e dotate di forte spinta soggettiva all’autorealizzazione. Quindi elasticità,soggettività guidata e forza soggettiva, sono appunto le caratteristiche diquesto surplus di socializzazione.Proviamo ora a porci anche per Parsons l’interrogativo che ci siamoposti per Durkheim: quella parsonsiana è effettivamente un visione ultra-socializzatadi socializzazione? Qual è il margine reale di autonomiadel soggetto?E qui possiamo cogliere tutte le ambiguità di questo pensiero. Dicevamoche Parsons è partito e ha assunto come schema iniziale quello diun unict act, cioè di una teoria dell’azione sociale nella quale sono compresentiil soggetto, la norma, lo scopo e i fini. Quindi il soggetto è benpresente nel suo schema teorico iniziale. Abbiamo però detto che, soprattuttoquando Parsons parla di educazione, questo soggetto tende ascomparire, per diventare un recettore di norme e valori trasmessi dagliadulti che a mano a mano entrano in relazione complementare con ilbambino o il giovane. Poi vediamo che questo ultimo Parsons che tratta<strong>della</strong> socializzazione universitaria sembra recuperare di nuovo la forzadel soggetto, capacità innovativa e volontaristica del soggetto all’internodello schema dell’azione sociale. A questo punto si può dire che ci troviamodi fronte, per così dire, a diversi Parsons; per cui è sicuramentepresente, a mio parere, una lettura ultra-socializzata del percorso educativo,a partire proprio dalla preoccupazione di questi autori di garantirela coesione sociale, di garantire ancora una volta un risposta al problemadell’ordine sociale. Anche se si deve riconoscere che questo schemadi ultra-socializzazione ha delle fratture e spaccature volute da Parsonse non avvenute per caso: egli ha tentato sempre di mantenere aperta anchequesta possibilità. Però sicuramente la visione finale parsonsiana èuna visione che, per quanto riguarda l’educazione, è ultra-socializzata ela possibilità di un’azione volontaria e intenzionale del soggetto orientataal cambiamento è riservata a pochissimi. Usando termini non certamenteparsonsiani, è come se ci fosse, da un lato, l’ultra-socializzazioneper la “massa” e, dall’altro, una socializzazione che lascia maggior spazioal soggetto e alla sua volontarietà per pochi, cioè per quelli che sonochiamati a guidare la società. Si tratta di soggetti che, secondo Parsons,hanno acquisito in modo compiuto l’idea <strong>della</strong> necessità <strong>della</strong> coesionesociale, che sono profondamente convinti <strong>della</strong> bontà di questo schemadi funzionamento <strong>della</strong> società, si riconoscono per convinzione in questoschema, e quindi possono anche gestire il cambiamento senza gene-88
are delle rivoluzioni, delle rotture e <strong>dei</strong> pericoli per la società. In questitermini, si tratta di un cambiamento che non deve essere rischioso.In tal modo, la socializzazione presenta delle facce diverse, esolamente per pochi si valorizza fino in fondo, anche se, come siricorderà, Parsons aveva affermato che sin dalla socializzazionefamiliare emerge la capacità del soggetto di assumersi autonomamentedelle responsabilità, però evidentemente nel mantenimento del quadro<strong>della</strong> coesione sociale. Come sempre, è una sorta di libertà o diautonomia imposta, che è stabilita in un quadro normativamentedefinito di libertà ed autonomia. Bisogna essere attivi, autonomi eresponsabili, però condividendo lo schema valoriale del sistemaculturale e sociale.Come è stato detto di recente, il modello parsonsiano è “un modello teleologicoche si basa su una normatività e progettualità sociale: esiste un progetto disocietà condiviso e da riconfermare e, pertanto, da riprodurre. <strong>La</strong> progettualità èquindi anche una caratteristica che deve acquisire l’attore sociale, attraversol’interiorizzazione degli orientamenti di valore fondamentali ed un’adesione volontaristicache poggia su motivazioni ben apprese e consolidate, dalle quali scaturiscel’atteggiamento o disposizione fondamentale che ispira complessivamente l’agire e cioèl’acquisività (need for achievement)” 24 .Abbiamo, quindi, anche in Parsons l’assunzione di uno schema progettualeche abbiamo già visto in Durkheim: Parsons si riconosce inquesta società che va mantenuta così e va costruita così, con quest’ideadi trasformazione guidata, controllata, mantenuta all’interno delloschema interpretativo.24 Besozzi, 1990, p. 65.89
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