La civilizzazione dei barbari La concezione integrazionista della ...

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12.07.2015 Views

solo trasmissione di conoscenze e competenze, ma anche e soprattuttodi valori e norme.E a questo punto è d’obbligo introdurre il riferimento all’altra grossapreoccupazione durkheimiana: come si fa a mantenere la solidarietà socialeall’interno di società, come lo sono quelle moderne, caratterizzateda una differenziazione crescente?Come è stato più volte messo in evidenza, nell’analisi sociologica diquesto autore il problema dell’ordine sociale costituisce una vera e propria“emergenza”, innanzitutto come preoccupazione teorica, ma cheparte anche da problemi reali che poneva la società del suo tempo: comeè possibile coniugare differenziazione e solidarietà, percorsi di progressivaindividualizzazione e mantenimento dell’ordine sociale? Comeè possibile, cioè, la conformità in un contesto in cui valorizziamo ilsingolo, in cui riteniamo che una risorsa fondamentale per lo svilupposia la diversità fra i soggetti?È quindi anche una preoccupazione legata a quello che lui definiscedisordine, lo stato di anomia – nel senso, come è noto, di mancanza per ilsoggetto di riferimenti normativi – del suo tempo; e una preoccupazionepolitica legata alle crisi, alla frammentazione, del suo tempo, a quellache lui chiama complessità.Questa doppia “emergenza”, teorica e concreta, va tenuta presenteper una ragione legata alla tensione che spesso traspare in Durkheim tral’essere dei fenomeni sociali e il loro “dovere essere”, e dovuta, come siè detto, alle emergenze di tipo conflittuale della società a lui contemporanea:per quanto egli si sforzi di essere scienziato sociale, cioè di fareun’analisi, di collegare delle variabili, di ridurre i fenomeni a fatti sociali(qual è la relazione che possiamo individuare tra i fatti sociali), sembranon poter fare a meno di accompagnare a ciò una lettura di tipo normativo-progettuale(cosa è bene che sia).L’interrogativo fondo, quindi, è quello che riguarda la possibilità diun ordine sociale in una società in cui è in atto una crescente differenziazione.È noto che, secondo l’analisi sociologica di quegli anni e diquesto autore in particolare, proprio la differenziazione è quella che segnala transizione dalla società tradizionale a quella moderna. Egli, come ènoto, contrappone due modelli di società rispetto alla solidarietà: quellatradizionale a solidarietà meccanica e quella moderna a solidarietà organica.La società segmentaria è caratterizzata dalla predominanza della coscienzacollettiva soprattutto di matrice sacrale e religiosa che definisce16

fino in fondo gli appartenenti ad una determinata società i quali, a strettorigore di termini, non possono essere neppure definiti come “individui”in quanto sono totalmente parte della comunità alla quale appartengono.Non si distingue, secondo questa impostazione, in manieranetta e precisa la coscienza individuale da quella collettiva perché i soggetti,all’interno di società a solidarietà meccanica, trovano coesione persomiglianza, per adesione spontanea e totale ad una coscienza collettivache costruisce le immagini del mondo assunte dai soggetti attraverso lavita quotidiana. Va ricordato, per inciso, che le definizioni di società segmentariae società a solidarietà meccanica non coincidono in senso strettissimo,ma sono collocabili in senso storico.La coscienza collettiva, a cui Durkheim attribuisce tanta importanzaper la coesione sociale, è proprio quell’insieme di credenze, di sentimenticomuni alla media dei membri di una data società. È sostanzialmentel’insieme delle uniformità sociali cui, come è noto, dedica grossa attenzionesoprattutto in termini di immagini e coscienze collettive costruitedalle religioni.La società moderna è una società che abbandona, invece, la coscienzacollettiva di matrice prevalentemente sacrale o religiosa; nasce propriodalla riduzione della coscienza collettiva a favore della “emergenza”di coscienze individuali; nasce dal crescere della diversità fra soggettie della differenziazione fra le funzioni all’interno della società. La societàcaratterizzata dalla solidarietà di tipo organico è quella che, appunto,è costruita su un sistema di funzioni che sono tra di loro interdipendentie unite proprio, dice Durkheim nella prima fase del suo percorsointellettuale, grazie alla loro diversità. La definizione di solidarietà organicarimanda, evidentemente, all’idea di società come organo, in cui le singoleparti sono complementari proprio per la loro diversità.Soprattutto nella sua prima opera, pubblicata nel 1893, De la divisiondu travail social, egli ritiene che sia la stessa divisione del lavoro capace digenerare la solidarietà, quindi ritiene che sia una variabile di tipo strutturalea definire la possibilità di mantenimento della coesione sociale, percui la solidarietà passa attraverso la differenza. E vale la pena di sottolineareche si tratta di una differenza (e qui si nota nel modello durkheimianoun elemento valoriale) valutata positivamente nell’immagine diDurkheim: la società moderna non può fare a meno della diversità, perchéè attraverso la divisione del lavoro che si riesce ad intraprendere la17

solo trasmissione di conoscenze e competenze, ma anche e soprattuttodi valori e norme.E a questo punto è d’obbligo introdurre il riferimento all’altra grossapreoccupazione durkheimiana: come si fa a mantenere la solidarietà socialeall’interno di società, come lo sono quelle moderne, caratterizzateda una differenziazione crescente?Come è stato più volte messo in evidenza, nell’analisi sociologica diquesto autore il problema dell’ordine sociale costituisce una vera e propria“emergenza”, innanzitutto come preoccupazione teorica, ma cheparte anche da problemi reali che poneva la società del suo tempo: comeè possibile coniugare differenziazione e solidarietà, percorsi di progressivaindividualizzazione e mantenimento dell’ordine sociale? Comeè possibile, cioè, la conformità in un contesto in cui valorizziamo ilsingolo, in cui riteniamo che una risorsa fondamentale per lo svilupposia la diversità fra i soggetti?È quindi anche una preoccupazione legata a quello che lui definiscedisordine, lo stato di anomia – nel senso, come è noto, di mancanza per ilsoggetto di riferimenti normativi – del suo tempo; e una preoccupazionepolitica legata alle crisi, alla frammentazione, del suo tempo, a quellache lui chiama complessità.Questa doppia “emergenza”, teorica e concreta, va tenuta presenteper una ragione legata alla tensione che spesso traspare in Durkheim tral’essere <strong>dei</strong> fenomeni sociali e il loro “dovere essere”, e dovuta, come siè detto, alle emergenze di tipo conflittuale <strong>della</strong> società a lui contemporanea:per quanto egli si sforzi di essere scienziato sociale, cioè di fareun’analisi, di collegare delle variabili, di ridurre i fenomeni a fatti sociali(qual è la relazione che possiamo individuare tra i fatti sociali), sembranon poter fare a meno di accompagnare a ciò una lettura di tipo normativo-progettuale(cosa è bene che sia).L’interrogativo fondo, quindi, è quello che riguarda la possibilità diun ordine sociale in una società in cui è in atto una crescente differenziazione.È noto che, secondo l’analisi sociologica di quegli anni e diquesto autore in particolare, proprio la differenziazione è quella che segnala transizione dalla società tradizionale a quella moderna. Egli, come ènoto, contrappone due modelli di società rispetto alla solidarietà: quellatradizionale a solidarietà meccanica e quella moderna a solidarietà organica.<strong>La</strong> società segmentaria è caratterizzata dalla predominanza <strong>della</strong> coscienzacollettiva soprattutto di matrice sacrale e religiosa che definisce16

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