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Fare ricerca sulle nuove ICT: questioni metodologichePrima di prendere <strong>in</strong> considerazione le questioni metodologiche specifiche per lo studio<strong>qui</strong> presentato, esam<strong>in</strong>o il dibattito tra scienziati sociali riguardo ai dilemmi epistemologici nellostudio delle nuove ICT, e sottol<strong>in</strong>eo <strong>la</strong> necessità di basarsi su approcci metodologici tradizionalirie<strong>la</strong>borati secondo le necessità di nuovi contesti di ricerca.Nonostante le ICT siano al centro di un campo di studi generalmente riconosciuto, nonsembra che gli scienziati sociali abbiano raggiunto un giudizio unanime sul<strong>la</strong> metodologiaopportuna per lo studio dei molteplici contesti <strong>in</strong> cui tali tecnologie sono <strong>in</strong>serite; come osservaH<strong>in</strong>e (2005: 245), <strong>la</strong> ricerca sulle nuove ICT è caratterizzata da “un'ansia d'<strong>in</strong>novazione”.Secondo alcuni studiosi le nuove ICT devono essere studiate attraverso metodi<strong>in</strong>novativi e trasversali rispetto alle normali divisioni discipl<strong>in</strong>ari nelle scienze sociali (v.Toulouse, 1998; Williams et al., 1988), a causa del<strong>la</strong> natura fluida del<strong>la</strong> realtà socio-tecnologicada essere generata. Secondo tale punto di vista[…] un ambito di ricerca è <strong>in</strong> gran parte def<strong>in</strong>ito dal<strong>la</strong> “matrice discipl<strong>in</strong>are” che <strong>in</strong>cludesistemi di metodi e strumenti di ricerca. Quando un ambito di ricerca di stabilizza […]diventa probabile <strong>la</strong> proliferazione di pubblicazioni metodologiche, poiché <strong>la</strong> sicurezzadelle soluzioni precedenti è messa <strong>in</strong> discussione. (H<strong>in</strong>e, 2005: 245)Similmente alcuni studiosi suggeriscono che le nuove ICT possono mettere al<strong>la</strong> prova“verità” scontate, rendendo osservabili nuovi campi di ricerca, i quali non possono esserefacilmente ricondotti entro i conf<strong>in</strong>i discipl<strong>in</strong>ari stabili (H<strong>in</strong>e, 2005: 246).Sudweeks e Simoff (1999: 30) sostengono che le “metodologie tradizionali devonoessere adattate [...] ai nuovi ambienti di ricerca <strong>in</strong> cui le tecnologie del<strong>la</strong> comunicazione e lenorme socio-culturali che le riguardano sfidano gli assunti del<strong>la</strong> ricerca”. Nel loro studio sullostato dell'arte e sull'<strong>in</strong>novazione nei metodi di ricerca sulle ICT, Jankowski e van Selm (2005)affermano che è pratica maggiormente diffusa il modificare metodi preesistenti, rispetto al<strong>la</strong>costruzione radicale di nuovi metodi; non sorprende che stia emergendo un consistente corpo diricerche riguardanti l'<strong>in</strong>novazione di metodi esistenti e <strong>la</strong> riformu<strong>la</strong>zione di procedure primaprese per scontate.Gli autori di alcune di queste ricerche hanno provato a sviluppare una “cyberantropologiamultimediale” (Paccagnel<strong>la</strong>, 1997), che co<strong>in</strong>volgerebbe l'impiego di pratichedigitali quali l'email o <strong>la</strong> partecipazione <strong>in</strong> chat con il f<strong>in</strong>e di condurre un'analisi partecipante delwww.etnografiadigitale.it4


contenuto <strong>in</strong>dicata come: “etnografia digitale” (Murty, 2008), “etnografia virtuale” (H<strong>in</strong>e, 2001)o “etnografia del<strong>la</strong> rete” (Howard, 2002). Murthy (2008: 837) giustifica l'uso di unacomb<strong>in</strong>azione bi<strong>la</strong>nciata tra “etnografia fisica” e “etnografia digitale” <strong>in</strong> quanto approccio chepermette sia un ampliamento dei metodi e dei punti di vista a disposizione del ricercatore, siauna contestualizzazione e focalizzazione delle voci degli attori sociali osservati. In ogni caso,condurre ricerca sociale utilizzando le nuove tecnologie dell'<strong>in</strong>formazione, come sostenuto dagliautori citati, solleva peculiari questioni; <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re l'<strong>in</strong>abilità di fare osservazione<strong>in</strong>dipendente restr<strong>in</strong>ge lo sguardo del ricercatore al solo contenuto reso disponibile dagli attorisociali sotto esame, rendendo difficoltosa l'e<strong>la</strong>borazione di