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Agrotecnico Febbraio10.indd - Collegio Nazionale degli Agrotecnici

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Febbraio 2010 9l’unico) Albo ad accogliere nelle propriefile i vecchi “Diplomati Universitari”,cioè coloro i quali avevanoseguito i primi corsi post-secondariuniversitari (vennero introdotti in Italiacon l’art. 2 della legge 19 novembre1990 n. 341), che però non consentivanoalcun accesso a professioniintellettuali.Ma, soprattutto, l’Albo <strong>degli</strong> <strong>Agrotecnici</strong>applicò senza riserve né gelosieprofessionali il principio dell’equipollenzadei titoli di studio, accogliendoall’interno della categoriale figure diplomate che la legge oppure(nei casi delle “sperimentazioni”,ad esempio) il Ministero dell’Istruzionee della Università indicava come“equipollenti”.E’ stato ed è tuttora soprattutto ilcaso dei diplomati “periti agrari”,che la legge indica come equipollentiagli <strong>Agrotecnici</strong> e che hanno sempreavuto consentito l’accesso a questoultimo Albo, purché dimostrasseroil possesso dei restanti requisiti richiestie, naturalmente, superasserol’esame di Stato abilitante.I Periti agrari hanno un loro autonomoAlbo e dunque non dovrebberoavere problemi professionali, vadetto però che si tratta di un Albo inforte crisi, con nuovi ingressi ridottial lumicino (poco più di 300 i candidatiagli esami, in tutta Italia, l’annoscorso) ed una emorragia di cancellati:stando ai dati disponibili gliiscritti sono crollati dai 22.005 del2003 ai 15.524 del 2008 (fonte Censis),con una perdita di quasi 6.500unità, circa il 30% in totale in appenacinque anni.Dati da brivido, che segnano unevidente problema di gestione e laincapacità dell’attuale leadershipdi rendere, agli occhi dei giovani,attrattiva quella pur nobile professione.E dunque, anche se questa possibilitàé poco conosciuta, in questi annidiversi giovani Periti agrari (30 solonel 2009) in possesso dei requisitiper farlo hanno preferito sosteneregli esami per l’accesso all’Albo <strong>degli</strong><strong>Agrotecnici</strong> e <strong>degli</strong> <strong>Agrotecnici</strong> laureati,beneficiando di quella “culturadell’accoglienza” tipica di questaprofessione.NON DIRCI CHI SEI,DICCI QUELLO CHE SAI FAREE’ questo lo slogan che idealmentecampeggia all’ingresso di tuttii Collegi <strong>degli</strong> <strong>Agrotecnici</strong> e <strong>degli</strong><strong>Agrotecnici</strong> laureati, sicché i Peritiagrari che hanno scelto questo Alborispetto al loro non hanno mai avutoproblemi di identità, diventandoEquipollenza piena, fra i titoli di studio di “agrotecnico” e di “perito agrario”. A dirlo è il Ministero dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca nel 2002, che per arrivare a tale risultato risulta avere addirittura insediato una “Commissioneministeriale, incaricata di individuare le analogie” fra i due titoli di studio.semplicemente “colleghi fra colleghi”,talvolta anche scalando conmolta rapidità (ed altrettanto impegno)la gerarchia professionale: propriorecentemente un giovane Peritoagrario, iscritto all’Albo <strong>degli</strong> <strong>Agrotecnici</strong>,è stato eletto a Consigliere diAmministrazione della Cassa di previdenzadella categoria (ne parliamonel box).Ma qual è la norma che consente aiPeriti agrari questa possibilità?Va detto anzitutto, per evitare difacili confusioni, che i due titoli distudio, per quanto seguano percorsiformativi simili, restano comunquedistinti e divisi; tuttavia la legge liidentifica come “equipollenti” fraloro, e cioè dotati di uguale valoreed uguale efficacia.Ne consegue che ciò che è consentitoall’uno è analogamente possibileall’altro.Facciamo un esempio per capiremeglio: se esce un concorso pubblicoche come titolo di ammissionecita solo quello di “agrotecnico”, un“perito agrario” potrebbe comunqueparteciparvi, anche ove l’equipollenzanon fosse espressamente in-PROFESSIONE AGROTECNICO

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