12.07.2015 Views

Antropologia dell'educazione

Antropologia dell'educazione

Antropologia dell'educazione

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Successive elaborazioni concettuali hanno poi portato:• Al riconoscimento dell’esistenza di non una ma molteplici possibilità culturali, equindi al riconoscimento della pluralità delle culture, non valutabili in base a unascala di valori unica (relativismo)• All’abbandono di un’idea di cultura come realtà oggettive a favore di unconcetto di cultura come una ‘finzione”, non nel senso di qualcosa di falso manel senso di qualcosa di “costruito” dagli antropologi nel loro lavoro di ricercasul campo e di trascrizione delle culture indagateIn sintesi potremmo intendere la cultura• come il modo particolare dell’uomo in quanto membro di una società diorganizzare il pensiero e il comportamento in relazione all’ambiente.• In questa prospettiva la cultura presenta almeno tre aspetti particolari:– comportamentale che sì riferisce al modo in cui gli individui agiscono e interagisconol’uno con l’altro– cognitivo, che si riferisce alle idee che gli uomini hanno del mondo e al modo in cuiqueste idee filtrano la loro comprensione del mondo e la loro esperienza– materiale, che sì riferisce agli oggetti fisici che vengono prodotti entro un certocontesto socioculturale6


Il concetto di cultura e l’influenza del pensiero di Clifford Geertzsull’<strong>Antropologia</strong> contemporanea• La cultura come meccanismo di controllo– Gli uomini senza cultura (..) sarebbero inguaribili mostruosità con pochissimi istintiutili, ancor meno sentimenti riconoscibili, e nessun intelletto: casi mentali disperati.– Quest’idea deriva da una concezione della cultura come “meccanismo di controllo”e del pensiero umano come fondamentalmente pubblico e sociale.• Concepire la cultura come meccanismo di controllo implica che:– non esiste una natura umana inossidabile e transculturale da scoprire, dato chel’essenza dell’uomo è proprio nell’estrema variabilità– Il sé non ha origine nella persona del soggetto, bensì nel complesso della scenadella sua azione, è un effetto drammaturgico che emerge da una scena, esso «è ilprodotto di una scena che viene rappresentata e non una sua causa»;– Le nostre idee, i nostri valori, i nostri atti, perfino le nostre emozioni sono, come lostesso nostro sistema nervoso, prodotti culturali fabbricati usando tendenze,capacità e disposizioni con cui siamo nati, ma ciò non di meno fabbricati.– La cultura è fatta di abiti e di costumi, che gli uomini indossano per recitare esoprattutto per dar forma alla loro vita. Ci si può chiedere se ci sia, o se mai ci potràessere, un qualche luogo dove la recitazione abbia fine. La risposta di Geertz èchiara: «Non c’è, non può esserci un retroscena dove si possa andare a gettareun’occhiata agli attori [...] come persone reali”7


La metafora della cultura come testo• Secondo questa metafora, le attività sociali possono essere “lette” per il lorosignificato da parte dell’osservatore proprio come lo sono i materiali scritti eparlati.• Il nucleo concettuale dell’antropologia interpretativa è la nozione di“significato”, proprio perché nella ricerca ci si domanda: qual è il“significato” delle azioni sociali?• Per rispondere è necessario mettersi in grado di “vedere le cose dal punto divista dei nativi”.8


Reificazione della cultura e conflitto• Paradossalmente mentre il concetto di cultura, dopo un decennio diriflessione critica, appare fortemente compromesso e di difficileutilizzabilità pratica in ambito antropologico, il “culturalismo” ha prodottouna proliferazione nell’uso di tale concetto, utilizzato nello stesso modo nelquale ne avrebbero potuto parlare gli antropologi fino a qualche decennio fa• quasi sempre un atteggiamento “culturalista” si presenta unito ad unaqualche forma di etnicismo e quindi di una qualche forma di rivendicazionedi autenticità, di unicità della propria cultura fondata sulla differenza• Come però succede nel caso delle cosiddette “lotte interetniche”, ladifferenza è esasperata a tal punto che un solo aspetto della “cultura” puòdiventare l’elemento su cui costruire una teoria della “differenza totale” traetnie12


