maturare un sistema di ricompense e punizioni progressivamente riconoscibilidal bambino e stabili, per garantire l’acquisizione <strong>della</strong> regola e<strong>della</strong> norma.Si evidenzia quindi la necessità di un insieme esplicito, riconoscibilee permanente, di regole. Nelle fasi più recenti, temporaneamente e storicamente,questo autore ritiene, ad esempio, che una delle cause di crisidell’educazione sia anche questo venir meno di un sistema permanentee chiaro di regole, ricompense e punizioni. Il bambino che di fronte adun suo comportamento non conosce la reazione <strong>dei</strong> genitori o vede cheuna volta è punito, un’altra è ricompensato, ed un’altra li lascia indifferenti,non riesce a capire, dice Parsons, come ci si deve comportare.Quindi è importante che la risposta del genitore sia costante nel tempo,che ci sia una risposta coerente tra marito e moglie, e che non sia soggettaad incertezze e a mutamenti troppo radicali da un momentoall’altro. Per cui c’è una prima fase dell’esistenza in cui la spiegazione,l’uso del ragionamento, non può ancora essere pieno, completo e totale.Ovviamente, già in questa prima fase ci possono essere delle disfunzioni.Però il non corretto funzionamento del sistema di socializzazionefamiliare genera delle patologie profonde a livello <strong>della</strong> costruzione <strong>della</strong>personalità, perché è proprio in questo momento che si definiscono,come abbiamo visto nella lezione precedente, gli elementi fondamentali<strong>della</strong> personalità. Quindi viene riconfermata l’idea che sono fondamentalile acquisizioni e le interiorizzazioni che avvengono in questa primafase dell’esistenza, per la biografia del soggetto e per l’identità.Si rileva però che all’interno <strong>della</strong> società industriale avanzata è tuttaviala scuola che, dal punto di vista sociale, acquisisce il ruolo dominante,per cui la famiglia conserva il suo ruolo primario dal punto vista<strong>della</strong> biografia del soggetto, mentre lo ridimensiona fortemente dal puntodi vista <strong>della</strong> rilevanza sociale e dell’educazione.Quali sono, allora, i ruoli che il bambino acquisisce all’interno <strong>della</strong>famiglia?Non si tratta, ovviamente, del ruolo lavorativo. Però, già all’internodel primo periodo dell’esistenza, il bambino riesce a capire come ci simuove secondo quelli che analiticamente Parsons individua come assidell’età e del sesso e che determinano le coordinate dell’azione. In sostanza,c’è una prima interiorizzazione del ruolo sessuale, <strong>della</strong> differenziazionemaschi/femmine, quindi come si comportano i bambini e lebambine. Qui Parsons, evidentemente, colloca questo modello in un70
momento storico preciso in cui c’è una differenziazione tra i sessi moltonetta.Il bambino, quindi, esce avendo acquisito l’idea di essere “figlio”;quindi sapendo come ci si rapporta con un “adulto” genitore, che è ilproprio padre o la propria madre, ma che è un superiore per età. Sonopoi degli apprendimenti che di certo andranno completati, con ulteriorispecificazioni e differenziazioni, nelle fasi seguenti. Non è detto, infatti,che l’identità sessuale sia raggiunta nella prima fase: nell’adolescenza c’èun altro momento cruciale di rivisitazione dell’identità sessuale. Però èimportante che già nel momento in cui il bambino entra a scuola abbiadue immagini di sé sufficientemente costruite: sé come maschio ofemmina, sé come “figlio di...”; e quindi come bambino che sa relazionarsiagli adulti.C’è, poi, un altro elemento importantissimo che la famiglia genera ocostruisce per il futuro del bambino, e che importantissimo soprattuttonella società liberale, nella società <strong>della</strong> competizione e <strong>della</strong> concorrenza,cioè nella società che, come abbiamo visto nella lezione precedente,privilegia fortemente il valore dell’achievement. Si trattadell’acquisizione di un sufficiente grado di sicurezza. A tal propositoParsons, afferma in modo inequivocabile che non appena il bambinoesce dalla famiglia ed entra nella scuola si trova a dover affrontare la“gara per la vita”. <strong>La</strong> scuola – e quindi l’ambiente esterno – è già da subitoluogo di competizione che, secondo questo modello, deve esseremeritocratica, ma che è gara “dura”. Ecco che, allora, proprio questoperiodo prolungato di grosso attaccamento alle figure genitoriali può,per così dire, dotare il bambino di una “corazza” di sicurezza con laquale affrontare i rischi dell’esistenza. Questa continuità <strong>della</strong> relazione,questa accettazione prolungata, se questa c’è stata (ma evidentemente cideve essere), qualsiasi sia stato il comportamento degli adulti anchequando si siano commessi degli errori, dovrebbe proprio costituire unasorta di “talismano” che la persona porta con sé perché è in grado, poi,di affrontare le difficoltà esterne.E qui ritorna quanto detto a proposito <strong>della</strong> continuità tra le agenziedi socializzazione nel passaggio tra le fasi: quando il bambino esce dallafamiglia ed entra nella competizione, la famiglia non scompare.Quest’ultima accompagna il bambino durante il percorso <strong>della</strong> secondainfanzia e dell’adolescenza; e, proprio in questo periodo dell’esistenza,la famiglia assume il compito di “supporto emotivo” di fronte alle diffi-71
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