La civilizzazione dei barbari La concezione integrazionista della ...
La civilizzazione dei barbari La concezione integrazionista della ... La civilizzazione dei barbari La concezione integrazionista della ...
In tale processo, assumere alcuni ruoli vuol dire capire come ci sicomporta in una relazione complementare, cosa gli altri si aspettano dalui “in quanto...” (e vedremo in quale ruolo), e come lui deve rapportasiagli altri “in quanto..”.Si tratta di un percorso di socializzazione familiare che è prolungatoproprio perché all’interno della famiglia avviene l’interiorizzazione deiprincipali orientamenti valoriali che richiede processi prolungati di identificazionecon gli agenti di socializzazione, quindi basati su una forte affettivitàed emotività di una relazione che permette l’empatia el’identificazione con l’altro. Ma questa identificazione con l’altro, proprioper problemi di carattere neuro-fisiologico, richiede un tempo prolungato:se l’“identificazione” è troppo breve (e in ciò Parsons si riferisceai risultati della ricerca psicologica) è difficile che “lasci il segno”,cioè che rimanga permanente e che riesca, in qualche modo, a plasmarel’identità del soggetto, tanto da “fissare” nella mente dei soggetti le acquisizioni,le interiorizzazioni, per poter permanere in forma stabile.Quindi calore e continuità sono le caratteristiche di questa prima socializzazionefamiliare; ed è proprio la famiglia e il rapporto coi genitoriche Parsons individua come luoghi privilegiati di relazioni affettive ecalde, di relazioni prolungate, di relazioni in cui proprio il particolarismodel rapporto garantisce l’accettazione, da parte dell’adulto, delbambino così com’è.Si tratta, evidentemente, di un’immagine ideale, nonostante Parsonsaffermi che il suo modello è di tipo analitico-empirico: non in tutte lefamiglie la relazione è calda, e non in tutte le famiglie la relazione è ditipo affettivo ed effettivamente forte.Nell’analisi parsonsiana, quindi, si profila un percorso di differenziazioneche si lega ad un “complessificarsi” delle relazioni che il bambinoè chiamato a instaurare, o instaura normalmente, con le figure familiari.Per cui (e qui la matrice psicanalitica è fortissima) i primi momentidell’esistenza, i primi mesi di vita, il primo anno, sono soprattutto fondatisulla relazione figlio-madre. È quest’ultima relazione che determinai primi apprendimenti del soggetto e lo sviluppo dell’identità soggettiva,ed è giocata quasi esclusivamente con la madre.A questo punto si rende necessario ricordare, sia pure a grandi linee,l’analisi parsonsiana della famiglia nucleare. Si tratta di una famiglia quadripartitafunzionalmente secondo gli assi dell’età e del sesso, e che ècostituita, nella sua composizione tipica, da padre, madre, figlio e figlia.68
glia. Come si sa, in questo modello il marito-padre ha funzioni di tipostrumentale, sostanzialmente di relazioni con l’esterno, e di recuperareall’esterno le risorse che servono al mantenimento e lo sviluppo dellafamiglia. La madre ha il ruolo centrale, interno alla famiglia, di mantenimentodel sistema, la garanzia della sua coesione, ed ha il ruolo espressivodi relazione, e che rispetto agli orientamenti di valore si colloca sulpolo dell’affettività, particolarismo, della diffusività, ecc. È la mogliemadreche sta in casa e che non lavora almeno nelle fasidell’allevamento iniziale, nei primi anni di vita del bambino e che è deputataal mantenimento del sistema e, in particolare, all’allevamento dellaprole.Questo è vero soprattutto nei primissimi anni di vita in cui la relazionefondamentale del bambino è quella con la madre. Successivamente,entra anche la relazione col padre e il bambino impara a differenziaretra sesso maschile e sesso femminile. Poi dovrebbe entrare in gioco anchela relazione coi fratelli (se ci sono) e quindi la relazione coi parisempre all’interno della famiglia.Quindi, come sempre, il processo deve essere di tipo equilibrato, concontinuità tra un momento e l’altro. Per cui il padre, in sostanza, non