Ha ancora senso parlare di cultura?• In un mondo in cui il fattore del movimento e “il traffico delle culture”sembrano prevalere sulla coincidenza di cultura, territorio e identità,possiamo ancora utilizzare il concetto di cultura come se questo rinviasse aentità circoscritte nello spazio e nel tempo?Nell’ecumene globale: nuove nozioni per nuove realtà– Ibridazioni– Cultura come “ambiente comunicativo La nozione di “ecumeneglobale”– Reti de-territorializzate e culture de-localizzate• Hannerz sostiene che “le culture dovrebbero essere considerate come dellestrutture di significato che viaggiano su reti di comunicazione sociale noninteramente situate”• Arjun Appadarai ritiene che, più che di culture si debba parlare diethnoscape, di panorami etnici, definiti come “il panorama di persone checostituiscono il mondo mutevole in cui viviamo: turisti, immigrati,profughi, esiliati lavoratori stagionali e altri gruppi e persone in movimento(…) dato che molte persone e gruppi hanno a che fare con le realtà didoversi muovere o con la fantasia di doversi muovere”13


La nozione di panorama etnico• Dal “panorama etnico” aI molti “panorami” della contemporaneità:– panorama tecnologico– panorama finanziario– panorama mediatico– panorama ideologico• Panorama etnico e logica della disgiunzione nell’economia culturale globale• I panorami della contemporaneità e le nuove configurazioni identitarie• Panorami etnici, delocalizzazione culturale e deterritorializzazione• Deterritorializzazione, delocalizzazione e fondamentalismi identitari• Dal paradigma dell’emigrante all’esperienza dello straniero• Dal paradigma della sedentarietà ai nuovi nomadismi• Vecchi e nuovi paradigmi di gestione dello “straniero• Cultura transnazionale e dinamica appartenenza-presenza14


Habitat di significato• Il relativismo ci ha indotto a pensare alla cultura in termini di “mondidi significato” ma ciò ci porta a pensare la cultura in termini diautonomia e di chiusura• L’habitat è una metafora derivata dall’ecologia e consente di pensarela cultura come un ambiente in cui vive l’individuo e che può averedei confini mobili, non necessariamente coincidenti con gli habitatpropri di altri attori sociali con i quali si trova ad interagire• Gli habitat possono:– Espandersi e contrarsi– Possono combaciare del tutto, parzialmente o per niente– Possono essere identificati sia in singoli individui che incollettività• Per questo è solo l’analisi del processo culturale che si attiva nelleconcrete relazioni sociali a poter stabilire quando sia davverocondiviso un habitat di significato• Di fatto, nella maggior parte dei casi il processo culturale vienemodellato dall’intrecciarsi di habitat di significato piuttosto differentifra loro15


Habitat di significato ed ecumene globale• Nell’ecumene globale molte persone possono condividere parecchihabitat di significato che potrebbero anche risultare del tutto estranei eincomprensibili fra loro• Possono fare la differenza cose come.– I luoghi dove siamo nati e la gente che abbiamo incontrato– I libri e i giornali che leggiamo– I canali televisivi abbiamo accesso• Tuttavia il nostro habitat di significato non dipende soltanto dalla misurain cui siamo fisicamente esposti, ma anche dalle nostre capacità diconfrontarci con esso. Dipende cioè dai:– Linguaggi che capiamo, scriviamo o parliamo– Dai nostri livelli di alfabetizzazione in rapporto ad altre formesimboliche16


Verso una nuova definizione di cultura nell’ecumene globale• Hannerz sostiene che la distribuzione dei significati e delle forme significantinelle relazioni sociali e personali in tutto il mondo oggi è talmente complicatoche qualsiasi unità sociale di cui intraprendiamo lo studio in termini culturalirischia di rivelarsi un obiettivo più o meno arbitrario• L’idea di culture al plurale risulta problematica; è poco più di un espedientelimitato di organizzazione intellettuale di cui è difficile sbarazzarsi, ma conscarsa validità scientifica• L’idea di cultura al singolare, in grado di abbracciare tutta la diversitàorganizzata di idee ed ed espressioni, può rivelarsi importante per esplorare ilmodo in cui l’umanità abita l’ecumene globale• In questa prospettiva il locale inteso come tradizionale ambito di ricercadell’antropologo può essere visto come:– ciò che accade localmente; cioè quanto noi descriviamo come “vitaquotidiana” intesa come quella somma di attività più ripetitive, di naturasostanzialmente pratica, ridondanti e senza fine che si svolgono inambientazioni fisse e alle quali le persone partecipano senza riflettere molto– Ciò che tende ad essere “faccia a faccia”, che si svolge in situazioni“focalizzate”, in rapporti duraturi, largamente inclusivi.17


