di intercettazionitelefoniche e ambientali.Si fece, a buon diritto, uno scandalosulla pubblicazione di un sms in cuiuna showgirl, Anna Falchi, inviavaun casto messaggio d’amore al suofidanzato, Stefano Ricucci, impegnatoa scalare il Corriere della Sera percontestare la pubblicazione di altre piùpregnanti intercettazioni. Voglio ricordareche l’intreccio fra politica, Bancad’Italia e imprenditori emerso in alcuneintercettazioni portò alle dimissioni delGovernatore Antonio Fazio e alla fine<strong>dei</strong> famosi “furbetti del quartierino”. Eche a fare scalpore non fu tanto il messaggioamoroso della Falchi ma quelbacio inviato dal banchiere Fiorani aFazio, un bacio poco erotico ma assaipiù compromettente per gli equilibridel potere. Né va dimenticato il casodella clinica privata milanese SantaRita, dove in nome del guadagno siperpetravano veri e propri crimini sumalati e sani. Sarebbero stati ignotiancora a lungo se fosse passata la leggeche imponeva la non pubblicabilitàdelle intercettazioni sino all’udienzapreliminare. In realtà non si capisceperché mai le intercettazioni, una voltadepositate nella segreteria del pm, nonpossano essere pubblicabili. Una voltaa disposizione delle parti, e dunquenon più segrete, il giornalista può, anzideve, pubblicarle, ovviamente assicurandosidi non ledere diritti e privacy dipersone estranee alle indagini.Anche qui, però, intendiamoci. Il giornalistaha il diritto dovere di pubblicarele notizie che ottiene. Sempre e comunque.Anche quando si tratti di fugadi notizie, non si deve censurare chipubblica, semmai chi le fa uscire. La34Dal Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della LombardiaI procedimentidisciplinarinotizia dell’entusiasmo di Piero Fassino,allora leader <strong>dei</strong> Ds, davanti allapossibilità che Unipol, assicurazionedella Lega delle cooperative, potesseconquistare la banca Antonveneta,era stata acquisita illegalmente. Manon si può negare un interesse pubblicoal giornale che la pubblicò, certofavorendo decisamente la sua partepolitica e colpendo duramente il centrosinistraalla vigilia delle elezioni.Neppure Calciopoli sarebbe mai venutofuori, e neppure una vicenda cheha coinvolto il direttore di un giornaleche parla con un costruttore delle suevacanze in Sardegna (“ ..come l’annoscorso..”) con un dialogo nel qualel’<strong>Ordine</strong> regionale e quello nazionalehanno ravvisato uno scambio fraun’informazione disponibile a progettiimmobiliari di un importante gruppoimmobiliare e benefici personali. E‘evidente che qualsiasi tentativo dimettere il bavaglio alla stampa è darespingere. Ne andrebbe della democraziaitaliana e della libertà di informazione,già duramente messa alla provanel nostro Paese da poderosi conflittidi interesse e dall’assenza quasi totaledi editori puri. Dobbiamo saperrispettare le regole, questo è il punto.Ed è quanto ci distingue dal citizenjournalism, fenomeno entusiasmantee importante come la diffusione <strong>dei</strong>blog, di notizie su facebook e twitter. Siallarga il mondo delle informazioni.Che fare, dunque? Lo sforzo deveessere quello di applicare a tutti leggie codici che oggi riguardano i giornalistiprofessionisti. Non è il caso diridurre la libertà della rete e nelle retecon provvedimenti specifici. Meglioallargare a tutti le norme che regolanola vita <strong>dei</strong> giornalisti italiani. Nonsarà semplice come non lo è garantireil diritto all’oblio, soprattutto conmotori di ricerca che abbiano la testa(e il portafoglio) in altri Paesi e in altriContinenti, ma questo deve essere losforzo da compiere.* Segretario <strong>Ordine</strong>nazionale giornalistiQui di seguito diamo conto, comesempre, del lavoro del Consiglioper quanto riguarda i procedimentidisciplinari esaminati negli ultimi mesi.esposti esaminati: 26archiviazioni: 9procedimentidisciplinari aperti: 9procedimentidisciplinari sospesi: 2Sanzionati: 6Censura: Francesco Cramer, per violazionedell’ art. 2 della legge professionalen. 69 del 1963.Censura: Massimo Alberizzi, per violazionedegli artt. 2 e 48 della legge professionalen. 69 del 1963.Avvertimento: Giuseppe Maffeis, perviolazione degli artt. 5, 6 e 7 Codice deontologicotrattamento dati personali,della Carta di Treviso e dell’ art. 2 dellalegge professionale n. 69 del 1963.Avvertimento: Fulvia Borroni, per violazionedegli artt. 5, 6 e 7 Codice deontologicotrattamento dati personali, dellaCarta di Treviso e dell’ art. 2 della leggeprofessionale n. 69 del 1963.Avvertimento: Francesco Amo<strong>dei</strong>, perviolazione degli artt. 5, 6 e 7 Codice deontologicotrattamento dati personali,della Carta di Treviso e dell’ art. 2 dellalegge professionale n. 69 del 1963.Avvertimento: Alessandro Sallusti, perviolazione dell’ art. 2 della legge professionalen. 69 del 1963.