deduzioni analitiche proprie duranteil processo di ricerca. Come scrive Howard (2002: 555):E' partico<strong>la</strong>rmente difficile, nel<strong>la</strong> ricerca, <strong>in</strong>terpretare il contenuto di messaggi trasmessiattraverso i nuovi media, poiché molti di questi sono di natura testuale e possono averemolteplici significati per i dest<strong>in</strong>atari. Il ricercatore può facilmente ri-<strong>in</strong>terpretare ofra<strong>in</strong>tendere questi messaggi, se non conosce <strong>in</strong> profondità gli <strong>in</strong>dividui e le re<strong>la</strong>zionico<strong>in</strong>volte. Ancora, è arduo raggiungere tale profondità conoscitiva quando <strong>la</strong>comunicazione tra ricercatore e attori sociali è computer-mediata.Inoltre, il ricercatore non può servirsi di fattori sociali di contesto per esam<strong>in</strong>are lequestioni sollevate durante <strong>la</strong> ricerca. Come argomenta ancora Howard (2002: 559), per iricercatori che sostengono l'etnografia onl<strong>in</strong>e[…] andare sul campo è poco più che un stato mentale, poiché essi creano unasovrapposizione m<strong>in</strong>ima tra le loro vite e le vite degli attori sociali sotto esame: non c'è<strong>in</strong>gresso materiale nel<strong>la</strong> comunità, o uscita materiale da essa; non c'è un luogo di ricercaterritorialmente def<strong>in</strong>ito; è quasi impossibile sc<strong>in</strong>dere i caratteri sociali delle <strong>in</strong>terazioni dalcontesto di produzione del materiale analizzato.Di conseguenza il ricercatore è ridotto ad un osservatore partecipante sotto copertura ilquale dà forma al luogo di osservazione digitale secondo pratiche <strong>in</strong>solite (Murthy 2008: 249).Al<strong>la</strong> luce delle considerazioni sopra presentate, questo articolo vuole mostrare come gliapprocci metodologici del<strong>la</strong> tradizione qualitativa rimangono necessari per lo studiodell'impiego delle ICT nel mondo delle pratiche giornalistiche, quando s'<strong>in</strong>tenda <strong>la</strong> ricerca sulcampo come <strong>in</strong>sieme di osservazione di <strong>in</strong>terazioni sia formali che <strong>in</strong>formali, ascolto diwww.etnografiadigitale.it5


narrazioni da diversi punti di vista, <strong>in</strong>terviste <strong>in</strong> profondità e raccolta di <strong>in</strong>formazioni riguardanti<strong>la</strong> questione <strong>in</strong> esame.Alcuni studiosi sostengono che l'uso di metodologie tradizionali nello studio dellenuove tecnologie “<strong>la</strong>sci che gran parte dei caratteri <strong>in</strong>novativi di tali tecnologie cada al di fuoridello sguardo del ricercatore” (Liv<strong>in</strong>gstone, 2002: 19). Tali aspetti delle nuove ICT[…] <strong>in</strong>cludono l'<strong>in</strong>terattività, ovvero <strong>la</strong> flessibilità dei ruoli nel<strong>la</strong> comunicazione […], <strong>la</strong>demassificazione, ovvero il contrasto tra messaggi personalizzati e messaggi per <strong>la</strong> massa,l'as<strong>in</strong>cronicità, ovvero <strong>la</strong> possibilità di scambiare messaggi quando più comodo per ognunodegli attori co<strong>in</strong>volti nel<strong>la</strong> comunicazione. (Williams et al., 1988: 15)Al contrario dei ricercatori che adottano questi orientamenti teorici basati su approccitecno-centrici (tendenti a separare tecnologia e contesto sociale), secondo i quali è necessarioconsiderare le caratteristiche dei nuovi media come conf<strong>in</strong>i del disegno del<strong>la</strong> ricerca, sostengo sidebba fare ricerca seguendo idee e metodi che permettono di vedere le tecnologie <strong>in</strong> term<strong>in</strong>isociali, e non meramente tecnici (Liv<strong>in</strong>gstone, 2002: 19; v. anche Flew, 2002: 39), enfatizzandole <strong>in</strong>fluenze sociali e culturali. Come scrive H<strong>in</strong>e (2001: 33), “<strong>la</strong> tecnologia è soggetta a<strong>in</strong>terpretazioni flessibili, che variano non solo tra gruppi sociali, ma anche tra s<strong>in</strong>goli <strong>in</strong>dividui”;dunque è necessario “studiare come l'eterogeneità delle <strong>in</strong>terazioni sociali dà forma e significatoalle tecnologie” (Bijker 1995: 6), un compito prettamente qualitativo ed <strong>in</strong>terpretativo (H<strong>in</strong>e2001: 33).Nel<strong>la</strong> ricerca di soluzioni nel