Conseguenze sul piano teorico e metodologico• George Marcus a metà degli anni ‘90 ha proposto l’idea di un’”etnografiamultisituata nel sistema mondo”:– contrapponendo all’idea di un ricercatore orientato a “stare” a “radicarsi”, a“risiedere” in un luogo e all’interno di un gruppo, l’dea di un ricercatore orientato a“seguire” i migranti, le produzioni dei prodotti, le metafore, le narrazioni, le biografie,i conflitti– ponendo l’accento sui processi del nomadismo contemporaneo e sui suoi effetti siaa livello globale che locale• Oggi lo studio antropologico, anche quando necessariamente si concentra sucontesti e gruppi localizzati:– Parte dal presupposto che le unità d’analisi non sono mai “delimitate” e identificateautomaticamente nei “gruppi locali”– Esso tende a focalizzarsi sulle rappresentazioni dei soggetti in relazione alle loropratiche che, proprio come le rappresentazioni, sono determinate dal loro essereparte di un mondo sempre più globalizzato e de-localizzato– Si pone l’obiettivo di far emergere configurazioni di pratiche sociali, di simboli, di stilidi vita, più o meno stabili nel tempo e nello spazio, senza mai dimenticare ilcarattere “aperto” all’influenza del globale di tali pratiche, anche quando le retorichedell’autenticità, utilizzate dai gruppi che proclamano il loro diritto all’esistenza e alriconoscimento, tendono ad affermare il contrario18


Per un’antropologia dei contesti educativi e formativi• Nella prima metà del secolo scorso, con il concetto di inculturazione,l’antropologia, ha contribuito ad estendere gli ambiti nei quali sonorintracciabili processi significativi di insegnamento/apprendimento mache non sono riconosciuti come tali perché caratterizzati da:• basso livello di intenzionalità• elevata informalità• carattere fortemente implicito e scarsamente accessibile all’individuo deicontenuti trasmessi in quanto:– inscritti nella organizzazione profonda del sistema e delle regole comunicative di ungruppo– Riguardano il modo di percepire, interpretare e dare significato ai contesti più checontenuti specifici• Processi che:– si sviluppano dentro una molteplicità di condizioni e contesti, ecoinvolgono una molteplicità di attori istituzionali e non– a seconda del livello di riconoscimento sociale dei diversi contesti in cuivive il soggetto considerato possiamo distinguere fra:• formali• informali19


• Fra i contesti caratterizzati da informalità possiamo considerare– La famiglia (larga parte dell’educazione familiare è caratterizzata da informalità )– La strada– Il gruppo dei pari– I mass media– I contesti lavorativiContesti nei quali i processi di trasmissione/apprendimento paiono caratterizzati da• apprendimenti orientati al mantenimento di relazioni di scambio con l’ambiente(fisico, sociale, ecc.) anche conflittuali• Apprendimento di modi congruenti di dare significato all’esperienza, di interpretarequanto accade nel proprio campo di esperienza• Acquisizione di strategie comunicative e di apprendimento assai diverse da quelleche caratterizzano i contesti educativi formali• Fra i contesti caratterizzati da elevata formalizzazione dei processi edei contenuti possiamo individuare– La scuola– L’educazione religiosa– L’educazione nell’extrascuola quando è caratterizzata dalla presenza diun curriculo formalizzato e intenzionale (scoutismo, campi vacanze, ecc.)– La formazione nelle sue diverse articolazioniContesti certamente caratterizzati da elevata formalizzazione delle regole, dei saperi e deiprocessi di trasmissione, ma che comprendono anche apprendimenti impliciti di norme, valori estrategie di azione.20


I nuovi contesti di inculturazione nell’epoca della comunicazioneglobale• I contesti educativi, presso ogni gruppo sono, più o meno intenzionalmente,strutturati in rapporto ai valori e alle rappresentazioni condivise all’interno delgruppo• Tuttavia, la diffusione su scala planetarie dei mezzi di comunicazione dimassa ha profondamente modificato i contesti inculturativi tradizionali– tutti i gruppi sono costretti a convivere con l’azione di agenzie che strutturano inostri immaginari secondo obiettivi, regole e contenuti che sfuggono al nostrocontrollo– Possono ignorarne l’incidenza, demonizzarle o utilizzarle a fini propri ma lapresenza dei media è ineludibile quanto capace di incidere profondamentenell’organizzazione dei modi di comunicare, nella definizione di aspirazione eprogetti di vita, ecc.• con i processi di globalizzazione, inoltre, i diversi attori che partecipano allastrutturazione dei contesti educativi e di inculturazione, non condividono glistessi habitat di significato• Per questo la conoscenza di quale assetto caratterizza i diversi contestieducativi e di quali processo inculturativi vi si attivano all’interno, non puòessere data a priori sulla base della” conoscenza” di una ipotetica“cultura” locale, ma richiede analisi circostanziate21


