La civilizzazione dei barbari La concezione integrazionista della ...

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12.07.2015 Views

una costellazione valoriale che, in qualche modo, definisce una società,che dal punto di vista economico chiaramente privilegia il libero mercato,il liberismo, e dal punto di vista politico privilegia la democrazia 19 .In questa prospettiva, si rende possibile e auspicabile la compatibilitàtra realizzazione del singolo, spinta al successo, che non è solo successonon inteso come “orientamento al self” ma come bene complessivo, mache è, nel contempo, anche una spinta al successo che permette un riconoscimentodell’uguaglianza tra tutti gli individui in quanto cittadini.Si tratta, quindi, di una combinazione di competizione e di egualitarismo,di “darsi da fare” soggettivo, con una responsabilizzazione totaledel soggetto nella gara della vita (che inizia molto presto), e riconoscimento,invece, di uguali opportunità e di uguaglianza generalizzata dalpunto di vista di diritti di tipo politico.Parsons ribadisce infatti che, nella società del suo tempo, attraversoil percorso di socializzazione (se questo funziona), ci deve essere da partedei singoli l’interiorizzazione soprattutto di questi due poli fondamentali:realizzazione e universalismo. Vedremo che l’ultimo Parsonsha dei dubbi che questo effettivamente si realizzi per tutti, o possa, odebba realizzarsi per tutti: in qualche modo, si profila una stratificazioneanche in relazione al privilegio legato alla dotazione da parte del soggettidell’“attivismo strumentale”.Ciò come si ripercuote nelle fasi della socializzazione?Secondo Parsons, nella fase primaria prevale fondamentalmente ilmeccanismo dell’identificazione ed è sostanziale l’acquisizione degli o-rientamenti valoriali fondamentali. Nella fase secondaria della socializzazione,poi, si apprendono in modo particolare le norme, le conoscenze,le capacità legate ai singoli ruoli; e di valori, poiché in Parsons nonc’e mai una distinzione rigidissima per cui l’assunzione dei valori avvienesolo nella fase iniziale dell’esistenza. Addirittura, sia pur entro certi limiti,funziona ancora il meccanismo di identificazione, prevalentementein termini di meccanismi tipici dello schema analitico comportamentista“stimolo-risposta”.19 Va precisato che la contraddizione tra valori della società di mercato e valori democraticiè stata negli ultimi anni segnalata da più parti, e più di recente da Crouch nelsuo volume Postdemocrazia (Roma-Bari, Laterza, 2003). In particolare, il fatto che secondoParsons ciò sia possibile per la società americana (chiaramente degli anni ‘50) èstato oggetto di numerosi dibattiti.58

In tale fase, comunque, il meccanismo dominante è quello definitodall’“imitazione”, che Parsons intende come assunzione di specificheparti del ruolo dell’agente socializzatore. Mentre l’identificazione consistein una immedesimazione totale fino all’assunzione dei valori, l’imitazionesignifica soltanto assunzione di componenti specifiche relative al ruolodell’altro, dell’agente socializzatore. Con questo Parsons vuol dire soprattuttoche si tratta di componenti meno stabili, meno rigide, e chepossono anche essere, in qualche misura, cambiate.Sia nella fase iniziale sia nella fase successiva di socializzazione va tenutopresente, in linea generale, che si tratta sempre di una relazionecomplementare. In tal senso Parsons evidenzia molto, almeno a parole,l’idea della complementarietà tra socializzando e socializzatore. La socializzazioneè un processo interattivo, e attraverso la socializzazione siinteriorizza anche il modello della relazione. Solo alla fine del percorso,o dell’itinerario, o della singola fase di socializzazione il modello dellarelazione è comune al socializzando ed al socializzatore.Ma occorre sfuggire alla tentazione di considerare ciò una concessionedi libertà al soggetto. Tale impostazione analitica va riferita piuttostoall’idea di ruolo che ha Parsons, e che è legata a quella che luichiama “doppia contingenza”: le azioni dei soggetti avvengono sempreall’interno di un sistema di interazione in cui un soggetto, nel momentoin cui opera, tiene conto dell’altro e delle aspettative dell’altro, ma contemporaneamentel’altro si muove e agisce tenendo conto delle aspettativee dei modi di essere del primo. Proprio in questa complementarietàdegli attori sta la possibilità, secondo Parsons, della comunicazione: inogni situazione i singoli portatori di ruolo si costituiscono come oggettoreciproco di orientamento. Quindi anche la socializzazione è definitacostantemente come una relazione complementare che tende, appunto,a far interiorizzare al soggetto non soltanto specifici valori, orientamenti,norme, ma soprattutto lo stesso modello della relazione; perchéattraverso questa interiorizzazione del modello della relazione sostanzialmentesi realizza la condivisione, e quindi il consenso ed il legamesociale.In realtà, ancora una volta, dobbiamo andare al di là delle definizionifornite da Parsons per vedere come poi, sostanzialmente, questa complementarietàsi traduca in un dominio, in un predominio, o in una superioritàdel socializzatore sul socializzando: in realtà, il socializzando59