rapporto tra nuove tecnologie e metodologie tradizionali,come argomentano giustamente Madge e O'Connor (2005), il cambiamento non porta sempre almiglioramento: al contrario un atteggiamento riflessivo nel<strong>la</strong> ricerca si rive<strong>la</strong> sempre utile.Dunque, “quando diamo valore all'<strong>in</strong>novazione, rischiamo di privare noi stessi di risorse utili”(H<strong>in</strong>e, 2005: 245).Ciò detto, gli aspetti sociali del<strong>la</strong> tecnologia e del giornalismo vanno posti al centro del<strong>la</strong> ricercasull'impiego delle tecnologie <strong>in</strong> contesti giornalistici, così da cogliere il rapporto tra le due realtàcome una complessa rete di cultura e pratiche sociali osservabile solo attraverso un approcciometodologico aperto al<strong>la</strong> multidimensionalità del<strong>la</strong> vita reale. Liv<strong>in</strong>gstone (2002: 15) esprimequesta conv<strong>in</strong>zione con acume:[…] <strong>in</strong> quanto fenomeni socialmente significativi, le ICT non sono realtà complete eprecedenti ai loro usi; al contrario, il loro significato dipende dal<strong>la</strong> complessità dei contestiwww.etnografiadigitale.it6


e delle pratiche <strong>in</strong> cui si trovano.In l<strong>in</strong>ea con quanto argomentato, il metodo del<strong>la</strong> mia ricerca si basa su approccimetodologici di ampia diffusione che vedono le nuove tecnologie come <strong>in</strong>serite nel<strong>la</strong> vitaquotidiana (v. Wellman e Haythornthwaite, 2002: 3-44), e su una lunga tradizione sociologica diricerca nel mondo del giornalismo attraverso metodi qualitativi ed etnografici (v. Tuchman,1991: 83-4).L'etnografo al<strong>la</strong> prima esperienza può trovare arduo studiare i processi del<strong>la</strong> praticagiornalistica e dell'uso delle ICT, sia per <strong>la</strong> loro variabilità che per i probabili dilemmi etici.Come sostiene Howard (2002: 500):alcune forme organizzative possono essere difficili da studiare qualitativamente, poiché <strong>in</strong>esse il capitale umano, culturale e simbolico è trasmesso attraverso lunghe distanze grazie atecnologie che non permettono <strong>la</strong> comunicazione di quel<strong>la</strong> varietà dell'espressione umanache per l'etnografo è il fulcro dell'osservazione partecipante.Similmente, “[…] i dilemmi etici, <strong>la</strong> difficoltà nel mantenere un ruolo non <strong>in</strong>trusivo enell'ottenere un'immag<strong>in</strong>e d'<strong>in</strong>sieme dall'osservazione di grandi quantità di brevi brani dicomportamento complesso” (Tjora, 2006: 430) sono alcuni dei caratteri <strong>in</strong>siti nell'usodell'etnografia tradizionale nel<strong>la</strong> ricerca sulle nuove tecnologie del<strong>la</strong> comunicazione.Nel prossimo paragrafo mi baserò sul<strong>la</strong> mia esperienza di ricerca per trattare dellestrategie di bi<strong>la</strong>nciamento adottate per risolvere alcune delle precedenti questioni nell'ambitodello studio dell'impiego delle ICT nel<strong>la</strong> professione quotidiana dei giornalisti di testate adampia diffusione <strong>in</strong> Zimbabwe.Applicare l'etnografia ai contesti del<strong>la</strong> pratica giornalistica e dell'uso delle nuoveICT.Una gran parte del<strong>la</strong> letteratura sul<strong>la</strong> ricerca qualitativa consultata nel<strong>la</strong> preparazione al<strong>la</strong>voro etnografico non mi ha aiutato nel trovare soluzioni alle sfide dell'etnografia dei processisociali fluidi dell'impiego delle ICT. Questa letteratura non fornisce, ad esempio, nessunconsiglio su come osservare il modo <strong>in</strong> cui il giornalista naviga su <strong>in</strong>ternet, scrive un messaggioo par<strong>la</strong> al cellu<strong>la</strong>re, senza essere troppo <strong>in</strong>trusivi e ricollegando tali pratiche al<strong>la</strong> propriadomanda di ricerca. Nel<strong>la</strong> mia ricerca, l'etnografia ha ovviato a tali mancanze grazie al<strong>la</strong>www.etnografiadigitale.it7