L’antropologia dell’educazione e il lavoro educativo• Nello svolgere un’opera educativa, è di fondamentale importanza conoscere ecapire l’ambiente che la circonda e l’ambiente in cui si svolgono tutti i momentieducativi, da quelli familiari a quelli amicali sino a quelli scolastici• La pluralità delle prospettive che caratterizzano gli attori e le agenzie diinculturazione e di socializzazione impone l’adozione di una molteplicità distrumenti e l’attenzione ad aspetti diversi• Sul versante degli oggetti da indagare, dobbiamo fare attenzione sia aimessaggi espliciti che impliciti dei diversi attori:– Analisi dei messaggi emessi dai mass media– Analisi dei discorsi scientifici che vengono evocati per legittimare l’azione educativa– le pedagogie popolari intese come traduzione “locale” delle teorie relativeall’educazione in termini di rappresentazioni più o meno condivise dai soggetti checontribuiscono a strutturare il contesto educativo– Strategie comunicative e di uso dello spazio messe in atto più o menoconsapevolmente dagli attori• Sul versante degli strumenti possono essere utilizzati tutti gli strumenti messi adisposizione dalle scienze sociali:– Dall’analisi dei media e dell’immaginario che caratterizza il particolare gruppoconsiderato– Alle interviste ad attori diversi– All’osservazione guidata di aspetti relativi agli stili di comunicazione e all’uso dellospazio22


Educazione e media• I mezzi di comunicazione di cui una società dispone per trasmettere i proprisaperi, insieme ai valori e ai modelli, giocano un ruolo importante nellastrutturazione della sfera cognitiva e nella percezione della realtà degliindividui che ne fanno parte, contribuendo a determinare alcuni aspetti delpensiero assai rilevanti, quali la concezione del tempo, dello spazio e delrapporto interpersonale• I processi che hanno condotto l’umanità verso una sempre più spiccata“esteriorizzazione” delle proprie capacità tecniche, mnemoniche e simbolicheattraverso l’utensile e la macchina, la tradizione orale, la scrittura e le nuovetecnologie comunicative, si incrociano, oggi, in un mondo nel quale unnumero crescente di individui riceve e invia messaggi utilizzandoquotidianamente il linguaggio orale, quello scritto e quello iconico audiovisivodi televisioni e computer.• E’ dunque nella dinamica incessante tra “vicino” e “lontano”, tra messaggiorali e scritti, tra rapporti diretti e virtuali, tra materiale e immateriale, chebuona parte dell’umanità produce, interpreta e trasmette alle giovanigenerazioni visioni del mondo, modelli di comportamento, rappresentazionidel sé e dell’altro, individuali e collettive23


La tv come contesto inculturativoE’ certo che oggi, nella nostra società occidentale, l’ambiente in cui si svolgel’azione educativa, è un ambiente in gran parte modellato, se non costituito,dai messaggi televisivi:In generale è importante tenere presente che:• a prescindere dal mezzo di comunicazione utilizzato, nel corso del processodi trasmissione di qualsiasi aspetto culturale, viene anche veicolata, inmaniera inconsapevole, la modalità per interpretarlo:• è come se ogni messaggio esplicito fosse circondato e collegato agli altri dauna sorta di rete invisibile, non immediatamente percepibile, che ha il poteredi strutturare una certa visione del mondo sino a farla coincidere con ilmondo stesso, affermando silenziosamente in maniera totalizzante, lapropria verità e “naturalità”• I messaggi televisivi informano, offrono modelli di comportamento eatteggiamenti, guidano i nostri svaghi e e le nostre emozioni, cicondizionano con le loro ideologie e con i loro linguaggi, ricoprono gliorientamenti sui valori culturali e sociali con le forme più seduttivedell’intrattenimento spettacolare e le idee politiche con la ritualità piùaccattivante24


Messaggi espliciti e messaggi impliciti• I codici espressivi che prefigurano l’utilizzo delle immagini rappresentano una sortadi apoteosi dell’accavallarsi di messaggi espliciti e impliciti: ogni immaginefigurativa contiene, infatti, una miriade di elementi e rimandi culturali che si fissanoin modo più o meno nella memoria degli spettatori.• Questi ultimi,tuttavia, assimilano i materiali iconici interpretandoli sulla base delproprio stile cognitivo e del proprio vissuto, creando nuovi significati checonfermano ( o progressivamente sovvertono) saperi, credenze e modelli• La forza inculturativa dell’immagine, scientemente e ampiamente utilizzata percolonizzare l’immaginario dei popoli colonizzati (Gruzinski, 1994), si manifesta oggiin tutta la sua pregnanza attraverso i media audiovisivi: “,Così come l’immaginebarocca (l’immagine contemporanea) trasmette un ordine visuale e sociale, diffondemodelli di comportamento e di credenza, anticipa nel campo visuale evoluzioni cheancora non hanno dato luogo ad elaborazioni concettuali e discorsive” (Gruzinski,1990, 334) ((Callari Galli, 2004: 14).25

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!