In tale fase, comunque, il meccanismo dominante è quello definitodall’“imitazione”, che Parsons intende come assunzione di specificheparti del ruolo dell’agente socializzatore. Mentre l’identificazione consistein una immedesimazione totale fino all’assunzione <strong>dei</strong> valori, l’imitazionesignifica soltanto assunzione di componenti specifiche relative al ruolodell’altro, dell’agente socializzatore. Con questo Parsons vuol dire soprattuttoche si tratta di componenti meno stabili, meno rigide, e chepossono anche essere, in qualche misura, cambiate.Sia nella fase iniziale sia nella fase successiva di socializzazione va tenutopresente, in linea generale, che si tratta sempre di una relazionecomplementare. In tal senso Parsons evidenzia molto, almeno a parole,l’idea <strong>della</strong> complementarietà tra socializzando e socializzatore. <strong>La</strong> socializzazioneè un processo interattivo, e attraverso la socializzazione siinteriorizza anche il modello <strong>della</strong> relazione. Solo alla fine del percorso,o dell’itinerario, o <strong>della</strong> singola fase di socializzazione il modello <strong>della</strong>relazione è comune al socializzando ed al socializzatore.Ma occorre sfuggire alla tentazione di considerare ciò una concessionedi libertà al soggetto. Tale impostazione analitica va riferita piuttostoall’idea di ruolo che ha Parsons, e che è legata a quella che luichiama “doppia contingenza”: le azioni <strong>dei</strong> soggetti avvengono sempreall’interno di un sistema di interazione in cui un soggetto, nel momentoin cui opera, tiene conto dell’altro e delle aspettative dell’altro, ma contemporaneamentel’altro si muove e agisce tenendo conto delle aspettativee <strong>dei</strong> modi di essere del primo. Proprio in questa complementarietàdegli attori sta la possibilità, secondo Parsons, <strong>della</strong> comunicazione: inogni situazione i singoli portatori di ruolo si costituiscono come oggettoreciproco di orientamento. Quindi anche la socializzazione è definitacostantemente come una relazione complementare che tende, appunto,a far interiorizzare al soggetto non soltanto specifici valori, orientamenti,norme, ma soprattutto lo stesso modello <strong>della</strong> relazione; perchéattraverso questa interiorizzazione del modello <strong>della</strong> relazione sostanzialmentesi realizza la condivisione, e quindi il consenso ed il legamesociale.In realtà, ancora una volta, dobbiamo andare al di là delle definizionifornite da Parsons per vedere come poi, sostanzialmente, questa complementarietàsi traduca in un dominio, in un predominio, o in una superioritàdel socializzatore sul socializzando: in realtà, il socializzando59

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