aggiornare sulle “novità”.A quel punto il Redattore ur<strong>la</strong> dal suo cubicolo, per dire ad un reporter che un giornalista haappena mandato un SMS da Mutawatawa comunicando di esser pronto per consegnare il pezzo– e richiede che il reporter <strong>in</strong> redazione chiami subito l'<strong>in</strong>viato sul cellu<strong>la</strong>re e ottenga <strong>la</strong> storia.Mentre fornisce questi ord<strong>in</strong>i, il Redattore si ricorda che un reporter senior, <strong>in</strong>viato <strong>in</strong> undistretto rurale, non lo ha ancora aggiornato sui progressi del suo pezzo, e dice algiornalista <strong>in</strong> redazione di chiamare anche il reporter senior dopo aver sentito il giornalistaa Mutawatawa.Il giornalista <strong>in</strong> sa<strong>la</strong> stampa prova a contattare il reporter senior con il cellu<strong>la</strong>re, non riesce elo comunica al Redattore, il quale gli dice di provare a chiamare al telefon<strong>in</strong>o del guidatoreche accompagna l'altro giornalista, che usa un altra rete telefonica. Fatto ciò i due entrano<strong>in</strong> contatto, e il reporter senior comunica che sta ancora <strong>la</strong>vorando sul<strong>la</strong> storia.Par<strong>la</strong>ndo con il reporter <strong>in</strong> redazione, mi viene <strong>in</strong> mente che <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> stampa ha una rego<strong>la</strong>secondo cui i giornalisti <strong>in</strong> missione non dovrebbero portare i documenti sulle storie chestanno seguendo, né dovrebbero aspettare di tornare <strong>in</strong> sa<strong>la</strong> stampa per scrivere il pezzo –dovrebbero <strong>in</strong>vece consegnare il pezzo appena è concluso via mail o cellu<strong>la</strong>re (come <strong>in</strong>questo caso). Ciò per ragioni di puntualità, così che il pezzo non arrivi <strong>in</strong> sa<strong>la</strong> stampatroppo tardi. (Note, osservazione di giornalisti senior all'Herald, Luglio 2008)Questa esperienza illustra come l'immersione etnografica permetta l'esplorazione <strong>in</strong>profondità di pratiche fluide e diffuse, spesso <strong>in</strong>visibili, e nello stesso tempo richieda ilco<strong>in</strong>volgimento attivo del ricercatore perché sia possibile cogliere tali pratiche. La miaimmersione <strong>in</strong> redazione, e l'attenzione cont<strong>in</strong>ua a precise attività giornalistiche, selezionate <strong>in</strong>l<strong>in</strong>ea con il f<strong>in</strong>e del<strong>la</strong> ricerca, hanno spianato <strong>la</strong> strada per ulteriori occasioni di scoperta econoscenza.Allo stesso tempo, <strong>la</strong> privatezza dell'impiego del<strong>la</strong> tecnologie ha sollevato alcuneconsiderazioni etiche. La mia strategia per superare questi dilemmi etici si è basata su unacont<strong>in</strong>ua riflessività del<strong>la</strong> ricerca, che ha comportato l'attenzione partico<strong>la</strong>re ai casi <strong>in</strong> cui rischiavodi diventare troppo <strong>in</strong>vadente, l'impegno nell'ottenere il “consenso <strong>in</strong>formato” esplicitando quantopossibile i miei <strong>in</strong>tenti ai giornalisti e <strong>la</strong> ripetuta negoziazione dell'accesso a contesti ed attività,quali <strong>la</strong> possibilità di visualizzare i siti web più visitati dai giornalisti, di sedere a fianco deigiornalisti mentre navigavano su <strong>in</strong>ternet o di seguire i giornalisti durante le missioni.www.etnografiadigitale.it9


Poiché le tecnologie del<strong>la</strong> comunicazione non riescono a trasmettere <strong>la</strong> varietàdell'espressività umana, <strong>la</strong> triango<strong>la</strong>zione tra i diversi strumenti dell'osservazione, del<strong>la</strong>conversazione <strong>in</strong>formale e delle <strong>in</strong>terviste si è rive<strong>la</strong>ta fondamentale.Conversazioni <strong>in</strong>formaliLe conversazioni <strong>in</strong>formali costituiscono un elemento chiave nel<strong>la</strong> triango<strong>la</strong>zione deirisultati. La capacità adattiva, basata su <strong>in</strong>tuizioni e creatività, mi ha permesso di ottenere ilmeglio da queste <strong>in</strong>terazioni <strong>in</strong>formali, sviluppandole nei momenti <strong>in</strong> cui emergevanospontaneamente dal contesto. Le conversazioni hanno avuto luogo <strong>in</strong> diversi contesti,pr<strong>in</strong>cipalmente fuori dalle sale stampa: <strong>in</strong> mensa, nei circoli giornalistici, nei pub e nellebiblioteche. Per catturare <strong>in</strong>tuizioni nate da tali conversazioni, ho sempre portato con me untaccu<strong>in</strong>o su cui prendere immediatamente appunti dopo aver discusso con gli attori sociali, cosìda evitare