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1 . IL MIGLIORAMENTO GENETICO DEGLI ANIMALI IN ...

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14ECF i , ECC i = concentrazione energetica dei foraggi e dei concentrati al mese i;X i = quantità relativa di foraggi nella razione al mese i.L’applicazione della [9] richiede che il modello di simulazione riceva, fra iparametri di ingresso, anche le informazioni relative a:- il rapporto fieno/pascolo per ciascun mese dell’anno;- il rapporto erbaio/pascolo;- la concentrazione energetica delle erbe di pascolo naturale e di erbaio e quella delfieno;- la concentrazione energetica dei concentrati.Calcolata la quantità complessiva di sostanza secca e le quantità relative di pascolo,di fieno e di concentrati necessarie per ciascun mese e per l’intero anno, a ciascunacategoria di animali ed all’unità gregge nel suo complesso, il modello simula infinel’ordinamento colturale dell’azienda. Poichè, nelle situazioni tipichedell’allevamento degli ovini da latte in ambiente mediterranee, le aziendeposseggono la totalità (o a volte più) delle superfici necessarie per la produzionedell’erba e del fieno occorrente, mentre posseggono una quota molto differente dellesuperfici da destinare alla coltivazione dei cereali, il modello consente di simulareun ampio ventaglio di situazioni produttive: dall’estremo dell’azienda che deveacquistare sul mercato la totalità dei concentrati, all’azienda che è invece in gradodi vendere quote rilevanti dei cereali e dei foraggi prodotti.e) Il calcolo dei valori economiciDefiniamo il valore economico di un carattere come la variazione marginale delprofitto di un’azienda, rapportata al numero degli animali presenti, conseguenteal progresso genetico unitario del carattere considerato. Contro questo metodo dicalcolo è stato obiettato che un cambiamento della base di valutazione del profitto(ad es. dal singolo animale, all’unità di prodotto o all’unità di investimento) sitraduce in una variazione non solo dei valori economici assoluti, come è ovvio cheavvenga, ma anche dei valori economici relativi, come invece non dovrebbeaccadere. La ragione di tale variabilità, che importa una certa dose di ambiguità nelconcetto di valore economico, è che la scelta della base di valutazione equivale avincolare ad un valore costante una delle variabili non genetiche di cui il profitto èfunzione (il numero degli animali o la quantità di prodotto o il capitale investito,ecc); tanto la scelta della variabile da tenere costante quanto il suo valore sirivelano, di solito, largamente arbitrari, vale a dire privi di una giustificazioneteorica.A parere di Dickerson (1970) il superamento della variabilità dei valori economicial variare della base di riferimento è possibile solo se il calcolo viene effettuatosulla variazione marginale non più di una funzione di profitto, ma di una funzione diefficienza economica , definita come rapporto (anziché differenza) fra ricavi e costidi produzione. Secondo McArthur (1987) e Amer and Fox (1992), invece, il calcolodei valori economici può ancora basarsi su una funzione di profitto, ma a patto che14

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