stessa morale e si riconoscono nel legame morale che genera e che tieneinsieme la società. Per cui è come se non ci fosse bisogno, poi, di costantecomunicazione perché, anche se ciascuna agenzia fa un lavorodiverso, tra esse c’è una relazione complementare, un’interazione fondatasull’adesione di un comune schema normativo-valoriale. Quindi sitratta di una continuità forte sostanziale, non semplicemente legata a e-steriorità e procedure.2.2 Socializzazione primaria e socializzazione secondariaIn questo lavoro di socializzazione possiamo distinguere, in primo luogo,una fase primaria e una fase secondaria. Questa distinzione si riferiscead una terminologia utilizzata raramente da Parsons, che parlaspesso, invece, di fasi differenziate come infanzia, latenza, adolescenza,ecc., quindi con riferimento proprio alle varie tappe di sviluppodell’identità soggettiva.<strong>La</strong> distinzione tra socializzazione primaria e secondaria (che è invalsae utilizzata oggi costantemente dalla sociologia dell’educazione, dalla pedagogia,ecc.) ha una matrice più precisa nell’analisi interazionista (soprattuttoMead) <strong>della</strong> socializzazione che, come dicevamo, Parsons comunqueutilizza in qualche misura, almeno nella sua componente psicologica.Tale distinzione corrisponde a quella tra la fase iniziale, che interessai primissimi anni di vita, e che viene definita “primaria” in due sensi. Innanzituttodal punto di vista temporale, in quanto è la prima fase che unsoggetto attraversa dopo essere venuto al mondo. Ma c’è anche unamotivazione di tipo qualitativo: la socializzazione primaria è definita taleperché costituisce le premesse fondamentali dell’esistenza del soggetto,e in particolare del sistema dell’identità. Quindi è quella fase che, nonsolo viene prima, ma diciamo che soprattutto è quella più rilevante rispettoalla biografia dell’individuo.<strong>La</strong> socializzazione secondaria è quella che ha a che fare, invece, conla progressiva specificazione <strong>dei</strong> ruoli, del loro progressivo apprendimento.Per Parsons, in realtà, (a differenza di quanto spesso è riportatonella manualistica) non c’è una distinzione così netta tra una fase primariaed una fase secondaria di socializzazione. Tutto sommato anche nel52
periodo iniziale di socializzazione, come vedremo, c’è una sorta di specificazioneper ruoli del soggetto.Anche Parsons, però, la fase iniziale <strong>della</strong> socializzazione la considerapraticamente la più importante, nella misura in cui definisce i riferimentifondamentali <strong>della</strong> personalità del soggetto. Secondo questo autorepossiamo parlare di una immagine di identità forte che è propriobasata su questo iniziale “zoccolo duro”, nel senso che, non solo va atoccare gli elementi più profondi <strong>della</strong> personalità (infatti ruota attornoall’assunzione <strong>dei</strong> valori fondamentali) ma anche perché si tratta <strong>della</strong>fase che ha maggiore continuità nel corso di tutta l’esistenza e che moltopiù difficilmente va incontro a mutamenti. Salvo in casi eccezionali,nell’ordine <strong>della</strong> “conversione” di tipo religioso, cioè un avvenimentoche “scardina” in quanto non è nella normalità <strong>dei</strong> percorsi biograficidel soggetto, o <strong>della</strong> “patologia”.<strong>La</strong> normalità <strong>dei</strong> percorsi biografici, invece, è costituita da assunzionidi alcune componenti forti nella prima fase dell’esistenza, prevalentementeall’interno <strong>della</strong> famiglia, e poi progressive differenziazioni e specificazionifino all’inserimento nella vita adulta. “Identità forte” nel sensoche, appunto, che questi elementi iniziali garantiscono la continuità <strong>della</strong>biografia, come se fossero una sorta di “paletti” che garantiscono alsoggetto di riconoscersi come Sé nel corso di tutta l’esistenza.Qui Parsons sposa, anche se in parte ne è anche distante, tutto in filonepsicosociale americano definito proprio “teoria <strong>della</strong> personalitàfondamentale”, secondo la quale nei primi anni di vita vengono acquisitigli orientamenti di fondo che segnano la personalità del soggetto nellesue componenti fondamentali. Anche se viene riconosciuta la possibilitàdi “aggiustamenti”, essi sono considerati nel contempo legati allecomponenti esterne <strong>della</strong> personalità, cioè comportamenti eatteggiamenti, e che non vanno ad intaccare le linee di fondo <strong>della</strong>personalità di un soggetto.Proprio per questo, gli apprendimenti iniziali vengono spiegati daParsons con il ricorso al meccanismo <strong>della</strong> “identificazione”, soprattuttonella sua formulazione di matrice interazionista, cioè il processo di immedesimazionetotale in un altro, con l’assunzione, nella globalità, delpunto di vista dell’altro (role taking). Si tratta di un processo che richiedeun forte coinvolgimento emotivo, che non avviene nella contingenza,ma che ha bisogno di solidi legami, e che richiede, quindi, permanenzadel tempo. Un processo che deve essere valido, evidentemente, ai fini53
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Rocher G. [1972], Talcott Parsons e