dimenticanze o distorsioni dovute al ricordo.Spesso le conversazioni <strong>in</strong>formali duravano ore e si rive<strong>la</strong>vano fonti d'<strong>in</strong>formazionevalide quanto le <strong>in</strong>terviste formali, diventando occasioni di approfondimento delle <strong>in</strong>tuizioni aproposito di questioni sfuggenti, o di rie<strong>la</strong>borazione di temi toccati nelle <strong>in</strong>terviste formali su cuigli attori sociali si erano mostrati reticenti. Come afferma Schatzberg (2008), bisogna “esserecoscienti del fatto che gli attori sociali daranno solo verità parziali […] al ricercatore, e che ilgrado di verità che sono pronti a sve<strong>la</strong>re dipende soprattutto da fattori contestuali”. Di fatto, <strong>in</strong>alcune conversazioni condotte nel contesto dei circoli o dei pub, i giornalisti si esprimevanoliberamente e offrivano punti di vista completamente nuovi; par<strong>la</strong>vano, ad esempio, di come avolte p<strong>la</strong>giavano da fonti trovate su <strong>in</strong>ternet per rispettare le scadenze e le richieste diaggiornamenti delle testate. In una conversazione all'Harare Press Club, mi fu consigliato dicontrol<strong>la</strong>re gli articoli postati su un sito <strong>in</strong>ternet e compararli agli articoli scritti da un precisogiornalista senior. Seguendo questa pista si scoprì che il giornalista <strong>in</strong> questione <strong>la</strong>vorava sottobanco per il sito <strong>in</strong>ternet e spesso consegnava gli stessi articoli, con piccole variazioni, al sito eal giornale.Interviste sul campoLa decisione di <strong>in</strong>tervistare i giornalisti sul campo, alle loro scrivanie, ha permesso unaccesso diretto alle esperienze che gli attori sociali hanno delle nuove ICT, Inoltre questowww.etnografiadigitale.it10


La “coltivazione degli <strong>in</strong>formatori” e i benefici del mio “ruolo <strong>in</strong>terno”E' necessario sottol<strong>in</strong>eare che <strong>la</strong> forza delle “conversazioni <strong>in</strong>formali” e delle “<strong>in</strong>tervistesul campo” è nata soprattutto dai miei precedenti legami con il contesto di ricerca. Ho condotto<strong>la</strong> ricerca non solo nel<strong>la</strong> mia nazione, ma anche <strong>in</strong> un gruppo sociale con cui sono <strong>in</strong> strettocontatto attraverso <strong>la</strong> mia professione di educatore giornalistico <strong>in</strong> due università: <strong>la</strong> NationalUniversity of Science and Technology (NUST) e <strong>la</strong> Zimbabwe Open University (ZOU). Questiruoli implicano contatti cont<strong>in</strong>ui con giornalisti a diversi livelli.Come docente di Giornalismo e coord<strong>in</strong>atore dei tiroc<strong>in</strong>i al<strong>la</strong> NUST, ho visitato spessole redazioni per control<strong>la</strong>re il <strong>la</strong>voro dei tiroc<strong>in</strong>anti; alcuni giornalisti senior sono vecchicompagni di studi o occasionali colleghi d'<strong>in</strong>segnamento; molti dei miei studenti del<strong>la</strong> ZOU(un'università a distanza) sono giornalisti. Ancora più significative sono le mie attività <strong>in</strong>organizzazioni sociali e civiche come il Media Institute of Southern Africa (MISA, Zimbabwe)e il Bu<strong>la</strong>wayo Press Club (dove ero nel comitato esecutivo, prima di trasferirmi <strong>in</strong> GranBretagna).Questo “ruolo <strong>in</strong>terno” mi ha aiutato a <strong>in</strong>traprendere contatti con i giornalisti e a evitareerrori <strong>in</strong> un momento politico altamente conflittuale. Il tipo di rapporto che ho potuto<strong>in</strong>trattenere con i giornalisti grazie al mio ruolo <strong>in</strong>terno illustra come l'etnografia non siacostituita solo da <strong>in</strong>terviste e osservazione, ma anche dal<strong>la</strong> “cura degli <strong>in</strong>formatori”, chesecondo alcuni ricercatori è <strong>la</strong> parte più importante del <strong>la</strong>voro sul campo (Hammersley eAtk<strong>in</strong>son, 2009: 78; Metcalf 1998: 327-8)Il mio ruolo <strong>in</strong>terno, garanzia di accesso libero al campo e di rapporti aperti con gli<strong>in</strong>formatori, ha tuttavia sollevato <strong>la</strong> questione dell'<strong>in</strong>fluenza del<strong>la</strong> mia biografia sullo sviluppodel<strong>la</strong> ricerca; tale dilemma è comunque