hadegli impegni nel primissimo tempo di vita del bambino, ma ha dellefunzioni per la famiglia, anche se non sono immediate. Però successivamenteentra in gioco perché il bambino comincia già, all’interno dellafamiglia, soprattutto a riconoscersi come “maschio” o come “femmina”.L’idea è quella che, all’interno della famiglia, si svolge poi la relazionedi tipo edipico e la soluzione del problema connesso, per cui diventaimportante la comprensione dei sessi, dei ruoli possibili.In questa prima fase di socializzazione oltre ai meccanismi di identificazione,che sono quelli fondamentali, sono (e devono essere) utilizzatidai genitori anche altri meccanismi di socializzazione già più “esterni”.Non solo quello dell’“imitazione”, cui già si è detto, ma anche, peresempio, di un insieme di ricompense e punizioni. Il bambino moltopiccolo deve imparare la norma, la regola, e l’apprendimento (non essendoancora il pensiero riflesso sufficientemente sviluppato) deve avvenireanche attraverso dei sistemi che permettono al bambino il riconoscimentodella norma. E a tal proposito Parsons sostiene, in linea colcomportamentismo, che il sistema di ricompense e punizioni (non pensa,evidentemente, alla violenza: siamo in una fase in cui essa è negata,almeno nella sua forma esplicita) è il più efficace: ogni famiglia deve69
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In tale processo, assumere alcuni ruoli vuol dire capire come ci sicomporta in una relazione complementare, cosa gli altri si aspettano dalui “in quanto...” (e vedremo in quale ruolo), e come lui deve rapportasiagli altri “in quanto..”.Si tratta di un percorso di socializzazione familiare che è prolungatoproprio perché all’interno <strong>della</strong> famiglia avviene l’interiorizzazione <strong>dei</strong>principali orientamenti valoriali che richiede processi prolungati di identificazionecon gli agenti di socializzazione, quindi basati su una forte affettivitàed emotività di una relazione che permette l’empatia el’identificazione con l’altro. Ma questa identificazione con l’altro, proprioper problemi di carattere neuro-fisiologico, richiede un tempo prolungato:se l’“identificazione” è troppo breve (e in ciò Parsons si riferisceai risultati <strong>della</strong> ricerca psicologica) è difficile che “lasci il segno”,cioè che rimanga permanente e che riesca, in qualche modo, a plasmarel’identità del soggetto, tanto da “fissare” nella mente <strong>dei</strong> soggetti le acquisizioni,le interiorizzazioni, per poter permanere in forma stabile.Quindi calore e continuità sono le caratteristiche di questa prima socializzazionefamiliare; ed è proprio la famiglia e il rapporto coi genitoriche Parsons individua come luoghi privilegiati di relazioni affettive ecalde, di relazioni prolungate, di relazioni in cui proprio il particolarismodel rapporto garantisce l’accettazione, da parte dell’adulto, delbambino così com’è.Si tratta, evidentemente, di un’immagine ideale, nonostante Parsonsaffermi che il suo modello è di tipo analitico-empirico: non in tutte lefamiglie la relazione è calda, e non in tutte le famiglie la relazione è ditipo affettivo ed effettivamente forte.Nell’analisi parsonsiana, quindi, si profila un percorso di differenziazioneche si lega ad un “complessificarsi” delle relazioni che il bambinoè chiamato a instaurare, o instaura normalmente, con le figure familiari.Per cui (e qui la matrice psicanalitica è fortissima) i primi momentidell’esistenza, i primi mesi di vita, il primo anno, sono soprattutto fondatisulla relazione figlio-madre. È quest’ultima relazione che determinai primi apprendimenti del soggetto e lo sviluppo dell’identità soggettiva,ed è giocata quasi esclusivamente con la madre.A questo punto si rende necessario ricordare, sia pure a grandi linee,l’analisi parsonsiana <strong>della</strong> famiglia nucleare. Si tratta di una famiglia quadripartitafunzionalmente secondo gli assi dell’età e del sesso, e che ècostituita, nella sua composizione tipica, da padre, madre, figlio e figlia.68