controbi<strong>la</strong>nciato dal valore unico del<strong>la</strong> ricerca, chesarebbe stata molto più difficile per un osservatore del tutto esterno ad un campo reso <strong>in</strong>stabiledagli eventi politici nazionali. La mia conoscenza del contesto di ricerca mi ha permesso d<strong>in</strong>egoziare facilmente l'accesso al campo attraverso comunicazioni tra Gran Bretagna eZimbabwe; ottenere accesso al campo di ricerca è sempre complicato (Bryman and Burgess1999), e <strong>la</strong> capacità di “coltivare” gli <strong>in</strong>formatori per lunghi periodi e grazie a legami stretti èuna strategia efficace per superare le barriere sempre presenti tra ricercatore e <strong>in</strong>formazioniemergenti dal campo (Hammersley e Atk<strong>in</strong>son 2007: 98).L'analisi riportata di seguito, tratta dalle mie note, si concentra sul<strong>la</strong> prima missione diricerca ad Harare, e chiarisce come <strong>la</strong> conoscenza pregressa del contesto e degli <strong>in</strong>formatori siawww.etnografiadigitale.it13


stata cruciale per studiare le pratiche fluide dell'impiego delle ICT nel giornalismo, <strong>in</strong>partico<strong>la</strong>re durante un momento di <strong>in</strong>stabilità politica, nello stesso tempo evidenziando <strong>la</strong>centralità del<strong>la</strong> sensibilità nel cogliere gli eventi rilevanti per <strong>la</strong> propria ricerca, e del<strong>la</strong> capacitàdi <strong>in</strong>dirizzarli <strong>in</strong> modo proficuo per l'osservatore:Il giorno <strong>in</strong> cui viaggiavo da Bu<strong>la</strong>wayo (<strong>la</strong> mia città) ad Harare, <strong>la</strong> capitale, per <strong>in</strong>iziare <strong>la</strong>ricerca presso l'Herald, ero sullo stesso bus di un conoscente di vecchia data, che era statomio studente al<strong>la</strong> NUST – Redattore dello Standard, precedente Direttore dello stessogiornale a Bu<strong>la</strong>wayo, <strong>in</strong> quel momento trasferitosi ad Harare. Questo <strong>in</strong>contro felicementecasuale è stato cruciale per <strong>la</strong> mia ricerca ad Harare, per due ragioni: <strong>in</strong> primo luogo, <strong>la</strong>maggior parte dei miei contatti con giornalisti erano limitati a Bu<strong>la</strong>wayo, avevo unaconoscenza parziale dell'attività di giornalismo ad Harare, specialmente nel caso delle<strong>in</strong>terazioni tra giornalisti al di fuori del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> stampa; <strong>in</strong> secondo luogo, durante <strong>la</strong> miaassenza dallo Zimbabwe, durata più di un anno, avevo ricevuto notizie contraddittorie aproposito del<strong>la</strong> situazione che andavo a studiare, da fonti diverse tra loro come <strong>la</strong> stampa ele comunicazioni personali con i familiari. La stampa si concentrava soprattutto suiproblemi politici e sociali dello Zimbabwe, mentre nelle comunicazioni personali ricevevo<strong>in</strong>formazioni sul<strong>la</strong> vita quotidiana. Stavo effettivamente rientrando nel contesto di ricerca“sprofondato <strong>in</strong> strati e strati di estraneità” (Chaw<strong>la</strong> 2006: 2) creata da distanze temporali,geografiche, <strong>in</strong>tellettuali ed emozionali.Così, nel corso di c<strong>in</strong>que ore di viaggio, sono stato “ca<strong>la</strong>to nel contesto”: ho scoperto dovei giornalisti di Harare s'<strong>in</strong>contrano, dove pranzano o s'<strong>in</strong>trattengono fuori da <strong>la</strong>voro; chifrequenta l'Harare Press Club e chi no; ho realizzato che il Club è frequentato soprattutto dagiornalisti di testate private, giornalisti free<strong>la</strong>nce (che <strong>la</strong>vorano pr<strong>in</strong>cipalmente per <strong>la</strong>stampa estera), impiegati di organizzazioni per i diritti umani e attivisti per <strong>la</strong> libertà distampa di associazioni come il Media Institute of Southern Africa (MISA, Zimbabwe).Solo raramente i giornalisti del<strong>la</strong> stampa pubblica (pr<strong>in</strong>cipalmente giornalisti politici)formavano <strong>la</strong> maggioranza dei frequentatori del club. Inoltre, durante <strong>la</strong> conversazione hoscoperto che l'Harare Press Club era considerato il rifugio dell'opposizione politica, e diconseguenza era poco frequentato da giornalisti delle testate control<strong>la</strong>te dallo Stato. Molto<strong>in</strong>teressante il fatto che a volte gli amm<strong>in</strong>istratori del Press Club <strong>in</strong>vitavano figure di spiccoa par<strong>la</strong>re di questioni politiche all'ord<strong>in</strong>e del giorno.Anche se sapevo già che il tempo libero è fondamentale per conoscere <strong>la</strong> praticawww.etnografiadigitale.it14


giornalistica, <strong>la</strong> discussione con questo vecchio conoscente mi ha sve<strong>la</strong>to che l'Harare PressClub era il luogo giusto per essere aggiornato sugli ultimi sviluppi del<strong>la</strong> situazione politica<strong>in</strong> Zimbabwe – dunque mi ha permesso aff<strong>in</strong>are il metodo di ricerca.Così, f<strong>in</strong> dall'<strong>in</strong>izio del<strong>la</strong> ricerca ad Harare, ho frequentato l'Harare Press Club a pranzo enegli <strong>in</strong>contri dopo il <strong>la</strong>voro, cogliendo importanti opportunità per par<strong>la</strong>re di questionicentrali per <strong>la</strong> ricerca. Al Club ho potuto discutere liberamente su questioni che nonvenivano affrontate <strong>in</strong> redazione a causa del<strong>la</strong> pressione che i giornalisti percepivanonell'ambiente <strong>la</strong>vorativo. Lo studio condotto durante gli <strong>in</strong>contri di piacere è diventatocomplementare a quello condotto nelle redazioni e attraverso le <strong>in</strong>terviste. (Note sul campo,viaggio verso Harare, giugno 2008)Nel primo giorno <strong>in</strong> sa<strong>la</strong> stampa all'Herald, ho avuto un'esperienza collegata al casosopra discusso, che mostra l'importanza del mio ruolo <strong>in</strong>terno al f<strong>in</strong>e di comprenderemaggiormente le pratiche di un gruppo che non concede facilmente l'accesso agli estranei:Il primo giorno, all'Herald, ho <strong>in</strong>contrato due conoscenti: un vecchio compagno di studial<strong>la</strong> University of Zimbabwe, <strong>in</strong> quel momento Reporter Senior, e uno studente al<strong>la</strong> NUST,<strong>in</strong> quel momento assunto come Reporter Junior.Questi <strong>in</strong>dividui hanno svolto un ruolo fondamentale, rendendomi partecipe dei dettaglidel<strong>la</strong> “politica” <strong>in</strong> redazione. Mi hanno dato accesso a <strong>in</strong>formazioni cruciali per <strong>la</strong> ricerca:le credenziali per accedere al<strong>la</strong> rete <strong>in</strong>formatica <strong>in</strong>terna del<strong>la</strong> redazione, chi sedeva dove,quali computer non toccare, chi conoscere per ottenere nuove prospettive. Grazie a loro, apoco a poco <strong>la</strong> mia presenza <strong>in</strong> sa<strong>la</strong> stampa è diventata familiare. (Note sul campo, primogiorno all'Herald, luglio 2008)Come sostiene Metcalf (1998: 327-8), i legami sviluppati grazie al<strong>la</strong> “coltivazione degli<strong>in</strong>formatori” “procurano il necessario sostegno emozionale al ricercatore <strong>in</strong>sicuro, e creano unare<strong>la</strong>zione genu<strong>in</strong>a con gli <strong>in</strong>formatori e i guardiani del campo”. A tal proposito, è possibile affermareche i metodi tradizionali non diventano <strong>in</strong>utili nei contesti permeati dalle ICT, bensì le tecnologieoffrono l'opportunità di riconsiderare tali metodi come strumenti adatti allo studio di nuovi fenomeni.E' importante notare anche come il mio ruolo <strong>in</strong>terno mi abbia permesso di comprenderee reagire alle sfumature nelle <strong>in</strong>terazioni causate dal contesto politico. Grazie al<strong>la</strong> comprensionedelle idee politiche più <strong>in</strong>fluenti <strong>in</strong> ogni contesto, e nelle <strong>in</strong>terazioni con partico<strong>la</strong>ri attori sociali,www.etnografiadigitale.it15


sono riuscito ad adattare i miei comportamenti per salvaguardare i f<strong>in</strong>i del<strong>la</strong> ricerca. Come<strong>in</strong>dica Owens (2003: 122),[…] come tutti gli attori sociali, gli antropologi hanno una posizione politica all'<strong>in</strong>terno delcontesto <strong>in</strong> cui vivono e <strong>la</strong>vorano. Le conseguenze di questa posizione, cosciente o meno,sono esperite soprattutto <strong>in</strong> contesti politicamente po<strong>la</strong>rizzati.Il “dilemma del<strong>la</strong> sorveglianza”, ovvero il grado di rispetto per <strong>la</strong> privacy dei giornalist<strong>in</strong>ecessario <strong>in</strong> ogni s<strong>in</strong>golo caso, è collegato al<strong>la</strong> questione dei miei legami con gli attori sociali,poiché spesso l'accettabilità di un grado di <strong>in</strong>trusione è stato negoziato grazie al mio ruolo<strong>in</strong>terno nel contesto di ricerca. In un caso, nell'ambito del<strong>la</strong> redazione di un giornale control<strong>la</strong>todallo Stato a Bu<strong>la</strong>wayo, il redattore, mia vecchia conoscenza del<strong>la</strong> University of Zimbabwe ecollega part-time al<strong>la</strong> NUST, mi ha consigliato di non usare alcuni specifici computer percontrol<strong>la</strong>re e scrivere email. L'importanza di questi accorgimenti emerge anche dall'estratto daun'<strong>in</strong>tervista condotta tramite focus group con alcuni giornalisti:Intervistatore: Ci sono restrizioni o regole su come usare <strong>in</strong>ternet e le email aziendali?Patson: No proprio, ma stai attento...conosci l'ambiente <strong>in</strong> cui <strong>la</strong>voriamo...Tanaka: Sono d'accordo con Patson. Serve essere cauti, soprattutto sapere quali computerusare e chi c'è <strong>in</strong> giro, perché ogni tanto si vede qualcuno del dipartimento di TecnologieInformatiche, con cui non si par<strong>la</strong> praticamente mai, che passa <strong>in</strong> sa<strong>la</strong> stampa, ti si siedevic<strong>in</strong>o e com<strong>in</strong>cia a chiacchierare mentre <strong>la</strong>ncia cont<strong>in</strong>ue occhiate al tuo monitor – allora locapisci [che stanno control<strong>la</strong>ndo ciò che fai]Patson: Sì, forse ha visto qualcosa dal suo ufficio, possono vedere quel che fai al computerdai loro uffici...Peter: ...magari passano e chiedono “che ore sono?”, e nel mentre fissano il tuo monitor eleggono le tue robe... [allora capisci che qualcosa non va].Il mio ruolo <strong>in</strong>terno e il legame con i giornalisti mi hanno permesso di ottenere<strong>in</strong>formazioni sensibili che “altrimenti era meno probabile ottenere <strong>in</strong> un numero qualsiasi di<strong>in</strong>contri” (Burton et al., 2009: 73).www.etnografiadigitale.it16


ConclusioniQuesto articolo ha tentato di mostrare, attraverso un resoconto riflessivo del <strong>la</strong>voro sulcampo dell'autore <strong>in</strong> Zimbabwe, come l'etnografia sia un'esperienza negoziata, <strong>la</strong> cui essenza è<strong>la</strong> comprensione del punto di vista degli attori sociali “dall'<strong>in</strong>terno” accompagnata da unavisione distaccata che permetta l'analisi penetrante. Si sono affrontati, <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re, i problemisollevati dall'applicazione dell'etnografia come metodo di studio dei processi fluidi eframmentati nell'impiego delle ICT nelle pratiche giornalistiche, e le strategie messe <strong>in</strong> attodall'autore per superare tali problemi. Nell'articolo si argomenta che il ricercatore deve esserecont<strong>in</strong>uamente “riflessivo” e attento ai potenziali momenti di “attrito etico”, <strong>in</strong> un'<strong>in</strong>cessantenegoziazione del<strong>la</strong> possibilità di accesso al campo e del “consenso <strong>in</strong>formato”. L'esperienzadell'autore evidenzia <strong>in</strong>oltre come il ricercatore può beneficiare di <strong>in</strong>tuizione e creativitànell'analizzare il contesto di ricerca, senza perdere di vista il rigore epistemologico checontraddist<strong>in</strong>gue l'etnografia.Nonostante le strategie proposte per risolvere i dilemmi del<strong>la</strong> ricerca siano strettamentedipendenti dall'esperienza personale dell'autore <strong>in</strong> Zimbabwe, esse possono tornare utili ancheagli etnografi che si trovano ad esam<strong>in</strong>are contesti simili. Più <strong>in</strong> generale, l'articolo dimostracome l'impiego consapevole di una varietà di strumenti etnografici (osservazione partecipante,<strong>in</strong>terviste sul campo e conversazioni <strong>in</strong>formali) permette al ricercatore di studiare l'uso delleICT da diversi punti di vista, realizzando così i tre compiti che s'<strong>in</strong>trecciano nel cuoredell'immersione etnografica – “vedere l'<strong>in</strong>visibile, ascoltare il silenzio, pensare l'impensabile”(Schatzberg, 2008)www.etnografiadigitale.it17


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